ATTUALITA’ E  VALIDITA’ DEL METODO MARXISTA:

 

E’ L’ECONOMIA CHE DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE DIRIGE LA POLITICA

 

 

Nella quotidianità siamo bombardati da mille notizie politiche, da mille fatti di cronaca, scandali, catastrofi che accadono intorno a noi. Il tutto ci crea una grande tensione, un grande stress e tanta confusione, ma anche una grande curiosità.

In tutto questo caos com’è possibile  capire cosa sta succedendo,  qual è la politica che viene portata avanti, dare una logica ai fatti, capire quali sono i più importanti da quelli insignificanti, distinguere quelli determinanti da quelli che non lo sono?

A noi può sembrar strano, ma la borghesia, il padronato, i ricchi, hanno ben chiaro cosa fare,e quali sono i loro obiettivi da raggiungere. Non si possono però tradire con il proletariato che sfruttano! Perciò per coinvolgerlo nei loro interessi  divulgano, attraverso i loro mezzi di comunicazione ( Tv, giornali, politici, ecc.) informazioni che fanno apparire la realtà del tutto diversa da quella che effettivamente è, creando illusioni, confusione, falsi obiettivi , inutili miti.

E’ Marx che ci da invece un metodo per capire.

Il metodo consiste nel  guardare come funziona il mondo PARTENDO DA COME SI MUOVE L’ECONOMIA , DA COME LE VARIE BORGHESIE SI MOBILITANO PER CONSEGUIRE I LORO AFFARI! (borghesia, da non sottovalutare,  che è la classe dominante, anche se a noi non sembra che sia proprio così dominante, ma lo è, solo che lo sa far bene!).

Partendo da questa  VISUALE , INDISPENSABILE, FONDAMENTALE,  si può scoprire effettivamente come gira il mondo, come funziona il sistema.

SONO GLI AFFARI CHE DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE  DETERMINANO LA POLITICA,  che muovono il pianeta. Nel senso che la politica (borghese) deve servire per agevolare a tutti i costi il buon esito degli affari capitalistici, deve far  si che assolutamente la borghesia continui a tener alti i suoi guadagni. 

I lavoratori, gli studenti, con i loro stipendi, nella  quotidianità sono presi nel cercare di mantenere, difendere il loro livello di  vita decente e neanche lontanamente pensano che invece il problema per un ricco, un impresario, una banca, è tutt’altro. Per un ricco il problema non è la sopravvivenza come per un lavoratore, uno studente.  Nonostante possieda molti soldi la sua esigenza infernale è quella che ne deve avere ancora di più, anche se questo significa mandare in miseria milioni di famiglie come sta accadendo in Grecia, o peggio ancora, se deve provocare una guerra. Questa è la ferrea logica  che dobbiamo aver chiaro,e  che muove tutta la società capitalistica ed è questa la visuale su cui si basa l’analisi scientifica del marxismo.

Ed ecco che cose, che prima erano o confuse o incomprensibili, cominciano a prendere un senso, a diventar chiare.

Prendiamo per esempio i parlamenti, i governi. Se come detto li guardiamo come strumenti atti ad agevolare gli interessi del padronato, a risolvere i loro problemi, ecco che allora tutto l’apparente controsenso tra quello che viene detto e promesso in campagna elettorale e quello che questi parlamenti, governi, poi realmente fanno comincia ad avere un senso. Un senso che diventa ancora più chiaro quando succedono grossi problemi  economici, vale a dire quando arrivano  crisi e questi governi-parlamenti si devono apertamente schierare: MAI CON I LAVORATORI!  

Tutti possono osservare che per i governi  devono essere sempre e solo i lavoratori a dover pagare!  Mai le banche, gli impresari, i benestanti, i ricchi  pieni di soldi! Mai!

Altro esempio: se all’approfondimento analizziamo le guerre con il metodo marxista, scopriamo che dietro ogni guerra ci sono fortissimi interessi economici, diretti o indiretti. E scopriamo che le cause non sono mai le persone (cioè i nemici) che  improvvisamente diventano cattivi, selvaggi, crudeli, come all’apparenza viene fatto  credere (e questo viene fatto credere di noi dall’altra parte).  E si scopre che in questi cruenti scontri (e  guerre, che le borghesie attuano, i tranquilli lavoratori vengono, da entrambe le parti, coinvolti, influenzati, manipolati, trascinati in queste catastrofi. Lavoratori, che con queste cose non hanno niente da spartire, ma che ancora una volta ne pagano le sanguinose conseguenze.

Se poi vogliamo capire se un paese è socialista o comunista, anche qui il metodo marxista ci da tutti gli strumenti scientifici, reali, pratici, per capire. Se nella nazione analizzata che si definisce “socialista o “comunista” vi è la vendita dei prodotti, anche se le fabbriche sono in mano allo Stato diretto da un partito che si definisce “comunista”, ebbene quel paese sarà capitalista,sarà un paese dove vige il capitalismo di stato. Per spiegare meglio: nella società superiore cioè nell’economia comunista, i prodotti non vengono più venduti, ma distribuiti tra la popolazione. Vengono suddivisi come avviene adesso all’interno delle famiglie dove chi prende lo stipendio non vende i prodotti ai propri famigliari.

Altro esempio che ci da la conferma che dobbiamo sempre prima guardare li, nell’economia, per poi capire cosa succede nella società, è come si muovono le masse proletarie. Il mercato capitalistico è estremamente imprevedibile e tremendo: a momenti tutto va bene e a momenti tutto va male, questo lo abbiamo sperimentato tutti. Le masse proletarie quando si muovono non si muovono a caso,  c’è sempre una logica, ed è sempre in conseguenza  all’economia: quando tutto va bene sono tranquille, ma quando insorgono problemi o crisi, reagiscono, si rivoltano o si ribellano contro i governi- padronato che vogliono far pagare a loro le conseguenze della crisi.

 

 

ABBIAMO LA FORTUNA CHE IL MARXISMO CI DA LA POSSIBILITA’ DI CAPIRE! NON SOTTOVALUTIAMOLO, USIAMOLO!

SIRIA: INSOLITA ALLEANZA

OBAMA – PUTIN

 

-I DUE STORICI NEMICI SI COALIZZANO PER COMBATTERE L’ISIS-

 

 

In campagna elettorale del 2008 Obama aveva promesso che se fosse stato eletto nessun soldato americano sarebbe stato mandato in guerra all’estero.

Quando faceva questa promessa, Obama e i dirigenti del partito democratico americano pensavano di aver valutato bene la situazione e di aver tutto sotto controllo.

A quel tempo le truppe americane stavano per lasciare l’Iraq e nessuna guerra era in vista. Non si aspettavano certo che l’Isis, alcuni anni dopo, gli avrebbe dichiarato guerra.

Con questo fatto inaspettato, Obama, rappresentante degli interessi della potente borghesia americana e gestore politico borghese della società statunitense, si è trovato nella situazione di toccare con mano e subire le conseguenze di quanto hanno affermato Marx ed  Engels, ossia che nel capitalistico mondo degli affari l’imprevedibilità è la legge dominante, che l’unica cosa sicura nel capitalismo è l’insicurezza.

La promessa elettorale di Obama è la chiave per capirne il conseguente comportamento che all’apparenza può apparire strano e contraddittorio.

Innanzitutto c’è da precisare che, Obama, come altri presidenti europei, aveva seguito con molto interesse l’esplosione delle proteste dell’opposizione siriana contro il governo Assad, proteste nate come prosecuzione delle “Primavere Arabe” e che aveva approfittato dell’occasione per sostenerle nell’intento di far cadere il governo siriano alleato all’imperialismo russo e protetto dallo stesso, per instaurarne uno più filoamericano.

Il governo dell’imperialismo americano e alcuni governi europei avevano talmente sostenuto e spinto l’opposizione siriana, fino al punto che questa è sfociata in una sanguinosa guerra civile.

Certo, gli Usa, che nel 2003 militarmente avevano invaso e poi conquistato l’Iraq e poi al loro ritiro l’avevano lasciato in mano ad un governo fantoccio filoamericano, non si sarebbero mai aspettati che i guerriglieri anti Assad, da loro sostenuti, ad un certo punto si sarebbero rivoltati militarmente anche contro il governo iracheno filoamericano nell’intento di costruire il famoso nuovo stato del “Califfato”.

Per Obama e i dirigenti del partito democratico americano è fondamentale mantenere le promesse fatte in campagna elettorale e tra queste quella di non mandare truppe all’estero, promesse che hanno permesso loro di vincere le elezioni. Se questa promessa delle truppe, non venisse mantenuta, significherebbe venire duramente attaccati dai concorrenti repubblicani e accusati di essere inaffidabili al governo e si trasformerebbe sicuramente in una sconfitta elettorale alle prossime elezioni. (Vedremo se i democratici rinnoveranno la promessa!).

Nella logica di non far intervenire truppe americane di terra contro l’Isis, il governo della borghesia americana in un primo momento ha fatto intervenire e combattere l’esercito iracheno, mandando istruttori americani per addestrare i soldati iracheni. Questo però non ha avuto esito.

In un secondo tempo ha fatto intervenire anche i suoi aerei e i suoi missili e ha coinvolto i governi europei perchè mandassero armi e vettovagliamento all’esercito iracheno come sostegno. Ha fatto anche in modo che la Turchia e l’Arabia Saudita entrassero direttamente nel conflitto. Ma anche questo non è bastato.

Siccome le roccaforti dell’Isis si trovano in territorio siriano ed è  la che l’Isis parte anche per combattere in Iraq, per gli americani  è fondamentale colpire il nemico in quel territorio se vogliono sconfiggerne la resistenza. Ma la Siria è alleata dei russi ed è sotto la loro protezione e quindi il governo americano, per risolvere la questione, ha dovuto abbandonare le diatribe e le polemiche contro la Russia, venire ad un compromesso con essa e chiedere aiuto all’odiato Putin per, assieme, sconfiggere l’Isis.

Questi improvvisi voltafaccia possono stupire?

No, assolutamente non devono stupire! Più volte abbiamo detto e scritto che nel capitalistico mondo degli affari tutto può succedere e cambiare. Tra borghesie concorrenti scontri e alleanze sono la normalità. Dipende solo dagli interessi diretti e indiretti del momento. La storia è strapiena di conferme.

L’imperialismo americano e quello russo, acerrimi concorrenti-nemici in tante zone del mondo, in Siria adesso, per necessità, si trovano alleati.


 

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SCANDALO VOLKSWAGEN

-LETTURA IN CHIAVE MARXISTA DELLA FACCENDA -

 

NON C’E’ DA STUPIRSI!

NEGLI AFFARI L’ONESTA’ E’  UN’ILLUSIONE!

 

Nella psicologia della popolazione tedesca, l’industria tedesca viene vista rispetto a quella delle altre nazioni come tra le più serie, affidabili, onesta e non corrotta. Viene portata un po’ come il fiore all’occhiello dalla popolazione. Molte persone anche di altre nazioni sono di questo parere.

Ma noi marxisti, che non ci lasciamo ingannare dalle apparenze e andiamo in profondità nella realtà, sappiamo che è così solo in parte. Sappiamo che spesso dietro alle facce buoniste degli  imprenditori che operano  nel mondo degli affari con lo scopo di  guadagnare il massimo,  spesso si nascondono persone non proprio oneste, mezzi lestofanti. Solo quando scoppiano gli scandali viene messo in evidenza chi sono veramente e cosa fanno.

Gli esempi, come tutti sanno, non mancano.

Al proposito,  per capire, ci viene in aiuto  anche questo caso della Volkswagen: “Das Auto!”come ama definirsi (che in tedesco significa: l’auto al massimo livello!).

A detta dei giornalisti specialisti del settore, il gruppo mira a diventare il maggior produttore di autoveicoli del mondo sorpassando la Toyota.

Per ottenere questo si deve allargare, deve aumentare le sue vendite. Ha pensato che il mercato del nord America fosse il più idoneo allo scopo. Il problema è che la vigono, in campo dell’automobile, leggi diverse rispetto all’Europa, molto più severe. Quindi la competizione è più dura.

Di fronte a questo problema, i dirigenti di “Das Auto”, come tutti gli affaristi di questo mondo, non si sono fatti però tanti scrupoli.

Le leggi americane sulle emissioni di gas di scarico sono particolarmente severe e le auto diesel della Volkswagen sono concepite per il mercato europeo, dove in questo campo c’è più tolleranza. Riprogrammare tutto il motore diesel per adattarlo alle leggi statunitense, secondo quanto riferiscono i giornali, diventava troppo costoso per la casa di Wolfsburg. Cos’hanno allora pensato i dirigenti della Volkswagen? Di aggirare l’ostacolo aggiungendo al motore un dispositivo, un software, chiamato “defeat device”, che a detta degli esperti, ai controlli dei computer americani faceva apparire l’emissione dei gas di scarico molto basse. Ma non erano reali, erano truccate, perché poi quando la macchina ritornava in strada a viaggiare, le emissioni reali erano invece da 10 a 40 volte superiori a quelle registrate dal computer.

Quando, dopo i primi controlli americani e all’emergere di queste discrepanze le autorità competenti Usa hanno fatto notare la cosa alle dirigenze VW, queste hanno parlato di malfunzionamento dei computer americani di controllo, di malinteso dei computer che non sapevano leggere bene i valori delle macchine Volkswagen e che loro, dirigenti VW, non sapevano spiegarsi il perché di questo.

La  realtà poi emersa, ci dice che le dirigenze VW avevano precedentemente e premeditatamente ben studiato e programmato questa discrepanza.

 

Illuminante per capire come il tutto fosse stato accuratamente programmato, è interessante riportare una “lettera”,  un “avviso”, che “Das Auto” aveva mandato a tutti i possessori di auto VW diesel statunitensi, quando si è accorta che il problema delle emissioni non regolari stava per essere scoperto.  Ecco come riporta il giornale “Repubblica” del 24 settembre 2015: “Il tutto, mentre emerge un retroscena dagli Usa: la casa tedesca aveva avvertito ad aprile, con una lettera, i proprietari californiani del fatto che le vetture potevano non superare i test anti-inquinamento e che l'azienda avrebbe rilasciato a breve un nuovo software per le centraline di controllo diesel con l'obiettivo di risolvere il problema. E' una delle ultime novità che getta un'altra luce sullo scandalo delle emissioni, all'indomani dell’uscita dell’amministratore delegato Martin Winterkorn”.    

Quando la scoperta dell’imbroglio è stata definitivamente ufficializzata e ha fatto il giro del mondo, è cominciata da parte di Volkswagen la fase delle scuse, dei pentimenti, delle dimissioni e del “non lo faro più”.

Chissà quante malefatte questi imprenditori e finanzieri ne combinano in giro per il mondo, che viene sottaciuto, nascosto, insabbiato e chissà cos’altro!

Che dire di questa faccenda?

Per noi niente di nuovo,  solo conferme.

C’è chi si illude che questo sistema sia il migliore possibile su questa terra e soffre quando sente di questi scandali.

La realtà invece è ben diversa, come si vede. Una realtà che crea si, anche un momentaneo  benessere, ma che è gravida di contraddizioni, anche gravi, che esplodono e possono esplodere da un momento all’altro quando gli affari  sono  poco redditizi.

 

Bisogna impegnarsi per raggiungere un altro tipo di società, superiore, comunista, se si vuole ottenere quel benessere stabile a cui noi tutti aspiriamo.

-Il compagno Marco Piccoli,  che collabora al nostro giornale, ci manda una lettera sui concetti fondamentali riguardanti la tematica del “Fascismo” e dell’ ”Antifascismo”,  molto sentita in Italia. -

 

-FASCISMO E ANTIFASCISMO-

 

 OLTRE L’ANTIFASCISMO!

 

 

Molto spesso ci capita di sentire dai media della borghesia che i partigiani che combatterono il fascismo erano comunisti. In molte manifestazioni antifasciste come quella ricorrente del 25 aprile qui da noi si possono notare molte bandiere comuniste che inneggiano alla liberazione dell'Italia dal fascismo. Questo fa si che si crei una enorme confusione nella testa della gente e cioè che si creda che il comunismo si contrapponga al fascismo o che l'antifascismo sia il comunismo.

Partiamo dal fatto che per un marxista scientifico il fascismo e l'antifascismo sono due facce della stessa medaglia! La società superiore comunista non è una lotta al fascismo, ma un'evoluzione dal capitalismo. Il capitalismo è la società in cui viviamo ai giorni nostri: è composta da una classe che detiene i mezzi di produzione e gestisce gli affari (borghesia) e una classe di lavoratori salariati (proletariato). Il proletariato lavora in cambio di un salario per la borghesia la quale vende i prodotti e si arricchisce. Nel comunismo invece, non essendoci classi sociali, i prodotti verranno distribuiti in base ai propri bisogni, senza creare povertà o crisi economiche.

Va detto che il capitalismo ha molti involucri o facce:  il totalitarismo, come il fascismo o nazismo, dove non c'è libertà di pensiero o di voto; l’involucro del  capitalismo di stato come in Vaticano o il capitalismo di stato-finto comunismo di Cina, Cuba, , Corea del Nord (ed ex Urss con i suoi ex Paesi Satelliti) dove i mezzi di produzione appartengono allo stato che si sostituisce ai padroni privati. Dove c'è l’involucro democratico come in Italia c'è libertà di pensiero e i cittadini con il loro voto credono di scegliere i propri rappresentanti. In realtà queste persone che vengono elette sono solo "gestori degli affari della classe dominante". In questa situazione la borghesia usa il parlamento per opprimere il proletariato (cercando di nasconderlo) e per avvantaggiarsi nei loro affari. Per un comunista non vi è alcuna democrazia, ma una "dittatura mascherata ".

I partigiani fecero una rivoluzione antifascista quando invece avrebbero dovuto farla anticapitalista, con il risultato che passarono da un capitalismo totalitario ad un capitalismo democratico.

Per un comunista la rivoluzione deve invece essere intesa come risposta diretta al capitalismo, qualsiasi involucro esso abbia. Per capire meglio: Lenin nell'Urss non fece la rivoluzione (poi tradita da Stalin) allo zarismo, che era simile al fascismo, ma al capitalismo! Questo perchè a lui non interessava minimamente la forma di governo che vigeva al momento, ma solo arrivare ad una società superiore, cioè il comunismo.

Teniamolo sempre ben presente: non c'è rivoluzione sociale se non è contro il capitale!

 

Marco  Piccoli


 

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NELLE UNIVERSITA’ NON VIENE SPIEGATO LA CONTRAPPOSIONE POLITICA TRA LENIN e STALIN

 

-NESSUNA CONTINUAZIONE POLITICA TRA I DUE-

 

DALLA RIVOLUZIONE ALLA CONTRORIVOLUZIONE

 

Forte sarà l’opposizione dei dirigenti bolscevichi alla politica  controrivoluzionaria di Stalin. E altrettanto forte sarà la repressione staliniana nei loro confronti. Lentamente, ma inesorabilmente saranno  eliminati fisicamente quasi tutti.

Purtroppo nelle lezioni, anche delle università, non viene chiarito questo nodo fondamentale di differenza sostanziale tra le due politiche, quella  di Lenin e quella di Stalin.

E’ assolutamente importante invece averne chiarezza!

 

LA FASE TRANSITORIA.

In molte occasioni Lenin sottolinea come la gestione del governo operaio rivoluzionario sull’economia a capitalismo di stato in Russia, sia  una fase necessariamente transitoria per poter poi giungere alla società superiore.

Per l’ occasione prendiamo un suo testo del 1918 “Sull’infantilismo di sinistra e sullo spirito piccolo borghese”, scritto pochi mesi dopo la rivoluzione, in cui polemizza con una corrente di comunisti ingenui“Non c’è stato ancora nessuno [dei bolscevichi, ndr] a quanto pare, che interrogato sull’economia della Russia abbia negato la fase transitoria di questa economia”… e poi prosegue “….. i ‘comunisti di sinistra’ non hanno ancora capito quale sia propriamente il passaggio dal capitalismo al socialismo”.

Ci sembra che il concetto di fase transitoria anche in questa esposizione sia espresso molto chiaro e senza nessun dubbio.

 

LA FASE TRANSITORIA TRASFORMATA IN FASE PERMANENTE E SPACCIATA PER “COMUNISMO”.

Sarà Stalin, dopo la morte di Lenin, a negare con la sua teoria del “Socialismo in paese solo” “la fase transitoria di questa economia” a capitalismo di stato e a proclamarla fase permanente, fissa, come obbiettivo finale raggiunto e chiamarlo falsamente “comunismo”. Diventa quindi chiaro che Stalin con la teoria del “Socialismo in paese solo” rinuncia a proseguire verso la rivoluzione mondiale e verso un’altra forma economica superiore.

Marx, Engels, Lenin, scientificamente, hanno sempre negato che esista la possibilità economica di costruire il comunismo in un paese solo. La rivoluzione o le rivoluzioni cominciano si in una nazione, ma il processo per poi arrivare all’economia superiore comunista, dove i prodotti non siano più commerciati e venduti, ma distribuiti equamente tra la popolazione, è un processo molto lungo, che necessita di molte rivoluzioni in molti paesi.

Questo sarà completamente rigettato da Stalin. 

La politica controrivoluzionaria stalinista sarà poi una politica borghese imperialistica estremamente conseguente e dura: come detto, prima di tutto l’eliminazione fisica di tutti i bolscevichi, dirigenti e non, che sostenevano la necessità della fase transitoria e quindi non d’accodo con lui. Poi farà sciogliere l’Internazionale Comunista fondata da Lenin. Nel ‘39  farà l’alleanza imperialista con il nazista Hitler per spartirsi la Polonia. Quando nel ’41 Hitler attacca la Russia, Stalin si alleerà spregiudicatamente con gli odiati nemici “imperialisti” inglesi e americani. Dopo la guerra si spartirà con  Usa e Inghilterra i resti dell’imperialismo tedesco sconfitto.

Come sottolineato Stalin farà apparire la sua politica borghese imperialistica come “socialismo”, dando la possibilità alle borghesie occidentali  e ai politici di tutto il mondo di gridare alla “brutalità del comunismo”.

 

Spetta a noi marxisti scientifici, specialisti di marxismo riportare tutto alla normalità, alla verità.

CHE COS’E’ VERAMENTE IL CAPITALISMO

E PERCHE’ VALE LA PENA LOTTARE PER IL COMUNISMO.

 

-IL CAPITALISMO NON E’ SOLO BENESSERE, MA ANCHE CRISI, GUERRE, DISTRUZIONI, DISPERAZIONE, FAME, POVERTA’ OLTRE CHE SFRUTTAMENTO-

 

 

Molti sono convinti che questa sia la società del benessere.

Ma, come tutti sappiamo, questa società è basata sugli affari e gli affari sono un brutto mostro. A momenti van bene, a momenti van male. Tutti sappiamo che sono estremamente imprevedibili.

La caratteristica degli  affari è che ad un certo punto si trasformano in crisi e poi ancora peggio in guerre e poi da guerre si ritrasformano  nuovamente in affari e così via. Un ciclo inarrestabile, ineliminabile nella società capitalistica.

Engels dice che l’unica cosa sicura nella società capitalistica è l’insicurezza e la storia è strapiena di conferme, di queste insicurezze, imprevedibilità.

Per esempio:  chi l’avrebbe detto all’inizio dell’anno scorso che in Ucraina sarebbe scoppiata la guerra?  Nessuno!

Chi l’avrebbe detto, sempre all’inizio dell’anno scorso, che in Iraq, sotto il controllo della megapotenza militare americana, i combattenti dello Stato Islamico avrebbero dichiarato guerra non solo agli americani, ma al mondo intero? Nessuno!

 

 

E ancora, chi l’avrebbe detto che dalle tanto acclamate “Primavere Arabe”, salutate da tutto il mondo come il trionfo della democrazia sul dispotismo, sarebbero scaturite guerre civili in Libia, Siria, Yemen, ecc.?   Ancora nessuno!

E ancora, chi l’avrebbe detto che la crisi economica avrebbe duramente colpito Grecia, Spagna, Portogallo, Italia, ecc.? ...

E stiamo parlando dei fatti più recenti!

Ci  soffermiamo a pensare e riflettere su questo?

E adesso, cosa ci riserva il futuro? Chi saranno i futuri predestinati delle prossime catastrofiche imprevedibili  crisi? 

Nel mondo degli affari niente è sicuro. Neanche il benessere, come ben vediamo.

E’ la vendita dei prodotti per trarne un guadagno la causa di tutto. E’la vendita dei prodotti che rende tutto così estremamente non sicuro …..

Tutto questo potrebbe essere evitato? Certo che potrebbe essere evitato!

 

SOLO QUANDO IL SISTEMA SARA’ CAMBIATO E  I PRODOTTI NON SARANNO PIU’ VENDUTI E COMMERCIATI, MA  SARANNO SUDDIVISI EQUAMENTE TRA LA POPOLAZIONE  SI POTRA’ INTERROMPERE QUESTA ANGOSCIANTE INSICUREZZA! SOLO COSI’ POTRANNO SPARIRE LE CAUSE  CHE PRODUCONO LE CRISI, LE GUERRE, LE DISTRUZIONI, LE DISPERAZIONI E TUTTE LE DISFUNZIONI DOVUTE  AL SISTEMA IN CUI VIVIAMO E SI POTRA’ GARANTIRE IL BENESSERE PERMANENTE  A CUI TUTTI NOI GIUSTAMENTE  ASPIRIAMO.

BENESSERE  CHE LA PRODUZIONE MONDIALE POTREBBE GARANTIRE GIA’ DA ADESSO, PER TUTTI!

MA PER OTTENERE QUESTO CI VUOLE UNA RIVOLUZIONE!

 

ECCO PERCHE’ VALE LA PENA LOTTARE PER UNA SOCIETA’ SUPERIORE COMUNISTA!


 

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Punti fermi della scienza marxista

 

(Presentiamo qui alla riflessione del lettore un capitolo della dispensa “L’uomo e la politica” edito da “Lotta Comunista” nel 1991)

 

DEMOCRAZIA E

TOTALITARISMO

 

 

 

“Lo Stato moderno – scrive Engels – qualunque ne sia la forma è una macchina essenzialmente capitalistica, uno Stato dei capitalisti, il capitalista collettivo ideale” (Antidȕhring).

“Qualunque ne sia la forma” indica Engels: non sono le forme a definire la natura sociale di uno Stato, ma piuttosto è il contrario; il fatto che lo Stato sia espressione del potere borghese definisce anche le sue forme.

“La situazione economica è alla base, ma i diversi momenti della sovrastruttura (…) esercitano pure la loro influenza sul corso delle lotte storiche e in molti casi ne determinano la forma (sottolineato da Engels) in modo preponderante” e proprio attraverso questo rapporto dialettico “il movimento economico finisce per affermarsi come elemento necessario in mezzo alla massa infinita di cose accidentali”.

La storia offre abbondante materiale di verifica di questa tesi: basti considerare che il capitalismo si afferma come modo di produzione mondiale con una infinità di forme politiche o, per meglio dire, con una infinità di “variazioni” della sua “specifica” forma democratica.

Marx individuò la tendenza allo sviluppo del bacino del Pacifico e, per farlo, non ebbe bisogno di occuparsi delle forme politiche con cui questo sviluppo  si sarebbe realizzato; a distanza di un secolo noi possiamo vedere oggi la realizzazione di tale tendenza, “eppure una infinità di forme politiche lo hanno accompagnato senza variarne i ritmi di lungo periodo”.

Lenin in “Stato e Rivoluzione” definisce la democrazia come “miglior involucro politico del capitalismo” e quindi come forma specifica dello Stato borghese.

Perché la democrazia è il miglior involucro?

“La democrazia come forma specifica del modo di produzione capitalistico è il miglior involucro, ossia l’involucro più funzionale, del meccanismo di trasmissione dei interessi economici, dei gruppi della classe dominante, in volontà e decisioni politiche. L’involucro democratico permette al meccanismo di determinazione di funzionare con il minimo di attriti e con il massimo di risultati poiché facilita la formazione dell’interesse generale della classe dominante, componendo i suoi interessi singoli e settoriali” (A. Cervetto, “L’involucro politico”, 1994).

Gli strumenti della democrazia (non solo il parlamentarismo, ma la stessa divisione dei poteri, la dialettica all’interno dell’esecutivo, i partiti, i giornali, “movimenti di opinione”, ecc.) sono funzionali alla rappresentanza politica degli interessi economici  e quindi alla definizione di un interesse generale della borghesia. Si veda ad esempio l’utilizzo di campagne di stampa o della stessa magistratura nelle battaglie politiche dei grandi gruppi.

Non c’è un ideale di democrazia, “moralmente superiore”, ripreso e applicato da uomini illuminati in nome del “progresso”: questa è l’illusione che i democratici vogliono dare a se stessi. In realtà la forma politica democratica, come qualunque forma politica, esprime un contenuto economico e sociale. C’è stata un’epoca in cui la borghesia ha avuto una funzione di progresso, è stata anche classe rivoluzionaria; la forma democratica è stata allora “progressiva” non perché lo fosse in se, ma perché tale era in quel momento la funzione storica di quella classe rispetto a classi e forme sociali precedenti: e la democrazia ha aiutato o perlomeno, non ostacolato il suo sviluppo.

Oggi quella funzione storica si è esaurita, il capitalismo è maturato in imperialismo, lo sviluppo non viene meno, ma è generatore di parassitismo, imputridimento, colossali distruzioni di forze produttive. Due guerre mondiali parlano a sufficienza.

Il capitalismo non è più progressivo, ma reazionario e tale diventa anche la democrazia.

L’analisi della democrazia nell’epoca dell’imperialismo assume un senso strategico anche rispetto alla questione  della contrapposizione tra forma politica totalitaria e quella democratica, un processo realmente avvenuto in alcuni paesi nel periodo tra le due guerre e che fu un nodo non sciolto dalle correnti rivoluzionarie dell’epoca, fattore della sconfitta del movimento rivoluzionario in quel frangente storico.

La concezione materialistica permette di osservare che, anche se la democrazia “è il miglior involucro, il contenuto del pluralismo dei grandi gruppi capitalistici trova un involucro anche nella forma fascista” (A. Cervetto, op. cit.). il fascismo non sopprime la dialettica tra le frazioni e i gruppi borghesi, è solo un involucro “peggiore”.

Il fascismo dal punto di vista dell’analisi scientifica, si presenta come una “variazione” della democrazia, una deviazione della forma politica pura del capitalismo. La “scelta” fascista operata da alcune borghesia negli anni ’20-’30 non erano un segno di forza, bensì di debolezza nel confronto internazionale.

Il corso storico si è incaricato di dimostrare la tesi del “miglio involucro”: le guerre mondiali innanzitutto, nella quali “è con la forma democratica che gli stati imperialistici più forti vincono. Quelli più deboli perdono con altre forme politiche” (A. Cervetto, op. cit.). il che sta a dimostrare che più un imperialismo è forte e più si tiene stretto l’involucro democratico.

Ma tutto il lungo ciclo del secondo dopoguerra  e l’odierno dopo ’89 non fanno che aggiungere altro materiale, una “montagna di fatti concreti” che si innalza sempre più: il “trionfo del capitalismo” si realizza con la massima estensione dalla forma democratica.

Agitare oggi lo spauracchi del totalitarismo diviene funzionale alla difesa ipocrita della dittatura borghese e della democrazia imperialistica che, per quanto detto, non può essere ormai altro che reazionaria.

 

Punti fermi della scienza marxista

 Proseguiamo qui nell’approfondimento del falso socialismo,

 

cioè del capitalismo di stato camuffato da “socialismo”

 

IL CAPITALISMO DI STATO

DELL’EX DDR

 

-NESSUN SOCIALISMO-

 

 

 

Il compagno Martin,  attivista comunista internazionalista,  ci racconta la sua esperienza riguardante la diffusione di questo giornale e le discussioni che ne conseguono in merito all’argomento ex DDR.

Dom:  Compagno, raccontaci della tua attività e della tua esperienza.

Risp: “Durante il mio lavoro quotidiano di diffusione di questo giornale comunista, incontro spesso persone che sono vissute nell’ex DDR,  le quali mi pongono un sacco di domande. Anche giovani che sono nati dopo il crollo del muro sono curiosi e fanno polemica al riguardo”.

Dom:  Immagino che siano sorpresi vedere che viene diffuso un giornale comunista. Cosa dicono?

Risp: “Si, sono molto sorpresi. Di solito mi dicono che loro provengono dalle regioni ex DDR, che hanno provato il comunismo, o che i loro genitori l’hanno provato, che è stata un’esperienza molto negativa, da non ripetere e se io ho un’idea di cosa possa voler dire questo, cioè vivere in un tale comunismo”.

Dom:  Praticamente esprimono un atteggiamento negativo?

Risp: “Si. Ma questo è del tutto normale, perché credono di essere vissuti nel socialismo o nel comunismo”.

Dom:  E allora? Come rispondi a queste convinzioni?

Risp: “Chiedo loro: ‘Ma siete sicuri che nell’ex DDR ci fosse il comunismo? Perché a noi risulta, e noi siamo comunisti, che nei cosiddetti “Paesi Socialisti” non ci fosse nessun socialismo o comunismo, ma capitalismo, capitalismo di stato’…  Quasi tutti di fronte a queste mie affermazioni rimangono stupiti e perplessi. Gli viene detto che la, nell’ex DDR, dove sono vissuti o nati,  non c’era quel socialismo o comunismo come gli è sempre stato fatto credere”.

Dom:  E allora?

Risp: “E qui comincia il dibattito. Spiego che nell’ex DDR non poteva esserci il comunismo, perché nel comunismo non c’è il commercio e la vendita delle merci, ma i prodotti vengono distribuiti equamente tra la popolazione a secondo dei bisogni e delle necessità. Chiarisco che la, erano operanti tutte le leggi capitalistiche come nei paesi occidentali: il commercio e la vendita delle merci per trarne un guadagno, gli operai salariati sfruttati al massimo, le banche che guadagnavano, ecc. ecc. Spiego che l’unica cosa diversa che differenziava i Paesi dell’est  cosiddetti “socialisti” da quelli occidentali “capitalisti” era che nei Paesi dell’ex Est i padroni sfruttatori capitalisti invece che essere privati erano pubblici, cioè un partito. Chiarisco che era lo Stato che si incaricava al posto delle imprese private di fare funzionare gli affari e di operare lo sfruttamento, vale a dire che nello Stato  un partito, sostituendosi  ai padroni privati, conduceva gli affari, lo sfruttamento degli operai, ecc. ecc. e gli uomini di questo partito ne traevano i benefici per se stessi. E poi chiarisco che è un po’ quello che succede nello Stato del Vaticano: anche la non esiste nessun capitalista privato, nessun padrone privato, ma, come negli ex Paesi cosiddetti “socialisti” dell’Est, vengono condotti  gli affari, ci sono i guadagni, le banche, c’è lo sfruttamento ecc. Nello Stato del Vaticano è una nomenclatura ecclesiastica, che è  l’equivalente di un partito, che si incarica di dirigere il tutto. Ma questo non è “Socialismo” o “Comunismo”! Questo si chiama Capitalismo, Capitalismo o affarismo di Stato, per l’appunto. E non bisogna farsi incantare se a dirigere gli affari c’è un partito pubblico che si definisce ”comunista”o ”socialista”, ma bisogna guardare alla sostanza, quella economica.

Dom: come reagiscono coloro con cui discuti di fronte a queste argomentazioni?

Risp: “Beh, è chiaro, rimangono molto sorpresi e perplessi. Vengono messe in discussione le loro convinzioni e quello che viene detto pubblicamente comunemente.  Vengono portati a loro elementi controcorrente nuovi su cui riflettere e pensare. Noi siamo perfettamente coscienti che questi sono concetti  non facili e, ripeto, molto controcorrente. Ci vuole parecchio approfondimento per capire e non cadere nei tranelli. Nella storia è successo più volte a persone, dopo approfondimenti, di dover andare duro controcorrente: se pensiamo a Darwin o a Galileo. Sono però fiducioso che alla fine la realtà emergerà e che anche qui molti giovani si uniranno a noi come sta accadendo in alcune realtà  in Europa”.

Grazie compagno.



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