IN QUESTA SOCIETA’ DOVE I POLITICI E LA STAMPA DICONO SOLO UNA PARTE DELLA VERITA’ O LA DEFORMANO

IL MARXISMO CI PUO’ AIUTARE A CAPIRE

Si sa, i capitalisti, i borghesi hanno interesse a mostrare la società come conviene loro. Ed è noto anche che per far questo sono supportati dai governanti, dai mezzi di informazione, le chiese a dai vari sostenitori del capitalismo.        

Nelle molteplici versioni borghesi che ci giungono come spiegazione dei fatti non si riesce a dare una interpretazione seria, un senso concreto e reale a quello che succede. Ciò che viene detto e poi fatto, è tutto una incongruenza, un non senso. Entriamo nello specifico: nazioni avanzate che nel proprio paese predicano la lotta contro l’inquinamento mandano contemporaneamente soldati nei paesi esteri arretrati a fare guerre e distruggere tutto e tutti; governi che predicano il benessere comune aiutano le grandi banche finanziarie a mandare in rovina altre nazioni affamando milioni di famiglie; religioni che predicano la fratellanza e l’amore di Dio, si scannano tra di loro; politici che proclamano la prosperità sociale si adoperano invece per abbassare i salari e estendere il lavoro precario; governi che dicono di voler aiutare gli anziani abbassano le pensioni e le coperture sociali; e così via. Tutta una incongruenza.

MA DA DOVE PROVENGONO QUESTE ILLOGICITA’, CONTRADDIZIONI, COSI’ VISTOSE NELLA SOCIETA’? Hanno un senso? C’è una spiegazione? Ci viene detto tutto sul sistema o si nasconde qualcosa? 

E poi importantissimo: vi è la possibilità di capire?

CERTO CHE VI E’ LA POSSIBILITA’ DI CAPIRE affermiamo noi marxisti.

All’osservazione, l’interpretazione della società con l’aiuto dell’analisi marxista tutto può trovare una sua spiegazione, una sua decifrazione.

TUTTO QUESTA APPARENTE CONFUSIONE PUO’ DIVENTARE COMPRENSIBILE  se spiegata seguendo la logica, così ben chiarita e analizzata da Marx, della legge commerciale del profitto. Tutto può diventare chiaro se il meccanismo sociale viene osservato con la lente di interpretazione del massimo guadagno, che è lo scopo e l’orientamento fisso e ossessivo della finanza, dei grandi complessi industrial finanziari, ecc. Che per raggiungere questo obiettivo, ovviamente, hanno bisogno al loro servizio di avere - continua Marx - governi, parlamenti, partiti, stampa e tutto il resto. E camuffare i loro veri scopi con falsi pretesti, scuse.  

Questo e solo così si può spiegare la causa di tutti contrasti, di tutte le piaghe che affliggono la società.     

L’analisi marxista, così osteggiata dai borghesi e dai suoi sostenitori ha quindi la potenza di svelare il meccanismo per il quale tutte queste contraddizioni, all’apparenza inspiegabili, accadono. Riprendendo le tematiche sopracitate  decifrate in termini marxisti realistici: – I capitalisti tengono le nazioni avanzate pulite dallo smog solo per tener calme le masse lavoratrici, nel contempo attraverso i governi mandano i soldati a creare distruzioni e a uccidere in altri paesi così da espandersi nei mercati esteri e allargare i loro affari; - i politici predicano il benessere sociale nella propria nazione mentre aiutano le banche ad affamare altre popolazioni per la sola ragione che le banche assolutamente devono tener al massimo i loro profitti; - le religioni predicano l’amore certo, ma essendo al servizio dei capitalisti, con la scusa di combattere i peccatori di altre religioni o etnie, aiutano i propri affaristi a espandersi in quelle nazioni; -  i politici promettono il benessere sociale ai lavoratori e ai pensionati, comprimono invece i salari, estendono il lavoro precario giovanile, diminuiscono il potere d’acquisto delle pensioni affinchè i ricchi capitalisti possano guadagnare ancora di più. E così a seguito a non finire. La spiegazione di tutto sta sempre nel fatto che è sempre e solo una questione di profitto, non di salvaguardia dell’umanità. 

PERCIO’ CON LA LENTE MARXISTAGUARDANDO I FATTI SOCIALI APPARENTEMENTE CONTRADDITTORI E INCOMPRENSIBILI la nebbia si dipana velocemente, e si evidenzia da subito la realtà della logica borghese capitalista, ben precisa ed eclatante, che collega tutti i fatti tra di loro. E all’occhio diventa subito chiaro che nulla accade per caso.

Quindi tutto può essere scoperto, capito. Bisogna avere però, come in tutte le cose, lo STRUMENTO GIUSTO  che le possa evidenziare, rilevare e spiegare.

 

PERCHE’ AVANZANO

I PARTITI POPULISTI EUROSCETTICI?

Hanno la tendenza i populisti a risolvere con facilità problemi che invece sono molto complicati, come i politici accusano? Sanno parlare facile e imprecare contro i governi ma non certo risolvere i problemi? Bisogna fare attenzione che anche Hitler ha cominciato con il populismo, con i proclami di più ordine, maggior sicurezza, ecc. e guarda poi dov’è arrivato? Se la prendono con gli immigrati solo per scopi elettorali per andare al potere? Sono politici assetati di potere che sanno parlare bene alla gente, ma poi razzolano male?

Gli euroscettici populisti sono certamente un po’ di tutto questo. Bisogna però subito precisare che i partiti protestatari populisti nelle varie forme di sx, centro o dx (o mix) sono sempre esistiti, che erano presenti e contestavano anche nei decenni scorsi in Europa, molto prima che emergessero prepotentemente in queste elezioni, e hanno sempre criticato aspramente il sistema, così come fanno adesso. Perché allora esplodono proprio ora?  

Entrano in scena adesso perché è adesso che vi una realtà profondamente diversa da quella del passato. Perché è in questi ultimi anni che l’Europa colpisce duramente il tenore di vita dei salariati e della piccola borghesia e il populista arrabbiato rappresenta la protesta dura, l’onda montante contestataria contro l’Unione Europea. Con le aspre proteste in Francia, quelle in Grecia e Italia, e adesso con il forte avanzamento nelle elezioni europee, il populismo segnala il malcontento crescente che si sta espandendo sul continente. Registra non solo il ripugnante aspetto razzista, la paura e l’ostilità verso gli immigrati, che noi marxisti con determinazione e forza rifiutiamo e combattiamo, ma che la sua vera natura e base di partenza si trova senz’altro nell’opposizione alle misure di austerità e sacrifici che colpiscono le famiglie, i lavoratori, i giovani. E’ una realtà che prima poi senz’altro sarebbe  esplosa. (Non è che i ricchi capitalisti possono pensare di colpire e deteriorare le condizioni di vita e di lavoro di masse intere di popolazioni sfruttate senza che queste reagiscano!)

Era quindi nell’aria. Tutte le previsioni e i sondaggi davano che in questa tornata elettorale europea gli euroscettici ne sarebbero usciti in forte crescita. E così è stato. Com’era previsto (escludendo i britannici) sono gli euroscettici-razzisti italiani di Salvini e i francesi della Le Pen che hanno avuto il boom. Ma anche Orban in Ungheria ha raccolto preferenze astronomiche. Il loro risultato uscito dalle urne ha sorpreso tutti. Anche in questa tornata il forte aumento dell’affluenza ha favorito i partiti protestatari. Lo avevamo già notato nel referendum per la Brexit in Gran Bretagna nel 2016 e elezioni politiche del 2018 in Italia, dove l’aumento della partecipazione ha fatto vincere i populisti. In pratica i milioni di voti che sono arrivati da chi prima per delusione si asteneva sono finiti tutti nei partiti di protesta, soprattutto di dx razzisti.   

Adesso i commenti dei media tedeschi è di minimizzare l’exploit degli euroscettici in Europa, mentre negli altri paesi europei, soprattutto Italia e Francia, ne viene dato invece grande risalto. Nei dibattiti televisivi i politici adesso fan finta di esserne stupiti, amareggiati. Sapendo perfettamente in verità già da tempo da dove queste proteste provengono e quali ne sono le cause per cui emergono. Sono amareggiati perchè adesso saranno i populisti a prendere il loro posto nei vertici della politica, nei ministeri, nei posti chiave dove girano le montagne di soldi.   

E ora che gli euroscettici sono aumentati visibilmente con le loro schiere a Strasburgo molti lavoratori si aspettano grandi cose da loro, cose promesse in campagna elettorale. Noi marxisti siamo invece sicuri che al di la delle tante belle critiche al sistema corrotto e sprecone questi finti ribelli si assoggetteranno e adatteranno alla politica come i loro predecessori. Sarà tanto fumo ma niente arrosto (come sempre). Appunto: vogliono solo accedere alle poltrone che prima erano dei politici al governo. E noi siamo e saremo in prima fila contro di loro (e i loro amici padroni). Non solo per ostacolare il disgustoso razzismo che diffondono, ma per difendere gli interessi della classe lavoratrice, rafforzare il sindacato, intensificare la lotta di piazza e sindacale.  

Per il marxismo le elezioni servono solo per registrare lo stato d’animo delle masse, ma non portano mai, come detto, un risultato pratico per i salariati, i giovani. Anzi, sarebbe meglio dire, che un vantaggio pratico le elezioni lo portano: PER I PADRONI!  E’ a tutti noto (o viene percepito) che i governi di tutti i colori manovrano e legiferano sempre, con varie scuse e pretesti, per attaccare le condizioni dei lavoratori. Ma mai dei ricchi borghesi!

Come da sempre ripetiamo, il voto parlamentare, nell’intenzione della borghesia che l’ha inventato, deve servire allo scopo di dare una speranza facile, un’illusione semplice ai lavoratori, che sono sotto sfruttamento quotidiano. Ma il voto soprattutto, deve servire per distogliere i lavoratori dall’unico mezzo che può portar loro benefici: la lotta, gli scioperi, che hanno sempre dato vantaggi alle masse lavoratrici. E i partiti populisti di protesta (di dx, centro o sx) devono svolgere proprio questo ruolo: smorzare le proteste con il voto. E soprattutto che non confluiscano nelle organizzazioni marxiste rivoluzionarie.

La nostra lotta quindi è smascherarli e lottare contro lo sfruttamento con la classe proletaria. 


 

_______________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

L’EMERGERE DEL FENOMENO ‘POPULISMO’

 CHE COS’E’ IN REALTA’ IL POPULISMO IN EUROPA?

POPULISMO:  SINONIMO DI  ‘PROTESTA’

E’ LA REAZIONE SUL CONTINENTE ALLE MISURE PEGGIORATIVE

E ALLA POLITICA DI AUSTERITA’  DELL’UNIONE EUROPEA

CONTRO I LAVORATORI.

 

Sono le masse salariate nei vari stati dell’Unione che colpite dagli innumerevoli peggioramenti sul tenore di vita cercano, a volte anche disperatamente, un rimedio, una difesa. L’attuale malcontento sociale è quindi la protesta contro l’establishment economico europeo, contro i partiti governativi “del sistema”. E’ una protesta che, non più appoggiandosi alla sinistra come accaduto nel passato, assume oggi molteplici forme, anche nella sbagliata e ripugnante forma razzista.

  

 E’ APPUNTO QUESTO ENORME E VARIEGATO MOVIMENTO PROTESTATARIO EUROPEO CHE OGGI VIENE DEFINITO “POPULISMO”.

 

Perché sono le fandonie diffuse dai governi e dai media che i soldi non ci siano e che esisti sempre una situazione di eterna crisi e austerità che cozza contro la realtà. Una realtà dove invece le grandi banche e imprese europee denunciano profitti astronomici e diventa perciò sempre più chiaro alle masse lavoratrici (ma forse anche ad un bambino) che i soldi e le finanze prodotte dai lavoratori finiscono nelle tasche dei ricchi possidenti. Un’ingiustizia intollerabile.

Sono i capitalisti che nel perverso sistema borghese non si accontentano mai. Pur essendo ricchi a dismisura pretendono sempre più soldi per battere la concorrenza - che adesso significa tener testa ai capitalisti cinesi emergenti che guadagnano più di loro. Quindi i banchieri, gli impresari, i borghesi europei tolgono i soldi dalle tasche dei lavoratori per aumentare i loro già enormi profitti. Può sembrare un paradosso, ma è così (esattamente come si grida oggi in Francia nelle proteste).  

E LE ELEZIONI EUROPEE hanno ora registrato la reazione parlamentare di questo malcontento, insoddisfazione.   

 

MOVIMENTO DI PROTESTA PASSEGGERO?

Molti politici e giornalisti vedono (o forse è meglio dire: sperano) che questo enorme movimento di opposizione sia un fattore temporaneo, una reazione del momento. Noi marxisti non siamo di questo parere. Anzi, tutt’altro! Pensiamo invece che più le misure di austerità portate dai governi nazionali, ma guidati e pilotati dalla grande finanza e imprenditoria UE, faranno sentire i loro effetti svantaggiosi sui lavoratori (più tasse, più lavoro precario giovanile, abbassamento salariale e pensioni, tagli sociali, ecc. e sicuramente ne verranno introdotti altri), più aumenterà l’insoddisfazione, la rabbia sociale nelle varie nazioni. Quindi a nostro avvisosiamo solo all’inizio di questo grande scontro sociale iniziato “ufficialmente” con la “crisi” della Grecia nel 2011, proseguita poi con la Brexit, e avanti fino ad adesso. Perché l’emergere del gigante imperialista Cina metterà sempre più sotto pressione di concorrenza (non solo l’America) ma anche le grandi banche e grandi industrie multinazionali europee, le quali a loro volta (come sempre accade nella deplorevole logica capitalista) cercheranno di far pagare i loro problemi di concorrenza ai proletariati, ai giovani e agli anziani europei, attaccandoli con continui inasprimenti e aggravamenti sulle condizioni di vita e di lavoro. Questo è il futuro che noi, attraverso l’analisi marxista, vediamo. E la risposta dei salariati non potrà appunto che essere: “una rabbia dilagante”, come titola sopra il giornale “Huffpost ”.

 

COME DIFENDERSI.

Non saranno certo i partiti populisti opportunisti a fermare l’imprenditoria europea che si scaglia contro le masse lavoratrici. Sicuramente no. I partiti populisti di protesta parlamentare deluderanno, come sempre successo. L’esperienza dei fatti parla chiaro. Saranno invece le grandi lotte sindacali, i grandi scioperi, non a livello nazionale questa volta, ma a livello unitario europeo che potranno aver la forza, la potenza di fermare la politica dei sacrifici e di austerità UE. Anche qui l’esperienza insegna, gli scioperi hanno sempre portato miglioramenti, i parlamenti si sono poi incaricati di toglierli.

 

- GUERRA DEI DAZI USA CONTRO LA CINA -

 

TRUMP VUOLE INDEBOLIRE L’IMPERIALISMO CINESE

IN ASCESA

 

L’imperialismo cinese è destinato a diventare la 1° potenza mondiale. Non manca molto ancora, solo una manciata di anni. E naturalmente, com’è di norma nel sistema capitalista comincia già a far sentire la sua presenza imperialista sui mercati internazionali. Con la ormai famosa “Nuova via della seta” le imprese cinesi a capitalismo di stato con un salto di qualità tecnologico notevole, si apprestano ora ad esportare non più semplici manufatti (vestiario, scarpe, suppellettili, tv, frigoriferi, ecc.) come nei decenni precedenti, ma impianti industriali, alta tecnologia, aeroporti, dighe, treni ad alta velocità, armi sofisticate, nelle nazioni di mezzo mondo, ossia nei paesi asiatici, paesi africani, e anche in alcuni paesi europei.

La Cina insomma comincia a mettere angoscia ai concorrenti occidentali. Nel prossimo futuro, è chiaro, la concorrenza cinese di capitali e finanza nei mercati internazionali aumenterà e di conseguenza metterà ancor più sotto pressione e in difficoltà le imprese occidentali.

Di questo meccanismo Marx direbbe: “Questo è il capitalismo, questa è la natura del capitalismo stesso”.Certo, è chiaro.

L’Amministrazione americana Trump si è data quindi il compito di contrastare l’emergere del gigante asiatico. Il suo fine è isolare internazionalmente l’imperialismo del dragone “prima che sia troppo tardi” (prima che diventi troppo potente). Quindi Trump ha intrapreso la famosa “guerra dei dazi”.

Spieghiamo brevemente. Una grossa parte dei manufatti di primo consumo e quindi di basso prezzo (vestiario, tv, scarpe, mobili, ecc) prodotti in Cina, oltre che essere venduti nel mercato interno nazionale, vengono esportati e venduti per parecchie centinaia di miliardi di dollari nei mercati occidentali avanzati, soprattutto in America. Con i guadagni ottenuti dalla vendita di queste semplici merci, l’imperialismo cinese (sfruttando fino all’osso gli operai) ricava i capitali finanziari necessari da poter investire nell’alta tecnologia e far così un salto di qualità nella produzione (in impianti industriali, centrali elettriche, ferrovie, ecc. ma anche alta tecnologia militare). Arrivata a questo alto livello tecnologico produttivo la borghesia cinese può cominciare a vendere impianti industriali, centrali, aeroporti, ecc. ai paesi esteri arretrati comprendenti la “Nuova via della seta” in Asia, Africa, ecc. a questo livello l’imperialismo cinese può espandersi nel mondo costituendosi un proprio impero finanzial-industriale, commerciale e infine anche militare, esattamente come hanno fatto in precedenza gli altri imperialismi occidentali (inglese, tedesco, francese, giapponese, Usa, Europa).

Trump alzando i dazi sui manufatti cinesi venduti in America cerca di abbassare i guadagni che le imprese cinesi ottengono dal grande mercato Usa. Questo avrebbe l’effetto, nel piano Trump, di diminuire le finanze del capitalismo di Pechino con la conseguenza di un rallentamento dell’economia. Sarebbe questo il disegno strategico del presidente americano.

Ma ovviamente in governo dell’imperialismo cinese non è che resti a guardare, rimanga immobile e subisca passivamente l’iniziativa aggressiva del potente concorrente del nord America. Anche all’imperialismo cinese non mancano le “armi” commerciali per rispondere all’attacco Usa. Probabilmente i vertici di Pechino avevano già calcolato l’eventuale reazione delle borghesie occidentali al tempo che avevano impostato e poi attuato la “Nuova via della seta”.

Quattro ( 4 ) possono essere le misure con cui Pechino può reagire per contrastare Washington: 1°- l’innalzamento a loro volta dei dazi sui prodotti americani venduti in Cina, che è già stato fatto. 2°- svalutazione della propria moneta cinese (lo Yuan), anche questo già usato nel giugno dell’anno scorso e nell’aprile-maggio di quest’anno. Ma questa misura non può però essere ripetuta troppe volte, perché una svalutazione monetaria troppo forte farebbe scappare sui mercati internazionali i compratori di riserve monetarie in Yuan. 3°- detassazione alle imprese in Cina le cui merci in America vengono colpite dal rialzo dei tassi, per compensarne le perdite. Di questo non abbiamo notizia, ma siamo certi che viene usato. 4°- vendita dei Titoli di Stato americani (titoli del Debito Pubblico americano) di cui il governo imperialista cinese ne è il più grande possessore al mondo.

La vendita dei Titoli del Debito americano è “l’arma” più efficacepiù letale in mano ai cinesi contro Washington, può far crollare l’economia Usa. Pechino ne è consapevole e come “segnale” di reazione ai dazi Usa ha già disertato le ultime aste di vendita dei Titoli di Stato americani (come riportano i giornali italiani) e ha già cominciato anche a vendere qualcosa di quelli che ne è in possesso. Poca cosa, per ora, ma sempre un “segnale” per gli americani di cosa a loro potrebbe accadere se i cinesi volessero reagire fino in fondo. Se questo accadesse, e cioè che Pechino cominciasse a vendere in massa i Titoli del Debito pubblico americano in sua possesso, significherebbe, come detto, veramente un mare di guai per l’economia statunitense.     

Si può concludere affermando che l’attuale “guerra commerciale” USA-Cina del tutto aperta è assolutamente imprevedibile, e potrebbe anche riservare sorprese, evolversi in inaspettati tragici eventi. Non sarebbe la prima volta nel corso storico capitalistico


 

 

_______________________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

- DAZI, NORD STREAM 2, HUAWEI –

 

GERMANIA FRA INCUDINE E MARTELLO NELLA GUERRA COMMERCIALE TRA USA E CINA

 

 

 

Capire gli eventi nel caotico mondo capitalista non è difficile se si usa l’analisi marxista. La borghesia, i governi e la stampa dicono solo mezze verità su quello che accade, e queste mezze verità sono naturalmente di parte. Ma con la visuale marxista è possibile capire, interpretare correttamente ciò che sta avvenendo.

Nel turbolento mondo capitalista è la concorrenza che crea anche ai padroni grandi problemi, essendo le imprese sempre in dura competizione tra di loro per il profitto. Nell’attuale momento di grandi tensioni internazionali è l’imprenditoria e la finanza tedesca che si trova nel bel mezzo di in una battaglia che riguarda lo scontro tra l’imperialismo americano e cinese-russo.

Dopo aver perso la 2° guerra mondiale ed essere stato costretto alla divisione del proprio territorio e sottostare militarmente agli Usa nella NATO, l’imperialismo tedesco nel dopoguerra ha sviluppato e allargato i suoi affari economici non solo all’interno degli stati europei, ma in tutte le direzioni geografiche: Europa dell’est e Russia, USA, America Latina, Africa e Asia. Ma negli ultimi decenni è stata soprattutto la Cina il bacino dove i banchieri e gli imprenditori tedeschi hanno fatto affari senza limiti con guadagni impressionanti. Tutto questo naturalmente ha fatto si che in questo tempo il capitalismo tedesco si risviluppasse e ricostruisse il suo impero e la sua influenza fino al punto di diventare la 1° potenza europea e dirigere l’Europa intera.  

Ma il capitalismo cinese, incrementato e rafforzato dagli enormi e corposi capitali stranieri occidentali (Usa compreso) si è sviluppato e cresciuto ancor più velocemente, fino a diventare l’attuale gigante economico e adesso comincia a far paura alle stesse potenze occidentali che prima lo avevano copiosamente foraggiato con gli immensi capitali. Fa paura alle stesse multinazionali Usa e europee che hanno visto nel mercato cinese arretrato fonti di profitti smisurati, grazie allo sfruttamento della manodopera proletaria cinese indifesa a basso prezzo. Adesso temono l’economia dell’imperialismo del dragone, perchè ne vedono un terribile concorrente che nel prossimo futuro metterà in pericolo i loro affari geopolitici sul pianeta. Una parte di multinazionali americane, sostenendo il presidente Trump come rappresentate dei loro affari nel mondo, sono arrivate adesso alla convinzione che bisogna, con alla guida l’aggressivo presidente, fermare, frenare, ostacolare l’ascesa del gigante asiatico. Anche alcune multinazionali europee e giapponesi ne sono convinte e condividono questo “pericolo”.

E per concretizzare questo l’esecutivo americano guidato da Trump ha pensato di attaccare direttamente gli affari dell’imperialismo cinese nel mondo, aprendo una guerra commerciale contro di esso senza precedenti, sia alzando i dazi sulle merci cinesi in America, sia attaccando frontalmente colossi cinesi come Huawei.

E gli americani, avendo vinto la 2° guerra mondiale, pretendono ora che anche l’Europa, con il governo tedesco in primis, e i giapponesi, li seguano nella battaglia, non solo contro i cinesi, ma anche contro i russi, l’Iran, il Venezuela, ecc.

Ma le grandi multinazionali tedesche hanno buoni rapporti, conducono ottimi affari sia con il mercato russo che con quello del dragone. Ciò significa che una parte dell’economia tedesca è collegata con queste due grandi nazioni-mercati con una quota non indifferente di capitali, finanza, commercio. E seguire gli americani contro Cina e Russia vuol dire per gli imprenditori e banche tedesche rischiare di mettere in pericolo gli ottimi affari che nei due paesi hanno intrapreso, con il rischio di perdere bocconi prelibati. E’ perciò più che logico che l’imprenditoria tedesca attraverso il suo governo Große Koalition rifiuti di seguire e di sottostare al pressing Usa.

E’ per questo che il governo Merkel trovandosi nel bel mezzo della guerra commerciale tra titani, continua ad emanare proclami in cui dichiara, ribadisce una necessaria propria autonomia e indipendenza da Trump, sia economica che politica, di scelte di investimenti e legami in settori di mercati esteri convenienti per l’imprenditoria tedesca.

Non solo, ma l’imperialismo tedesco prova a reagire concretamente contro le pressioni del governo di Washington: per sganciarsi dal legame NATO e dalle interferenze militari americane il governo Merkel dichiara apertamente l’intenzione di costituire, assieme ai francesi, velocemente, un proprio esercito europeo; contro il parere Usa, da il suo assenso alla costruzione in Germania del gasdotto russo Nord Stream 2; sfidando le ire di Trump il governo tedesco vuole essere libero di scegliere autonomamente il nuovo sistema di rete telefonica 5G e se necessario anche cinese Huawei; contro le pressioni americane non vuole pagare per intero le quote NATO; in barba alle sanzioni americane vuole mantenere buoni rapporti con l’Iran e la Russia, ecc.

Ovviamente Trump come rappresentate degli interessi delle multinazionali USA sapeva benissimo all’inizio del suo mandato che se avesse ingiunto alla potente borghesia tedesca di seguirlo nella sua politica aggressiva, nelle sue prepotenti decisioni contro Russia e Cina, il governo tedesco avrebbe rifiutato e reagito contro. Questo era logico, ed era sicuramente nel calcolo dell’imprevedibile presidente americano. Per questo motivo logicamente aveva già messo nel calcolo, come arma di persuasione e ricatto contro Berlino, di minacciare l’innalzamento dei dazi sulle merci europee in America, ma sopratutto tedesche, o addirittura l’esclusione delle ditte europee-tedesche dal mercato Nord Americano, se non fosse stato ascoltato e seguito.

Con lo scontro USA-Cina la partita tra giganti imperialisti sul pianeta si è ufficialmente aperta. Nel capitalismo non esistono momenti di tranquillità o di pace, nemmeno in capo politico o economico.E’ la concorrenza inter-capitalista che esige lo scontro, la dura lotta. 

-UN MONDO CHE STA VELOCEMENTE CAMBIANDO-

 

-VERTICE IN CINA DI WUZHEN-

CINA, INDIA, RUSSIA STRINGONO ACCORDI, PER CONTRAPPORSI

A USA E EUROPA

GLI IMPERIALISMI NEL MONDO COMINCIANO AD AGGREGARSI 

IN GRUPPI, PER MEGLIO CONTRAPPORSI TRA DI LORO IN CAMPO ECONOMICO, COMMERCIALE, E NATURALMENTE MILITARE. 

 

Il mondo capitalistico è un mondo instabile, come il passato tragicamente ci ricorda. Il vertice di Wuzhen in Cina del 27 febbraio tra Cina, India e Russia, noi marxisti non lo interpretiamo come un fattore di stabilità, pace e prosperità, come viene presentato dai media dei tre paesi partecipanti, ma un altro degli elementi dello scontro e della destabilizzazione nell’ingovernabile polveriera capitalista. Non vogliamo essere catastrofisti, cerchiamo di essere realisti.

Lo scontro commerciale su dazi tra America e Cina, il duro attacco Usa con inasprimento delle sanzioni contro Iran e Russia, il pressing di Trump alle nazioni europee, ma soprattutto alla Germania e Giappone di far quadrato e unirsi strettamente nella NATO (alleanza militare occidentale) e di sostenerla attivamente, la controreazione di Cina, Russia e India che si stringono in una collaborazione sempre più stretta per difendere i loro interessi capitalistici, tutto questo ci dice che, come nel passato, gli imperialismi nel mondo si stanno ancora una volta associando in un legame sempre più stretto di blocchi di potenze antagoniste per contrastarsi le une all’altre. Infatti l’iniziativa cinese del vertice di Wuzhen, tra Cina, India e Russia viene vista, non solo da noi marxisti, ma anche da diversi commentatori internazionali, come un primo passo per la costituzione di un polo di controbilamciamento asiatico alla forza occidentale americana-europea-giapponese.

Naturalmente Sputnik, il portale multilingue website-internet del governo russo che riporta la notizia del vertice, com’è prassi, da un’interpretazione del tutto benevola del summit del 27 febbraio.

Riferisce il portale, che il vertice di Wuzhen è stato voluto e organizzato propriamente dalla Cina per, come motivazione ufficiale, salvaguardare la pace e la stabilità nel mondo, contro l’irresponsabilità del prepotente Trump, che sostenuto dagli alleati europei e giapponesi, tutti assieme stanno creando il caos, mettendo in pericolo gli equilibri mondiali esistenti, iniziando una guerra dei dazi e inasprendo sanzioni per provocare i paesi concorrenti.  

L’articolo ben informato titolato “Incontro dei ministri Esteri di Cina, Russia e India: si rafforza il triangolo eurasiatico”, entra nei contenuti dei temi discussi nel vertice. Innanzi tutto inizia affermando che il summit è la risposta all’ostilità americana dove “Ultimamente gli USA stanno incrementando la loro presenza militare in Europa e sono usciti in maniera sconsiderata dal Trattato sulle forze nucleari a medio raggio. Di fronte a Russia, India e Cina si staglia una minaccia diretta alla sicurezza collettiva. Poi mettendo l’accento sull’esigenza di una maggiore collaborazione tra Russia, India e Cina (denominati adesso RIC) in campo economico e commerciale, citando i problemi di confine esistenti tra India e Pakistan continua: “Il fatto che talvolta i vari interessi politici divergano, è un processo naturale che non deve diventare un ostacolo alla buona riuscita delle consultazioni tra le tre nazioni, e prosegue poi affermando che tra Russia, Cina e India La presenza di discordanze è un processo naturale. Il compito dei militari è far sì che queste non si trasformino in conflitti. È sempre possibile trovare punti di contatto, tanto più che le posizioni di Russia, Cina e India sulle questioni chiave di sicurezza regionale coincidono".  In pratica si sottolinea che il contatto tra le tre potenze dovrà essere continuo e collaborativo per, da una parte evitare che interessi divergenti si trasformino in conflitti armati, dall’altra favorire una maggiore integrazione economica tra i tre paesi stessi.

L’articolo si spinge infine addirittura a riportare che “ In Russia personalità politiche e politologi ritengono che in linea teorica sarebbe possibile costituire un'unione militare con India e Cina. "Secondo me invece si tratta di una prospettiva troppo indefinita e lontana nel tempo", così ha commentato la questione Mikhail Khodarenok, esperto militare e colonnello in pensione”. Sputnik precisa in seguito che questo intento militare al momento è solo un desiderio. Ma intanto si butta il sasso per ipotizzare anche una futura convergenza militare.

Le potenze-colosso emergenti in Asia cominciano chiaramente ad organizzarsi per far valere i loro interessi imperialisti sui mercati internazionali. Nel mondo capitalistico della concorrenza questi nuovi concorrenti emergenti vengono visti come un “pericolo” dai “vecchi imperialismi”. Lo scontro prima o poi sarà quindi inevitabile.


 

___________________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

-DISPUTA SULLA POLITICA ECONOMICA ITALIANA-

 L’ESEMPIO ITALIANO DI ACCORDO TRA IL GOVERNO POPULISTA E LA UE PER LA GESTIONE DEL PAESE

Le dirigenze europee hanno concesso al governo populista italiano sia il “Reddito di cittadinanza” e (in parte) la “modifica della Legge Fornero” sulle pensioni, ma rifiutato tutto il resto. I governativi italiani hanno parlato di ‘GRANDE VITTORIA’ nella trattativa con la UE, ma di tutt’altro parere sono stati i vertici di Bruxelles che parlano invece di  “INGINOCCHIAMENTO” del governo populista italiano.  

 

Il compito dei partiti populisti-protestatari è gestire il malcontento salariale in modo che non sfoci nelle lotte, e incanalarlo nel voto così da renderlo innocuo. E’ un metodo borghese che si ripete da sempre. Quindi i partiti opportunisti protestatari non sono contro il sistema come vorrebbero far credere, ma nel caos capitalistico dello sfruttamento, inveendo contro i padroni, usano la protesta operaia per gestirla e possibilmente smorzarla (ultimo esempio, il caso Syriza in Grecia).

Attualmente com’è noto, in Italia sono i populisti del Movimento 5 Stelle e della Lega che si contendono questo  vergognoso gioco cavalcando l’insoddisfazione sociale e vincendo le elezioni. Perciò adesso gli occhi di tutta l’Europa sono puntati su di loro per capire, non solo da parte imprenditoriale, ma anche da parte proletaria (e da parte anche nostra marxista naturalmente) come si muoveranno, cosa faranno e quale sarà la loro tattica politica.   

La disgustosa politica razzista come carta di presentazione di questo nuovo governo italiano ha già fatto il giro del mondo. Ora balzano alla ribalta le iniziative che il nuovo esecutivo sta emanando: il “superamento della legge Fornero” con un miglioramento sulle pensioni, e l’introduzione del “Reddito di Cittadinanza”, ossia un sussidio minimo per chi non lavora. Due iniziative senz’altro positive per i salariati.    

Spieghiamo in sintesi al lettore tedesco di cosa si tratta. Per quanto riguarda la legge “Fornero” sulle pensioni in realtà non è avvenuto nessun “superamento” della legge, come promesso, ma unamodifica temporanea che durerà 3 anni. Come correzione alla legge è stata introdotta una cosi chiamata “Quota 100”. In pratica i lavoratori quest’anno (2019) potranno accedere alla pensione con un’età minima di 62 anni e 38 anni di contributi (62+38= Quota100), anziché andare in pensione con 67 anni di età, come previsto dalla “legge Fornero”. C’è da precisare che la legge Fornero introdotta nel 2011 è stata voluta fortemente dall’Unione Europea

L’altro punto in questione, il “Reddito di Cittadinanza”, è paragonabile all’attuale HARTZ IV qui in Germania. Ossia un sussidio per chi non lavora regolato da norme ben precise. Questo tipo di sussidio è una novità assoluta in Italia, a differenza della Germania (o della Francia). 

Sono migliorie che in Italia naturalmente fanno grande sensazione.

C’è subito da mettere in chiaro che le due modifiche non vengono introdotte facendo pagare imprenditori o banche (i ricchi) come tutti si aspettavano, ma il compromesso con Bruxelles è stato che la spesa per le due leggi sarà sostenuta, se necessario, aumentando la tassazione generale (che in Italia si chiama “IVA”). In pratica potrebbe succedere che potrebbero essere i lavoratori stessi a pagarsi i “miglioramenti”, se l “IVA” sarà aumentata. Quindi se adesso molti italiani si dichiarano soddisfatti, se poi le tasse aumenteranno (come sembra probabile dopo le elezioni europee) vedremo come reagiranno (ecco le “furbizie” dei populisti opportunisti).

Però al momento, agli occhi dei lavoratori ovviamente le due modifiche appaiono come grandi conquiste e come un segnale che la UE con il voto si può fermare.  

Dal punto di vista della grande borghesia UE sfruttatrice, concedere questo al governo italiano ha significato in realtà  concedere un minimo per evitare per loro il peggio. La protesta contro l’austerità e i sacrifici UE sta effervescendo in Europa e gli imprenditori sembra vogliano evitare che i lavoratori europei si radicalizzino ancor più e vogliano scongiurare che le proteste dei salariati si trasformino in scioperi sovranazionali per rivendicare i propri interessi.

A detta dei giornali sembra che in questo scontro di vertice tra Organismi europei e governo italiano la grande fautrice del compromesso e delle concessioni all’Italia sia stata proprio la Merkel. Che prevedendo alle prossime elezioni europee un avanzamento dei partiti di protesta populisti, avrebbe visto come conseguenza di uno scontro frontale-diretto aspro contro il governo italiano (paragonabile a quello avvenuto in Grecia nel 2011) un impulso, la sostanza infiammabile, per un ulteriore avanzamento dei partiti di protesta europei.

Come riportato sopra nel titolo, nella trattativa con il vertice UE i populisti italiani, visto i risultati ottenuti in UE hanno gridato alla “grande vittoria”, al “grande risultato”.         ( … continua → … )

 

 

 ( … continua → )  Tutt’altro è stato invece il parere espresso dai vertici di Bruxelles, che hanno dato un giudizio di “INGINOCCHIAMENTO” del governo Conte.  

In verità la Lega e il Movimento 5 Stelle hanno dovuto abbandonare quasi tutte le altre loro richieste sbandierate in campagna elettorale, come la diminuzione del “lavoro precario giovanile”, “la riduzione delle tasse” “il calo del prezzo della benzina”, e altro ancora.

Anche in questa caso, per far cedere i populisti italiani i vertici UE hanno usato il sistema già usato nel 2011 contro il governo greco ribelle Syriza: hanno minacciato che le banche europee non avrebbero più concesso i crediti per pagare l’alto debito pubblico italiano se il governo di Roma non avesse ceduto. Al governo italiano quindi non è rimasto che “inchinarsi”.  

Come da sempre i marxisti ripetono: i populisti sono opportunisti, non sono dalla parte dei lavoratori e dei giovani come vogliono far credere. Se si sentono in pericolo, quello che oggi hanno ottenuto domani potrebbero svenderlo, senza alcun problema. Assolutamente non ci si può fidare! 

Come da sempre affermiamo: la difesa dei problemi economici dei lavoratori e dei giovani non è nei partiti parlamentari al servizio della borghesia. Non lo è mai stata. Ma nelle intense e unitarie lotte sindacali e sociali.


 

___________________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

 -GILET GIALLI-

LA NECESSARIA TATTICA DI INSERIMENTO DEI MARXISTI

NELLE LOTTE

E’ VERO, IL MOVIMENTO DEI GILET GIALLI E’ NATO ORGANIZZATO DALLA PICCOLA BORGHESIA FRANCESE RAZZISTA, MA UNA PARTE CONSISTENTE DI LAVORATORI DIPENDENTI CHE NON E’ XENOFOBA O NAZISTA COME LA STAMPA BORGHESE VORREBBE FAR CREDERE, VI PARTECIPA CON LE PROPRIE RIVENDICAZIONI DI CLASSE, CHE I MARXISTI DEVONO SOSTENERE.

 

 

Possiamo affermare che solo gli importanti scioperi appartengono alla lotta di classe proletaria? No, assolutamente. Anche qualsiasi altra protesta, manifestazione di piazza, lotta, possono essere certamente espressione del movimento di classe.  

In Francia la stampa fa apparire che sia solo la piccola borghesia razzista a protestare nel movimento dei “Gilet gialli”, invece anche una parte non indifferente di lavoratori dipendenti che con gli isolati fatti razzisti nulla ha a che fare, partecipa a questa ribellione. E sono lavoratori che aderiscono a questo grande e eterogeneo malcontento per lottare e battersi per difendere le proprie condizioni di vita di salariati attaccate dal governo Macron espressione e fantoccio dell’Unione Europea

A tutti i partiti in Francia e ai vari movimenti protestatari, marxisti e non, è chiaro questo contesto. Per cui essendo i Gilet gialli un movimento molto esteso e multiclasse nella sua composizione, tutte le organizzazioni e partiti di dx, centro, e di sx, chi per un motivo, chi per un altro, si sono buttate nella protesta per portare la propria influenza, le proprie rivendicazioni, e spingere per trarne i vantaggi politici del caso.

Questo vale anche per i marxisti come noi? Naturalmente si. Lasciare il movimento in mano ai partiti e alle organizzazioni opportuniste borghesi non ne è proprio il caso, va contro la nostra logica marxista. Anche per noi quindi esiste il compito di inserirsi in questa lotta-protesta dove, come detto, copiosi vi partecipano i proletari, per dar forza alle rivendicazioni di classe in contrapposizione a quelle opportuniste e della piccola borghesia e non farsi infinocchiare dalla stampa borghese che presenta tutto il movimento come xenofobo. Rivendicazioni proletarie di classe come per esempio l’essenziale lotta contro il lavoro precario giovanile che si sta dilatando velocemente, o diminuire le tasse sugli stipendi che erodono una parte sempre più consistente dei salari.

E’ nella storia che l’inserimento dei marxisti nelle lotte per orientare la classe durante le proteste, le ribellioni, è la normalità, ed è noto che i bolscevichi ne erano particolarmente maestri (il famoso “disfattismo rivoluzionario” di Lenin). E che il fatto più clamoroso di questa tattica di immissione marxista è la famosa Conferenza di Zimmerwald del settembre 1915 contro la guerra. Conferenza organizzata dallo svizzero Robert Grimm, socialista opportunista e aderente alla II Internazionale, ma molto critico verso il conflitto bellico e sostenitore di una posizione “pacifista”. Dove Lenin, Trotskij e altri rivoluzionari europei se ne sono serviti per portarvi la necessaria voce rivoluzionaria, con molto effetto e successo possiamo dire, visto che grazie a questo evento tutto il mondo ha potuto conoscere la strategia: “Contro la guerra, rivoluzione!”  

 

 

Possiamo senz’altro ribadire che i lavoratori hanno bisogno che le loro posizioni di classe siano presenti e sostenute dalle organizzazioni marxiste (e grave è la responsabilità di talune di esse che rifiutano questa tattica) durante le loro numerose proteste contro le contraddizioni del sistema. E che è attraverso questo aiuto che le lotte possono raggiungere obbiettivi soddisfacenti per i salariati e che molti lavoratori possono venire a contatto e identificare le giuste posizioni contro lo sfruttamento e riconoscere le loro giuste organizzazioni di classe.  

E possiamo senz’altro concludere dicendo che oggigiorno questo è uno degli aspetti pratici delle famose enunciazioni di Lenin nella sua: “coscienza socialista portata nella classe dall’esterno”.  

-I COMUNISTI PROVENGONO DA LONTANO-

 1924 -1952, LA RIVISTA

MARXISTA “PROMETEO”:

CONTRO STALIN

E CONTRO GLI USA !

 
IL FILO ROSSO MARXISTA CHE NON SI E’ MAI INTERROTTO COMBATTENDO LO STALINISMO

 

Non solo Trotskij si opponeva allo stalinismo, ma anche grandi rivoluzionari come l’olandese Anton Pannekoek, gli italiani Amedeo Bordiga e Onorato Damen, il tedesco Paul Mattick e molti altri hanno combattuto sulle barricate rivoluzionarie antistaliniste. 

Mentre Stalin rinnegava e manipolava la politica rivoluzionaria (che avrebbe consentito di arrivare alla società superiore) e faceva uccidere più comunisti possibile, sono stati questi grandi comunisti che ergendosi da giganti hanno difeso correttamente le posizioni marxiste.

“Erano anni molto duri”, scrive in quel tempo la loro rivista storica italiana “Prometeo”. Era proprio così. Da una parte dovevano combattere contro la borghesia nelle sue forme di fascismo e democrazia, dall’altra contro la deformazione del comunismo e del marxismo condotta dagli stalinisti al potere in Unione Sovietica che al contempo conducevano una pratica omicida contro i rivoluzionari diffamandoli vigliaccamente come “agenti controrivoluzionari” .

E’ la loro rivista italiana “Prometeo” che documenta tutto questo. Siamo a metà degli anni ’40 nell’immediato dopoguerra, molti rivoluzionari sono già caduti sotto i colpi degli stalinisti. Adesso però si tratta di ricostruire l’organizzazione comunista che possa essere pronta per il prossimo momento rivoluzionario. Ma innanzi tutto bisogna fare chiarezza politica.

Per prima cosa bisogna chiarire (contro quello che con forza veniva allora sostenuto) che il mondo “non è diviso in due”, con un’area capitalista controllata dagli americani e occidentali, e un’area “socialista” controllata dall’URSS staliniana, ma che non esisteva nessuna divisione, ma un solo e unico sistema: il sistema capitalistico che segue la legge del profitto.

Bisogna affermare che in URSS non esiste il “socialismo in un solo paese”, o nessuna “fase transitoria verso il socialismo”, come gli stalinisti affermano, ma che esiste il capitalismo, nella forma del “Capitalismo di Stato”, che sta conducendo addirittura una politica imperialista nelle zone del mondo. Bisogna argomentare come il “capitalismo di Stato” sia lo Stato che svolge la funzione del capitalista attraverso i vari partiti che lo dirigono e l’apparato statale di cui è composto.  E che alla pari di un capitalista privato il suo scopo è fare guadagni, fare profitti, battere con le proprie imprese statali la concorrenza delle industrie e delle banche occidentali, aumentare gli armamenti, sfruttare gli operai e dare privilegi alla burocrazia staliniana che lo dirige e si impone.

Bisogna controbattere che Stalin, che continua a definirsi falsamente “comunista” o “marxista”,e definisce tutto il suo operato “socialista” nonostante la politica imperialista che conduce, operi così perché solo con l’inganno di nascondersi dietro una terminologia pubblica marxista può tenere sotto controllo le masse degli operai, sfruttarli, tenerli in povertà, e anche massacrarli.  

Bisogna chiarire che Stalin non è  “la continuazione di Lenin come lui afferma e come nei manifesti delle parate militari accanto a lui pomposamente si mette in mostra, ma è il traditore della politica rivoluzionaria di Marx, di Lenin, e dei bolscevichi tutti, bolscevichi che lui stesso ha fatto assassinare. 

Bisogna con forza spiegare che la lotta principale dei comunisti non è contro “il fascismo”(com’era di gran moda allora affermare, visto che si usciva da una situazione di dittatura nazista e fascista) ma contro il capitalismo in tutte le sue forme, cioè anche contro tutte le attuali forme di “repubbliche democratiche” ingannatrici. E naturalmente contro il falso socialismo stalinista.

Chiarire che il parlamento non è lo strumento per l’elezione dei delegati proletari, ma l’inganno per tener sotto controllo con il voto le masse sfruttate e sviarle dalle lotte. Optando quindi come marxisti per una posizione politica di astensionismo (il non votare) verso il parlamento.

Erano posizioni molto controcorrente, uniche e realiste, che per sostenerle allora necessitavano di una forza e un lavoro estremamente duro, ma necessario. Lavoro duro come lo era stato a suo tempo quello di Marx ed Engels con i socialdemocratici tedeschi rivoluzionari prima, e quello di Lenin e suoi bolscevichi poi.

E’ grazie a questi giganti del marxismo – Pannekoek, Bordiga, Damen, Mattick - che hanno saputo tener salde queste posizioni, che successivamente diversi partiti veramente rivoluzionari marxisti hanno potuto svilupparsi. E che rivoluzionari come Cervetto fondatore in Italia dell’oggi enorme organizzazione Lotta Comunista hanno potuto impostare la loro politica rivoluzionaria e espandere un partito di importanza notevole.

Oggi queste posizioni sono anche le nostre salde posizioni, che continuano ad indicarci la via maestra corretta. Lo stalinismo oggi ha perso notevolmente la sua virulenza nel mondo, ma altre ideologie “democratiche” o “populiste” si sono sviluppate e lo hanno sostituito per la conservazione del sistema capitalistico e contro la società superiore. A noi quindi il compito di procedere nel segno del marxismo e della rivoluzione.     

                                                                                                                                         Claudio Piccoli 

 


 

_____________________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

 

“Ma quante forme statali esistono nel capitalismo, e cosa sono?”

 

Le sovrastrutture statali del capitalismo: Fascismo, Democrazia, capitalismo di stato (falso Socialismo).

 

Le borghesie e i padronati per il controllo sul proletariato e per trovare il massimo accordo tra di loro nel perseguire  i propri interessi, usano diverse forme di sovrastrutture, cioè di forme di stato, che  intercambiano a seconda delle circostanze. Queste diverse forme statali sono etichettate come DITTATURE o FASCISMI, DEMOCRAZIE, CAPITALISMI DI STATO ( cioè i falsi “SOCIALISMI”).

Tutte queste forme statali hanno un comune denominatore: garantire ai capitalisti, ai ricchi, a seconda delle  problematiche, il proseguimento degli affari,  il guadagno.

Nella determinazione di queste forme statali le borghesie coinvolgono il proletariato, il quale, anche se apparentemente sembra il contrario, in questi situazioni non svolge nessun ruolo, non ha nessuna influenza.

Quali sono i contesti in cui il padronato usa queste diverse forme statali?

- L’estrema centralizzazione politica espressa nella DITTATURA o FASCISMO, è stata impiegata nel passato in alcuni momenti, in nazioni come la Germania con Hitler, il Giappone con “il militarismo giapponese”, l’Italia con Mussolini, in cui le borghesie di questi paesi, allora emergenti, che si trovavano in una situazione di forte produzione, ma con mercati esteri troppo ristretti dove vendere le proprie merci, avevano bisogno di costituire una fortissima unità nazionale interna da scagliare poi in guerra contro i concorrenti (i nemici) e conquistare così nuove zone di mercato estero. In queste occasioni, queste forti centralizzazioni statali fasciste hanno dimostrato per la borghesia tutta la loro validità, visto l’enorme consenso  che erano riuscite a costituire attorno a se stesse.

Forme di stato con dittature e fascismo vengono usate dai ricchi anche ai giorni nostri in situazioni dove, governi democratici che perseguono politiche troppo populiste, danneggiano gli interessi dei grandi industriali e banchieri. Per cui le forme democratiche vengono sostituite dalla grande borghesia con dittature militari. Stiamo parlando (senza andare troppo lontano) della Grecia nel 1967, dove la famosa “dittatura dei Colonnelli” sostituì il governo centrista di Papandreus. Poi del Cile nel 1973 con l’abbattimento del governo Allende e l’instaurazione del dittatore Pinochet. O attualmente in Thailandia dove nel 2014 una dittatura di militari ha sostituito il governo democratico di Yingluck Shinawatra. Anche in Grecia l’anno scorso se il governo populista Syriza avesse insistito troppo a lungo contro le direttive dei grandi industriali e banchieri europei non si sa come la situazione sarebbe andata a finire.

- Le forme statali DEMOCRATICHE  sono quelle attualmente più usate dalla borghesia e che più si stanno diffondendo sul pianeta. E qui troviamo l’ennesima conferma di Lenin quando all’inizio del ‘900 afferma che la forma democratica borghese “E’ IL MIGLIOR INVOLUCRO PER IL CAPITALISMO”. Concetto colto molto bene, se si pensa che all’inizio del ‘900 quando Lenin lo enuncia le forme statali democratiche erano molto rare. In questa sovrastruttura borghese il padronato riesce a far credere ai lavoratori, che attraverso le elezioni, loro possono eleggere l’esecutivo e che di conseguenza i governi lavorino per i proletari. 

- Un’altra delle forme statali borghesi sono i cosiddetti “ paesi SOCIALISTI”, cioè paesi a CAPITALISMO DI STATO di matrice staliniana (ex Urss e paesi satelliti, Cuba, Cina  dove anche una parte dell’economia è privata -, Corea del Nord). In questa forma statale borghese, un partito che si definisce falsamente “comunista”, giunge al potere dando l’impressione ai lavoratori di essere arrivati al potere “socialista”, e questo partito attraverso la statalizzazione dell’economia, si sostituisce ai capitalisti privati nella gestione degli affari capitalistici. 

Questa forma ha mostrato tutta  la sua fragilità nell’ex Urss e suoi stati satelliti, crollando nel 1991.

Ma in nazioni come la  Cina, questa forma di capitale di stato sta mostrando  tutta la sua rilevanza e forte tenuta.

La borghesia di stato cinese, incarnata nel partito (falso) “comunista” – PCC- , sta gestendo con abilità e destrezza gli affari capitalistici della nazione in forte ascesa. Naturalmente con un altissimo sfruttamento del proletariato e con l’arricchimento, in alcuni casi anche notevole, di vari componenti  del partito stesso, come gli attuali scandali cinesi mettono in evidenza.

Una forma che possiamo definire “pura” di CAPITALISMO di STATO (che però non si fa chiamare “socialista”) la possiamo trovare nello Stato del Vaticano, dove l’enorme patrimonio non appartiene a nessuna impresa privata, ma a banche e ditte dello stato, dello Stato Vaticano per l’appunto, il quale  è gestito da una burocrazia (partito) ecclesiastica, dove i singoli preti non possiedono alcunché. 

 

 

 

“Cosa significa essere contro il capitalismo?”

 

 

Oltre l’antifascismo.

Nei nostri paesi a forma democratica, molte organizzazioni contestatarie e radicali, alcune delle quali si definiscono marxiste, hanno nel loro programma “l’antifascismo”, cioè la lotta contro le organizzazioni fasciste. Questo contempla, nel loro concetto, anche lo scontro fisico contro i fascisti. Lo scopo di tutto questo è la convinzione che così facendo, loro, possono arginare, contenere, scongiurare, l’estendersi del fenomeno fascista.

E’ più che chiaro che queste organizzazioni contestatarie non hanno la minima idea di come funzioni il sistema capitalistico. Certamente non si rendono neanche lontanamente conto che è il padronato che sceglie la forma statale ad esso più idonea. E che ne loro, come organizzazioni ribelli, ne la massa proletaria, possono incidere minimamente nella scelta borghese di queste sovrastrutture statali.

Non si rendono conto che se adesso le formazioni fasciste sono solo e rimangono piccoli gruppi isolati non è perché i gruppetti radicali con gli scontri contro i fascisti le arginano, le contengono, le frenano, ma è solo perché al padronato lo stato fascista adesso non interessa e ritiene più idoneo,  come dominio sul proletariato, la forma statale democratica. Ma se un domani i ricchi ritenessero necessario per il proseguo dei loro affari (come è successo con Hitler, Mussolini, Franco, Pinochet, ecc.) di rimettere in voga il fascismo, nulla li potrebbe fermare, e hanno tutti gli strumenti necessari – giornali, tv, clero, economisti, intellettuali, professori, ecc. per convincere la popolazione che questo è la cosa migliore e gonfiare a dismisura queste piccole organizzazioni fasciste fino a portarle al potere.

Lo scopo della lotta comunista dei bolscevichi con Lenin non era quella di abbattere la forma reazionaria e a metà feudale zarista che in quel momento imperava in Russia (come invece era nel programma dei menscevichi), ma era quella di abbattere direttamente il capitalismo per l’instaurazione di un governo proletario rivoluzionario, come prima tappa verso l’abbattimento del sistema capitalistico generale. 

La lotta dei comunisti oggi come ieri è quindi direttamente contro il capitalismo per arrivare ad una società senza classi, non per scegliere la forma statale borghese che sembra meno “cattiva” come appare quella democratica. La lotta comunista è e sarà sempre quindi, chiaramente e inesorabilmente: “OLTRE L’ANTIFASCISMO, CONTRO IL CAPITALISMO in tutte le sue forme democratiche e del falso socialismo, PER UNA SOCIETA’ SUPERIORE”!

 


 

______________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

 

ALLEGATO

NEI DIBATTITI EMERGE SEMPRE CON FORZA LA DOMANDA SE STALIN SIA STATO LA “CONTINUAZIONE” DI LENIN, E CHE RUOLO ABBIA SVOLTO NELLA POLITICA RUSSA.

PER APPROFONDIRE LA QUESTIONE PORTIAMO

ALLA RIFLESSIONE DEL LETTORE QUESTO ARTICOLO DELL’OTTOBRE 2015.

 

 

 

NELLE UNIVERSITA’ NON VIENE SPIEGATO LA CONTRAPPOSIZIONE POLITICA TRA LENIN e STALIN

-NESSUNA CONTINUAZIONE POLITICA TRA I DUE-

DALLA RIVOLUZIONE

ALLA CONTRORIVOLUZIONE

.

 

 

Forte sarà l’opposizione dei dirigenti bolscevichi alla politica  controrivoluzionaria di Stalin. E altrettanto forte sarà la repressione staliniana nei loro confronti. Lentamente, ma inesorabilmente saranno  eliminati fisicamente quasi tutti.

Purtroppo nelle lezioni, anche delle università, non viene chiarito questo nodo fondamentale di differenza sostanziale tra le due politiche, quella  di Lenin e quella di Stalin.  E’ assolutamente importante invece averne chiarezza!

LA FASE TRANSITORIA.

In molte occasioni Lenin sottolinea come la gestione del governo operaio rivoluzionario sull’economia a capitalismo di stato in Russia, sia  una fase necessariamente transitoria per poter poi giungere alla società superiore.

Per l’ occasione prendiamo un suo testo del 1918 “Sull’infantilismo di sinistra e sullo spirito piccolo borghese”, scritto pochi mesi dopo la rivoluzione, in cui polemizza con una corrente di comunisti ingenui:  “Non c’è stato ancora nessuno [dei bolscevichi, ndr] a quanto pare, che interrogato sull’economia della Russia abbia negato la fase transitoria di questa economia”… e poi prosegue “….. i ‘comunisti di sinistra’ non hanno 

 

ancora capito quale sia propriamente il passaggio dal capitalismo al socialismo”.

Ci sembra che il concetto di fase transitoria anche in questa esposizione sia espresso molto chiaro e senza nessun dubbio.

 

LA FASE TRANSITORIA TRASFORMATA IN FASE PERMANENTE E SPACCIATA PER “COMUNISMO”.

Sarà Stalin, dopo la morte di Lenin, a negare con la sua teoria del “Socialismo in paese solo” “la fase transitoria di questa economia” a capitalismo di stato e a proclamarla fase permanente, fissa, come obbiettivo finale raggiunto e chiamarlo falsamente “comunismo”. Diventa quindi chiaro che Stalin con la teoria del “Socialismo in paese solo” rinuncia a proseguire verso la rivoluzione mondiale e verso un’altra forma economica superiore.

 

Marx, Engels, Lenin, scientificamente, hanno sempre negato che esista la possibilità economica di costruire il comunismo in un paese solo. La rivoluzione o le rivoluzioni cominciano si in una nazione, ma il processo per poi arrivare all’economia superiore comunista, dove i prodotti non siano più commerciati e venduti, ma distribuiti equamente tra la popolazione, è un processo molto lungo, che necessita di molte rivoluzioni in molti paesi.

Questo sarà completamente rigettato da Stalin.

La politica controrivoluzionaria stalinista sarà poi una politica borghese imperialistica estremamente conseguente e dura: come detto, prima di tutto l’eliminazione fisica di tutti i bolscevichi, dirigenti e non, che sostenevano la necessità della fase transitoria e quindi non d’accodo con lui. Poi farà sciogliere l’Internazionale Comunista fondata da Lenin. Nel ‘39  farà l’alleanza imperialista con il nazista Hitler per spartirsi la Polonia. Quando nel ’41 Hitler attacca la Russia, Stalin si alleerà spregiudicatamente con gli odiati nemici “imperialisti” inglesi e americani. Dopo la guerra si spartirà con  Usa e Inghilterra i resti dell’imperialismo tedesco sconfitto.

 

Come sottolineato Stalin farà apparire la sua politica borghese imperialistica come “socialismo”, dando la possibilità alle borghesie occidentali  e ai politici di tutto il mondo di gridare alla “brutalità del comunismo”.

Spetta a noi marxisti scientifici, specialisti di marxismo riportare tutto alla normalità, alla verità.

 

“Der kommunistische Kampf” –  ottobre 2015 


 

_____________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

ALLEGATO

 

LA STAMPA UFFICIALE RIPORTA CHE IN EX DDR E UNIONE SOVIETICA ESISTEVA IL “SOCIALISMO” DI MARX.

PER I MARXISTI NON E’ COSI’, E’ UNA FANDONIA.  PER APPROFONDIRE LA TEMATICA PORTIAMO ALLA RIFLESSIONE DEL LETTORE QUESTO ARTICOLO DEL NOSTRO PRIMO NUMERO DI GIORNALE DEL GENNAIO 2015.

 

 

Punti fermi della scienza marxista

Proseguiamo qui nell’approfondimento del falso socialismo,

cioè del capitalismo di stato camuffato da “socialismo”

 

EX DDR: NON SOCIALISMO,

MA CAPITALISMO DI STATO.

-LA BORGHESIA NON HA INTERESSE A CHIARIRE LA DIFFERENZA-

 

Confondere il Capitalismo di Stato con il Socialismo per chi non è esperto in materia  può essere una cosa “abbastanza” normale. Soprattutto se la borghesia con i suoi mezzi “democratici” di comunicazione, di persuasione (giornali, televisioni, politici, economisti, sociologi, professoroni, preti, ecc.) spinge, non per chiarire i contenuti, ma per alimentare la confusione.

Non ha interesse! Non ha interesse a definire scientificamente questo importantissimo aspetto della vita politica sociale (come del resto  tanti altri aspetti del funzionamento capitalistico) che riguarda oggi milioni di lavoratori in Cina e  Cuba,  come ieri  milioni nell’ex Urss e suoi paesi satelliti.

Socialismo o Capitalismo di Stato, due cose apparentemente uguali, in realtà due mondi completamente diversi.

La confusione su questi due punti fondamentali  non è databile però ai giorni nostri. Già ai tempi di Marx, a metà ottocento, persone che si definivano “comunisti”o “rivoluzionari”, cadevano nel fraintendimento (più o meno volutamente).

Engels, fondatore con Marx del Comunismo Scientifico, nell’”Antidühring”del 1878 ce lo riporta: “Di recente però, da quando Bismarck si è dato a statizzare, ha fatto la sua comparsa un certo socialismo falso, e qua e la è persino degenerato in una forma di compiaciuto servilismo, che dichiara senz’altro socialista ogni forma di statizzazione”.Non quindi una novità dei tempi nostri.

Da allora il fraintendimento, la confusione, il camuffamento, l’imbroglio, la truffa  non ha avuto soste. Personaggi di tutti i tipi si sono presentati sulla scena spacciando per comunismo “ogni forma di statizzazione”.

Nell’ex DDR la situazione non era affatto diversa. Il falso, e cioè che nel paese esisteva il “socialismo” o il “comunismo”, veniva dichiarato ad alta voce e senza limiti. Una truffa!

E’ chiaro che i mistificatori, “falsi comunisti” o borghesi che siano, non possono divulgare l’analisi scientifica di Lenin, Trotskij,  Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht, 

Amedeo Bordiga , A. Cervetto, in cui viene chiarito che  nel vero  Socialismo, dove gli operai e i lavoratori sono al governo con i loro rappresentanti eletti direttamente dalle fabbriche, dai luoghi di lavoro e dai quartieri, il Capitalismo di Stato da loro diretto è solo una fase transitoria, un periodo in cui costituire l’Internazionale in modo che altri proletariati di altri paesi  prendano il potere per poi arrivare ad una società superiore dove la produzione non venga più venduta ( la vendita per trarne il guadagno  è la causa della concorrenza, delle enormi crisi, crisi che poi si trasformano in guerre), ma distribuita.

Il padronato con tutti i suoi servitori e lacchè ha interesse a non chiarire che il Capitalismo di Stato diretto da Stalin, Mao, Castro, Che Guevara, era ed è un Capitalismo di Stato a fine solo nazionalista, in cui lo scopo dei partiti  “pseudo comunisti” statalisti da loro diretti era di impadronirsi con la forza del potere per  sostituirsi  ai capitalisti privati e diventare loro stessi capitalisti, affaristi, senza altri fini comunisti. (per capire: un altro esempio di Capitalismo di Stato, senza che si autodefinisca “comunista” lo possiamo trovare nello Stato del Vaticano, dove non  esiste capitale privato).

In altre parole, questi signori nazionalisti, Stalin, Mao, Castro, Che Guevara, giocando sull’equivoco Socialismo-Capitalismo di Stato si sono sostituti negli affari ai capitalisti privati già esistenti, affermando poi  di aver  edificato il “comunismo” o  il “socialismo”. Esattamente come ai tempi di Marx ed Engels  i falsi “comunisti” o falsi “rivoluzionari”  dichiaravano “senz’altro socialista ogni forma di statizzazione”.

Riportando il tutto ai politici ex DDr , troviamo anche qui l’evidenza che il fine di questi finti “comunisti” non è mai stato quello di prodigarsi per gli interessi dei lavoratori, e lo sa bene  chi l’ha vissuto di persona, ma solo quello di fare affari capitalistici nel Capitalismo di Stato, sfruttando il nome Socialismo e soprattutto sfruttando i lavoratori.

 

 

“Der kommunistische Kampf” – gennaio 2015  



Email

Visits

Social

Blog

Home