HARRIS O TRUMP ? NON AL SERVIZIO DEI LAVORATORI, MA DELLE MULTINAZIONALI AMERICANE (e delle future guerre)

 

L’attentato a Trump ha all’inizio creato una situazione emozionale a suo favore che certamente l’aiuterà in campagna elettorale. Infatti dopo l’attentato Trump viene visto da una parte dell’elettorato, soprattutto per chi ha un orientamento di destra, come un eroe e una parte di esso che prima aveva dubbi se rivotarlo causa i vari processi (corruzione, evasione fiscale, pornostar, e non ultimo l’assalto al Capitol Hill) ora lo rivoterà con entusiasmo. 

Peraltro a Biden dopo questo attentato è diventato chiaro che non avrebbe avuto più chance contro il concorrente, quindi non gli è rimasto altra scelta che ritirarsi dalla competizione per lasciare il posto alla sua vice Kamala Harris.

L’entrata in campo della Harris ha però rinfiammato la campagna elettorale dove le reciproche offese hanno preso di nuovo il soppravvento sui precedenti proclami di solidarietà nazionale. Verosimilmente ci troveremo di fronte ad una campagna elettorale tutta concentrata sulla figura del Tycoon, sulle sue stravaganze ed eccessi, con tutte le forze a lui contrarie - democratici, giornali e tv, giudici e avvocati, multinazionali e banche – che cercheranno di screditarlo. 

Ma a noi marxisti è il contesto che interessa, soprattutto il contesto internazionale in cui queste elezioni avvengono.  

Per capire dobbiamo ritornare ad Obama e Bush.           

PRESIDENZE OBAMA E BUSH. Per queste Amministrazioni l’obbiettivo principale (fondamentale per la nostra analisi) che nell’interesse della borghesia americana 

perseguivano era la “LOTTA AL TERRORISMO”. Questo era il loro scopo prioritario. Ciò ha un profondo significato per l’analisi. Per terrorismo si intendeva il radicalismo islamico allora focalizzato nella zona del Medio Oriente, negli stati della Siria, Iraq, Yemen, Libia, Afghanistan, ecc. Tradotto dal linguaggio politico significava che l’interesse principale per le multinazionali-banche americane era avere il controllo di questa zona mediorientale, sostanziale per l’approvvigionamento di energia da petrolio per le aziende di tutto il mondo. 

L’AMMINISTRAZIONE TRUMP. Il Tycoon cambia completamente il nemico contro cui l’imperialismo americano deve combattere. Ora per questa Amministrazione il 

nemico principale per gli USA non sono più  i terroristi, ma RUSSIA, CINA, Venezuela, Iran, Nord Corea. In altre parole, è contro questi concorrenti che il governo di Washington ora, nell’interesse delle multinazionali USA, si deve concentrare e focalizzare. Il tutto sotto lo slogan “Make America great again”.

Ma a che cosa è dovuto questo radicale cambio di nemico?

E’ il controverso sviluppo del capitalismo che determina il cambiamento delle politiche dei vari stati, USA compreso. In Asia sta emergendo una mega potenza capitalistica, la Cina (che fra non molto diventerà la prima potenza economica del pianeta – cosa che causerà sicuramente uno shock globale) che con la sua stazza sta già mettendo in discussione gli interessi globali (è sempre una questione di interessi) di imprese e banche dei preesistenti imperialismi – USA, Europa, Giappone, e altri. I quali, nel perverso sistema,  per contrastare, arginare, il futuro potente concorrente, si stanno coalizzando politicamente e militarmente per isolarlo. Così da essere pronti domani all’inevitabile confronto-scontro, anche militare.

Da sottolineare il paradosso del controverso sistema capitalistico: se ieri per decenni la Cina è stata un’opportunità per lo sviluppo e lauti guadagni di imprese e banche occidentali, che così facendo, con i loro forti e massicci investimenti nella nazione hanno determinato lo sviluppo capitalistico della Cina stessa, oggi che le capitalistiche multinazionali cinesi si sono notevolmente espanse, il Dragone viene considerato come un terribile concorrente/nemico.   

In realtà nel sistema capitalistico, così controverso e imprevedibile, una simile situazione non è una eccezione, ma una conferma, una storia che si ripete. E’ noto che l’Inghilterra nel 1700 è stata la prima nazione sul pianeta che si è sviluppava capitalisticamente e che poi nel perseguire ad investire (per mantenere alti i propri guadagni) all’estero, cioè in Europa e nord America, ha così determinato lo sviluppo capitalistico (così ben descritto da Marx nel “Capitale”) di questi paesi. Fino al punto che Europa e Nord America diventando poi concorrenti dell’Inghilterra stessa, alcune come le Germania si sono rivoltate contro.

Ora è il momento della Cina in Asia che si rivolta contro le potenze occidentali che, come sopradescritto, ne hanno determinato lo sviluppo, con le potenze imperialiste mondiali si preparano per il prossimo duro confronto.

Tornando a Trump, è quindi in questa strategia che la sua Amministrazione con il “Make America great again” si è diretta.

In questa prospettiva il primo passo per Trump è stato agire per consolidare un “BLOCCO ECONOMICO-POLITICO OCCIDENTALE” USA-Europa, Giappone, Sud Corea, Australia, ecc. da contrapporre all’emergente Cina e alleati. Con lo scopo, attraverso i noti notevoli innalzamenti di dazi doganali contro la Cina per le merci cinesi importate in USA e Europa, e attraverso le note aspre sanzioni contro Russia e Iran, di isolarli nel contesto internazionale.

Il secondo passo è stato il rafforzamento NATO come alleanza militare USA-Europa (e non la costituzione di un esercito europeo). A questo scopo costringendo i riluttanti alleati europei (e anche il Giappone) ad innalzare le loro quote di spese militare, in un rafforzamento NATO dove Washington ne detiene la direzione.

Questi i due fondamentali aspetti in cui il governo Trump si è impegnato.

Durante questa operazione, Biden all’opposizione, ha duramente criticato Trump per questa     

sua politica.

Ma poi Biden, vinto le elezioni e sconfitto Trump e arrivato esso stesso al governo, NON HA CAMBIATO questa da lui tanto criticata politica.  ASSOLUTAMENTE NO! 

Ha invece, in silenzio, proseguito nella strategia Trump, senza modificarne una virgola. Infatti Biden ha continuato con gli ALTI DAZI contro le merci cinesi vendute in America, ha proseguito con le ASPRE E PESANTI SANZIONI contro Russia e Iran, e ha continuato nell’imporre ai paesi europei l’AUMENTO DELLE SPESE MILITARI per la NATO. Con l’aiuto e complicità di media americani ed europei che non hanno dato risalto a questo procedimento. Mentre invece prima per le stesse azioni avevano aspramente criticato Trump, demonizzandolo.

Non solo, ma Biden cogliendo anche l’occasione della guerra Ucraina-Russia, inserendosi, (poteva restarsene fuori) ha forzati ancor più gli alleati europei affinché aumentassero le spese militari NATO (ma non per l’esercito europeo) e si distanziassero ancor più dal concorrente russo. (Degna di nota è la “Zeitwende”  - “svolta militare” - di 100 miliardi di Berlino, intrapresa dal cancelliere Scholz nel governo socialdemocratico-verdi-liberali, partiti che nella farsa elettorale si erano dichiarati per il pacifismo). 

Questa NON INTERRUZIONE DI BIDEN NELLA POLITICA TRUMP ha un significato preciso: LO SCONTRO TRA POTENZE IMPERIALISTE SUL GLOBO SI E’COSI’ INTENSIFICATO che le multinazionali americane PRETENDONO ora dai propri governi di POTENZIARE l’Alleanza Atlantica (l’alleanza USA-Europa) e il RAFFORZAMENTO NATO, per  PREPARARSI al FUTURO SCONTRO contro la Cina.   

In pratica si è entrati in una NUOVA FASE, più intensiva, di confronto-scontro tra potenze imperialiste, con polarizzazioni continentali, una contro l’altra, dove non esiste e non esisterà PIU’ RITORNO. E’ il terribile passato che si ripresenta.

Bisogna ora aver chiaro che il vecchio sistema uscito dalla seconda guerra mondiale dove gli USA spadroneggiavano senza grossi problemi, le borghesie imperialiste europee facevano facili e loschi affari in giro per il mondo senza curarsi di aumentare i loro armamenti, dove tutto si risolveva con qualche piccola guerra locale condotta direttamente o indirettamente dagli Stati Uniti, ADESSO con l’EMERGERE della potenza imperialistica CINA, TUTTO QUESTO NON ESISTE PIU’ e NON PUO’ TORNARE  INDIETRO. Anzi, SI INTENSIFICHERA’ SEMPRE PIU’.

E’ quindi in questa NUOVA situazione che si svolgono le attuali elezioni in America e che vanno valutate. Vinca Trump o Kamala Harris, indifferentemente entrambi agiranno in questo turbolento contesto nell’interesse delle multinazionali americane e occidentali.

E’ proprio il fatto, come sopra rimarcato, che Biden dopo aver prima tanto criticato Trump, arrivato poi esso stesso al governo abbia perfettamente preso in carico la politica di Trump, che è la conferma lampante del nuovo corso intensivo di livello di scontro.

Negli anni ’50 i futuri fondatori di Lotta Comunista scrivevano che i futuri concorrenti dei paesi occidentali sarebbe stata l’Asia, cioè i paesi emergenti dell’Asia, allora molto povera e arretrata. Adesso i fondatori di Lotta Comunista sono morti, ma la Cina è lì a confermare l’esattezza della loro analisi. Oggi questo è realtà sotto gli occhi di tutti. L’analisi marxista è un potente strumento in mano ai proletari.

Il fatto che i candidati alla corsa presidenziale si diano acerrima battaglia su problemi interni, è una cosa estremamente secondaria nella lotta interimperialista, è solo tattica per raccogliere voti e vincere le elezioni. Ciò che ha veramente importanza, è ovvio,  è la politica estera che loro perseguiranno nell’interesse, certamente non dei lavoratori, ma delle multinazionali. E chiunque vinca le elezioni è in questo ambito che deve operare  essendo al servizio dei multimiliardari.

E’ perciò su questo che noi marxisti ci dobbiamo concentrare e preparare, perché è questo il futuro, è ciò che il futuro ci riserva.   

E non lasciarsi coinvolgere o accecare dalle campagne elettorali, essendo  tutte una farsa,

confermato anche in questo caso dal fatto che Trump, che adesso schernisce la Harris, nel 2013 ne ha finanziato la campagna elettorale, mentre adesso entrambi fanno finta di insultarsi. Questa è solo l’ultima dimostrazione. 

Mentre la crisi e lo scontro violento tra borghesie, è chiaro, si avvicina,  diventa fondamentale anche per i partiti e organizzazioni rivoluzionarie intensificare le

 proprie attività. Non c’è molto tempo da perdere.   Se nella prossima crisi catastrofica prodotta dai capitalisti, crisi che diventa rivoluzionaria per i  marxisti, le rivoluzioni non porranno fine al perverso sistema borghese instaurando una nuova società superiore, le catastrofiche crisi si ripeteranno in continuazione, finchè appunto, altre rivoluzioni  non affosseranno questo perverso sistema.


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