Avevamo scritto questo articolo all’inizio di febbraio quando ancora la crisi Ucraina era appena cominciata.

Nello sporco gioco imperialista, delle due ipotesi che avevamo fatto su una possibile soluzione della crisi la prima non si è avverata, e cioè che il governo imperialistico tedesco potesse riuscire a mediare alle attuali richieste russe e farle accettare agli americani come accaduto nel 2014 con la Crisi di Crimea.

Ma si è avverata la seconda, ossia il governo USA ha rifiutato la mediazione di Berlino a favore dei russi e contrattaccato contro Putin facendo salire al massimo la tensione costringendo il governo Scholz a schierarsi con la NATO, così che Putin reagendo ha deciso di invadere l’Ucraina.

 

 

 

CRISI UCRAINA

IL PIANO DI PUTIN: SPINGERE

PERCHE’LA GERMANIA IMPEDISCA L’INSEDIAMENTO NATO IN UCRAINA

MOSSE E CONTROMOSSE NELL’INSTABILE E CORROTTO

SISTEMA CAPITALISTICO

 

 

 

 

Il massiccio dispiegamento di truppe russe sul confine ucraino per impedire alla NATO di insediarsi nel paese viene dipinto sui social come una mossa azzardata da parte di Putin. Non lo è, fa parte invece di un piano noto sia agli americani che agli europei. Con questa manovra Putin e il suo establishment intende arrivare a coinvolgere Berlino perchè impedisca agli Stati Uniti di estendere la NATO in Ucraina. E’ una tattica che Putin ha già usato con successo nel 2014, quando il governo Merkel sotto spinta russa è riuscito a fermare la reazione militare degli Stati Uniti, dopo che la Russia si era annessa la Crimea.

L’imperialismo tedesco intrattiene molteplici interessi economici e finanziari con Mosca, cosa che gli altri stati europei non hanno. Per es. le grandi aziende riunite nel “Comitato Tedesco per le relazioni economiche dell’Europa orientale” hanno sul suolo russo un fatturato annuo stimato sui 45 miliardi. A questo si aggiunge i diversificati affari finanziari delle grandi banche tedesche, i crediti e gli investimenti. La Russia è quindi un eccellente mercato per l'imperialismo di Berlino, che cerca ovviamente di tenersi stretto. 

Altro fattore pesante nelle relazioni tra Berlino e l'imperialismo di Mosca è senza dubbio il gas, fonte di energia. I dati dicono che più del 40% dell'energia consumata sul suolo tedesco proviene dal gas della compagnia russa Gazpron. Anche negli altri stati europei si stima che il 40% dell'energia consumata provenga dal gas russo.

In questo rapporto però è più la Germania dipendente da Mosca che il contrario, e questo spiega perché il governo tedesco nei momenti di crisi tra USA e Russia assume sempre un ruolo di mediazione e compromesso.

Su questi presupposti Putin ovviamente anche oggi nella crisi Ucraina cerca di sfruttare la situazione a suo vantaggio. Proprio come avvenuto nella crisi di Crimea del 2014.  

A più di un mese dal massiccio dispiegamento di truppe russe sul confine ucraino adesso è chiaro che l’obbiettivo russo non era l'invasione, ma, come scrivono i giornali filorussi e stalinisti, un pretesto per attirare l'attenzione dei governi occidentali sulla controversa questione dell’insediamento NATO in Ucraina. La reazione poi delle diplomazie occidentali allarmate dall’ammassamento delle truppe ha portato, come previsto, a chiedere incontri di chiarimento. A questo punto, riportano sempre i giornali stalinisti, il primo obiettivo per il Cremlino è stato raggiunto.  

Nei colloqui susseguitisi, Putin ha potuto quindi mettere sul tavolo le sue richieste di "sicurezza nazionale" messa in pericolo, a suo dire, dalla possibile estensione NATO all’Ucraina.

Qui era prevedibile che il governo americano avrebbe rigettato rabbiosamente le richieste russe. Ma tutt’altro è stato invece l’atteggiamento del governo di Berlino. Che confermando le aspettative russe si è dimostrato subito disponibile e cauto, e si è subito messo al lavoro per cercare una mediazione alle richieste del governo 

russo. E la trattativa è tutt’ora in corso. 

Apparentemente sembrerebbe Putin avere le carte vincenti, visto che può ricattare la Germania sull’economia e l'Europa intera sul gas. Ma non è così.  Anche Washington ha le proprie armi di ricatto per paralizzare gli europei: ed è l’aumento delle tariffe doganali sulle grandi quantità di merci europee importate negli Stati Uniti. Per es. nell’interdipendenza della Germania dagli Usa nel settore chiave per l’economia tedesca degli autoveicoli, il 15% dell’export di Berlino va negli Stati Uniti, a questo è da aggiungere l’export di alta tecnologia meccanica, chimica, ecc. Un forte aumento delle tariffe doganali in questi settori o una restrizione delle esportazioni avrebbe effetti altrettanto disastrosi sull'economia tedesca.

Questo può costringere la Germania e l'Europa ad accettare le politiche di Biden, proprio come fatto da Trump a suo tempo, che usando la minaccia dell’innalzamento dei dazi ha costretto sia l'imperialismo di Berlino che gli altri europei a sottostare alle sue decisioni di politica estera. 

Paradossalmente in questo contesto di duro scontro tra USA e Russia, l'imperialismo tedesco si trova nella situazione surreale di dipendente in un modo o nell'altro dai ricatti di entrambe le parti in contesa. E’ chiaro che cerca la via della mediazione.    

Solo che dal 2014 - l'epoca della crisi di Crimea - quando Obama era presidente degli Stati Uniti e il governo Merkel è riuscito a mediare a favore dei russi, i tempi sono notevolmente cambiati e il confronto interimperialista da allora si è notevolmente acuito e aggravato. E in questa nuova tesa situazione Biden, invece di accogliere la mediazione di Berlino a favore di Putin come fatto da Obama, potrebbe agire al contrario come operato invece da Trump: aumentare il contrasto per spingere la Germania e gli europei contro la Russia. Nel senso che Biden ora potrebbe cogliere l’occasione dell’attuale scontro con Mosca, per confermare e irrigidire le sue posizioni di insediamento della NATO in Ucraina, andando così a costringere Berlino – membro NATO – a schierarsi apertamente a favore degli USA e contro Putin. Così che l’ottimo rapporto di collaborazione tra i due paesi ne venga danneggiato, logorato, possa entrare in crisi.  Sarebbe il boomerang per Putin, che ha iniziato tutta la diaspora Ucraina.

Ipotizzando che Biden si irrigidisca, non cedi e confermi l’insediamento NATO in Ucraina (come al momento sembra) e che questo ne sia l’epilogo, cosa farà l’imperialista Putin? Toglierà il gas all'Europa e colpirà le aziende tedesche sul suolo russo per spingere i governi europei contro Washington? Invaderà militarmente l'Ucraina (... mentre il potente imperialismo cinese sta a guardare, pronto ad affiancare i russi se necessario) ? O accetterà la sconfitta? (Ovviamente tutto questo è ripugnante scontro politico che riguarda solo i predoni capitalisti - come li definisce Lenin, e che ovviamente con le masse salariate sfruttate assolutamente non ha nulla a che fare).

Nell’instabilità interimperialistica lo scontro potrebbe senz’altro acuirsi, con esiti, com’è evidente, del tutto imprevedibili. Staremo a vedere.

Tutto questo inevitabilmente fa tremare. E certamente è motivo di riflessione.

LO RIBADIAMO DA SEMPRE: il capitalismo con i suoi affari è instabilità, imprevedibilità, caos. Esattamente come sempre asserito da Marx.

I capitalisti sono sempre alla ricerca del massimo profitto. Indifferentemente se con mezzi diplomatici o militari.


 

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TRE POSSIBILI SCENARI PER LA GUERRA CAPITALISTICA

TRA BRIGANTI IN UCRAINA

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I CAPITALISTI RUSSI, AMERICANI E EUROPEI SI CONTENDONO CON TUTTI I MEZZI LA NAZIONE, IMPORTANTE PER I LORO INTERESSI GEOPOLITICI E PER LE SUE RISORSE NATURALI.

 

 

 

 

Si, un’altra barbara guerra capitalistica (capitalistica come tutte le altre che infestano il pianeta)  è esplosa. E’ l’Ucraina adesso di turno. Dove lo scontro tra i banditi imperialisti per rubarsi la nazione da politico-economico-finanziario si è trasformato in una feroce guerra.

L’imperialismo russo non tollera che l’Ucraina, nel passato sotto stretto controllo dell’altrettanto imperialistica Unione Sovietica, sia passata sotto influsso geopolitico dei concorrenti americani e europei. Concorrenti imperialisti che nell’incessante scontro intercapitalistico stanno cercando di accaparrarsi anche la Bielorussia e il Kazakistan, entrambi paesi in area di influsso ferreo russo.

L’imperialismo russo ha deciso quindi di passare all’azione militare diretta contro l’Ucraina, invadendo il paese con le sue armate, con le sanguinose conseguenze che ciò determina, indifferenti nella cinica logica imperialista.

Quali possono essere adesso i possibili scenari su quello che si sta profilando come l’ennesimo macello capitalista?

Escludendo l’improbabile azione che Putin e il governo russo si possano fermare e accettare le decisioni dei concorrenti americani e europei, si possono presupporre tre sviluppi nel tragico scenario di guerra capitalista ucraina.

GUERRA LAMPO. L’imperialista Putin ha iniziato questo conflitto sorprendendo tutti, nell’intento di condurre una guerra veloce, chiudere subito per mettere gli altri imperialismi di fronte al fatto compiuto e così limitarne le ritorsioni. Secondo gli esperti questa ipotesi di “guerra lampo” è ancora sul tavolo, se l’armata russa riesce a vincere nel giro di pochi mesi.

UNA LUNGA GUERRA. E’ molto probabile che il conflitto si  trasformi in una lunga carneficina infinita, come succede spesso in queste sanguinose situazioni capitaliste, vedi in Jemen, Libia, Siria, Mali, Sudan-sudan, Etiopia, ecc. Dove l’esercito russo nelle grandi città ucraine, trovando l’accanita resistenza dell’esercito ucraino non riesce a sfondare, portando la situazione in uno stadio che in gergo militare viene definito  

“guerra di medio livello”, con infinite vittime da entrambe le parti. Questo tipo di guerre durano solitamente anni, ma possono durare anche decenni (come le attuali sopracitate).

Terzo scenario: LUNGA GUERRA CAPITALISTA CON FINALE COLLASSO RUSSO.  Le fortissime sanzioni imposte da Stati Uniti e Europa, gli enormi costi economici di una lunga guerra in una nazione come la Russia dove il grado di industrializzazione è molto basso, visto che l’economia russa vive essenzialmente sull’esportazione del petrolio, carbone, gas, cereali, e la vendita di armamenti ad altissima tecnologia; da aggiungersi eventuali esplosioni di proteste sociali dovute ai sacrifici imposti per sopportare la lunga guerra capitalista, tutti questi fattori assieme potrebbero comporre la miscela esplosiva che può trascinare l’imperialismo russo al collasso, proprio come successo alla precedente Unione Sovietica.

Di questi tre scenari gli esperti danno il primo “la guerra lampo” per molto improbabile, visto che le potenze occidentali stanno fornendo massicciamente ai militari ucraini armamenti con armi molto sofisticate e micidiali, come i lanciamissili terra-aria portatili FIM-92 Stinger che possono colpire facilmente elicotteri, ma anche aerei e droni, e lanciamissili portatili terra-terra anticarro ATGW (Anti-Tank Guide Weapon) che possono distruggere senza difficoltà carri armati e carri in genere. Su questi presupposti è facile dedurre che l’esercito russo troverà una feroce resistenza nelle città, dove i carri armati russi diventano facili bersagli degli avversari e dove gli aerei di Mosca hanno molta difficoltà a individuare e colpire i militari ucraini. Il tutto naturalmente al tragico costo di una costante moltitudine di vittime, come le guerre attuali capitalistiche che infestano il pianeta dimostrano. 

Quindi verosimilmente anche qui ci si dovrà preparare ad una cruenta e barbara guerra capitalistica lunga e sanguinosa, con i media che quotidianamente bombardano di notizie di continui massacri, senza specificare però che i responsabili di questi massacri sono proprio i briganti capitalisti stessi.

Noi teniamo alte le nostre bandiere con scritto:

L’UMANITA’ NON HA BISOGNO DI GUERRE!

MA DI GODERSI IL BENESSERE CHE LA PRODUZIONE A LIVELLO MONDIALE CI OFFRE!

Per arrivare a questo, sicuramente c’è bisogno però di uno stravolgimento sociale. Perchè l’opposizione dei capitalisti ad una società superiore, migliore, è ferrea. Proprio com’era ferrea l’opposizione nel Medio Evo dei nobili al progresso. 


 

 

 

 

CONTRO LA GUERRA!

 

I CAPITALISTI SONO LA CAUSA DI TUTTE LE GUERRE. I MARXISTI SONO DALLA PARTE DI TUTTI I LAVORATORI DI TUTTO IL MONDO E CONTRO TUTTI I CAPITALISTI IN TUTTO IL MONDO.

 

 

I lavoratori non hanno mai niente a che fare con le guerre.

Ma per i capitalisti le guerre non sono invece una cosa anomala, ma assoluta normalità. Sono uno dei tanti mezzi che loro senza tanti scrupoli usano per arrivare a far si che gli affari prosperino e producano profitti.

Questo è il motivo per cui il pianeta capitalista è pieno di guerre, che in continuazione insorgono, si esauriscono, per poi nascerne di nuove, che poi spariscono, per poi arrivarne delle altre e così via, senza fine. In altre parole il capitalismo è un sistema perverso dove le guerre con tutte le loro nefaste conseguenze sono da considerarsi sciaguratamente normalità.

Infatti, pensare al capitalismo come società della “pace” è un grandissimo errore. Il capitalismo è la società dei briganti capitalisti. Che la dirigono e nelle loro scellerate decisioni di guerra con l’aiuto dei politici e dei media vi trascinano le masse e le usano come “carne da cannone”.

Senza le guerre, così come senza lo sfruttamento, la corruzione, le ingiustizie sociali, le crisi, le menzogne, ecc. i capitalisti non potrebbero assolutamente esistere.

E’ logico perciò che le masse lavoratici tenute sottomesse non possono aver niente a che fare con queste porcherie, che le angherie politiche le devono subire.

Ed ecco l’ennesima guerra in Ucraina, dopo tantissime altre. Con morti, distruzioni, disperazioni inaudite. L’ennesima guerra dove predoni imperialisti russi si scontrano contro predoni imperialisti americani e europei, nell’intento di rubarsi l’un l’altro anche questa nazione nella suddivisione imperialista definita in gergo “spartizione in zone di influenza”. Un macello in più, da aggiungere agli altri attuali in Jemen, Siria, Iraq, Libia, Etiopia.

Coinvolgendo giovani e lavoratori. Lavoratori per i quali, che nella guerra vinca una fazione o l’altra, la loro condizione sociale e lavorativa assolutamente non cambierà: rimarranno sempre sfruttati e sottomessi. Cambierà solo il nome dei banditi capitalisti che continueranno a sfruttarli e soggiogarli.

I marxisti si pongono sempre a fianco delle masse sfruttate. Masse sfruttate che in queste situazioni terribili hanno interesse alla rivolta contro i propri capitalisti e contro i capitalisti di tutto il mondo. 

Lo ribadiamo da sempre: contro la guerra esiste solo una via d’uscita:      RIVOLUZIONE!

 

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AVER CHIARO CHI SONO I POLITICI DELLA BORGHESIA

 

DOPO IL RAZZISTA TRUMP, CHI E’ JOE BIDEN?

IL “PROGRESSISTA” BIDEN:

CO-RESPONSABILE DELLE

ATTUALI GUERRE IN LIBIA E SIRIA

Nel 1999 aveva votato a favore anche dell’intervento

militare Usa contro la Jugoslavia e nel 2002 contro l’Iraq

 

 

IL PASSATO DI BIDEN CI DICE CHI E’ VERAMENTE IL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI

 

LIBIA - Siamo all’inizio del 2011, negli Stati Uniti Obama è presidente e Biden il suo vice mentre nel nord Africa infuriano le famose “primavere arabe”. Ed è in questa situazione che USA, Francia e Gran Bretagna decidono di intervenire militarmente per abbattere in Libia il regime di Gheddafi che si oppone alle proteste popolari.

Gheddafi, pur proclamandosi appartenente ai “Paesi non allineati”, in realtà come altre nazioni Cuba, Iran, Siria, Venezuela, ecc, è “zona di influenza russa”. Ma il Rais libico, anche se “filorusso” intrattiene copiosi affari anche con le borghesie europee (così come gli altri paesi di “area russa”).

In questa ondata di “primavere arabe” con forti proteste popolari contro i governi, le potenze occidentali vedono un’occasione che rare volte si presenta nella storia: l’occasione di togliere nazioni allo schieramento avversario. In sostanza si presenta loro la possibilità di togliere la Libia dalla “zona di influenza russa” e portata sotto il loro controllo.

Nello scontro tra capitalisti, tra potenze imperialistiche, questi controversi e sanguinosi eventi sono una normalità, totale normalità, documentati costantemente dalla storia. Basti citare per es. l’invasione dell’Afghanistan nel 1979 da parte dell’imperialismo sovietico, dove il governo stalinista russo ha cercato di espandersi a spese degli occidentali. O come nel 1991 con la guerra dei Balcani i capitalisti europei hanno sottratto all’influenza russa parte della Jugoslavia. E ora, nel 2011, viene colta l’occasione per togliere anche la Libia all’influenza russa.

Quindi all’inizio del 2011, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna con il pretesto di fermare la repressione di Gheddafi contro i manifestanti, armano l’opposizione libica e cominciano a bombardare massicciamente la Libia per facilitare l’avanzare delle milizie anti Gheddafi. Risultato: l’intervento si trasforma in un gigantesco bagno di sangue che dura tutt’ora. 

E, chi dirige al momento le operazioni militari nel governo USA? Il “democratico” “progressista” presidente Obama con suo vice “Biden”.

Nella guerra di Libia iniziata nel 2011 e tutt’ora in corso, si valuta che tra stime ufficiali e non, le vittime tra militari e popolazione civile siano diverse centinaia di migliaia. 

 

SIRIA – Ma nel 2011 la potente onda delle proteste della “Primavera Araba” iniziata poco prima in Tunisia non si arresta alla Libia, ma si espande all’Egitto fino a raggiungere la Siria e l’Iraq, scuotendo violentemente tutti paesi coinvolti. E anche qui in Medio Oriente i capitalisti vedono l’occasione per destabilizzare un’altra zona appartenete al fronte opposto: la Siria, anch’essa sotto “influenza russa”.

In questa operazione di destabilizzazione siriana è soprattutto l’imperialismo americano che si impegna per rovesciare il regime di Assad, fedele alleato di Putin. Anche qui come in Libia, il governo americano decide di non intervenire con truppe di terra, bensì con bombardamenti e di utilizzare l’opposizione interna siriana che protesta duramente, armandola, perchè rovesci il filorusso Assad. 

Le proteste adesso armate, si trasformano subito quindi in furiosi  combattimenti 

militari, e anche la Siria segue il tragico destino di sprofondare velocemente in una lunga sanguinosa guerra civile. Ma non è tutto: qui avviene anche una variabile. Il governo americano per rafforzare, intensificare lo scontro armato per la caduta di Assad, incarica l’Arabia Saudita di reclutare in tutto il mondo arabo combattenti fanatici islamisti perché sconfiggano Assad. Solo che accade una seconda variabile inaspettata, non prevista dagli USA: questi combattenti islamici radicali, vedendosi ben armati, ben finanziati e sostenuti, e sentendosi militarmente molto forti, decidono ad un certo momento di combattere per se stessi, per formare un proprio stato islamico, il famoso “Califfato”, che abbracci non solo parte della Siria, ma anche l’Iraq (Iraq che è sotto controllo americano). Quindi gli americani che non vogliono questo, adesso si trovano nell’inaspettata situazione di dover difendere il “proprio” Iraq, cioè di dover contro-combattere e sconfiggere coloro che prima avevano assoldato, finanziato e armato. Una tragedia nella tragedia, quindi. Un’enorme catastrofe che anche tra Siria e Iraq costa la vita a parecchie centinaia di migliaia di vittime, delle quali la stragrande maggioranza persone civili.

E chi era responsabile dell’Amministrazione Usa anche in questa tragedia? Ma sempre l’apparente “innocuo” e “progressista” Obama, con il suo vice, l’attuale presidente Biden, che si presenta adesso sotto forma di “colomba”. 

E da aggiungere, è senz’altro utile per capire chi è Biden, che nel 2002 ha dato il suo appoggio al repubblicano George Bush per l’intervento militare in Iraq e che nel 1999 ha votato a favore dei bombardamenti sulla Jugoslavia condotti dall’ora presidente democratico USA Bill Clinton.

Ed è altrettanto importante aver chiaro che sul fronte opposto il russo Putin o il cinese Xi Jinping avrebbero fatto la stessa cosa se si fosse presentato loro l’occasione  - vedi guerra in Yemen.

 

QUINDI, QUESTO E’ L’OPERATO DEL NUOVO PRESIDENTE AMERICANO DIFENSORE DEI “DIRITTI CIVILI” JOE BIDEN.

IL “RAZZISTA” TRUMP E IL “PROGRESSISTA” BIDEN: DUE TATTICHE DIVERSE MA STESSA SOSTANZA: APPOGGIARE E DIFENDERE GLI INTERESSI DEI RICCHI CAPITALISTI.

 

E’ nell’interesse proletario conoscere e capire la vera realtà. Aver chiaro come i capitalisti con i loro politici, i loro giornali, operino costantemente per manipolare, nascondere, confondere.

E bisogna essere consapevoli che al di là della politica “progressista” della futura Amministrazione  Biden di integrazione della minoranze, accoglimento degli immigrati, aperture ai gay, ecc. (tutte cose giuste tra l’altro) i lavoratori in America continueranno, come prima, ad essere sfruttati e gli immigrati, come prima, ad essere supersfruttati, portando nelle tasche dei capitalisti una marea di soldi. E  aver chiaro che la colombella Biden, se sarà necessario, come già dimostrato in passato, non esiterà un attimo a provocare altre guerre purchè portino soldi nei bilanci dei capitalisti.

Questo è capitalismo:   UNA SOCIETA’ CHE HA BISOGNO DI ESSERE SUPERATA.

 

 



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