MARXISMO PRATICO – ATTUALITA’

I GOVERNI: ESPRESSIONE DELLE BORGHESIE!

COME MAI I POLITICI DICONO UNA COSA E POI NE FANNO UN’ALTRA?

 

Tutti pensano che il parlamento sia l’espressione della volontà  popolare perché i partiti, i parlamentari vengono votati dalla popolazione.

Questo è quello che appare. In realtà però, all’approfondimento,  non risulta essere così.

Certo, i parlamentari vengono votati, ma bisogna capire bene come funziona  il meccanismo, quali sono i trucchi di questo meccanismo. E’ molto importante!

Innanzitutto: i partiti presentano i loro candidati. Ma cosa ne sa, cosa conosce veramente l’elettore di questi candidati? Questi fanno un sacco di promesse, dicono tante cose, l’elettore deve fidarsi, ma cosa conosce realmente l’elettore di queste persone, delle loro vere intenzioni?  Niente, assolutamente niente!

Primo: questi partiti, questi candidati, dicono veramente tutto in campagna elettorale o tengono nascosto qualcosa?

Secondo: succede sempre, che dopo ogni tornata elettorale, poco tempo dopo che il nuovo governo si è insediato ed ha cominciato a operare, che gli elettori percepiscano che  qualcosa  non va, che il nuovo governo sta operando diversamente da come aveva promesso in campagna elettorale.

A questo punto però, se gli elettori delusi volessero cambiare il governo, il parlamento, questo non è più possibile, perché la legge fissa che il parlamento si rinnova ogni 4 anni.

Quindi gli elettori delusi devono tenersi questo governo anche se in campagna elettorale ha detto  cose e dopo ne fa altre.

Conclusione:  chi vota non ha nessuna garanzia che quello che viene promesso venga poi mantenuto!

Quindi,  gli elettori non hanno nessun controllo su chi hanno votato! La conseguenza  è chiara,  gli elettori non hanno nessun controllo neanche sul Parlamento!

E’ questo  il nocciolo, il fulcro del meccanismo, il trucco!

I Parlamenti, i governi, grazie al fatto che possono stare in carica 4 anni indipendentemente da tutto, una volta votati possono fare tutto quello che vogliono , anche il contrario di quello che hanno promesso ai loro elettori!

Il Parlamenti sono  quindi studiati in modo da risultare COMPLETAMENTE AUTONOMI dalla popolazione! Vengono si votati dalla popolazione, ma poi ne sono completamente svincolati.

Ma che senso ha tutto questo?

Il marxismo vede come classe dominante nella società capitalistica la borghesia. In che modo la borghesia domina il proletariato, cioè la classe sfruttata dei lavoratori dipendenti?

Uno degli strumenti è proprio il Parlamento .

PARLAMENTO CHE E’ FATTO IN MODO CHE I LAVORATORI NON   POSSANO CONTROLLARE !

Certo, questo ha un costo per il padronato:  il costo è la progressiva sfiducia dei lavoratori verso le istituzioni.

Infatti il numero dei votanti verso i parlamenti nel tempo non è stato di continuo aumento, ma di costante calo. Se per es. prendiamo l’ultima elezione in Gran Bretagna del 7 maggio di quest’anno, troviamo che ha votato il 66% della popolazione (nel 1950 era l’80%). In Germania i votanti alle ultime elezioni del 2013 sono stati il 71,5% ( nel 1953 erano l’86%). Ma dove si vede bene che i lavoratori si sentono presi in giro dai parlamentari sono state le votazioni comunali avvenute nel 2014  in Italia (dove ci sono grossi problemi economici e sociali), nella regione, per così dire “rossa” dell’  Emilia Romagna, dove la delusione (o il disincanto) dei lavoratori ha fatto precipitare il voto al 37,7% (alle comunali precedenti era stato del 68,1% e alle elezioni nazionali del 1948 i votanti erano il 92,23%)!

Agli occhi dei lavoratori quindi diventa sempre più chiaro che il parlamento non lavora per  loro, che non è un loro strumento! 

Engels, maestro e cofondatore del comunismo scientifico, ci da delle spiegazioni di come è strutturata questa società,  con una citazione contenuta  nell’Antidühring  del  1878, che non è una citazione  astratta di altri tempi, ma  un realissimo concetto pratico odierno:  “Lo stato moderno, qualunque ne sia la forma, è essenzialmente una macchina capitalistica, uno Stato dei capitalisti, il capitalista collettivo ideale”. E per “stato moderno” si intende ovviamente   il parlamento e i partiti che vi lavorano.

Oppure possiamo prendere le affermazioni di Marx  contenute ne “L'ideologia tedesca”: lo Stato «non è altro che la forma di organizzazione che i borghesi si danno per necessità, tanto verso l'esterno che verso l'interno, al fine di garantire reciprocamente la loro proprietà e i loro interessi» .

Ed ecco che comincia a diventar chiaro, a concretizzarsi il perché “i parlamentari, i partiti, dicono una cosa e poi ne fanno un’altra!”

 

E diventa chiaro il perché i marxisti definiscono i parlamenti di tutto il mondo espressione delle borghesie dominanti, strumento fatto apposta per coinvolgere e controllare politicamente e psicologicamente i lavoratori.

RIFUGIATI POLITICI,

IMMIGRATI E MARXISMO

 

 

La cronaca riporta purtroppo in continuazione notizie di rifugiati politici e emigranti, che attraversando il Mediterraneo meridionale per raggiungere l’Europa, annegano. Tragedie a cui i giornali e le tv danno grande risalto.

Viene spiegato che i rifugiati politici scappano dai paesi del nord Africa (Libia, Somalia, Etiopia, Mali, Nigeria,  ecc) e del Medio Oriente (Siria, Iraq e Jemen) perché in questi paesi infuriano  guerre civili. Quello che però questi giornali o tv non dicono (giornali e tv che sono di proprietà di grandi industriali e grandi banche) è che queste guerre, direttamente o indirettamente, sono causate dagli affari, dalla concorrenza, dalla ricerca del guadagno. All’approfondimento risulta che spesso sono le stesse grandi potenze occidentali che soffiano, spingono, sulle rivalità etniche e religiose delle popolazioni nelle varie nazioni dell’Africa o del Medio Oriente, perché parti di popolazioni “amiche” abbiano il soppravvento sull’altra parte di popolazione che invece è amica di potenze occidentali “concorrenti”. Questo viene detto più o meno apertamente per quanto riguarda la guerra in Siria per esempio, dove la guerriglia, che è sostenuta dalle potenze (cioè borghesie) americana e alcune europee, si scontra con l’esercito governativo che è invece filo russo. Altro esempio di scontro fomentato dalle nazioni-borghesie occidentali concorrenti tra di loro lo possiamo trovare in Ucraina come è noto. E così via.

Tutti questi scontri e guerre, sono la causa di centinaia di miglia di morti e di popolazioni terrorizzate che fuggono  dappertutto.

Molti di questi fuggitivi vengono in Europa.

Per i marxisti, per i comunisti come noi, i rifugiati politici sono lavoratori come noi (e realisticamente lo sono davvero), che appartengono alla classe lavoratrice come noi, classe lavoratrice che è mondiale, che non ha patria ne barriere nazionali. Si spostano si per scappare dalle guerre, ma anche per cercare condizioni di vita e di lavoro migliori. Per noi marxisti quindi, gli immigrati, i rifugiati politici, sono fratelli e per noi naturalmente sono sempre ben accetti.

Sono i padronati, le borghesie, come ripetutamente scriviamo, che per procacciare sempre nuovi affari, per ottenere l’inutile guadagno hanno bisogno delle nazioni, delle barriere doganali, degli eserciti, delle guerre, ecc.

E bisogna prestare attenzione alle politiche che i vari governi (che all’approfondimento risultano essere i portavoce dei vari padronati) conducono rispetto agli immigrati, ai rifugiati. Perché ci sono governi (di destra, di sinistra o di centro, indifferente) molto “aperti” verso gli immigrati, altri invece il contrario. E c’è sempre un motivo per questo. Non è che questi governi siano buoni o cattivi,  il motivo è sempre di convenienza.

Facciamo un esempio: se l’economia di un paese industrializzato è in espansione e l’industria ha bisogno di manodopera a basso prezzo, i vari governi condurranno una politica per agevolare al massimo l’entrata di immigrati, così gli industriali avranno più manodopera a disposizione e potranno guadagnare di più. Ma se l’economia è in forte crisi il governo emanerà leggi perché gli immigrati se ne vadano, come è successo in Spagna nella anni della crisi 2008 – 2013.

Qui in Germania, dove l’economia è in forte espansione, il governo è tutto indirizzato ad incentivare, a favorire  l’ accoglienza degli immigrati. Per capire, come funziona, riportiamo cosa scrive il quotidiano “Der Spigel”, dove nel giugno 2014  cita il contenuto di un documento che esperti governativi hanno consegnato al ministro dell'interno Thomas de Maizière perché venga accolto: "… occorre mantenere il flusso annuale di migranti, specie qualificati ad un livello di almeno 400.000 all'anno. Al momento ne arrivano soprattutto dall'Europa meridionale in crisi (giovani laureati, disoccupati, simili) o dal centro est, dai buoni sistemi di istruzione e dall'economie (Polonia, Repubblica Cèca, Slovacchia) altamente integrate con quella tedesca. Ma le risorse umane e demografiche del resto dell’ Unione europea non sono infinite e tra vent'anni al massimo, se non prima, non basteranno più. Occorre dunque una politica attiva e ben mirata di incentivo all'immigrazione qualificata dall'Africa, dall'America Latina, dall'India e da altri paesi asiatici".   Il concetto ci sembra molto chiaro!

Per i marxisti come noi, essere dalla parte dei rifugiati e degli emigranti, che sono ex contadini e qui da noi saranno lavoratori dipendenti come noi, non è una questione di convenienza legata all’economia come lo è per la borghesia, ne uno slogan politico o una questione morale religiosa. I lavoratori immigrati appartengono  alla nostra classe operaia e proletaria, classe che è internazionale, che non ha barriere doganali ne nazionali e che ha tutto l’interesse al superamento di questa società capitalistica! Società che crea enormi crisi, contraddizioni e guerre.

 

Come classe unita sfruttata abbiamo tutti un interesse che ci accomuna: arrivare ad una società superiore!


 

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TTIP: TRATTATO INTERCONTINENTALE USA-UE

 

MERKEL: “SI AL TTIP”

 

USA (cioè borghesia americana) e UE (borghesie europee) SONO A FAVORE DI UNA ZONA DI LIBERO SCAMBIO COMMERCIALE TRA AMERICA E EUROPA

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NEL MONDO COMINCIANO A DELINEARSI GLI SCHIERAMENTI TRA PADRONATI CHE SEGNERANNO IL FUTURO

 

In gennaio in occasione del vertice di Davos in Svizzera, i giornali riportavano con grande rilievo la posizione del governo tedesco a favore del TTIP, la zona di libero scambio commerciale tra America del nord e Europa.

In questa occasione la cancelliera Merkel ribadiva la necessità, contro tutte le critiche, di perseguire con decisione questo nuovo futuro accordo. Così il Tageschau del 22 gennaio  riporta: “ La cancelliera Merkel si è espressa di nuovo a favore dell’accordo per la zona di libero scambio commerciale tra EU e Usa (TTIP). “Noi in questo mondo non ci possiamo isolare” ha detto la Merkel. “L’EU  si deve aprire agli Stati Uniti sull’accordo per il libero scambio commerciale, e  anche con il Canada e il Giappone”. L’Europa deve sfruttare “la Chance straordinaria”, e “ accelerare e aumentare la sua possibilità di crescita nel commercio transatlantico con  meno  ostacoli possibile”. Per raggiungere questo  vuole creare un “grande consenso” ha detto durante il Forum dell’Economia mondiale di Davos. A tal proposito l’accordo offre la possibilità “ di fare qualcosa nel mondo della determinazione degli standard”  dice la Merkel con lo sguardo rivolto ai concetti  “alti e qualificanti” riguardanti l’ecologia e la protezione del consumo in Europa e Usa. “Questo lo possiamo fare se agiamo assieme. Perciò nel prossimo anno mi impegnerò molto attivamente per raggiungere questo obbiettivo.”

Ma che cos’è questo nuovo trattato denominato TTIP?

E’ un accordo per formare una enorme zona intercontinentale di libero scambio commerciale (cioè senza barriere doganali) tra il Nord America (Usa, Canada, Messico) e la Ue (gli stati europei) e a cui recentemente si è aggiunto anche il Giappone. Una cosa mai vista nella storia dell’umanità!

Decisamente stiamo assistendo nel mondo all’apertura di una nuova fase, un nuovo scenario, nello scontro tra  borghesie! Tutto il mondo è investito da questi   super schieramenti:  Cina,  Brasile, India, Russia e Sud Africa, a cui si è aggiunta la Turchia,  hanno formato di recente il cartello intercontinentale denominato BRICST, cartello che tocca nazioni addirittura di 4 continenti: Asia (Cina, India, Russia),  Africa (Sud Africa, Turchia), Europa (Russia) e sud America (Brasile). In Asia esiste già dal 1967 l’ASEAN, un accordo tra le nazioni del sudest asiatico. Da poco esiste  il TTP, l’accordo intercontinentale Usa-Giappone. Inoltre in Asia adesso si sta assistendo alla inedita intraprendenza della borghesia cinese (il governo cinese) per formare una zona di libero scambio commerciale  comprendente addirittura 19 stati.

Si, dopo la caduta del Muro avvenuta 25 anni fa, che ha visto il crollo dell’imperialismo Urss a capitalismo statale e l’emergere di nuove inedite potenti borghesie come quella cinese, indiana, brasiliana, indonesiana ecc, adesso assistiamo sicuramente ad un innalzamento dello scontro!

Ma perché questo?

LA CONCORRENZA AFFARISTICA! La concorrenza capitalistica ne è la causa! Come dice Marx, la ricerca continua del massimo guadagno non lascia respiro ai capitalisti, agli affaristi. Costi quello che costi!  E lo scontro  prosegue, si innalza.

In Germania si è aperto un acceso dibattito sui vantaggi o svantaggi economici che questo futuro trattato intercontinentale Usa-UE (TTIP) può portare all’economia tedesca ed europea. Noi non entriamo nel merito di questa polemica perché, come detto, pensiamo che il vero motivo per cui i vari governi, cioè i rappresentanti dei vari padronati, vogliano questo, sia altro.

Wagner Wieland su “Der Spiegel” del 5 gennaio nell’articolo dal titolo significativo “La regione dell’Asia- Pacifico si dirige verso una gigantesca zona di libero scambio commerciale sotto la direzione cinese. Per questo sale la pressione per gli europei di portare a casa velocemente il controverso accordo TTIP con gli Usa” si incarica di spiegarci qual’è il pensiero degli imprenditori tedeschi sulla questione,  riportando le dichiarazioni dell’industriale Lienahrd , che è  lo Chef des Heidenheimer Anlagenbauers Voith e che dirige  il Comitato-Asien-Pazifik per l’economia tedesca: “I governi di Washington e Tokio vogliono con il TPP [accordo Usa–Giappone n.d.r]  creare velocemente una situazione, un organismo, prima che la Cina diventi così potente da poter imprimere il suo dominio alla futura architettura commerciale dell’Asia-Pacifico”  e prosegue: “Noi europei dobbiamo stare attenti di non rotolare all’indietro quando il mondo verrà suddiviso tra l’Asia e l’America”.  Chiarissimo è il messaggio che viene inviato al governo tedesco: dobbiamo sbrigarci, non importano i discutibili vantaggi o svantaggi commerciali che il futuro accordo TTIP può portarci, l’importante è chiuderlo in fretta, in modo da tener testa agli schieramenti delle borghesie concorrenti  se vogliamo continuare ad avere un ruolo importante nel mondo (e così lautamente guadagnare).

Anche Alex Zanotelli , prete comboniano, su Nigrizia del 24 febbraio 2014 non si lascia distogliere  dai piccoli vantaggi o svantaggi commerciali del TTIP e coglie l’essenza: “Il T-Tip guarda lontano, alla leadership mondiale! «Il Trattato potrebbe veicolare la strategia delle élite private Ue e Usa – ha scritto Kim Bizzarri, ricercatore Università di Strathclyde (Scozia), nell’opuscolo ”TTIP, un Trattato dell’Altro Mondo” – per condizionare le economie emergenti come i Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e i paesi dell’Asean (Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Myanmar, Cambogia) e per mantenere la leadership internazionale su un ordine mondiale in cambiamento che minaccia l’egemonia Usa e Ue, ma anche per forzare il Sud del mondo verso un tipo di sviluppo dettato dagli interessi Ue e Usa».

Un mondo che non ha pace! Possiamo affermare.

Un mondo imperfetto, molto imperfetto!

In un mondo così quando le cose cominceranno ad andar male, gli affari lasceranno il posto ai cannoni, come il triste passato  ricorda.

E gli schieramenti cominciano già a delinearsi adesso.

Il tutto non per il benessere dell’umanità, ma per l’inutile mero guadagno.

GRECIA:

LE TANTE FALSE PROMESSE

DEL GOVERNO SYRIZA

  

 

 

Grandi speranze aveva suscitato tra i lavoratori greci la vincita alle elezioni del partito Syriza.

In campagna elettorale  aveva promesso o fatto intendere, che se avesse vinto ci sarebbe stata un’inversione di marcia rispetto alle politiche di forti sacrifici verso i lavoratori e i pensionati che i governi precedenti assieme alle Istituzioni Europee avevano imposto.

Secondo l’approfondimento marxista i governi, tutti, sono l’espressione, i portavoce, i comitati di interesse delle borghesie. Governi che le  borghesie  lasciano che siano i lavoratori a votare. Ma i lavoratori dopo le elezioni non hanno più la possibilità di controllare il loro operato. Così  che alle borghesie resta poi il campo libero per  dirigerli e gestirli secondo i loro interessi, continuando però a sostenere che sono stati votati dai lavoratori. Questo spiega  perché il votante dopo le elezioni non capisca mai bene cosa ha votato e spiega anche tutte le giravolte che i partiti e i vari governi fanno.   Il partito Syriza non fa eccezione! 

Raccogliendo le forti proteste dei lavoratori Syriza è riuscito ad andare al governo. L’entusiasmo tra i lavoratori greci è stato forte, ma è durato poco. Dopo pochi giorni di contrattazione con le Istituzioni Europee è diventato subito chiaro che Syriza avrebbe accettato tutte o quasi le indicazioni europee di sacrifici per i lavoratori.

Certo, per cercare di calmare la protesta Syryza cerca di inasprire il meno possibile  le misure contro gli operai e adotta misure di facciata, come l’assumere  dipendenti pubblici licenziati dal governo precedente, per far vedere che adempie ai suoi impegni elettorali.

O come di chiedere i danni di guerra alla Germania. Naturalmente rifiutata.

Ma i fortissimi sacrifici contro i lavoratori e i pensionati sono rimasti tali e quali! Dal 2009, cioè dall’inizio della crisi, ad adesso gli stipendi dei lavoratori e le pensioni hanno perso mediamente un valore del 30% (“Die Zeit” 18/05/205) e le ultime notizie dicono che verranno addirittura ancora un po’ più penalizzati.

Al di la delle apparenze, a nostro avviso, il compito che si è dato Syriza (che viene ben nascosto) è quello di gestire, incanalare, se  possibile calmare la protesta operaia, in modo che non esploda. Come? Cercando di dare speranze, illusioni.

E allora ecco che tutto il suo lavoro è diretto in questa direzione: per evitare che i lavoratori si rivolgano ad altri partiti più radicali, Syriza propone alla Troika (Ue, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale)  meno interventi diretti contro i lavoratori e più tassazione generale (che poi con la tassazione generale vengono comunque colpiti sempre i lavoratori i quali sono la stragrande maggioranza della popolazione. Ma la cosa appare un po’ diversa). 

Syriza, come tutti i governi del mondo, non propone di colpire i ricchi, le banche, gli impresari, strapieni di soldi! Solo i lavoratori. Chissà perché?

In tutta questa sceneggiata della contrattazione, del tira e molla, tra il nuovo governo e la Troika, Syriza ha minacciato, ma solo minacciato, il ricorso al referendum popolare se le Istituzioni Europee non avessero concesso qualcosa, qualche briciola, per far vedere ai lavoratori di essere diverso dai governi precedenti. La minaccia consiste nel fatto che, in caso di vittoria referendaria dei no sarebbe un  risultato interpretato come un voto anti europeo che porterebbe ulteriori e maggiori complicazioni alle Istituzioni Europee. Quindi, secondo Syriza, anche la Troika si deve accontentare e cercare una mediazione.

Al di la dei finti proclami allarmanti  e delle provocazioni che i vari contendenti sulla scena si lanciano, tutte le parti sono ultra d’accordo di non far esplodere la situazione: Alexis Tsipras, capo del governo greco e dirigente di Syriza ripete in continuazione che lo scopo del governo non è l’uscita dall’euro, che non esiste un problema default (crollo finanziario dello stato) e che non ci saranno elezioni anticipate: traducendo dal linguaggio politico, sta dicendo all’Europa (cioè alla borghesia europea) che è sufficiente che loro cedano su qualcosa, poi Syriza accetterà quasi tutto quello che gli verrà imposto.

Questo da parte greca.

Da parte della grande borghesia europea. A parte la Bundesbank tedesca, che in questo gioco di squadra europeo contro i debiti statali alti dei paesi UE gioca sempre la parte del cattivo (come nei film),  tutti gli altri esponenti di primo piano europei sono per trovare una mediazione con il governo greco. Juncker, presidente della Commissione Europea ha affermato il 2 maggio al “Welt am Sonntag”: “Nessun politico in Europa sta lavorando per l’uscita della Grecia dall’eurozona“. Traduzione: stiamo tranquilli, stiamo cercando di metterci d’accordo.

Interessante da osservare in questa vicenda greca, anche come il governo russo (cioè la borghesia russa, concorrente accanita contro le borghesie occidentali) si sia inserita in questo contesto di crisi.

Diciamo, un po’per indebolire il fronte europeo concorrente e per cercare nuovi alleati, visto la forte esigenza di soldi del governo greco, ha offerto ad Atene la sua collaborazione finanziaria. Ha offerto dai 3 ai 5 miliardi di euro come acconto (“Der Spiegel” 18/04/2015) per la costruzione di un nuovo gasdotto russo “Turkish Stream” che passerebbe attraverso la Turchia per arrivare in Grecia, come sostituzione  di un altro gasdotto in progetto sempre in Grecia, per così dire, occidentale (denominato “TAP”), che invece porterebbe il gas arzebaigiano.

Il governo americano si è subito espresso apertamente contro questa proposta russa, ma il governo greco sembra accettarla. Altra proposta russa molto allettante presentata ad Atene (fonte “il Velin” 14/05/2015) è stata che la Grecia possa aderire alla nuova banca mondiale N.D.B. che i paesi emergenti BRICS ( Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) da poco hanno fondato, con possibilità da parte greca di attingere soldi alla bisogna. Atene afferma di trovare la proposta “da prendere seriamente in considerazione”. 

Concludendo: dobbiamo aver ben presente purtroppo, che per i lavoratori greci continuerà una situazione di estrema durezza! C’è poco da stare allegri!  Bisogna aver chiaro che il cambio di rotta  tanto declamato da Syriza e dalla sinistra europea non ci sarà mai, che è solo un’illusione, una sceneggiata. In realtà, l’unica cosa che può aiutare i lavoratori greci sarebbe una dura battaglia sindacale europea, con i sindacati tedeschi in prima fila.

Tale battaglia nel passato in Nord America sulla riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore, si è già verificata. Potrebbe ripetersi.


 

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-SCONTRO TRA BORGHESIE-

 

LA BASSA SPESA MILITARE

DELL’IMPERIALISMO CINESE

IL BASSO PROFILO DEL GOVERNO CINESE PER NON INIMICARSI LE BORGHESIE VICINE

 

 

“Ogni volta che la Cina rivela l’ammontare del budget annuale destinato alle spese militari, la notizia genera grande scalpore sia a livello nazionale che internazionale.”… “La principale accusa che viene mossa alla Cina è che essa stia aumentando troppo rapidamente la spesa destinata alla difesa. In realtà, (…) la spesa destinata al comparto militare è cresciuta meno rapidamente rispetto ad altri settori come il welfare, l’assistenza sanitaria e l’educazione.” Questo è quanto afferma Martina Dominici su “Il Sole 24 ore” del 6 marzo 2015 nel suo articolo “Quattro falsi miti sulla spese militari in Cina”.

Noi, andando ad approfondire e ad analizzare i dati, troviamo la piena conferma di quanto la Dominici sostiene.

La Cina, vale a dire la borghesia statale cinese, è diventata ormai da diverso tempo la 2° potenza economica nel mondo, come il grafico evidenzia.

 

SUDDIVISIONE DELLA RICCHEZZA MONDIALE PER NAZIONE 2012

 

Sebbene la borghesia cinese abbia un produzione economica mondiale che si avvicina a quella dell’imperialismo americano, (qui il grafico mostra la quota cinese al 14,9%, mentre quella americana al 17,1%), la spesa militare cinese è bassissima, al 9,5% sulla spesa militare totale mondiale, al contrario dell’imperialismo americano che con una percentuale di  Pil mondiale appunto del 17,1 detiene un’incredibile  spesa militare  del 39% (quasi la metà dalle spesa militare mondiale!) come il 2° grafico sotto riporta.

 

QUOTA SPESA MILITARE MONDIALE PER PAESE 2012

Per capire meglio se esiste o no un riarmo cinese prendiamo anche un altro dato estremamente significativo che viene sempre citato per capire l’effettiva potenza militare di una nazione : le flotte navali con relative portaerei annesse.

Le portaerei-flotte navali  vengono considerate un’arma estremamente potente e efficace nello scontro esistente tra borghesie per  difendere i loro “interessi-affari” in giro per il mondo.

Vediamo i dati:

 

 

LISTA DI NAZIONI PER PORTAEREI

 

Anche in questa  tabella  si nota chiaramente  come anche in questo settore militare cruciale,  l’armamento della borghesia cinese sia  nettamente inferiore  al suo peso economico e addirittura nettamente inferiore anche ad altre borghesie concorrenti che hanno una produzione economica molto inferiore a quella cinese.

Facciamo dei confronti :  si può notare che l’imperialismo americano con una produzione economica mondiale del 17,1%, oltre ad avere come detto  una spesa militare nel mondo del 39%, ha  10 flotte navali con relative portaerei in servizio, 1 di riserva e 3 in costruzione; la borghesia cinese con il 14,9 della produzione economica mondiale ha, come detto IL 9,5% della spesa militare mondiale, ma possiede solo  1 portaerei con relativa flotta navale. Interessante da osservare sono le situazioni dell’India e della Russia: la borghesia indiana con il 6,4% del prodotto mondiale ha si solo il 2,6% della spesa militare mondiale, ma 2 portaerei-flotte navali  in servizio e 2 in costruzione (questo si che si può chiamare un riarmo!), mentre il padronato russo con solo il 3,5% della produzione mondiale dispone del 5,2% della spesa militare mondiale, con 1 portaerei-flotta navale in servizio e 2 in costruzione. Da osservare anche la situazione della Gran Bretagna che con solo il 2,4% del prodotto mondiale detiene il 3,5% della spesa militare totale, con 1 portaerei-flotta navale in servizio, ma 2 in costruzione. Ancora più interessante  è la situazione militare dei due imperialismi tedesco e giapponese che hanno perso la seconda guerra mondiale:  la Germania con una produzione economica mondiale del  3,7%  ha una spesa militare del 2,6%, ma nessuna bomba atomica e nessuna  portaerei-flotta navale e il “Base Structure Report 2002” riporta che sul suo territorio nazionale stazionano ancora circa 300 basi militari americane , il Giappone con il 4,8% del prodotto mondiale ha solo il 3,4% della spesa militare mondiale e anche questo nessuna bomba atomica e nessuna portaerei-flotta navale e sul suo territorio si trovano ancora più di 70 basi militari americane (fonte:ibidem).  E’ evidente che aver perso la 2° guerra mondiale costa ancora molto caro ai padronati di queste due nazioni: è chiaro che la borghesia americana vincitrice della  guerra permette loro un armamento di difesa, ma impedisce un riarmo d’attacco.

A questo punto viene normale chiedersi: come mai la borghesia statale cinese tiene una spesa militare così bassa?

“La crescita della spesa militare cinese viene spesso indicata come fonte di grave minaccia per gli altri attori coinvolti nell’area Asia-Pacifico” prosegue Martina Dominici nell’articolo succitato. E’ proprio così, le borghesie delle nazioni adiacenti alla Cina ( Corea del sud, Tailandia, Vietnam, Indonesia, ecc. ecc.) vedono, in un forte riarmo dell’imperialismo cinese, un grave pericolo per le loro autonomie. La borghesia cinese vuole evitare questo e vuole invece coinvolgerle in accordi economici molto favorevoli per loro. Perciò tiene la spesa militare molto bassa per non destare preoccupazioni e sospetti e contemporaneamente promuove accordi economici bilaterali con i vicini per creare le basi di future alleanze politiche. E la cosa per il momento funziona.

Questa la situazione.

 

Bisogna aver chiaro che la borghesia cinese non è meno guerrafondaia delle altre, non è una borghesia “buona”. Nel sistema capitalistico non esistono borghesie “buone”!  Il  basso status di armamento cinese è solo una questione di calcolo politico, per non preoccupare le borghesie vicine. Appena ne varrà la pena, anche l’emergente e dirompente imperialismo cinese si armerà fino ai denti e si getterà nella mischia dello scontro per tenere al massimo i profitti.


 

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Punti fermi della scienza marxista

Riportiamo un articolo del giornale Lotta Comunista del 1991.

 

LO STATO E’ UN PRODOTTO DELLA SOCIETA’ AD DETERMINATO LIVELLO DI SVILUPPO

 

 

Nell’introduzione alla “Dialettica della natura”, Engels riferendosi ai primi tempi dell’età moderna scrive: “E’ l’epoca che ha inizio con la seconda metà del secolo XV. La monarchia, appoggiandosi sulla borghesia urbana, spezzò il potere della nobiltà feudale e fondò i grandi regni, basati essenzialmente sulla nazionalità, nei quali si svilupparono le moderne nazioni europee e la moderna società borghese” [Marx-Engels, “Opere”- XXV].

Lo sviluppo del mercato alla fine del Quattrocento pone il problema del cambiamento della vecchie forme statali medioevali. La società medioevale è infatti, economicamente e politicamente, una società prevalentemente locale, dove il traffico commerciale è ristretto e monopolizzato.

La società medioevale presenta questo carattere “localistico” perché basata su di una produzione che per larga parte (soprattutto nelle campagne) esclude il rapporto mercantile in quanto il prodotto, direttamente fruito dal produttore, non assume il carattere di merce; nei casi in cui la produzione è destinata allo smercio (ciò avviene soprattutto nel settore artigiano), l’ampiezza del mercato cui si rivolge il produttore è geograficamente molto limitata: solo poche merci, in genere ma non sempre “di lusso”, vengono collocate su mercati molto distanti dai produttori. Tale assetto della produzione tende a determinare una forma “localistica” del potere politico: questo è nelle mani dei signori feudali, ma anche, in certe aree dell’Europa e a partire dall’XI° secolo, nelle mani della “borghesia” cittadina. Il commercio è regolato dalle “corporazioni dei produttori”, nel “quadro delle istituzioni municipali”. Lo Stato, sia nella sua forma propriamente feudale, sia nella sua forma municipale, non riesce a controllare un vasto territorio.

L’ampliamento del mercato, che procede (come tendenza generale) per tutto il basso Medioevo, determina la decadenza di questo sistema commerciale monopolizzato, in cui predomina la costituzione corporativa; si avvantaggiano, invece, i mercanti, che possono sfruttare tutti i mercati, controllare tutta la produzione e superare i poteri delle corporazioni e delle istituzioni cittadine.

L’intermediazione fra produttore e compratore è assicurata dal mercante, che in alcuni casi giunge ad organizzare il processo di produzione artigianale sulla base delle necessità dello smercio in mercati lontani. Appare dunque la figura del “mercante imprenditore”.

Le istituzioni municipali perdono sempre più forza e lo Stato tende a centralizzarsi, assumendo una dimensione territoriale e una forma più adeguata all’accresciuta ampiezza dei mercati. In una parte d’Europa (quella occidentale) la dimensione raggiunta è quella ‘nazionale’; in quasi tutta l’Europa – anche la dove è acquisita una dimensione solo ‘regionale’ dello Stato – la forma è quella assolutistica, che prevede una concentrazione del potere politico nelle mani del monarca (o del principe) a danno dei poteri locali e degli ‘stati’, ossia degli organismi rappresentativi di classi, ceti, interessi ‘parziali’.

Lo Stato assolutistico è dunque in primo luogo, espressione sul piano politico della tendenza alla formazione del mercato nazionale. In secondo luogo bisogna constatare come si stabilisca un rapporto specifico fra stato assolutistico (nazionale ma anche regionale) e borghesia commerciale, ossia la frazione di classe che più ha tratto vantaggio dallo sviluppo delle forze produttive avutosi durante il basso Medioevo. Lo Stato protegge, favorisce (ed anche controlla) il commercio e da questo è alimentato.

Infine, lo Stato assolutistico, prodotto insieme del declino del modo di produzione feudale e della lenta ascesa del modo di produzione capitalistico, ‘metamorfosi’ dello Stato feudale cui storicamente è richiesto di costruire le condizioni adatte allo sviluppo della società borghese, presenta una certa ‘autonomia’ nei confronti delle classi in lotta.

“Manovrando tra nobiltà e borghesia priva di diritti, il poter esecutivo dello Stato assolutista ha la possibilità di raggiungere una apparente e relativa indipendenza […]. Lo Stato assolutista svolge tuttavia un ruolo storico progressista perché: 1) unifica grandi territori; 2) assicura l’ordine e favorisce lo scambio mercantile; 3) crea in questo modo, condizioni favorevoli per lo sviluppo capitalistico; 4) favorisce la borghesia, perché lo sviluppo dell’industria e del commercio assicura un crescente gettito all’imposta; 5) concede, di conseguenza, prestiti agli imprenditori, applica la politica doganale, conduce guerre commerciali” (Lotta Comunista – febbr. 1991).

E’ infine lo stesso Marx a sostenere che lo Stato, come violenza concentrata e organizzata della società, favorisce il processo di trasformazione del modo di produzione feudale in modo di produzione capitalistico: “I vari momenti dell’accumulazione originaria si distribuiscono ora, più o meno in successione cronologica, specialmente fra Spagna, Portogallo, Olanda, Francia e Inghilterra. Alla fine del secolo XVII° quei vari momenti vengono combinati sistematicamente in Inghilterra in sistema coloniale, sistema del debito pubblico, sistema tributario e protezionistico moderni. I metodi poggiano in parte sulla violenza più brutale, come per esempio il sistema coloniale. Ma tutti si servono del potere dello Stato, violenza organizzata e concentrata della società, per fomentare artificialmente il processo di trasformazione del modo di produzione feudale in modo di produzione capitalistico e per accorciare i passaggi. La violenza è la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una società nuova. E’ essa stessa una potenza economica”. [K. Marx- “Il Capitale”, pag. 813-14].

La ricostruzione di Marx è chiara: lo Stato, come concentrazione di una violenza politica precedentemente dispersa nel decentramento del potere feudale, aiuta la società borghese a venire al mondo.

Punti fermi della scienza marxista

( Proseguiamo qui nell’approfondimento del falso socialismo,

cioè del capitalismo di stato camuffato da “socialismo”)

 

-EX DDR – EX URSS – EX PAESI DELL’EST- 

L’ANDAMENTO CAPITALISTICO DEI PREZZI NEL FALSO SOCIALISMO

 

 

Quando si parla di comunismo o socialismo, viene normale pensare ad una società diversa da quella attuale capitalistico-affaristica. Viene normale pensare ai lavoratori al potere, una società che funziona bene, dove non ci sono i problemi e le contraddizioni del quotidiano ,cioè le crisi, la disoccupazione,  nessun povero e tantomeno i  ricchi. Una società insomma dove finalmente si possa vivere e stare bene come tutti vorrebbero.

E’ così che nel comunismo dovrebbe essere!

E così sarà!

Ma attualmente non c’è nessuna situazione di questo genere. Vale a dire che in questo momento nel mondo non esiste una nazione che presenta queste caratteristiche comuniste, indipendentemente dal nome che porta (per es. Cina o Cuba o Nord Corea). Tutte le nazioni presentano le caratteristiche capitalistiche.

Anche ad alcuni  partiti  che si definiscono comunisti sembra  non essere molto chiaro cosa sia il comunismo e come ci si arriva. O peggio, imbrogliano! E spacciano per comunismo quello che non è comunismo , ma capitalismo, con tutte le sue contraddizioni, disparità sociali e disastri. Creando una enorme confusione  e falsità  nella testa delle persone.

Questo è quello che ha fatto Stalin e tutti quelli che si riferiscono a lui, cioè i seguaci politici e ideologici del pensiero staliniano, come Mao o Castro.

Le economie dirette da questi signori (grandi mentitori per noi marxisti) erano e sono tutto fuorchè comuniste o socialiste.

In diversi  articoli precedenti abbiamo affrontato i molteplici aspetti  di natura capitalistica che regolano e regolavano  queste società definite falsamente “socialiste” o “comuniste” : lavoro salariato e sfruttamento, capitalismo di Stato e le leggi del suo funzionamento, gli scioperi, le rivolte operaie e relative repressioni, le menzogne dei falsi partiti socialisti o comunisti, ecc.

In questo articolo affrontiamo ora l’andamento dei prezzi. E  l’ennesima conferma che anche in questo settore vigono le leggi capitalistiche è chiara! Non c’è nessuna differenza con l’andamento dei prezzi dei paesi  definiti  capitalistici-affaristici .  Anche qui troviamo le leggi inesorabili della concorrenza  che fa andare su e giù i prezzi , l’inflazione e gli stipendi .

Per capire, ci serviamo di articoli di giornali borghesi dell’epoca  che ci illustrano fedelmente come nell’ ex DDR,  nell’ex Urss  e negli ex Paesi dell’Est  stavano realmente le cose.

 

 

 

E’ chiaro, aldilà di ogni interpretazione o menzogna , tra il funzionamento delle economie “occidentali capitalistiche” e quelle cosiddette “socialiste” non esiste nessuna differenza!

Si deve stare molto attenti  alle false interpretazioni  o peggio, alle menzogne!  (per non farsi abbindolare).



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