IN AFRICA MUOIONO MILIONI

DI PERSONE PER COVID, CAUSA IL RIFIUTO DEL GOVERNO TEDESCO DI LIBERALIZZARE I VACCINI

 

 

 

Riguardante le vaccinazioni in Africa scrive la Süddeutsche Zeitung il 26 ottobre 2021: “Nel continente, solo il 4,5% delle persone sono state vaccinate completamente finora. C'è una mancanza di distribuzione e produzione di vaccini Covid-19”. Una quota bassissima, minimale, se si considera che nei paesi altamente industrializzati i vaccinati oggi arrivano quasi al 90% in Spagna, in Italia o in Francia.  

Una DISCREPANZA FORTISSIMA quindi tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo. Il motivo risiede nel fatto che i paesi arretrati di vaccini non ne hanno, perché non hanno sufficienti risorse finanziarie  per potersi pagare la ricerca, indispensabile per arrivare a  sviluppare l’antivirus. Questa com’è noto, è costosissima.         

Visto la situazione disastrosa molte organizzazioni umanitarie internazionali hanno lanciato una estesa e forte campagna affinchè i governi dei paesi altamente industrializzati, e soprattutto i “democratici” europei, operassero affinchè i brevetti dei vaccini anti Covid siano liberalizzati in modo che i paesi arretrati possano produrseli da se, in loco, sopperendo così alla mancanza, vaccinare le proprie popolazioni, salvando milioni di vite.    

Ma l’opposizione delle case farmaceutiche (le BigPharma) si è delineata da subito forte e brutale. Asserendo che la liberazione dei vaccini porterebbe nei loro bilanci la perdita di miliardi. Ma  tacendo sul fatto che fino d’ora di miliardi con la vendita degli attuali anti virus ne hanno già ottenuti una marea. Esplicitamente palesando però che se anche come imprese operano nel settore sanitario, per loro vale più la legge del profitto che la vita delle persone.  

E per arrivare allo scopo le BigPharma come sempre, da insaziabili avvoltoi, si sono rivolte ai loro referenti:  i governi europei.   

 

Il ruolo fondamentale della Merkel. Come riportato in Europa dai giornali è stato proprio il governo tedesco che im primis si è distinto, che più mai si è adoperato per

sostenere gli interessi delle multimiliardarie BigPharma e impedire la produzione libera dei vaccini. Proprio il governo tedesco, con a capo quella che appare come innocua, la signora Merkel. Naturalmente sostenuta in toto del suo governo di democristiani e socialdemocratici, in cui Olaf Scholz, ora in corsa per cancelliere, ne era ministro delle finanze ed era totalmente d’accordo.     

La Merkel si è talmente prodigata ad appoggiare le case farmaceutiche contro la liberalizzazione dei vaccini che solo dopo diverse riunioni (non molto pubblicizzate) è riuscita a convincere (o a imporre) a tutti gli altri governi europei la sua decisione, alcuni dei quali  erano scettici. Il risultato è stato che a seguito la Commissione Europea ha confermato il blocco dei brevetti e la situazione è stata messa a tacere, portando il tutto nel silenzio assoluto e ai sorrisi di convenienza ipocriti. 

Atroci sono però le conseguenze di questa decisione: la non liberalizzazione dei vaccini sta producendo nei paesi arretrati in Africa, Asia e in Sud America, 

milioni di morti, mentre le insaziabili BigPharma accumulano ulteriori miliardi (socialmente del tutto inutili).

E’ più che evidente che senza il determinante ruolo del governo tedesco probabilmente questo sconcertante risultato non sarebbe mai stato raggiunto, perché alcuni governi ne erano oscillanti. 

PIU’ MILIARDI IN CAMBIO DI VITE UMANE è stata la decisione di Angela Merkel e del suo governo. Un fatto gravissimo, ma evidentemente normalità (come le guerre) nell’establishment  del sistema capitalista.

TUTTO IL CONTRARIO di un governo “attento al sociale e all’umanitario”, come il governo tedesco vorrebbe apparire e si atteggia. Anche per i politici tedeschi quindi, fedeli servitori dei capitalisti, vale il principio: I SOLDI SONO PIU’ IMPORTANTI DELLA VITA UMANE.     

 

E’ QUESTA LA SOCIETA’ CHE VOGLIAMO?     

Ovviamente in Germania i social media stanno molto attenti a non divulgare questa sconcertante e repellente verità. Di proposito ne tacciono. Preferiscono condurre l’attenzione dei lettori su aspetti secondari e del tutto insignificanti, come per es. gli intrighi politici dei parlamentari, o promettere soluzioni ecologiche impossibili, o parlare di delitti, sport, moda. Ma pubblicizzare, scagliarsi conto questi disumani e inaccettabili fatti, questo no. Perché è ovvio, ne sono complici.

In Brasile il presidente Bolsonaro ufficialmente è stato incriminato dalla magistratura per “Crimini contro l’umanità” per aver trascurato e sottovalutato volutamente la Pandemia Covid causando diverse centinaia di vittime nel paese. Evidentemente nella “democratica” e “umanitaria” Germania e in Europa essere responsabili della morte di milioni di persone innocenti in Africa,  Asia, ecc, non viene considerato un crimine.

E possiamo senz’altro aggiungere che nei sporchi interessi capitalistici, sicuramente Scholz con il suo nuovo governo di verdi, liberali e socialdemocratici, al di là dei sorrisi televisivi di convenienza, silenziosamente e senza tanta pubblicità sosterrà e proseguirà su questa atroce e orrida strada. 

 

IMPENNATA DEL PREZZO DEL GREZZO 

L’AUMENTO DEL PREZZO DEL PETROLIO USATO DAGLI STATI UNITI CONTRO LA CINA?

 

 

 

 

Abbiamo sempre sostenuto (e sosteniamo) che il prezzo del petrolio non fluttua per caso, ma sono gli americani a determinarne l’andamento a livello internazionale. Lo stabiliscono assieme all’Arabia Saudita, il più grande produttore arabo di greggio, il quale per i propri obiettivi di potenza regionale nel Medio Oriente ha interesse a farsi sostenere dagli Stati Uniti, e in cambio ne esaudisce tutte le richieste geopolitiche. 

OBAMA - Che siano gli americani a decidere il prezzo internazionale del greggio lo si è visto chiaramente nel 2015 durante la trattativa USA sul nucleare con l’Iran, dove l’Amministrazione Obama per costringere le dirigenze iraniane ad un accordo favorevole agli Stati Uniti ha fatto scendere il prezzo fino a 30 Dollari al barile (vedere l’interessante articolo “Washington manovra il prezzo del petrolio contro Russia e Iran” - “Der kommunistische Kampf” n° 28 – Novembre 2018), per poi ad accordo raggiunto lasciare il prezzo del petrolio di nuovo libero fluttuare.

TRUMP - Di seguito, durante l’Amministrazione Trump il prezzo del greggio è stato di nuovo fatto abbassare ad una media di 40 dollari al barile nella lotta di Trump contro Russia, Iran, Venezuela, paesi che si sostengono con i proventi dell’oro nero e nel mirino dell’ex estroso presidente americano.

BIDEN - Ora è l’Amministrazione Biden che sta spingendo il prezzo del petrolio alle stelle. Contro chi?  Contro la Cina,  è la nostra interpretazione-risposta.

Per capire cosa succede bisogna però andare a vedere qualche dato.

 

La Cina praticamente è un importatore quasi totale di petrolio, perché dal sul suo suolo per i suoi bisogni ne estrae solo una minima parte (come riporta la tabella sopra dei maggiori produttori – “Produzenten” - di grezzo). La Cina per il suo spiccato e veloce sviluppo economico ha estremo bisogno di energia, perciò deve importare petrolio, diventando il 2° consumatore mondiale dietro agli Stati Uniti (come la tabella accanto dei maggiori consumatori – “Verbraucher” - riporta). Quindi andandolo ad acquistare sul mercato internazionale, per la Cina l’aumento o abbassamento del prezzo del greggio può influire non poco sull’andamento della propria economia nazionale.

Un aumento notevole, altissimo, del prezzo di conseguenza non può che avere effetti negativi considerevoli e mettere in serie difficoltà sia l’economia (come attualmente succede) che rallentarne l’ascesa mondiale.

ANCHE L’ARMA DEL PREZZO DEL PETROLIO  può essere usata quindi nello scontro tra capitalismi e la borghesia americana sembra esserne molto consapevole di avere tra le mani un forte vantaggio, un potente strumento di lotta. Ed è ciò che, a nostro avviso, sta usando contro l’ascesa cinese.

In pratica: Trump contro l’imperialismo cinese usava l’arma dell’innalzamento dei dazi (peraltro ancora in uso) Biden combatte la Cina con il prezzo del petrolio facendolo schizzare alle stelle.

 

PIU’ IL PETROLIO SI  IMPENNA E PIU’ L’ECONOMIA CINESE ENTRA IN DIFFICOLTA’    è  la logica.

Se adesso a fine ottobre, con un prezzo del greggio a 82 dollari al barile la Cina è in affanno e a momenti deve sospendere la produzione di tutta una serie di mega fabbriche e si parla di rallentamento del PIL, si può  immaginare le conseguenze se il prezzo si impenna a 100 dollari al barile, oppure a 120 o 140 ! Per la Cina potrebbe trasformarsi in una catastrofe. 

Vedremo fino a che punto l’Amministrazione Biden spingerà sul prezzo. 

Gli Stati Uniti sono essi stessi anche grandi consumatori di energia petrolifera (è il 1° consumatore mondiale, come la tabella dei “consumatori” sopra riporta) ma a differenza della Cina, essi ne sono anche il 1° produttore mondiale (come la tabella dei “produttori” mostra). In pratica gli USA tra produzione di petrolio e consumo vanno quasi a pari. Su questa base, dove gli Stai Uniti con la propria estrazione di petrolio sono quasi autonomi, in questa situazione di forte e veloce aumento del prezzo, l’Amministrazione Biden può con le compagnie petrolifere che operano sul suolo americano, concordare (o imporre) un accordo di prezzo del greggio fisso, stabile non alto, in modo che l’economia americana non risenta degli enormi problemi derivati dal forte aumento del prezzo a livello internazionale, mentre il concorrente imperialismo cinese questo non se lo può permettere, non lo può fare.  

Di conseguenza la borghesia americana ne trae un forte vantaggio mentre l’imperialismo cinese ne viene danneggiato, e lo scontro tra imperialismi si acuisce.

Concludendo: il sistema capitalistico basato sulle lotte tra le borghesie in forte concorrenza tra di loro è un sistema che non può, non potrà mai trovare stabilità o pace, è chiaro. Oltre agli scontri economici-finanziari, alle guerre militari, alle crisi economiche o altro, anche il petrolio può essere usato come fattore destabilizzante in questo sistema caotico, imprevedibile.

Finchè una nuova società, superiore, non sostituirà il tutto.


 

___________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

L’AUMENTO DEL PREZZO DEL PETROLIO

SPINGE I GOVERNI VERSO L’ENERGIA

NUCLEARE E A CARBONE.

_______________________________________

CHE NE SARA’ DEL MOVIMENTO Fridays for Future?

 

 

 

72 miniere. L’imperialismo cinese in forte difficoltà per l’alto aumento del prezzo del greggio ha riattivato 72 miniere di carbone e alcune altre nella democratica Australia, in 

pratica disdicendo l’accordo sul Clima di Parigi a cui aderiva. La notizia viene riportata ancora una volta dai media europei, ma non da quelli tedeschi, che ancora danno pubblicità all’illusione di una possibile “energia verde” nel capitalismo, molto sentita nella mentalità tedesca, ma molto meno tra i giovani negli altri paesi.

L’ apertura delle miniere di carbone in Cina è un fatto che chiaramente contrasta frontalmente con le aspettative del movimento ecologico Fridays for Future, movimento ecologico creato di proposito dai social media come diversivo politico, con fortissima ed intensa pubblicità, portando sulle prime pagine di tutti i giornali europei la giovane ecologista Greta e di seguito il movimento Fridays for Future, per incentivare l’illusione che il pianeta può essere salvato dall’inquinamento causa le esalazioni di CO2 emesse dalle centrali a carbone. 

Ma quando i media dal niente hanno creato il “fenomeno Greta” e a seguito il “Fridays for Future”, il prezzo del petrolio, prodotto altrettanto inquinante, era a 40 dollari al barile e con questo prezzo, implicitamente, il petrolio poteva tranquillamente sostituire l’energia non prodotta dalle centrali a carbone.

Adesso però il prezzo del greggio è schizzato alle stelle, è raddoppiato, e anche oggi, come sempre successo nel passato quando il prezzo del petrolio è salito 

vertiginosamente, le molto più economiche centrali atomiche e a carbone vengono riconsiderate dai vari governi e dai socialmedia, vengono rimesse in uso e addirittura moltiplicate, con totale indifferenza sul problema cambiamento climatico tanto denunciato. E le critiche spariscono.  

E nella logica capitalistica succederà - visto che la situazione ora è radicalmente cambiata - che per i media, di proprietà delle grandi multinazionali e che divulgano la “loro” informazione, il movimento “Fridays for Future” può diventare scomodo. Per i politici continuare a sostenere il movimento giovanile ecologico che si batte strenuamente contro le centrali a carbone (ma anche contro quelle nucleari) può diventare controproducente. Perché con il prezzo del petrolio costosissimo, chiudere le inquinanti, ma economiche centrali a carbone e nucleari come contenuto nell’accordo di Parigi, significa per gli affari dei capitalisti perdere una montagna di soldi, e questo nella logica capitalista chiaramente non ha senso.

Quindi in questa nuova fase l’imperialismo cinese ha già cominciato a riaprire e ampliare l’estrazione del carbone e a ruota seguiranno anche le altre nazioni, 

che con l’obbiettivo del profitto, stanno già confermando con orgoglio il mantenimento delle centrali nucleari (delle quali ne era prevista la anche chiusura).

E’ perciò per il chiaro motivo sopradetto che riteniamo che per interesse la giovane Greta Thunberg e il suo movimento Fridays for Future spariranno dalle prime pagine dei notiziari, dove magari sarà dato più spazio ai benefici economici delle fonti energetiche finora tanto criticate.

 

Nell’analisi realista e non fantasiosa marxista il “Fridays for future” era solo la rincorsa a un’utopia – come tante altre utopie di un impossibile sistema borghese migliore. Il sistema  capitalistico funziona solo nella ricerca continua del massimo guadagno, anche se questo significa inquinare. E oggi, ancora una volta, è proprio il forte aumento del prezzo del petrolio che si incarica di disilludere i giovani ecologisti e portarli nella realtà capitalistica, facendo crollare il loro castello di carta di movimento giovanile sovranazionale. 

 

LA GIOVANE GRETA COMINCIA AD INTUIRE L’IMPOSSIBILITA’ DEL SUO “SOGNO” VERDE

 

In sempre più occasioni accusa i governi di impegni ecologici di “facciata”, o di “fallimento”, o promesse “bla, bla, bla”.

 

 

 

Nella società capitalistica vige solo la legge del profitto, non di una società giusta, non corrotta, equilibrata, ecologica e sana.

Anche l’inquinamento e il degrado ambientale, così come lo sfruttamento, le tangenti, i superricchi, le guerre, le crisi, sono parte integrante del sistema, senza le quali i capitalisti non possono proseguire nella loro accumulazione di capitali.

Abbiamo sempre avvisato a gran voce, controcorrente, che il “sogno verde” della giovane Greta era solo, appunto, un “sogno”. Un’illusione. E di stare attenti a non cadere nella trappola dei media che enfatizzavano questa illusione (come nel passato tante altre ne hanno enfatizzato e poi cadute nel vuoto) e che prima o poi anche Greta si sarebbe resa conto dell’impossibilità del suo sogno.

E dalle sue recenti e continue affermazioni di rabbia e sfiducia sembra che la giovane attivista svedese cominci ad intuire qualcosa della grande messinscena che è stata costruita attorno a lei, montata dai media ad hoc sulla sua spontanea figura.  

 

Forse non ha ancora però afferrato che il cambio repentino di tutte le promesse ecologiche fatte dai governi per inebriare la moltitudine di giovani del Fridays for Future è dovuto al forte aumento improvviso del prezzo del petrolio. Che sta spingendo i governi, palesemente, a riconsiderare e rimettere in moto le più economiche fonti di energia di centrali nucleari e a carbone. Virando all’opposto di quanto promesso nell’eliminazione dell’inquinante carbone e del pericoloso nucleare.

In questa totale svolta, addirittura, contraddicendo completamente quanto 

richiesto dal Fridays for Future, il presidente francese Macron e il governo inglese stanno considerando di etichettare come “energia verde” l’energia nucleare. Da non credere! Mentre la Cina ha riattivato tutte le sue miniere di estrazione di carbone (quasi un centinaio complessivamente) ed è in procinto di ampliarle. Una vera debacle per le prospettive anti degrado dei giovani ecologisti, ancora in forte mobilitazione dopo la pausa Covid.

Cosa aspettarsi nel futuro?

Più il prezzo del petrolio salirà, più i governi si indirizzeranno sulle altre e  più economiche fonti di energia, anche se inquinanti, è nella logica capitalista. I giovani ecologisti e Greta lo dovranno subire, non hanno scampo.

E se l’ecologista movimento Fridays for Future “disturberà” questa tendenza sicuramente i capitalistici media lo oscureranno o addirittura lo attaccheranno, come già sta succedendo con certe tv in Europa, che cominciano anche a screditare la giovane Greta.

Nel cinico gioco politico borghese delle strumentalizzazioni, per i loro scopi politici i media capitalistici hanno portato Greta alle stelle quando il prezzo del greggio era a 40 dollari al barile, dove allora l’illusione della chiusura nel tempo delle centrali a carbone e nucleari poteva apparire anche plausibile, ma adesso che la situazione è cambiata, cambia anche l’atteggiamento dei media, dei giornalisti, dei politici, e la giovane Greta, che critica aspramente i governi, può ritrovarsi improvvisamente dalle stelle alle stalle. 

 

 

La storia è piena die queste strumentalizzazioni e manipolazioni politiche, e noi nella nostra esperienza politica ne abbiamo viste parecchie. Ora, purtroppo per lei, è il turno della giovane spontanea Greta. Vista l’esperienza meglio farebbe a prendere in mano e considerare l’analisi marxista, che gli può permettere di capire e intraprendere una lotta seria contro il capitalismo, per una società veramente ecologica e superiore.


 

______________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

RESOCONTO DELL’INDAGINE UFFICIALE CONDOTTA DAL “TRANPARENCY INTERNATIONAL

CORRUZIONE E MALAFFARE CONTINUO DIMOSTRATO ANCHE IN GERMANIA

 

UNA CONFERMA DEL MARXISMO

 

 

Come già riportato in altri articoli, non di rado capita durante le riunioni, o durante la nostra attività politica, di incontrare persone, o giovani convinti che la Germania sia un paese senza corruzione o poca, senza truffe economiche o minimali, senza sotterfugi politici ecc. che sia pacifica e senza interventi militari all’estero. Affermano siano l’America e la Cina i paesi imperialisti, mentre il proprio paese no. In Germania sono diversi ad essere convinti di ciò.

Ma siamo nel capitalismo e i tedeschi devono rendersi conto che la corruzione, il malaffare politico e industriale, l’aggressione militare all’estero, nel capitalismo è normalità, senza eccezione, compresa la capitalistica-imperialistica Germania. Perciò queste persone o sono male informate, oppure credono ingenuamente a quello che viene detto in TV, di una Germania protesa solo per il benessere comune, impegnata contro l’inquinamento e il cambiamento climatico, aiutante dei bisognosi e che si prodiga per la pace.

Questa idea si forma proprio perché i canali televisivi e tutti i media stanno molto attenti a tacere e non dare risalto nelle trasmissioni, di notizie di scandali e aspetti corruttivi politici, che ovviamente sono invece ben presenti anche la società capitalisti-imperialista di Berlino. Tutto questo viene accuratamente tenuto ben nascosto nei notiziari, mentre invece è la regola.

Per scoprire la vera realtà corruttiva tedesca bisogna spulciare invece attentamente nei piccoli reportage dei giornali, nei piccoli articoli, che in verità  raramente appaiono, ma che noi marxisti regolarmente scoviamo e riportiamo.   

Uno di questi reportage, molto interessante per i suoi contenuti, è apparso sul portale del website di stato “Tagesschau” il 23 gennaio con il titolo “Auch Deutschland bleibt korrupt” (“Anche la Germania rimane corrotta”) ripreso poi per un attimo anche da altri giornali. 

Molto interessante perché (a delusione di coloro che credono in una Germania “diversa”, “onesta”) è conferma invece, come sempre, dell’analisi marxista. Viene riportato come le truffe economiche, le lobby politiche, i misfatti dei partiti e dei capitalisti banche-imprenditori, non siano prerogative solo dell’Africa, dell’Asia o dell’America, ma anche della “civilizzata” Europa, Germania in testa.

Ecco come descrive la situazione il portale di stato citando l’indagine ufficiale condotta dall’ufficio “Tranparency International”: «… Hartmut Bäumer, dirigente del Transparency, vede anche per la Germania il bisogno di un miglioramento. Sorprendente è il fatto, che la Bundesrepubblica sia peggiorata ancora nella corruzione economica. “Gli scandali diventano sicuramente sempre più grandi, anche quelli noti, assumendo sempre più importanza e ripetendosi sempre di continuo”. Lo scandalo Cum-Ex  sugli affari illegali delle banche o lo scandalo del diesel ne sono l’esempio ».  Questo per quanto riguarda le truffe delle banche e delle imprese.

Per la corruzione dei partiti prosegue l’articolo: «L’Organizzazione chiede anche più trasparenza nel finanziamento dei partiti. Troppo spesso le donazioni non vengono denunciate e i vuoti vengono utilizzati dagli sponsorizzanti …  Spesso i siti, che essi hanno per farsi pubblicità, vengono pagati molto di più rispetto al prezzo di mercato. E questa è una sponsorizzazione  per un finanziamento nascosto ai partiti.»

Affrontando le lobby parlamentari tedesche prosegue l’indagine: «Viene detto chiaramente che particolarmente in Germania ci devono essere regole migliori sul lobbysmo, sugli estesi requisiti di divulgazione in caso di conflitti di interessi, di migliori applicazioni degli obblighi di segnalazione ed avere regole garantite».

 

“Corruzione economica”, “Finanziamenti illeciti ai partiti”, “Lobbysmo parlamentare”, in pratica, leggendo il rapporto del “Transparency 

International”  non si può non notare che il malaffare politico e imprenditoriale che esiste in tutte le nazioni è presente esattamente anche nella presunta “onesta” Germania. Senza distinzione.

Di solito in USA, Francia, Italia, ecc. gli scandali  delle corruzioni vengono utilizzati sui media nello scontro politico tra i vari gruppi economici-politici nella lotta l'uno contro l'altro per indebolirsi a vicenda e  trarre vantaggi a livello governativo. Questo però attualmente in Germania non accade. E’ proprio per questo motivo che gli scandali di corruzioni, ecc. (che ovviamente come documentato anche nella Bundesrepubblica esistono) sulle prime pagine dei giornali non appaiono. Di conseguenza l’esistente malaffare politico-finanziario in Germania rimanendo taciuto e nascosto, da come risultato che è diffusa nell'opinione pubblica l'idea che il problema non esista.  E che il capitalismo  tedesco sia più “buono”, “civile”, dal “volto umano”. 

Certamente viene creata una immagine politico-imprenditoriale distorta, sbagliata, come afferma la riconosciuta indagine ufficiale del “Transparency International”  riportata dal sito di stato.  

Non vorremmo impressionare o shoccare: ma anche con Hitler le persone erano state convinte dagli allora mezzi di informazione che fosse l’uomo ”giusto“ “dell’ordine”, “della pace” e “della prosperità” e per questo veniva super acclamato e amato dalle folle, come dimostrano i filmati. Adesso siamo in democrazia capitalista, ed è quindi necessario precisare che i capitalisti che dirigono i politici da dietro le quinte, adesso come allora, sono sempre gli stessi, e perseguono sempre gli stessi interessi: attraverso la corruzione dei politici, le lobby, le truffe, gli imbrogli nascosti, vogliono ottenere, come nel passato, più profitti, affari, denaro.

E’ noto che i mezzi di informazione riportano solo una parte della verità ed è quella parte che interessa ai capitalisti. Il loro intento è influenzare, manipolare e dirigere le masse lavoratrici.

E’ con la sempre attuale e valida analisi marxista - che i media tentano sempre di screditare - che è invece possibile capire, decifrare realisticamente come il sistema funziona.

 

CAPIRE CHE COS’E’ REALMENTE L’UNIONE EUROPEA:

IL RAPPORTO MARTIN SCHIRDEWAN

__________________________________________________

L’UNIONE EUROPEA CONTRO I GIOVANI E I LAVORATORI EUROPEI

 

DAL RAPPORTO SCHIRDEWAN EMERGE CHE DAL 2011 AL 2018

LA COMMISSIONE EUROPEA HA COSI’

 “RACCOMANDATO”  AGLI STATI MEMBRI:

  • per 105 volte  - AUMENTARE L’ETA’ PENSIONABILE
  • per 63  volte   - RIDURRE LA SPESA SANITARIA
  • per 50  volte   - FRENARE LA CRESCITA DEI SALARI
  • per 38 volte - RIDURRE LA SICUREZZA SUL LAVORO – RIDURRE LE TUTELE OCCUPAZIONALI AUMENTANDO I LICENZIAMENTI – DIMINUIRE LA CONTRATTAZIONE NAZIONALE COLLETTIVA CON I SINDACATI.

MA MAI MISURE CONTRO BANCHE E IMPRENDOTORI!

____________________________________________________________

 

Abbiamo sempre sostenuto come marxisti che l’Unione Europea non è un organismo apartitico, astratto, sociale, ma è un organismo voluto dai capitalisti europei, è al loro servizio e deve servire per i loro scopi. Questo lo scriviamo fin dalla nascita UE e lo ripetiamo costantemente.

Le istituzioni, i governi e i media, cercano naturalmente in tutti i modi di negare questa realtà. Cercando di accreditare l’idea invece di un’Europa organismo al servizio del cittadino, di pace, che emana civiltà, armonia, ed promuove l’ecologia. 

Ma la realtà parla diversamente. Le nazioni europee che stanno aumentando sensibilmente le proprie spese militari stanno partecipando a tutti i teatri di guerra presenti nel mondo = Medio Oriente, Asia, Africa. E i dati dicono che l’Europa è una delle fonti più inquinanti del pianeta, assieme ad America e Cina. E i capitalisti europei assieme ai capitalisti degli altri continenti sono sempre più che mai attivi nel fomentare divisioni e diaspore tra religioni e etnie nei paesi arretrati per trarne vantaggio e sfruttare le situazioni per potersi così ulteriormente inserire ed espandere nei vari luoghi. Tutto questo naturalmente non viene divulgato all’interno delle nazioni, ma tenuto sempre ben nascosto.

Anche sul fronte interno economico l’Europa si conferma essere non di equilibrio sociale come molti credono, ma di parte, a favore dei capitalisti e aspramente contro i salariati europei. Tutto questo dai giovani e dai lavoratori viene però percepito.

A conferma, anche se raramente,  appaiono dei resoconti, delle indagini ufficiali, che comprovano questa diffusa percezione di ruolo UE contro il mondo salariale. 

Questa volta è l’eurodeputato per la Linke, Martin Schirdewan ad ufficializzare un’indagine. Rendendo pubblico un rapporto sul ruolo della Commissione Europea. Che ribadisce da quale parte sociale essa stia, e per chi questo organismo effettivamente stia lavorando.

Il rapporto esplicita il lavoro svolto dalla Commissione Europea da 2011 al 2018. Un lavoro da parte dell’organismo molto intenso,  di “consigli”,

“raccomandazioni”, “indirizzi” molto forti ed energici, rivolti agli stati membri. 

In quasi 10 anni la Commissione Europea ha per ben 105 volte “raccomandato” ai governi membri di “alzare l’età pensionabile e frenare il potere d’acquisto delle pensioni”  (i ricchi naturalmente non hanno bisogno di pensioni). Per 63 volte “indicato” che venga “diminuita la spesa sanitaria generale” (i capitalisti si curano ovviamente nelle cliniche private a pagamento). Per 50 volte ha “consigliato” che i salari vengano “frenati” (i capitalisti miliardari non vivono ovviamente di salario). Poi per 38 volte ha “esortato” gli stati a diminuire le spese per la sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro, di aumentare i licenziamenti, e di ridurre la contrattazione nazionale con i sindacati dei lavoratori.

Questo è il lavoro “reale” che la “Commissione Europea”, cioè la UE, ogni giorno svolge. Non modifiche sociali a beneficio dei lavoratori o di giustizia sociale. Ma di attacco continuo contro i salariati e al loro tenore di vita. 

L’UNIONE EUROPEA E’ PERCIO’ CHIARAMENTE UN ORGANISMO DEI CAPITALISTI  (anche se le istituzioni pubbliche lo negano).

A questo punto la constatazione realistica che possiamo fare è: a fronte di questa realtà: MANCA UN SINDACATO UNITO EUROPEO CHE POSSA CONTRASTARE I CAPITALISTI EUROPEI.   CHE PERSEGUA GLI INTERESSI DELLA CLASSE SALARIATA E DEI GIOVANI.

Questo è quello che riteniamo sia fondamentale ai lavoratori, ai giovani europei per difendersi dall’attacco padronale. E’ importante non credere alla favola che l’Europa sia espressione dei cittadini, benevola, sociale e apolitica. I dati del Rapporto Schirdewan ancora una volta lo evidenziano. E non credere ad un’Europa che si possa indirizzare e orientare su obbiettivi di equità e giustizia sociale, come molti (compreso lo stesso Schirdewan) affermano. Perché questa utopia, o è ingenuità, o è sostenuta da manipolatori che vogliono nascondere la verità di un’Europa diretta da dietro la quinte energicamente dai capitalisti.


 

___________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

Coronavirus:

NEGAZIONISTI E  MARXISMO

 

 

 

 

I marxisti accusano da sempre le autorità borghesi di manipolazione dell’informazione per i propri scopi e interessi.

Però l’informazione mediatica borghese manipolatrice devia e falsifica solo una parte della realtà, per cui bisogna saper distinguere. Saper distinguere  il reale da ciò che è manipolato e di parte.

Ma capire non è facile, bisogna avere gli strumenti adatti, un metodo adeguato. Noi leninisti per questo usiamo l’analisi marxista. Nella confusione della costante manipolazione creata di proposito dalla grande informazione borghese, l’analisi marxista ci permette veramente di dare un senso logico alle cose, di capire i fatti incomprensibili, distorti, segreti.

E questo vale naturalmente anche per l’attuale grande pandemia Coronavirus Covid.

Innanzitutto bisogna precisare che le catastrofi naturali – alluvioni, terremoti, siccità, maremoti - sono disastri ricorrenti in natura. Epidemie e pandemie comprese. La caratteristica capitalistica però è che in queste situazioni di forte dolore sociale i vari settori della borghesia come avvoltoi si lanciano per trarne la massima speculazione e guadagno. Questo ai marxisti da sempre è noto e chiaro.   

Essendo che nel capitalismo in queste terribili situazioni vi è chi ne approfitta, si creano nella società correnti di scettici, di negazionisti, ecc. che li porta a pensare che, nel caso dell’infezione Covid, la pandemia non esista, sia tutta una macchinazione, per limitare le libertà, soggiogare le persone, e per le case farmaceutiche l’opportunità di ottenere immensi guadagni.

Non è il parere di noi leninisti, vogliamo precisarlo. Noi siamo coscienti che la pandemia esiste e sia anche estremamente pericolosa da non sottovalutare, e come sopra riportato, certamente vi è poi chi vi specula sopra.

Questi “negazionisti”, questi “scettici”, in realtà sono una piccola minoranza nella società, anche se l’eco mediatico riportato è molto forte.

 

Una piccola minoranza negazionista la possiamo trovare in alcuni gestori di piccoli negozi, nella ristorazione, nel piccolo commercio, negli hotel delle zone turistiche; in altre parole in termini marxisti, nei componenti della piccola borghesia. Molti di questi negano il Covid solo per interesse, nel senso che, causa le chiusure dei loro piccoli negozi, ristoranti, hotel, decise dai governi, subiscono forti danni economici, per evitare o limitare le perdite, sono disposti anche a sostenere (pur classificandosi nei bar davanti ad un bicchiere di vino di essere “i più intelligenti” della società) che “il Covid non esiste”, anche se è ultra evidente il contrario, visto che nel mondo le vittime sono ormai a milioni e aumentano sempre più (finchè i vaccini non porranno rimedio).

 

Un’altra parte “negazionista” la si può trovare nel mondo dei “bio”. Queste persone contrarie a tutto ciò che il settore alimentare tradizionale offre, presentandolo come “nocivo” e “pericoloso”, sono anche fermamente contrari alla medicina, inutilmente convinti che le malattie si possano curare con le “erbe”. Questi “bio negazionisti” vedono nel Covid una grande manovra dell’élite dominante, che, a loro dire, con i vaccini segretamente persegue lo scopo di avvelenare o indebolire tutta la società. 

 

Poi si sono i “negazionisti” politici. Questi li possiamo trovare nelle formazioni radicali soprattutto di destra, ma anche di sinistra. Anche questi vedono nel Coronavirus la grande macchinazione politica per limitare le libertà, aumentare il controllo politico, e così via.

 

La borghesia non può creare le catastrofi naturali, ma come detto, 

certamente le può sfruttare. 

Grazie al Covid il settore farmaceutico, le vendite online -Amazon, Zalando-  l’alimentare, l’informatica, hanno avuto forti profitti. Dall’altro lato però, è da precisare, altri settori ne hanno subito forte perdite: parliamo dell’automobilistico, il turismo, le compagnie aeree, l’abbigliamento-tessile, il metalmeccanico.

I capitalisti, i miliardari non possono certo creare le catastrofi naturali, possono però provocare altre catastrofi ancora più devastanti:   LE TERRIBILI GUERRE.   

E’ su questo che ci dobbiamo veramente impegnare per   PORNE LA FINE.

SCONTRO TRA BORGHESIE 

L’INEVITABILE ESPANSIONE DELL’IMPERIALISMO CINESE NEL MONDO

 

 

Lo ripetiamo da sempre e in continuazione: la Cina non è un paese “comunista” o “socialista” come il partito stalinista falso comunista che dirige la nazione vuol far credere.  

La Cina è un paese capitalista come tutte le altre nazioni sul globo. E’ una nazione dove (come dappertutto) vige concorrenza, commercio, affari, banche, profitti, ricchi, poveri, sfruttamento, ecc. Se la Cina fosse veramente “socialista” (come vuol far credere) tutte queste caratteristiche capitalistiche non esisterebbero, perchè nel socialismo (o comunismo) la produzione viene suddivisa equamente tra la popolazione senza vendita e concorrenza, come in una grande famiglia.

Il fatto che in Cina a dirigere il capitalismo sia un partito stalinista che si autodefinisce “comunista”, non deve trarre in inganno. Anche il fatto che una grossa parte delle aziende, industrie, banche, ecc. siano statalizzate, anche questo non deve trarre in inganno. Sono normalità nel sistema capitalistico (si pensi che le aziende statalizzate esistevano già nell’800 in Germania ai tempi di Bismarck). Bisogna sempre guardare alla sostanza quando si valuta di che tipo è una società. E quando in questa società esistono concorrenza, profitto, ecc. significa sempre: sistema capitalistico, indipendentemente da come la nazione politicamente si autodefinisce. (L’inganno di autodefinirsi “socialista” – come in Cina o Nord Corea o ex DDR o Unione Sovietica - è per meglio sfruttare i lavoratori).

QUINDI CINA PAESE CAPITALISTICO, SENZA OMBRA DI DUBBIO.

 

Ma non solo capitalistico, adesso possiamo definire la Cina (come ad un certo livello di sviluppo succede a tutti i paesi capitalisti) essere entrata anche nello stadio imperialista.

Imperialista significa che i capitalisti cinesi a questo livello di produzione, stanno costituendo sul globo delle proprie aree, zone di influenza su altre nazioni, dove vendere e commerciare i propri prodotti (adesso ad alta tecnologia): impianti industriali, dighe, aeroporti, aerei, treni ad alta velocità, fabbriche intere, e così via, che permetterà loro l’ottenimento di altrettanti enormi profitti.

Quindi anche la capitalistica Cina espanderà progressivamente (come tutti i paesi avanzati) sempre più la sua presenza nel mondo. E in questo momento sta proprio cercando spazi, mercati, nazioni, dove insediarsi. E nel futuro, esattamente come gli altri capitalismi, cercherà di tenersi strette, difendere anche militarmente queste sue lucrose “aree estere di affari”, aree che in termine tecnico politico vengono chiamate sui giornali “zone di influenza”.  

Ed è proprio attraverso la famosa “Belt & Road Initiative”, meglio conosciuta come “Via della Seta”,  che i capitalisti cinesi (dirigendo il tutto dall’interno del PCC, ossia del finto “Partito Comunista Cinese”) hanno programmato la propria politica di espansione affaristica nel mondo. Impostando direzioni internazionali di investimenti (e quindi profitti) in Asia, Africa, e Europa - come sotto mostra la cartina del governo cinese. 

Questo colossale accumulo di capitali da investire è stato ottenuto grazie allo sfruttamento selvaggio, superintensivo del vasto proletariato cinese. Sfruttamento superintensivo facilitato dall’inganno (appunto) della manipolazione governativa di Pechino di mostrarsi ai lavoratori cinesi come “comunista”.

Adesso ormai è normalità leggere sulle riviste specializzate notizie di costruzioni di porti, aeroporti, dighe, centrali idroelettriche e atomiche, da parte delle multinazionali cinesi, o di vendita delle stesse di alta tecnologia e treni super veloci, ecc, nei paesi toccati dalla Belt & Road in Asia, Africa, ma anche in qualche caso in Europa (Grecia).

Mettendo ovviamente in allarme i capitalisti dei paesi concorrenti.

Che accusano le multinazionali cinesi di concorrenza sleale. Cioè di usare la “trappola dei prestiti” (Pechino presta soldi alle nazioni richiedenti, le quali poi con questi finanziamenti si pagano i prodotti ad alta tecnologia acquistandoli dai cinesi) per espandersi e accaparrarsi nuove nazioni. Ma gli occidentali tacciono però di proposito che è ciò loro stessi anche fanno nei paesi arretrati.   

Perciò il futuro sarà caratterizzato sempre più dall’irrompere del colosso cinese nel mercato mondiale aumentando le tensioni tra borghesie. 

In tutto questo andamento, quello che a noi marxisti interessa sottolineare è di non lasciarsi coinvolgere dall’inganno stalinista-cinese, che nel suo espandere si autodefinisce “pacifico”, “diverso”, “comunista”, “progressista” o balle di questo genere. Ma di guardare sempre alla sostanza, cioè alla realtà degli affari capitalisti.


 

_______________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

LE GIUSTE POSIZIONI CHE PORTANO AL SUCCESSO

 

LE NOSTRE POSIZIONI

_______________________________________________________________________________________________________

CIO’ CHE CI DISTINGUE

DAI TROTZKISTI

(e dagli stalinisti)

 

 

ECCO DOV’E’ ARRIVATA L’ORGANIZZAZIONE MARXISTA

LOTTA COMUNISTA CON LE GIUSTE POSIZIONI

 

 

In ex DDR e Unione Sovietica non esisteva - e adesso in Cina, Cuba, non esiste nessun socialismo, ma il Capitalismo condotto dallo Stato

 

Esattamente così. Per i marxisti NON E’ MAI ESISTITO NESSUN “SOCIALISMO” in ex DDR o nell’Unione Sovietica, adesso in Cina ecc. ma è esistito il capitalismo diretto dallo stato. E in questi stati, come nei capitalismi privati occidentali, esisteva la società mercantile con la compravendita, gli affari, il profitto, le banche, lo sfruttamento, ecc. in questi paesi il sistema capitalistico era ed è diretto anziché da privati, da manager statali, tecnocrati, uomini di partiti.

La posizione dei trotzkisti invece su questa questione è che nell’Unione Sovietica, nella DDR, ecc. sia effettivamente esistito il “socialismo” - come adesso in Cina ecc. - solo che questo  presunto “socialismo” era ed è diretto da una “burocrazia degenerata e corrotta” per cui non funziona. Non si capisce a quale “socialismo” i trotzkisti si riferiscano, visto che nei paesi citati la produzione statalizzata funzionava e funziona capitalisticamente, non era e non è gestita dai lavoratori e non viene suddivisa equamente tra la popolazione com’è nel socialismo reale, eliminando la compravendita, la concorrenza, banche, profitti, sfruttamento, ecc.

Per gli stalinisti  esisteva nei paesi del blocco sovietico ovviamente – come tutt’ora in Cina, Cuba, Nord Corea, il “vero socialismo”. Gli stalinisti fan passare, in linea con Stalin, Mao, ecc. per “socialismo” tutto quello che è pane per salame nel sistema capitalistico viene “statalizzato”. Anche se è ultra evidente che queste “statalizzazioni” appartengono appieno al sistema capitalistico e le aziende statalizzate funzionano capitalisticamente, loro affermano essere questo “socialismo”. Una evidente truffa, un grosso inganno, che perpetuano da sempre e che ha portato nella storia della classe lavoratrice ai noti disastri stalinisti e alla confusione più estrema.

 

I curdi, i palestinesi, i catalani, non lottano per il socialismo, ma per l’indipendenza capitalistica del proprio stato.

 

Proprio così. Anche se i combattenti Curdi, Palestinesi e molti degli indipendentisti Catalani o Baschi si definiscono “rivoluzionari” o “comunisti”, in realtà si battono per “l’indipendenza capitalistica” del proprio territorio. Noi marxisti lo abbiamo da sempre sostenuto, e la conferma pratica è arrivata con lo Stato che i palestinesi hanno ottenuto nella “Striscia di Gaza”, che è uno Stato appunto indipendente, come volevano i “rivoluzionari” palestinesi, ma chiaramente, senza ombra di dubbio capitalistico. Perciò Curdi, Palestinesi, Catalani, ecc. nelle loro lotte per l’indipendenza territoriale non hanno proprio niente a che fare per l’edificazione di una società non capitalistica, superiore. Anzi, al contrario, con le loro lotte borghesi di indipendenza territoriale ottengono di dividere ulteriormente la classe operaia. Seminando odio per es. tra proletari curdi contro quelli turchi, siriani, iracheni e iraniani, o tra i proletari palestinesi contro quelli israeliani, libanesi, egiziani, ecc. Cosa che i marxisti ripudiano, disprezzano, in quanto i marxisti tendono a UNIRE i proletari di tutto il mondo invitandoli a lottare e guidandoli nelle battaglie non per l’indipendenza capitalistica del proprio territorio, ma contro tutte le proprie borghesie locali per la rivoluzione mondiale.

Ma i trotzkisti supportano, incentivano, la lotta indipendentista dei Curdi, Catalani, Palestinesi, ecc. La sostengono argomentando che questa è una tattica trotzkista affinchè i proletari Curdi, Palestinesi, ecc. una volta arrivati all’indipendenza capitalistica territoriale, poi proseguiranno nella battaglia per il socialismo. UTOPIA PURA.   Perché le dirigenze politiche ed economiche borghesi che dirigono, incentivano, finanziano, armano, e sono alla testa delle lotte indipendentiste curde, palestinesi, catalane, ecc. anche se si definiscono “rivoluzionarie” o “comuniste” per meglio manipolare, coinvolgere, le masse dei proletari sfruttati nella lotta per l’indipendenza capitalistica territoriale, una volta giunti all’indipendenza - e l’esempio palestinese della “Striscia di Gaza” – o Chàvez e Lula in Sudamerica, o l’indipendenza Jugoslava con Tito nel 1945, parlano chiaro - frenano, combattono contro, uccidono, chi vuole andare oltre. Quindi questa “tattica” trotzkista di sostegno è completamente errata, senza speranza, utopica, assolutamente da non perseguire.

Anche gli stalinisti incoraggiano, si immischiano nelle lotte per le indipendenze territoriali. Si intromettono in queste battaglie con lo scopo preciso di creare stati sul tipo ex DDr, Corea del Nord, ecc. Cioè creare stati indipendenti a capitalismo di stato.

 

Democrazia e parlamento: organizzazione politica sociale borghese (sovrastruttura) adottata dai capitalisti per meglio controllare, manipolare, dirigere, le masse dei lavoratori sfruttati.

 

Lenin definisce lo stato democratico “il miglior involucro capitalista”. Ossia la migliore facciata, che i capitalisti possono presentare alle masse proletarie sfruttate per poterle dirigere, coinvolgere, sviarle dei loro problemi, ecc. E per noi marxisti questa è la vera “realtà” quotidiana. Con la “democrazia” i capitalisti riescono alla meglio far accettare alle masse lo sfruttamento, le ripugnanti guerre, le crisi, le disuguaglianze sociali, i disastri ecologici e tutte le porcherie capitaliste. Ma le facciate democratiche crollano sempre quando una forte crisi economica e sociale sopraggiunge, dove le masse disperate comincino a protestare con forza. E’ in queste situazioni che lo Stato “democratico” mostra la sua vera faccia capitalistica con dure repressioni, persecuzioni, esecuzioni.

Per i trotzkisti la democrazia è invece il capitalismo nella sua forma migliore. Una fase capitalistica dove attraverso le elezioni e le lotte si può passare poi al comunismo. Anche qui si entra nell’utopia pura. Infatti sotto gli occhi abbiamo gli esempi di tutte le organizzazioni trotzkiste nel mondo che entrate nei vari governi borghesi si sono sempre lasciate assorbire, integrare negli establishment dirigenziali, visto l’impossibilità di cambiarli.

Per gli stalinisti la “democrazia” è un mezzo per arrivare alle “statalizzazioni”. “Statalizzazioni” che, come sottolineato, gli stalinisti spacciano per forme di “socialismo”. Quindi appoggiano e sostengono le “democrazie” in tutti i modi.

 

 

 

COME SI SPIEGA IL LUNGO BOOM  ECONOMICO

DEL DOPOGUERRA?

 

 

 

Negli anni ’50, subito dopo la guerra, tra i marxisti si dibatteva su un argomento inusuale per le persone comuni, ma in realtà di molta importanza: quanto sarebbe durato il prossimo ciclo economico espansivo iniziato subito dopo la fine della 2° guerra mondiale? E quando sarebbe sopraggiunta la prossima crisi di sovrapproduzione economica (tipo ’29) portando con se una nuova enorme e profonda crisi, che di conseguenza (come dopo il ’29) sarebbe sbocciata di nuovo un’altra grande tragica guerra, con disastri, morti e così via?

 

Come mai questo strano dibattito tra i marxisti è così importante?  Spieghiamo.

Nell’analisi del funzionamento capitalistico fatta da Marx - poi sempre confermato dalla realtà - l’economia mondiale si muove a cicli: ossia i lunghi cicli economici espansivi si alternano a corti, ma intensivi momenti di enormi e profonde crisi di sovrapproduzione, in cui l’eccesso di merci prodotte non trovando sufficiente domanda di acquisto sul mercato mondiale, creano il caos economico, che si trasforma ben presto in guerre militari tra borghesie concorrenti, portando l’umanità nei noti disastri. Alla fine di ogni guerra, dopo che i capitalisti si sono distrutti a vicenda (es: dopo il 1848, dopo il 1918 o dopo il 1945) il ciclo economico riparte di nuovo, fino alla successiva terribile crisi di sovrapproduzione. E così via. Il sistema capitalistico funziona così.

Sulla base di questa analisi negli anni ’50 dopo la fine del disastro della 2° guerra mondiale e il riavvio del ciclo economico espansivo, i marxisti di allora si chiedevano quindi coerentemente, quanto tempo il nuovo ciclo questa volta sarebbe durato.

Alcuni grandi marxisti della “Sinistra Comunista Amedeo Bordiga, Onorato Damen, Paul Mattick, Anton Pannekoek, intravedevano il giungere della futura crisi di sovrapproduzione mondiale nei successivi anni ’70. Altri marxisti Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi (i futuri fondatori di Lotta Comunista) presagivano invece la futura crisi di sovrapproduzione più avanti, molto tempo dopo.  

 

 

Come mai valutazioni così differenti tra i grandi del marxismo? Su quali diversi presupposti erano basati i loro differenti calcoli?

Per i marxisti  Bordiga, Damen, Mattick e Pannekoek, la crisi di sovrapproduzione si sarebbe ripresentata nei seguenti anni ’70 perché quello era il lasco di tempo necessario affinchè le economie europee e giapponese distrutte dalla guerra si riprendessero, ricostruissero il loro mercato interno. Per poi ricominciare esse stesse ad esportare prodotti nel mercato mondiale, ricreando nel mercato internazionale, come prima della 2° guerra mondiale, una situazione di eccesso di merci rispetto alla domanda, causando così la crisi. Questo era il ragionamento di previsione dei grandi marxisti della Sinistra Comunista.

Altra visuale era invece quella dei marxisti Cervetto e Parodi. Certamente anche per loro i paesi europei e quello giapponese, distrutti dalla 2° guerra mondiale, nei 

seguenti anni ’70 avrebbero completato la loro “ricostruzione economica interna” e avrebbero ricominciato essi stessi a esportare merci. Ma secondo Cervetto e Parodi la crisi di sovrapproduzione non sarebbe giunta in quegli anni ’70, perché i due marxisti già allora, cioè negli anni ’50 quando appunto avveniva questa  discussione, intravedevano l’emergere di nuove e immense nazioni nel mondo, soprattutto asiatiche, dove le merci europee e giapponesi, assieme a quelle americane, esportate in quegli enormi paesi emergenti, avrebbero continuato a trovare la loro vendita e perciò il profitto. Spostando la crisi di sovrapproduzione quindi molto più in avanti, cioè fino a quando il mercato internazionale non si sarebbe di nuovo saturato per l’eccesso di merci.  

 

OGGI L’EMERGERE DELLE POTENZE ASIATICHE, come previsto da Cervetto e Parodi, E’ ATTUALITA’, E SPIEGA  IL PERCHE’ DELL’ODIERNO LUNGO BOOM ECONOMICO DAL DOPOGUERRA - CHE DURA TUTT’ORA.

 

I grandi  Bordiga, Damen, Mattick, Pannekoek, non avevano considerato questa opportunità dell’emergere capitalistico del mercato mondiale, per cui la loro previsione di futura crisi si era fermata al tempo di ricostruzione economica delle potenze sconfitte nella 2° guerra mondiale. Dopo di che il nuovo devastante crollo di sovrapproduzione sarebbe sopraggiunto, esattamente come il tempo trascorso tra la 1a e la 2a guerra mondiale.

Corretta si è dimostrata invece l’intuizione-valutazione di Cervetto e Parodi degli anni ’50, dove l’emergere delle future grandi economie asiatiche della Cina, dell’India, avrebbero posto le basi per l’attuale lungo ciclo economico espansivo, portando di conseguenza sul mercato internazionale anche miliardi di nuovi proletari.    

Quello discusso 70anni fa, oggi, come tutti possono vedere, E’ ATTUALITA’ e dimostra come l’analisi marxista, nelle sue diverse valutazioni, può interpretare correttamente il funzionamento capitalistico.

Bisogna però essere consapevoli che siamo nel capitalismo e che questo è un suo ciclo. E deve essere chiaro che, un ciclo ha un inizio, uno svolgimento, e una fine (esattamente come valutavano i marxisti dell’800 e quelli del ‘900). E tutti sappiamo che la fine del ciclo significherà ‘sovrapproduzione’, cioè eccesso di merci, quindi crisi, caos e poi … guerre capitaliste.

Quando le grandi economie mondiali USA, Europa, Cina, India, Brasile, e tutte le altre, riverseranno sul mercato più merci di quanto la domanda ne possa assorbire allora il ciclo si completerà e il disastro capitalista si ripeterà. 

Ma questo sarà anche il momento in cui le rivoluzioni si porranno di nuovo all’ordine del giorno.     


 

________________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

 

 

“La rivoluzione è possibile? 

 

Rivoluzione possibile per arrivare alla società superiore.

La società  capitalistica presenta un’enormità di contraddizioni visibili a tutti e nel suo sviluppo procede a cicli in cui si alternano lunghi momenti in cui la rivoluzione non è possibile a corti, ma intensivi momenti, in cui la rivoluzione è possibile.

Nei lunghi cicli di espansione con relativo benessere, in cui le contraddizioni non sono così acute e sono relativamente limitate, la borghesia che domina la società può senza grossi problemi controllare il proletariato.

Ma ben diversa si presenta la situazione quando arrivano i corti ma particolarmente intensivi momenti in cui gli affari producono crisi acutissime con guerre. In queste situazioni il proletariato viene portato a condizioni estreme con immani distruzioni , fame, innumerevoli morti.

E’ in queste situazioni, come ben visto da Marx e confermato più volte dalla storia, che si creano le condizioni materiali perché il proletariato in massa possa reagire contro la propria borghesia, combattere e arrivare  alla rivoluzione.

Ma perché la rivolta contro i ricchi, perché la rivoluzione abbia successo, ci deve essere nel paese dove il proletariato insorge, la presenza,  già da tempo, di una organizzazione rivoluzionaria sufficientemente estesa che con i suoi quadri rivoluzionari, vale a dire con i suoi esperti in politica rivoluzionaria, possa condurre la  rivolta alla presa del potere, come la rivoluzione russa dell’ottobre con successo ha dimostrato.

Senza il partito rivoluzionario, cioè senza la presenza ramificata di questi esperti, anche se le condizioni materiali per la rivoluzione sono presenti, la rivoluzione stessa non è possibile, come spesso già visto.

 

 

 

 

MA IN REALTA’, CHE COS’E’ IL COMUNISMO?

 

 

 

Definizione di comunismo: Il comunismo non è la statalizzazione dei beni di produzione come gli stalinisti, i maoisti e alcune correnti trotzkiste affermano. E’ certamente la statalizzazione dei beni di produzione, ma in un mercato dove i prodotti non vengono più venduti, ma suddivisi tra la popolazione per il benessere comune.

 

Quando si afferma che il comunismo è da ogn’uno secondo le sue capacità, ad ogn’uno secondo i suoi bisogni” ovviamente si intende, ed è universalmente riconosciuto, che questo avviene in un mercato dove le merci non vengono più vendute, commercializzate per trarne un guadagno, dove esistono ancora i lavoratori dipendenti  sfruttati dallo stato nazionalista, il quale per trarre un guadagno vende i prodotti in un mondo pieno di concorrenza, con crisi e guerre, sfruttamento, fame e povertà, ma in mercato dove i prodotti sono suddivisi tra la popolazione per il bene comune.

 

ED E’ POSSIBILE ARRIVARE A QUESTO!

 

 


 

 

 

 

 

ALLEGATO

 

LA STAMPA UFFICIALE RIPORTA CHE IN EX DDR E UNIONE SOVIETICA ESISTEVA IL “SOCIALISMO” DI MARX.

PER I MARXISTI NON E’ COSI’, E’ UNA FANDONIA.  PER APPROFONDIRE LA TEMATICA PORTIAMO ALLA RIFLESSIONE DEL LETTORE QUESTO ARTICOLO DEL NOSTRO PRIMO NUMERO DI GIORNALE DEL GENNAIO 2015.

 

 

Punti fermi della scienza marxista

EX DDR: NON SOCIALISMO,

MA CAPITALISMO DI STATO.

 

LA BORGHESIA NON HA INTERESSE A CHIARIRE LA DIFFERENZA

 

Confondere il Capitalismo di Stato con il Socialismo per chi non è esperto in materia  può essere una cosa “abbastanza” normale. Soprattutto se la borghesia con i suoi mezzi “democratici” di comunicazione, di persuasione (giornali, televisioni, politici, economisti, sociologi, professoroni, preti, ecc.) spinge, non per chiarire i contenuti, ma per alimentare la confusione.

Non ha interesse! Non ha interesse a definire scientificamente questo importantissimo aspetto della vita politica sociale (come del resto  tanti altri aspetti del funzionamento capitalistico) che riguarda oggi milioni di lavoratori in Cina e  Cuba,  come ieri  milioni nell’ex Urss e suoi paesi satelliti.

Socialismo o Capitalismo di Stato, due cose apparentemente uguali, in realtà due mondi completamente diversi.

La confusione su questi due punti fondamentali  non è databile però ai giorni nostri. Già ai tempi di Marx, a metà ottocento, persone che si definivano “comunisti” o “rivoluzionari”, cadevano nel fraintendimento (più o meno volutamente).

Engels, fondatore con Marx del Comunismo Scientifico, nell’”Antidühring” del 1878 ce lo riporta: 

“Di recente però, da quando Bismarck si è dato a statizzare, ha fatto la sua comparsa un certo socialismo falso, e qua e la è persino degenerato in una forma di compiaciuto servilismo, che dichiara senz’altro socialista ogni forma di statizzazione”. Non quindi una novità dei tempi nostri.

Da allora il fraintendimento, la confusione, il camuffamento, l’imbroglio, la truffa  non ha avuto soste. Personaggi di tutti i tipi si sono presentati sulla scena spacciando per comunismo “ogni forma di statizzazione”.

Nell’ex DDR la situazione non era affatto diversa. Il falso, e cioè che nel paese esisteva il “socialismo” o il “comunismo”, veniva dichiarato ad alta voce e senza limiti. Una truffa!

E’ chiaro che i mistificatori falsi comunisti o borghesi che siano, non possono divulgare l’analisi scientifica di Lenin, Trotskij,  Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht, Amedeo Bordiga , A. Cervetto, in cui viene chiarito che  nel vero  Socialismo, dove gli operai e i lavoratori sono al governo con i loro rappresentanti eletti direttamente dalle fabbriche, dai luoghi di lavoro e dai quartieri, il Capitalismo di Stato da loro diretto è solo una fase transitoria, un periodo in cui costituire l’Internazionale in modo che altri proletariati di altri paesi  prendano il potere per poi arrivare ad una società superiore dove la produzione non venga più venduta ( la vendita per trarne il guadagno  è la causa della concorrenza, delle enormi crisi, crisi che poi si trasformano in guerre), ma distribuita.

Il padronato con tutti i suoi servitori e lacchè ha interesse a non chiarire che il Capitalismo di Stato diretto da Stalin, Mao, Castro, Che Guevara, era ed è un Capitalismo di Stato a fine solo nazionalista, in cui lo scopo dei partiti  “pseudo comunisti” statalisti da loro diretti era di impadronirsi con la forza del potere per  sostituirsi  ai capitalisti privati e diventare loro stessi capitalisti, affaristi, senza altri fini comunisti. (per capire: un altro esempio di Capitalismo di Stato, senza che si autodefinisca “comunista” lo possiamo trovare nello Stato del Vaticano, dove non  esiste capitale privato).

In altre parole, questi signori nazionalisti, Stalin, Mao, Castro, Che Guevara, giocando sull’equivoco Socialismo-Capitalismo di Stato si sono sostituti negli affari ai capitalisti privati già esistenti, affermando poi  di aver  edificato il “comunismo” o  il “socialismo”. Esattamente come ai tempi di Marx ed Engels  i falsi “comunisti” o falsi “rivoluzionari”  dichiaravano “senz’altro socialista ogni forma di statizzazione”.

Riportando il tutto ai politici ex DDr , troviamo anche qui l’evidenza che il fine di questi finti “comunisti” non è mai stato quello di prodigarsi per gli interessi dei lavoratori, e lo sa bene  chi l’ha vissuto di persona, ma solo quello di fare affari capitalistici nel Capitalismo di Stato, sfruttando il nome Socialismo e soprattutto sfruttando i lavoratori. 

 

“Der kommunistische Kampf” – gennaio 2015


 

___________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

 

ALLEGATO

NEI DIBATTITI EMERGE SEMPRE CON FORZA LA DOMANDA SE STALIN SIA STATO

LA “CONTINUAZIONE” DI LENIN, E CHE RUOLO ABBIA SVOLTO NELLA POLITICA RUSSA. PER APPROFONDIRE LA QUESTIONE PORTIAMO

ALLA RIFLESSIONE DEL LETTORE QUESTO ARTICOLO DEL GIUGNO 2016.

 

 

 

 

PERCHE’ SIAMO LENINISTI E NON STALINISTI.

 

 

NELLE LEZIONI DELLE UNIVERSITA’ NON VIENE SPIEGATA LA FONDAMENTALE DIFFERENZA

POLITICA TRA IL RIVOLUZIONARIO LENIN E IL CONTRORIVOLUZIONARIO STALIN.

 

Un attivista marxista è, per definizione, un rivoluzionario, perché essere un marxista significa conoscere bene il funzionamento  della società capitalistica e impegnarsi per arrivare ad una società superiore.

Lenin aveva intrapreso correttamente questa strada: aveva costituito, nel periodo tranquillo di sviluppo capitalistico  precedente alle crisi, un partito rivoluzionario; nel momento rivoluzionario, creato dalla immane crisi della 1° guerra mondiale provocata dagli affari, aveva fatto la rivoluzione; nella rivoluzione aveva portato il proletariato al potere; subito dopo la rivoluzione aveva costituito la 3° Internazionale in modo che la rivoluzione proletaria si potesse estendere su tutto il pianeta.

Più di così non poteva fare.

Dopo di che, aveva aspettato correttamente che i proletari delle altre nazioni con i loro partiti rivoluzionari aggregati nella 3° Internazionale, facessero a loro volta le rivoluzioni. 

Certo,  per il proletariato rivoluzionario russo e il suo partito, tenere il potere in Russia, non era un’impresa facile. Fortissime erano le pressioni che i ricchi esercitavano nel mondo con i loro governi ed eserciti perché la rivoluzione crollasse.

La Russia rivoluzionaria difatti si trovò fortemente isolata economicamente per la chiusura dell’interscambio commerciale che i padronati di tutto il mondo nei suoi confronti avevano intrapreso, con conseguenti  inimmaginabili problemi. Ma non solo. Le democratiche borghesie occidentali  si erano anche impegnate per  organizzare e sostenere contro il governo operaio russo una sanguinosissima guerra civile che costerà 500.000 morti ed immani distruzioni.

Di fronte a questi enormi problemi Lenin e i bolscevichi di certo non si sono spaventati ne scoraggiati e proseguendo nella tenuta al potere il governo operaio hanno continuato ad organizzare e sostenere ultra attivamente quello che era lo scopo principale, fondamentale della rivoluzione russa: l’ Internazionale comunista, per arrivare successivamente alla rivoluzione mondiale. Questo l’operato di Lenin.

Stalin e lo stalinismo. 

Stalin succede a Lenin. Comincia ad affermare che le difficoltà nella Russia rivoluzionaria sono enormi e che la ricostruzione dell’economia russa deve  

avere la precedenza su tutto. Questo per lui aveva il significato che il governo operaio e il partito rivoluzionario si dovevano concentrare più sui problemi interni che quelli esterni riguardanti la 3° Internazionale (proprio il contrario di quanto affermava invece Lenin). Stalin comincia poi a sostenere che è possibile addirittura costituire “il Socialismo in un paese solo” (cosa assolutamente irrealistica) e che quindi questo in Russia doveva  diventare la priorità assoluta. Come conseguenza ciò  portava l’abbandono dell’obbiettivo primario, fondamentale, lo scopo per cui la rivoluzione proletaria russa era stata fatta: ARRIVARE ALLA RIVOLUZIONE MONDIALE! 

Stalin comincia ad affermare anche, che in Russia non solo esiste il “socialismo”, ma è la “patria del socialismo” e che quindi lo scopo prioritario di tutti i partiti comunisti nel mondo non deve essere più quello di fare la rivoluzione proletaria nel proprio paese, ma di difendere la Russia “socialista”.

E qui, se ancora ci fosse qualche dubbio, diventa più che chiaro che Stalin stravolge completamente il concetto comunista marxista e cioè che LA RIVOLUZIONE RUSSA (che ancora economicamente non è socialista-comunista) DEVE ESSERE IL PRIMO PASSO VERSO LA RIVOLUZIONE MONDIALE! LA RIVOLUZIONE RUSSA COME LA PRIMA DI TUTTA UNA SERIE DI RIVOLUZIONI PER POI GIUNGERE AL COMUNISMO! 

Su questa sua logica controrivoluzionaria, poco dopo Stalin scioglierà la 3° Internazionale che per i suoi scopi capitalistici imperialistici non servirà più.

Molti partiti si lasceranno trascinare in questo orribile concetto nazionalista stalinista del “Socialismo in un paese solo”: Mao, Castro, Ho Ci Minh.

Come ben si vede, senza ombra di dubbio, una differenza di politica tra IL RIVOLUZIONARIO LENIN E IL CONTRORIVOLUZIONARIO STALIN sostanziale! Impossibile da non vedere per chi è un po’ esperto di politica! 

QUESTA SOSTANZIALE DIFFERENZA POLITICA NELLE LEZIONI DELLE UNIVERSITA’ NON VIENE ASSOLUTAMENTE SPIEGATA, MA NEMMENO ACCENNATA!

Ci sono invece migliaia e migliaia di operai e studenti in tutto il mondo che si interessano di politica, che vogliono capire e non sbagliare, e trovano questa differenza fin troppo evidente, ritengono necessario  scriverla e divulgarla. 

 

“Der kommunistische Kampf” –  giugno 2016

 

 

 



Email

Visits

Social

Blog

Home