AGIRE ORGANIZZATI!

LA RIVOLUZIONE E’ POSSIBILE!

 

DA SOLI NON SI CONCLUDE ASSOLUTAMENTE NULLA!

 

 

La società capitalistica in cui viviamo produce per sua natura inevitabili contraddizioni, alcune delle quali anche di enormi e catastrofiche portata:  sono sotto agli occhi di tutti guerre, crisi, barbarie, disastri, conflitti sociali. Contraddizioni ineliminabili (è inutile farsi illusioni) se non si cambia tipo di società.

Quindi è del tutto normale nella nostra società RIBELLARSI contro questi problemi.

Ma come reagire?

Serve a qualcosa ribellarsi, impegnarsi? O il sistema è così forte, potente, mastodontico, che è del tutto inutile impegnarsi e agire contro? E’ possibile fare qualcosa?

 

SI, E’ POSSIBILE! 

IL SISTEMA NON E’ COSI’ FORTE, POTENTE, INCROLLABILE, COME APPARE! (così come non lo erano le società medievale e quella prima ancora, schiavistica!)

HA DEI PUNTI DEBOLI CHE PERMETTONO IL SUO SUPERAMENTO!

BISOGNA PERO’ CONOSCERLI,  E BENE!

 

QUINDI REAGIRE SERVE! SI PUO’ E SI DEVE!

 

Però per ottenere questo, per sfruttare i punti deboli del capitalismo è necessario ATTIVARSI con consapevolezza, con competenza! Non con superficialità!

Come un medico deve conoscere al meglio possibile il corpo umano per potervi intervenite nel porre la miglior cura possibile; come un fisico deve conoscere al meglio la materia per poterla manipolare a miglior vantaggio per l’umanità, così accade anche nell’ambito politico-sociale.

Contro questo sistema politico-sociale, apparentemente misterioso, bisogna insorgere non con leggerezza, ma con preparazione e capacità, con consapevolezza (come in un ambito scientifico) per potervi ottenere quanto di meglio è  possibile!

La nebulosa che avvolge il sistema e che impedisce di capire può essere senz’altro dissolta, spazzata via, se si scopre il metodo giusto per diradarla. 

E’ IL MARXISMO l’analisi giusta per capire!

ATTRAVERSO LO STUDIO CHE IL MARXISMO CI FORNISCE è possibile penetrare nel sistema capitalistico stesso, comprenderne i gangli, i punti forti e quelli deboli, capirne le contraddizioni e i presupposti inconciliabili  che ne permettono il superamento. Presupposti inconciliabili che, come detto, nel passato hanno causato il crollo di società ritenute eterne, come quella schiavistica prima, e successivamente quella medioevale che nobili e il clero sostenevano essere voluta da dio. E la società capitalistica non fa eccezione!

Nel sistema capitalistico sono le brevi ed intensissime crisi prodotte dagli affari, le guerre in cui queste crisi poi si trasformano (“la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi” – ci spiega il generale prussiano von Clausewitz  all’inizio 1800) che creano le condizione oggettive del suo superamento, vale a dire creazione di situazioni in cui si sviluppano rivolte popolari proletarie che aspirano ad una società diversa, superiore.

Bisogna essere consapevoli che questi presupposti inconciliabili della società capitalistica sono sempre ben presenti, non svaniscono mai, così come sono stati sempre ben presenti nelle precedenti società  medioevale e schiavistica.

Però E’ L’IMPEGNO di persone ben organizzate, coscienti e competenti, che danno la possibilità alle rivolte popolari proletarie di trasformarsi in rivoluzioni sociali  verso la società del futuro, dove è possibile il benessere per tutti e non più gli affari. Senza queste persone coscienti, competenti, le rivolte verranno altrimenti spente, riassorbite, come purtroppo troppe volte abbiamo visto.

Ma due esempi di successo non mancano: la rivoluzione spontanea della Comune di Parigi del 1881, e quella cosciente, accuratamente preparata nei decenni precedenti, della rivoluzione russa del ’17.

E qui bisogna essere consapevoli, aver chiaro, che il successo delle due rivoluzioni proletarie  non sono piovute dal cielo, ma sono state il  risultato, in entrambi i casi, di movimenti rivoluzionari (i blanqisti nella Comune di Parigi,  i bolscevichi in quella russa) estremamente organizzati.

Questo è il richiamo che poniamo a tutti coloro che non accettano di vivere in una società  piena di ingiustizie e contraddizioni e vogliono impegnarsi, mobilitarsi per una società diversa, una società migliore.

 

L’INVITO E’ A NON SPRECARE LE FORZE, MA A MOBILITARSI ORGANIZZATI!

 

 

-ELEZIONI USA-

 IL POPULISTA TRUMP DIVENTA PRESIDENTE

DEGLI STATI UNITI D’AMERICA!

 

HA VINTO LA PROTESTA,

L’AVVERSIONE VERSO LA POLITICA!

 

 

Inaspettatamente, andando contro ogni previsione, il populista Trump è diventato presidente degli Stati Uniti, la nazione più potente del mondo!

Nonostante che i suoi colleghi grandi industriali, grandi banchieri si siano decisamente schierati contro di lui, vedendo nella sua proposta politica un ostacolo per l’andamento dei loro guadagni e montandogli contro attraverso i loro grandi giornali e tv nazionali un’infinità di scandali per screditarlo, fermarlo, il miliardario magnate immobiliare Trump

ce l’ha fatta, è riuscito a sorpresa a diventare presidente!

Con Trump ha vinto la protesta, l’insofferenza alla politica, l’avversione all’establishment partitico corrotto, che fa pagare un sacco di tasse, sperpera il denaro pubblico e non funziona per niente.  In altre parole ha vinto quello che viene definito il “populismo”,  rispetto al “pragmatismo esperto” rappresentato dalla Clinton.

Il voto a sorpresa Brexit, adesso la vincita di Trump, l’alta astensione al voto che si sta manifestando in tutti i paesi industrializzati che in alcuni casi raggiunge anche il 50%, il nuovo evento di crescita continua di partiti populisti, potrebbe essere il segno che nei paesi avanzati qualcosa si sta modificando, che una nuova tendenza  si sta imponendo, dove l’umore delle masse proletarie in un certo senso si sta ribellando all’establishment e si indirizza verso altre direzioni.

Questo è un fattore sociale nuovo che assolutamente non bisogna sottovalutare, da tenere in alta considerazione e sotto osservazione!

Potrebbe essere il segno che a livello dei paesi altamente industrializzati dove le masse proletarie sfruttate sono molto estese, si stia radicalizzando una vera avversione spontanea alle istituzioni politiche, una insofferenza d’istinto, non cosciente e certamente non rivoluzionaria, che si sta indirizzando verso più strade, più aspetti: dal nazionalismo populista al razzismo, dall’astensione al voto all’individualismo, alle proteste, ecc.

Trump, grande esperto di comunicazione di massa, deve aver colto con molta precisione questi sentimenti popolari proletari e se li è gestiti, incanalati nella sua politica.

Quale potrebbe essere adesso lo sviluppo pratico di questo inaspettato evento di Trump populista al potere ?

Dal punto di vista di politica interna Trump probabilmente cercherà , come sta cercando di fare l’attuale presidente Orban in Ungheria, di dar atto alla linea che ha promesso in campagna elettorale e cioè condurre una dura lotta contro l’immigrazione (con forse probabile inizio costruzione del famoso muro per fermare l’immigrazione dal sud), forse aumenterà le tasse contro i prodotti provenienti dall’estero con lo scopo di salvaguardare l’industria nazionale Usa, …

Poi in realtà, vedremo cosa effettivamente farà, perché si sa, le promesse in campagna elettorale sono fatte apposta per vincere le elezioni, poi …

In politica estera si è espresso contro il trattato TPP (Trans-Pacific-Partnership) e contro il futuro accordo Usa /Europa TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership)  e per una maggiore collaborazione con la Russia.

Queste sue posizioni politiche entrano però in netto contrasto con la linea che le grandi multinazionali e banche americane esprimono sui loro giornali, tv, linea chiaramente a favore degli accordi TPP e TTIP e per una posizione dura contro la concorrente Russia. Naturalmente i grandi ricchi americani vedono in questi accordi, in questa loro politica di contrasto con i russi un forte interesse per la prosecuzione dei loro affari e se questo dovesse venir messo in discussione aprono lo scontro.

Certamente cercheranno di convincere, coinvolgere Trump a mutare la sua politica, e Trump, come avviene sempre in questi casi, cercherà di spiegare ai suoi colleghi miliardari la convenienza delle sue proposte politiche e non è da escludere che le due parti, anche velocemente, possano trovare un accordo come è successo recentemente in Grecia tra il partito populista di estrema sinistra Syriza e la borghesia europea.  I casi, assai noti, nel passato di partiti populisti giunti al potere che si sono prontamente adattati  alla volontà dell’imprenditoria dominante non mancano: c’è l’esempio di Walesa in Polonia, Chàvez in  Venezuela,  Peron in Argentina e non ultimi i due grandi populisti Hitler e Mussolini.

Vedremo l’evolversi della situazione.

Però come marxisti una cosa già da adesso possiamo affermarla con una certa sicurezza: ed è in che situazione internazionale si troverà ad operare l’imprenditoria Usa con il suo presidente Trump:  una situazione di mercato dove nuove potenti  borghesie stanno emergendo e si stanno sviluppando. Stiamo parlando di Cina, India, Brasile, ecc. che assieme alla risorta Russia si sono coalizzate nel cartello denominato BRICS e che di recente hanno formato anche una loro banca internazionale, la New Development Bank  (NDB). E queste muove borghesie stanno scalpitando e ponendo una forte concorrenza ai paesi occidentali e Usa prima di tutto e vogliono e pretendono spazi di mercato.

E questa situazione potrebbe diventare ancor più incandescente allorché questi paesi emergenti BRICS cresceranno economicamente,  politicamente e inevitabilmente anche militarmente.

Quindi non è da star più tranquilli, come molti affermano, perché un  populista è arrivato al potere in Usa, credendo o sperando che con lui la volontà del popolo sia giunta al potere.

Sempre un futuro incerto e pieno di contraddizioni si prospetta per tutta l’umanità. Il capitalismo non può che offrire altro. Contraddizioni che, come detto, potrebbero diventare anche esplosive.

 

Per questo è necessario unirsi e porsi contro questo sistema perverso.  


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GUERRA IN SIRIA:

 

SANGUINARIA SPARTIZIONE

TRA BRIGANTI!

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IMMAGINIAMOCI UN BRANCO DI LUPI FAMELICI CHE SI AZZUFFANO TRA DI LORO PER LA SPARTIZIONE DELLA PREDA! 

 

 

Non che la “preda”, ossia la borghesia siriana, sia meno sanguinaria e brigante dei suoi aggressori! Ma questa volta tocca a lei essere sbranata dalle altre borghesie predone!

Tutte le fonti sono concordi sul fatto che la futura Siria dopo la guerra diventerà uno stato “federalista” suddivisa in diverse zone, regioni, un po’ come i cantoni svizzeri. Riportiamo una delle tante dichiarazioni: “Dopo la liberazione dai terroristi, Raqqa diventerà parte del sistema democratico federale di Rojava e Siria del Nord” (Gharib Hassou, rappresentante della Democratic Union Party curda della Siria nel Kurdistan iracheno”.

Osservando come sul campo si susseguono le azioni militari si capisce bene che tra i vari contendenti  (Usa, Russia, Turchia, attuale governo Assad, curdi e opposizione moderata)  ci sia già un accordo sulla spartizione del paese dopo la sconfitta definitiva del Califfato. Infatti nelle operazioni militari contro l’Is  e contro altre formazioni islamiste paramilitari integraliste (Al-Nusra) si nota un quasi totale accordo tra i belligeranti di non combattersi l’un l’altro, e si nota come ogni componente  militare (a parte qualche scontro) si accinga a conquistare la zona precedentemente concordata senza intromettersi nelle altre.

Sul quando la guerra finirà i russi addirittura si sbilanciano sussurrando che « l’Isis entro dicembre cesserà di esistere»  (Sergei Markov, ex deputato alla Duma di Russia Unita ed esperto di politica estera). E mentre gli europei nella battaglia per la liberazione di Aleppo da parte dei russi denunciano stia accadendo una“catastrofe umanitaria”, i russi ne vedono invece “un risonante trionfo di obiettivi strategici raggiunti” (Sputnik 19 ott. 2016).

 

Guardando come le forze si stanno dispiegando sul campo si intuisce abbastanza chiaramente quale sarà la futura spartizione “federalista” siriana:

 

-                       Una zona sotto controllo dell’attuale governo Assad (sostenuto dalla Russia) adiacente al mare e che riguarda tutta la parte sud  e centrale della Siria.

-           Una zona a nord controllata dall’opposizione moderata, sostenuta dalla Turchia.

 

-           Una zona a nordest, tra il Kurdistan turco e il Kurdistan irakeno sotto controllo dei regionalisti kurdi, sostenuto da Usa e occidentali.

 

Russia: nel paese viene diffusa paura di imminente attacco atomico da parte Usa. Esercitazioni nei rifugi antiatomici per 40 milioni di abitanti.

Sempre  interessante è anche osservare come le borghesie manipolano, strumentalizzano nel proprio paese per il proprio interesse la questione Siria, come la situazione della guerra viene presentata,  fatta vivere alle proprie popolazioni a scopo politico interno.

 

Nei paesi  occidentali:  vengono mostrate le immagini di una Aleppo completamente distrutta dai bombardamenti russi (naturalmente non vengono mandate in onda le foto delle città dove gli occidentali bombardano) dove donne e bambini muoiono sotto le rovine della case e per mancanza di cibo e acqua, dove i russi impediscono agli aiuti umanitari di raggiungere i cittadini sfiniti e morenti.  Si grida allo scandalo e alle condizioni disumane.

Anche l’esercito di Assad viene denunciato, assieme ai guerrieri Is e Jiadisti, commettere enormi atrocità tra le popolazioni ostili e qualche volta far uso anche i gas.

Putin figura essere il mostro cinico insensibile che permette tutto questo e lo persegue senza il minimo problema.

 

In Germania e Italia Putin non è particolarmente demonizzato, ma lo è di più in Francia e Spagna e tantissimo in Usa, tanto che si possono leggere notizie di cittadini normali talmente risentiti che vorrebbero con piacere sparargli.

Da parte russa. In Russia le vittorie in Siria dei militari russi e dell’esercito governativo di Assad vengono esaltate come grandi successi per riunificare il paese distrutto da una sanguinosissima guerra civile provocata dai briganti occidentali declinanti, soprattutto dagli  americani.

Qui il satana è Obama, che è preso di mira e demonizzato alla massima potenza. I media russi, con toni catastrofici, sostengono che le super brillanti vittorie militari russe in Siria potrebbero scatenare una controreazione americana (il motivo sarebbe perchè gli Usa non accettano di perdere)  causando il possibile scoppio di una 3° guerra mondiale con bombardamento atomico sulla Russia. Insomma il mondo starebbe per entrare nel caos ancora una volta! Per cui 40 milioni di abitanti (incredibile!) sono stati mobilitati con esercitazioni nei rifugi antiatomici a causa di questa eventualità.

Ma qual è lo scopo nei vari paesi della demonizzazione strumentale del nemico?

Lo scopo è vecchio come il capitalismo!

In ogni nazione la borghesia, con i suoi supporter partiti e media, intellettuali, preti, ecc. cerca di creare un forte sentimento nazionalista, di difesa della patria. Questo forte sentimento patriottico deve servire a legare al carro padronale la popolazione, i lavoratori, in modo che sostengano la “nazione” che partecipa a queste sanguinose situazioni di guerre  (Siria, Iraq, Libia, Yemen, ecc.) dove centinaia di migliaia di persone perdono la vita e milioni di profughi si danno alla fuga, dove le distruzioni non si contano assieme a fame, disperazione, ecc.

In queste situazioni ripugnanti, ogni borghesia predona cerca di mostrarsi al proprio proletariato, (che è disgustato di quanto accade e  ne deve sopportare i costi sociali) come la parte buona della guerra,  quella giusta, quella che non fa niente di sbagliato, cioè la parte migliore esistente,  in cui il lavoratore (sfruttato) può sentirsi tranquillo e protetto.

In Russia i paesi emergenti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) vengono esaltati come portatori di pace e benessere.

La frase: “… viviamo in un continente portatore ed esportatore di pace, civiltà, grandi valori, democrazia, cultura, benessere, ecc…” quante volte noi europei  l’abbiamo sentita? Un’infinità di volte, ci esce ormai dalle orecchie. Naturalmente è riferita all’Europa, alla “nuova” Europa, all’Unione Europea, che avrebbe questo compito superiore, sublime, da esportare verso le altre nazioni retrogradi, arretrate e in certi casi anche brutali. 

Forse i sostenitori di queste tesi non sono al corrente che in tutto il mondo, all’interno di ogni nazione vengono diffusi gli stessi concetti.  Agli Stati Uniti va il top del sentimento patriottico, dove si sostiene che gli Usa sono il baluardo massimo della libertà, della democrazia, dell’ordine e della pace mondiale. Ma esattamente la stessa cosa viene detta con toni altisonanti anche nei paesi emergenti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, ecc.).  Così la rivista “Sputnik” del 18 e 19 ott. di quest’anno ci riporta come vengono divulgati in Russia:  “I Brics sono i garanti di un mondo multipolare”…“  I multimedia dell'Europa, in una medesima analogia servile, si trovano incapsulati nel loro declino esistenziale, mentre i loro omologhi cinesi sono i più ottimisti del pianeta quando esaltano l'ottavo vertice dei BRICS a Goa (India) e la loro aspirazione pacifica ad un mondo multipolare, mentre queste notizie sono boicottate in forma puerile dai loro colleghi occidentali”. Traducendo dal politichese: i paesi emergenti BRICS svolgono un ruolo di pace fondamentale nel nuovo mondo multipolare dove coesistono più nazioni, e i paesi Brics vedono il mondo con più fiducia rispetto agli occidentali che invece sono in declino. E tutto questo viene nascosto alle popolazioni occidentali dai loro media servili.

In Russia i paesi occidentali (Usa e Europa), come riporta “Sputnik”, vengono definiti “declinanti”, cioè in fase di decadenza. Ed è appunto per cercare di ostacolare questo loro declino-decadenza che stanno causando guerre in tutto il mondo: Siria, Libia,  e prima in Afghanistan, Iraq, ecc.

Come detto, ogni borghesia cerca di mostrarsi verso il proprio proletariato la migliore. Sono sempre le altre nazioni ad essere guerrafondaie, crudeli, bestiali.

La diplomazia tedesca si tiene con calcolo in disparte, in una posizione secondaria, sulle trattative di spartizione della Siria.

La Germania è legata all’imperialismo americano attraverso la Nato, ma ha anche ottimi rapporti commerciali e politici con la borghesia russa. Americani e russi sono però in contrasto in Siria e la borghesia tedesca non vuole incrinare i rapporti ne con uno, ne con l’altro. Perciò assume una posizione studiata di relativo distacco sia nel partecipare ai summit, sia per la sottoscrizione di documenti o proposte di spartizione della Siria.

Infatti, mentre troviamo un forte attivismo Usa, Francia, Inghilterra (a cui in ottobre si è unita anche la Spagna) contro la Russia, con continue proposte di risoluzioni Onu per danneggiarla, la diplomazia tedesca invece rimane nell’ombra.

Anche il tentativo della Germania, assieme a Francia e Gran Bretagna, al Consiglio dei Capi di Stato Ue di fine ottobre di porre delle sanzioni contro Mosca si è dimostrato essere nettamente di facciata. E’ bastato che il premier italiano Renzi si opponesse e la proposta di sanzioni è stata lasciata subito decadere. 

Conclusioni.

Viviamo in una società capitalistica tormentata da guerre continue senza fine. Guerre del tutto inutili per l’umanità. Guerre che sparirebbero in una società dove i prodotti vengono suddivisi tra la popolazione per il benessere comune anziché essere venduti per trarne un guadagno. Guerre che hanno senso solo per i capitalisti, i ricchi, nella loro spasmodica ricerca continua di far soldi.

 

ORGANIZZIAMOCI TUTTI ASSIEME! 


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-INTERVENTO MILITARE IN SIRIA, MALI, DISPONIBILITA’ INVIO SOLDATI IN IRAK, ECC.-

IL RITORNO ALL’INTERVENTISMO MILITARE ESTERO DEL PADRONATO TEDESCO CON IL SUO GOVERNO!

 

-PER QUESTO MOTIVO VIENE AUMENTATA SENSIBILMENTE LA SPESA MILITARE-

 

 

Una borghesia imperialista (che essere borghesia imperialista significa avere affari in tutto il mondo, con mercati esteri - chiamati “zone di influenza” - e nazioni da difendere e conquistare per ottenere per le proprie banche, imprese il massimo profitto) non può non avere una politica estera militare. Questo è essenziale nel mondo degli affari. La politica estera per il capitalismo ha la stessa funzione del cibo per il corpo umano!

Se un governo, come quello di stazza imperialistica tedesco, presenta per un certo periodo un immobilismo militare estero e non viene attaccato dai media, giornali e tv nazionali, che sono la voce della grande borghesia nazionale, un motivo c’è (sempre)! E questo motivo è senz’altro dettato dall’interesse e non avviene per caso! Nel capitalismo, nel mondo degli affari, è l’economia affaristica che per raggiungere i suoi scopi, nel bene e nel male conduce, dirige tutta la società, vale a dire che sono gli imprenditori che controllano la società e i vari governi, e imprimono fortissime spinte perché questi realizzino i loro interessi.

E per poter sviluppare in continuazione i propri interessi, anche la Germania, ossia la borghesia tedesca, deve assolutamente avere, come tutte le altre borghesie, una propria politica militare. Non può farne a meno. Assolutamente no! Importante per noi è capire come questa politica militare viene perseguita. Il fatto di non muoversi in campo militare estero, come è successo nel recente passato nel paese, non significa “pacifismo” (che nel concetto borghese la parola “pacifismo” non esiste), ma soltanto che per i ricchi tedeschi in quel dato momento, affaristicamente, era più conveniente l’immobilismo militare dello stato che l’interventismo.

Analizziamo i fatti per capire meglio.

La grande imprenditoria tedesca dopo essere stata (con il suo governo nazista Hitler) sconfitta nella 2° guerra mondiale è stata costretta dalla borghesia vincitrice Usa ad entrare nella NATO.

Durante la guerra fredda degli anni ’60, ’70 la Germania Ovest ha avuto una spesa militare intorno al 4% del PIL dovuta alla contrapposizione con la ex DDR.

Con la caduta del muro nell’89 e la conseguente riunificazione i governi della borghesia tedesca riunificata hanno ritenuto  che una così alta spesa militare non fosse più giustificata, perciò la spesa militare negli anni seguenti fu fatta diminuire sensibilmente.

Poi, nel 1999 la Germania ha partecipato, con gli alleati Nato, ai bombardamenti sulla Jugoslavia, bombardando anche la capitale Belgrado. E  nel 2001 partecipa alla guerra di Afghanistan.

Dopo però segue un periodo di rifiuto tedesco di partecipazione alle guerre: nel 2003 non partecipa con gli alleati alla 2°guerra di Iraq e nel 2011 a quella in Libia.

In merito alla 2° guerra d’Iraq del 2003 da osservare: il rifiuto della Germania alla guerra si accosta al no alla guerra  da parte russa e cinese. Sempre da osservare: in questa situazione di astensione alla guerra, i media, tv e giornali tedeschi (cioè la grande borghesia) non criticano ne attaccano il governo tedesco per questa sua posizione di non adesione, ma sono d’accordo e la sostengono.

Come detto, nulla avviene per caso … L’astensionismo tedesco alla guerra irakena, che è in sintonia con il no alla guerra da parte russa e cinese, può essere letto col significato che la grande imprenditoria tedesca ha forti interessi di buon vicinato con la borghesia russa nei paesi dell’est Europa (prima sotto controllo Urss), interessi da non mettere a rischio entrando in contrasto politico con i russi che assieme ai cinesi in quel momento spingevano per il non intervento militare irakeno. Questo buon vicinato con i russi nei paesi est Europa garantisce  alle banche e alle imprese tedesche un’enormità di guadagni. Nel mondo affaristico capitalistico, tutto sul pianeta è collegato, intrecciato, come una grande scacchiera. Basta una mossa sbagliata in un certo luogo per rovinare l’affare in un altro luogo. Vale a dire: mantenere un buon rapporto politico con i russi può essere stato valutato, a suo tempo dal governo e dalla borghesia tedesca, come prioritario, più importante e conveniente, rispetto all’aderire con gli alleati Nato all’intervento militare irakeno. Nessun “pacifismo” quindi, ma solo mero interesse!    “Immobilismo militare per interesse” potremmo definirlo. 

Tutt’altra situazione si verifica invece più tardi nel 2011, durante il rifiuto del governo tedesco di aderire all’intervento militare in Libia con gli alleati europei. Qui la grande imprenditoria tedesca non è d’accordo sull’astensione alla guerra, ma decisamente per l’intervento militare. E lo diceva chiaramente attraverso sui suoi giornali e tv (la loro voce) criticando e attaccando aspramente l’allora 2° governo Merkel.

Ma che sistema ha usato allora la grande borghesia industriale per far cambiare posizione al governo tedesco che non perseguiva bene i loro interessi?

Montati e sostenuti da tv e giornali (quindi sempre dai grandi borghesi) sono cominciati a partire contro i partiti che allora componevano il governo, CDU-CSU e l’alleato FDP, scandali a ripetizione. Scandali che si sono protratti fino alle elezioni del 2013. Come risultato questi scandali daranno che, dopo le elezioni del 2013 il partito FDP  sparirà dal parlamento tedesco e i componenti del  nuovo governo, sempre a direzione Merkel (l’attuale) saranno tutti convinti sostenitori di azioni militari all’estero, propugnando un ruolo militare più attivo della Germania nel mondo.

Così anche gli scandali cessano, si spengono.  

Così funziona la (ripugnante) politica borghese!                           

 

 

Karl Marx

 

CHE COS’E’ IL SOCIALISMO?

 

Moltissimi giovani sono interessati e ci pongono in continuazione questa domanda.

La nuova società socialista è il punto fondamentale che muove le aspirazioni delle persone che vivono in questa  società tormentata da mille contraddizioni, crisi e guerre.

E’ normale quindi cercare di capire bene.

 

Definizione di socialismo: Il socialismo non è la statalizzazione dei beni di produzione come gli stalinisti, i maoisti e alcune correnti trotzkiste affermano. E’ certamente la statalizzazione dei beni di produzione, ma in un mercato dove i prodotti non vengono più venduti, ma suddivisi tra la popolazione per il benessere comune.

 

Quando si afferma che il socialismo è da ogn’uno secondo le sue capacità, ad ogn’uno secondo i suoi bisogni” ovviamente si intende, ed è universalmente riconosciuto, che questo avviene in un mercato dove le merci non vengono più vendute, commercializzate per trarne un guadagno, dove esistono ancora i lavoratori dipendenti  sfruttati dallo stato nazionalista, il quale per trarre un guadagno vende i prodotti in un mondo pieno di concorrenza, con crisi e guerre, sfruttamento, fame e povertà, ma in mercato dove i prodotti sono suddivisi tra la popolazione per il bene comune.

 

ED E’ POSSIBILE ARRIVARE A QUESTO!

 

 

Riportiamo al lettore anche una citazione di Engels che ci chiarisce egregiamente il falso socialismo statale nazionalista     (o stalinismo).

 

F. Engels

 

“Di recente però, da quando Bismarck si è dato a statizzare, ha fatto la sua comparsa un certo socialismo falso, e qua e la è persino degenerato in una forma di compiaciuto servilismo, che dichiara senz’altro socialista ogni forma di statizzazione”.

 

                                                   ”Antidühring” 1878

 

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Questo spiega il nuovo corso militare tedesco e gli attuali interventi militari in Siria, Mali, disponibilità a mandare soldati in Iraq e altrove, ecc. Chiarisce anche perché gli arsenali militari tedeschi vengono improvvisamente rinnovati e aumentati. Spiega perché adesso sui giornali e nei dibattiti televisivi non 

troviamo più i pacifisti che sostengono l’antimilitarismo e la pace come nel passato, cosa che si adattava bene all’allora posizione astensionista militare tedesca, ma frotte di sostenitori del ruolo attivo militare della grande Germania, ruolo militare mascherato da slogan tipo: “interventi militari umanitari”, “per la salvaguardia della pace”, ecc.

Anche la borghesia tedesca segue il suo corso imperialistico, trascinandosi dietro nel bene e nel male, come sempre, tutta la nazione. 

Più nel mondo aumenta la concorrenza per l’emergere di nuove potenti borghesie (Cina, India, Brasile, ecc.) e più i vari padronati si accaparrano fette di mercato e nazioni anche con i pugni, cioè militarmente. Uno scontro tra predoni imperialisti, dove per loro la guerra è la cosa più naturale che ci sia.


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LE DEMOCRAZIE POSSONO GARANTIRE LA PACE?

Parlamento europeo

 

 

Nei paesi occidentali la democrazia viene presentata come la migliore forma di stato possibile, dove i problemi sociali ed economici possono essere ridotti al minimo e le libertà sviluppate al massimo.

Viene portata la convinzione che, nonostante le contraddizioni intrinseche, anche grosse del sistema, la democrazia può mantenere questo status di pace forse per sempre, diffondendo la speranza che possa tener lontano le guerre.

Noi come marxisti sappiamo che non è così, siamo di tutt’altro parere, sosteniamo che queste divulgazioni non sono veritiere, ma abbellimenti costruiti bell’apposta per tranquillizzare la gente,  il lavoratore, per formare l’idea che tutto può funzionare sempre alla meglio e sosteniamo che tutto questo viene divulgato per tener gli sfruttati salariati lontani dalla realtà.

Per il marxismo la democrazia è solo una delle forme con cui il capitalismo si riveste. La sostanza capitalistica al suo interno rimane intatta ed esplosiva come sempre.

Potrebbe la democrazia tener lontano le guerre, come molti suoi sostenitori sostengono?

Naturalmente per aver chiaro è necessario innanzitutto stabilire su cosa la democrazia si regge, qual è il suo contenuto, la sua sostanza. Per capire se poggia su un terreno solido, stabile, o su un terreno che al primo grosso scossone ne crolla il tutto.

Le  democrazie, com’è noto, le troviamo in stati dove l’industria, la finanza e le banche sono sviluppate o fortemente sviluppate. Questo significa concorrenza acuta, lotta spietata per la conquista di quote di mercati dove vendere i propri prodotti, ricerca spasmodica di alti guadagni, sfruttamento dei lavoratori, ecc.

Il vestito democratico, questa sovrastruttura-organizzazione sociale, può evitare che le contraddizioni intrinseche al sistema esplodano, deflagrino? Il vestito democratico può rendere il sistema capitalistico più forte, armonioso, controllato, che regolato da accordi tra industriali, banchieri, ne elimini la concorrenza nello scontro tra  imprese? Può evitare o ridurre la lotta tra affaristi per la conquista di fette di mercato (nazioni) nel mondo? Può far si che i ricchi si accontentino di guadagnare meno a favore dei salariati?

Oppure non può far nulla contro tutto questo?

Cosa ci dice il passato di tutto questo? E’ stato possibile regolare il capitalismo, tenere sotto controllo la concorrenza con accordi continui ed evitare i disastri?

Gli accordi continui ci sono stati, ma i disastri non sono stati evitati!

 

Questo significa che le contraddizioni del sistema esplodono indipendentemente dalla forma statale con cui la società capitalista si riveste, sia essa democratica, totalitaria o del falso socialismo (ossia del capitalismo di stato). E la cruda realtà con ripetute crisi, guerre e guerre mondiali è li a ricordarcelo.

COME PUO’ UNA PICCOLISSIMA MINORANZA DI RICCHI TENER SOTTO CONTROLLO LA GRANDE MASSA LAVORATRICE?

 

IL RUOLO FONDAMENTALE

DEI MEDIA, GIORNALI E TV!

 

A chi appartengono i grandi giornali, le grandi tv e radio che creano e orientano l’opinione pubblica?

La rivista “Der Spiegel” con un costo annuo di 284,5 milioni di euro e una tiratura sui 6 milioni di copie alla settimana è di proprietà per il 25% della Bertelsmann, un 25% appartiene agli eredi Augstein e l’altro 50% ai dipendenti della fabbrica (donato a loro dal fondatore Rudolf Augstein ). Il giornale “Bild” appartenente alla società Axel-Springer-Verlag ha un fatturato di circa 500 milioni e vende sui 2 milioni di copie al giorno. La “Sȕddeutsche Zeitung” costa 1,5 miliardi di euro, vende mediamente 372.000 copie al giorno ed è di proprietà della Medien Union GmbH.

Le tv: RTL2” ha un fatturato di 64,2 Milioni di Euro. Proprietario è la RTL2 Fernsehen GmbH & Co. KG e viene regolarmente seguita da una  quota di mercato del 3,7%% di spettatori. PROSIEBEN” con un costo di 3,261 miliardi di euro appartiene alla ProSieben Television GmbH,e raggiunge una quota di mercato del 5,3%.

 

Osservando questi dati la prima cosa che balza all’occhio è senz’altro il costo esorbitante dei giornali e delle tv ( i Medienkonzerne, come vengono definiti): un’enormità!  Quindi solo chi ha veramente tanti, ma veramente tanti soldi li possono possedere. E perciò è più che evidente che solo i ricchissimi industriali e finanzieri li possono avere, non certo i lavoratori dipendenti.

L’ inevitabile domanda quindi è: come mai i ricchissimi borghesi spendono somme così enormi per l’informazione? L’informazione ha per loro veramente una così grande importanza?

Questo tema diventa quindi un argomento fondamentale su cui approfondire, per capire come funziona la società capitalistica nei suoi meccanismi ed assume per noi marxisti, senza ombra di dubbio, una rilevanza di primo piano.

Per capire bene la tematica poniamo delle domande al nostro attivista David T.

Dom:  come mai i ricchi industriali, banchieri spendono così tanti soldi per l’informazione?

-Risp: “La borghesia per poter controllare e coinvolgere nei suoi interessi i lavoratori e le loro famiglie ha a disposizione, oltre alle scuole, le università, le chiese, i centri culturali, ecc. un potentissimo mezzo, silenzioso ma estremamente efficace, che funziona alla meraviglia. Questo mezzo gli costa certamente un sacco di soldi, ma per loro dimostra essere estremamente efficace e per loro ne vale la pena utilizzarlo appieno, questo potentissimo mezzo sono I MEDIA”.

-Dom:  spiegati meglio.

-Risp: “Attraverso i costosissimi  giornali, radio e tv, mezzi di comunicazione che appaiono innocui, di opinione, i ricchi possono raggiungere tutte le famiglie, tutte le persone e martellando tutti i giorni, portando nelle case i loro concetti, le loro idee, riescono a convincere i lavoratori che il pensiero che loro trasmettono è quello giusto, che quella è la vera “verità”, la “realtà”. Riuscendo a convincere,  creano opinione , la dirigono, la gestiscono fino ad arrivare a  coinvolgere la grande massa lavoratrice. Ovviamente nei loro giornali, tv,  i ricchi mostrano quella parte di verità, quella parte di realtà che a loro fa più comodo, che più è conforme ai loro interessi, evitando e omettendo tutto il resto”. 

-Dom:  ma non potrebbero anche gli operai avere tv, grandi giornali nazionali e diffondere la loro informazione?

-Risp: “Sarebbe ottimo! Ma non è possibile! Come possono gli operai avere così tanti soldi? Le organizzazioni politiche operaie non possono racimolare così tanto denaro da potersi permettere di pagare un giornale di massa, una radio o addirittura una tv nazionale! Sono cose costosissime, anche se non viene mai detto. Questi sono strumenti che solo  ricchissimi gruppi di industriali e bancari riescono a permettersi”.

-Dom:  allora da come parli, se ne deduce che l“opinione generale”, “l’opinione pubblica”, può essere creata e orientata solo da chi ha tanti soldi ?

-Risp: “Mi sembra più che evidente! E qui si capisce bene da dove Marx ed Engels hanno tratto il concetto che: < Le idee della classe dominante sono le idee dominanti > ”.

-Dom: Se è così, come può allora il proletariato sottomesso riuscire a fare la rivoluzione e costruire una società superiore come i marxisti sostengono e per cui lottano?

-Risp: “Questa è la domanda logica, più che naturale, che tutti ci pongono. La risposta è: arrivare alla rivoluzione, alla società superiore è possibile! Bisogna però comprendere bene come funziona il sistema.  La società capitalistica non è mai ferma, statica, ma sempre in attività e prosegue a cicli. In questo suo continuo movimento il mondo degli affari non crea solo momenti di relativo benessere, ma produce anche, come sappiamo, gravissime crisi e guerre. Durante queste profonde crisi e guerre i lavoratori vengono portati all’esasperazioni  per i sacrifici che devono subire e sopportare ed è in questi momenti che il controllo dei media sulla popolazione diminuisce notevolmente, lasciando i lavoratori pensare alla loro condizione, ai loro interessi. E’ in queste situazioni che la massa lavoratrice riesce un po’a liberarsi dal controllo dalle idee della classe dominante e trovarsi in questa particolare situazione dove è possibile fare la rivoluzione. E’ così che è avvenuto con la rivoluzione della Comune di Parigi del 1881 e quella bolscevica dell’ottobre ’17”.

 

-Dom: Esauriente. Grazie compagno.


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Punti fermi della scienza marxista

 

Riproponiamo qui al lettore un articolo tratto dalle dispense “Teoria e pratica del marxismo” edito da “Lotta Comunista” nel 1996. 

 

STUTTURA E SOVRASTRUTTURA

-parte seconda-

 

 

(…) Ne deriva anche che tutte le idee non sono verità eterne rivelate da un’entità divina, ma prodotto dell’evoluzione storica della società umana, sono anch’esse determinate dallo sviluppo economico e dai rapporti di classe che esso comporta, mutano quindi al mutare di questi.

 

Prendiamo ad esempio l’idea di eguaglianza che viene spesso presentata come una “idea innata” nell’uomo o un principio morale a cui attenersi per comandamento divino. In realtà questa idea ha avuto alterna fortuna nel corso della evoluzione storica, e diversi contenuti. 

Ne parla Engels nell”Antiduhring”: “Nelle comunità più antiche, nelle comunità naturali, poteva parlarsi eguaglianza di diritti tutt’al più tra i membri della comunità; va da se che donne, schiavi, stranieri, ne erano esclusi. Fra i greci e fra i romani le disuguaglianze degli uomini avevano un peso molto maggiore di qualsiasi eguaglianza. (…)

Il cristianesimo conobbe solo un’eguaglianza di tutti gli uomini, quella dell’eguale peccaminosità originaria. (…)

L’invasione dell’Europa occidentale da parte dei Germani eliminò per secoli ogni idea di eguaglianza, costruendo a poco a poco una gerarchia sociale e politica in una forma così complicata quale mai sino allora era esistita. (…)

Il Medio Evo Feudale sviluppò inoltre nel suo senso, la classe che era  chiamata, nel suo sviluppo ulteriore, a diventare la depositaria della moderna rivendicazione dell’eguaglianza: la borghesia. (…)

Il passaggio dall’artigianato alla manifattura ha come presupposto l’esistenza di un certo numero di liberi lavoratori, liberi da una parte da vincoli corporativi e, dall’altra dai mezzi per utilizzare da se stessi la loro forza lavoro, e quindi essere di fronte a costui come contraenti aventi eguali diritti. E finalmente l’egualianza e l’eguale valore di tutti i lavori umani, perché ed in quanto sono in generale lavoro umano, trovò la sua espressione più forte, anche se inconsapevole, nella legge del valore della moderna economia borghese, secondo la quale legge il valore di una merce viene misurato mediante il lavoro socialmente necessario in essa contenuto. (…)

Dall’istante in cui viene posta la rivendicazione borghese della soppressione dei privilegi di classe, accanto ad essa si presenta la rivendicazione proletaria della soppressione delle stesse classi. (…)

Conseguentemente l’idea dell’egualianza, tanto nella sua forma borghese quanto nella sua forma proletaria, è essa stessa un prodotto storico e per la sua creazione sono state necessarie condizioni storiche  determinate che, a loro volta, presuppongono esse stesse  una lunga preparazione storica. E’ quindi tutto tranne una verità eterna”.

Punti fermi della scienza marxista

 Proseguiamo qui nell’approfondimento del falso socialismo,

cioè del capitalismo di stato camuffato da “socialismo”

 

IN EX DDR NON ESISTEVA IL SOCIALISMO!

MA IL CAPITALISMO-AFFARISMO SI STATO!

COSA SIGNIFICA QUESTO?

 

Cosa significa affarismo di stato?

Noi siamo abituati a pensare, o meglio, veniamo abituati a pensare, che gli affari, i guadagni vengono condotti solo dagli imprenditori privati: i privati dirigono le aziende, le banche, ottengono guadagni, fanno una montagna di soldi (o di debiti), sfruttano i lavoratori, speculano, ecc.

Non ci viene mai detto però, e questo lo possiamo trovare facilmente sulle riviste specializzate, che anche lo Stato può essere impresario capitalistico. Quello Stato che noi siamo abituati a vedere come neutro, che si occupa di assistenza sociale, amministrazione dei servizi,  di conti pubblici, elezioni, aiuto ai bisognosi, ecc.  può essere anche un agguerrito affarista capitalista ed esattamente come i privati può dirigere aziende, banche, guadagnare una montagna di soldi (o farne di debiti), sfruttare i lavoratori, speculare, ecc.

Ma come può lo Stato essere imprenditore come un privato?

E’ il partito politico che in una nazione è al governo  e che amministra e dirige lo Stato in tutte le sue funzioni che può, con i soldi dello Stato, svolgere il ruolo di affarista capitalistico. In altre parole, sono le persone che compongono il partito governativo stesso, anche se loro personalmente non posseggono nulla,  che hanno il permesso di dirigere capitalisticamente banche, industrie ( appartenenti naturalmente allo stato) ecc. ed esattamente come i capitalisti privati, ottenere guadagni, interessi, soldi, ecc.  

E’ così che anche lo Stato può essere elemento sociale di mercato.

Ma lo  stato imprenditore non è una novità dei nostri giorni, ma una componente della società che possiamo già trovare dagli albori del capitalismo. Così riporta Engels nel 1878 nell’Antidȕhring  “Di recente però, da quando Bismarck si è dato a statizzare, ha fatto la sua comparsa un certo socialismo falso, e qua e la è persino degenerato in una forma di compiaciuto servilismo, che dichiara senz’altro socialista ogni forma di statizzazione”.

Quindi come si vede, una cosa non dei nostri giorni.

Il problema è, esattamente come rileva Engels, che su questa fatto dello Stato impresario viene fatta una notevole confusione: molti lo scambiano per “socialismo”, altri, come i media e i partiti borghesi, usano questo statalismo- falso socialismo per poter speculare e denigrare il vero socialismo, creando ancora più disordine nel capire. 

Esempio.  Esistono partiti (anche di sinistra, stalinisti) che sostengono che quando in una nazione al potere vi è un partito che si definisce “comunista/rivoluzionario”,  le banche e le industrie statali,  gli affari statali  che esso dirige si possono definire “socialisti”, quando invece in uno stato le industrie e le banche statali sono dirette da governi non “comunisti” allora si parla di capitalismo. Questo purtroppo è uno dei criteri sbagliati di distinzione tra socialismo e capitalismo che più va par la maggiore. In entrambi i casi non si guarda alla sostanza economica-politica come si dovrebbe e cioè osservare che indipendentemente da chi  dirige le banche e le industrie statali, si tratta sempre di affarismo, capitalismo, e che tutto questo con il socialismo non ha niente a che fare perché il socialismo è la suddivisione dei prodotti tra la popolazione per il benessere di tutti, non la vendita per ottenerne un guadagno.   

Ma ci sono altri casi in cui la confusione di distinzione viene portata ancora più in alto. Prendiamo per es. la Cina. Questo paese viene falsamente accreditato dai media, tv, giornali essere “socialista-comunistia” perché al potere, come detto, vi è un partito che si autodefinisce “comunista”.  Ed entrando nello specifico dell’economia cinese troviamo venir data dai giornalisti e dai politici una valutazione veramente buffa sul suo cosiddetto “socialismo”: nel paese, accanto alle banche e alle industrie statali cinesi dirette dal partito, esistono anche affari condotti da banche e industrie dirette da imprenditori stranieri. Ebbene, questi giornali, tv della borghesia, senza nessun ritegno realistico, sostengono (teniamo presente che siamo sempre sul territorio cinese) essere socialismo gli affari condotti dalle aziende e dalle banche statali dirette dal governo cinese, mentre capitalisti gli affari condotti da banche e fabbriche dirette dagli stranieri! Pur essendo la stessa cosa! Una superficialità valutativa veramente incomprensibile! E’ come se su due pacchi che hanno lo stesso contenuto mettessimo etichette diverse per far credere che contengono cose diverse!

Interessante da osservare è anche l’affarismo statale in Germania: nel paese circa la metà delle banche sono pubbliche, (Commerzbank, Sparkassen, Landesbanken). Nonostante che le banche siano statali, la stampa e i partiti non parlano assolutamente di banche “socialiste”, perché il governo in Germania com’è noto non è “comunista”.  Le stesse banche pubbliche venivano però definite “socialiste” durante il periodo dell’ex DDr, anche se svolgevano le stesse identiche funzioni di quelle d’oggi.  

E’ estremamente utile aver chiaro la diversità reale tra socialismo e capitalismo e tutti gli imbrogli che su questo ne viene fatto, per non cadere nelle trappole dei ricchi borghesi



ALLEGATO

 

Riteniamo molto importante chiarire costantemente le importanti differenze politiche tra il rivoluzionario LENIN  e il controrivoluzionario STALIN, differenze che non vengono chiarite nelle lezioni . Per questo riproponiamo un articolo del nostro giornale uscito nel mese di giugno 2016.

 

PERCHE’ SIAMO LENINISTI E NON STALINISTI.

 

NELLE LEZIONI DELLE UNIVERSITA’ NON VIENE SPIEGATA LA FONDAMENTALE DIFFERENZA POLITICA TRA

IL RIVOLUZIONARIO LENIN

 

E IL CONTRORIVOLUZIONARIO STALIN

 

 

Un attivista marxista è, per definizione, un rivoluzionario, perché essere un marxista significa conoscere bene il funzionamento  della società capitalistica e impegnarsi per arrivare ad una società superiore.

Lenin aveva intrapreso correttamente questa strada: aveva costituito, nel periodo tranquillo di sviluppo capitalistico  precedente alle crisi, un partito rivoluzionario; nel momento rivoluzionario, creato dalla immane crisi della 1° guerra mondiale provocata dagli affari, aveva fatto la rivoluzione; nella rivoluzione aveva portato il proletariato al potere; subito dopo la rivoluzione aveva costituito la 3° Internazionale in modo che la rivoluzione proletaria si potesse estendere su tutto il pianeta.

Più di così non poteva fare.

Dopo di che, aveva aspettato correttamente che i proletari delle altre nazioni con i loro partiti rivoluzionari aggregati nella 3° Internazionale, facessero a loro volta le rivoluzioni. 

Certo,  per il proletariato rivoluzionario russo e il suo partito, tenere il potere in Russia, non era un’impresa facile. Fortissime erano le pressioni che i ricchi esercitavano nel mondo con i loro governi ed eserciti perché la rivoluzione crollasse.

La Russia rivoluzionaria difatti si trovò fortemente isolata economicamente per la chiusura dell’interscambio commerciale che i padronati di tutto il mondo nei suoi confronti avevano intrapreso, con conseguenti  inimmaginabili problemi. Ma non solo. Le democratiche borghesie occidentali  si erano anche impegnate per  organizzare e sostenere contro il governo operaio russo una sanguinosissima guerra civile che costerà 500.000 morti ed immani distruzioni.

Di fronte a questi enormi problemi Lenin e i bolscevichi di certo non si sono spaventati ne scoraggiati e proseguendo nella tenuta al potere il governo operaio hanno continuato ad organizzare e sostenere ultra attivamente quello che era lo scopo principale, fondamentale della rivoluzione russa: l’ Internazionale comunista, per arrivare successivamente alla rivoluzione mondiale. Questo l’operato di Lenin.

Stalin e lo stalinismo. 

Stalin succede a Lenin. Comincia ad affermare che le difficoltà nella Russia rivoluzionaria sono enormi e che la ricostruzione dell’economia russa deve avere la precedenza su tutto.  Questo per lui aveva il significato che il governo operaio e il partito rivoluzionario si dovevano concentrare più sui problemi interni che quelli esterni riguardanti la 3° Internazionale (proprio il contrario di quanto affermava invece Lenin). Stalin comincia poi a sostenere che è possibile addirittura costituire 

 

“il Socialismo in un paese solo” (cosa assolutamente irrealistica) e che quindi questo in Russia doveva  diventare la priorità assoluta. Come conseguenza ciò  portava l’abbandono dell’obbiettivo primario, fondamentale, lo scopo per cui la rivoluzione proletaria russa era stata fatta: ARRIVARE ALLA RIVOLUZIONE MONDIALE! 

Stalin comincia ad affermare anche, che in Russia non solo esiste il “socialismo”, ma è la “patria del socialismo” e che quindi lo scopo prioritario di tutti i partiti comunisti nel mondo non deve essere più quello di fare la rivoluzione proletaria nel proprio paese, ma di difendere la Russia “socialista”.

E qui, se ancora ci fosse qualche dubbio, diventa più che chiaro che Stalin stravolge completamente il concetto comunista marxista e cioè che LA RIVOLUZIONE RUSSA (che ancora economicamente non è socialista-comunista) DEVE ESSERE IL PRIMO PASSO VERSO LA RIVOLUZIONE MONDIALE! LA RIVOLUZIONE RUSSA COME LA PRIMA DI TUTTA UNA SERIE DI RIVOLUZIONI PER POI GIUNGERE AL COMUNISMO! 

Su questa sua logica controrivoluzionaria, poco dopo Stalin scioglierà la 3° Internazionale che per i suoi scopi capitalistici imperialistici non servirà più.

Molti partiti si lasceranno trascinare in questo orribile concetto nazionalista stalinista del “Socialismo in un paese solo”: Mao, Castro, Ho Ci Minh.

Come ben si vede, senza ombra di dubbio, una differenza di politica tra IL RIVOLUZIONARIO LENIN E IL CONTRORIVOLUZIONARIO STALIN sostanziale! Impossibile da non vedere per chi è un po’ esperto di politica! 

QUESTA SOSTANZIALE DIFFERENZA POLITICA NELLE LEZIONI DELLE UNIVERSITA’ NON VIENE ASSOLUTAMENTE SPIEGATA, MA NEMMENO ACCENNATA!

 

Ci sono invece migliaia e migliaia di operai e studenti in tutto il mondo che si interessano di politica, che vogliono capire e non sbagliare, e trovano questa differenza fin troppo evidente, ritengono necessario  scriverla e divulgarla. 

 

 

“Der kommunistische Kampf” – giugno 2016

 


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ALLEGATO

 

Visto le elezioni Usa, riproponiamo all’attenzione del lettore le concezioni marxiste in merito al ruolo che svolge dal parlamento.

 

 

 

MARXISMO PRATICO – ATTUALITA’

I GOVERNI: ESPRESSIONE DELLE BORGHESIE!

 

COME MAI I POLITICI DICONO UNA COSA E POI NE FANNO UN’ALTRA?

 

 

Tutti pensano che il parlamento sia l’espressione della volontà  popolare perché i partiti, i parlamentari vengono votati dalla popolazione.

Questo è quello che appare. In realtà però, all’approfondimento,  non risulta essere così.

Certo, i parlamentari vengono votati, ma bisogna capire bene come funziona  il meccanismo, quali sono i trucchi di questo meccanismo. E’ molto importante!

Innanzitutto: i partiti presentano i loro candidati. Ma cosa ne sa, cosa conosce veramente l’elettore di questi candidati? Questi fanno un sacco di promesse, dicono tante cose, l’elettore deve fidarsi, ma cosa conosce realmente l’elettore di queste persone, delle loro vere intenzioni?  Niente, assolutamente niente!

Primo: questi partiti, questi candidati, dicono veramente tutto in campagna elettorale o tengono nascosto qualcosa?

Secondo: succede sempre, che dopo ogni tornata elettorale, poco tempo dopo che il nuovo governo si è insediato ed ha cominciato a operare, che gli elettori percepiscano che  qualcosa  non va, che il nuovo governo sta operando diversamente da come aveva promesso in campagna elettorale.

A questo punto però, se gli elettori delusi volessero cambiare il governo, il parlamento, questo non è più possibile, perché la legge fissa che il parlamento si rinnova ogni 4 anni.

Quindi gli elettori delusi devono tenersi questo governo anche se in campagna elettorale ha detto  cose e dopo ne fa altre.

Conclusione:  chi vota non ha nessuna garanzia che quello che viene promesso venga poi mantenuto!

Quindi,  gli elettori non hanno nessun controllo su chi hanno votato! La conseguenza  è chiara,  gli elettori non hanno nessun controllo neanche sul Parlamento!

E’ questo  il nocciolo, il fulcro del meccanismo, il trucco!

I Parlamenti, i governi, grazie al fatto che possono stare in carica 4 anni indipendentemente da tutto, una volta votati possono fare tutto quello che vogliono , anche il contrario di quello che hanno promesso ai loro elettori!

Il Parlamenti sono  quindi studiati in modo da risultare COMPLETAMENTE AUTONOMI dalla popolazione! Vengono si votati dalla popolazione, ma poi ne sono completamente svincolati.

Ma che senso ha tutto questo?

 

Il marxismo vede come classe dominante nella società capitalistica la borghesia. In che modo la borghesia domina il proletariato, cioè la classe sfruttata dei lavoratori dipendenti? 

 

Uno degli strumenti è proprio il Parlamento .

PARLAMENTO CHE E’ FATTO IN MODO CHE I LAVORATORI NON   POSSANO CONTROLLARE !

Certo, questo ha un costo per il padronato:  il costo è la progressiva sfiducia dei lavoratori verso le istituzioni.

Infatti il numero dei votanti verso i parlamenti nel tempo non è stato di continuo aumento, ma di costante calo. Se per es. prendiamo l’ultima elezione in Gran Bretagna del 7 maggio di quest’anno, troviamo che ha votato il 66% della popolazione (nel 1950 era l’80%). In Germania i votanti alle ultime elezioni del 2013 sono stati il 71,5% ( nel 1953 erano l’86%). Ma dove si vede bene che i lavoratori si sentono presi in giro dai parlamentari sono state le votazioni comunali avvenute nel 2014  in Italia (dove ci sono grossi problemi economici e sociali), nella regione, per così dire “rossa” dell’  Emilia Romagna, dove la delusione (o il disincanto) dei lavoratori ha fatto precipitare il voto al 37,7% (alle comunali precedenti era stato del 68,1% e alle elezioni nazionali del 1948 i votanti erano il 92,23%)!

Agli occhi dei lavoratori quindi diventa sempre più chiaro che il parlamento non lavora per  loro, che non è un loro strumento! 

Engels, maestro e cofondatore del comunismo scientifico, ci da delle spiegazioni di come è strutturata questa società,  con una citazione contenuta  nell’Antidühring  del  1878, che non è una citazione  astratta di altri tempi, ma  un realissimo concetto pratico odierno:  “Lo stato moderno, qualunque ne sia la forma, è essenzialmente una macchina capitalistica, uno Stato dei capitalisti, il capitalista collettivo ideale”. E per “stato moderno” si intende ovviamente   il parlamento e i partiti che vi lavorano.

Oppure possiamo prendere le affermazioni di Marx  contenute ne “L'ideologia tedesca”: lo Stato «non è altro che la forma di organizzazione che i borghesi si danno per necessità, tanto verso l'esterno che verso l'interno, al fine di garantire reciprocamente la loro proprietà e i loro interessi» .

Ed ecco che comincia a diventar chiaro, a concretizzarsi il perché “i parlamentari, i partiti, dicono una cosa e poi ne fanno un’altra!”

E diventa chiaro il perché i marxisti definiscono i parlamenti di tutto il mondo espressione delle borghesie dominanti, strumento fatto apposta per coinvolgere e controllare politicamente e psicologicamente i lavoratori.


“Der kommunistische Kampf” – giugno 2015


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ALLEGATO

Molti intellettuali o politici, molti dei quali spudoratamente si definiscono anche “marxisti”, affermano a gran voce il “superamento dell’analisi marxista”. E’ evidente che non conoscono ne l’analisi marxista, ne sanno leggere bene i fatti attuali. Questi critici del marxismo non ripetono altro quello che già altri nel passato hanno già detto e che la storia ha poi clamorosamente smentito, confermando invece Marx.

 

IL RIPETERSI DEGLI ASPETTI NEGATIVI DEL SISTEMA CAPITALISTICO INDIVIDUATI

DA MARX

 

SOTTACIUTI DALLA STAMPA BORGHESE

 

 

Marx vede il funzionamento del sistema capitalistico-affaristico muoversi a cicli. Lunghi cicli di sviluppo e corti momenti di crisi, anche molto profondi, che possono scaturire in guerre, distruzioni, fame, morti.

La stampa borghese parla di un grande Marx, ma se ne guarda bene di spiegare i contenuti delle sue analisi, del suo pensiero e soprattutto non parla volentieri degli aspetti negativi del sistema capitalistico da lui individuati.

Quando però questi gravi aspetti negativi puntualmente accadono, la stampa borghese accuratamente cerca di evitare di riprendere l’analisi scientifica marxista per chiarirne le cause. E fa sembrare  le cose totalmente diverse.

Prendiamo per esempio il fatto ripugnante delle guerre: per la stampa borghese le cause non sono mai gli affari, come ben spiegato da Marx, non è mai il sistema capitalistico e il suo malsano funzionamento, sempre alla ricerca del massimo guadagno, ma guarda caso le cause sono sempre da imputare agli esseri umani, ai  “nemici”, cioè sono i governanti delle nazioni avversarie che improvvisamente diventano cattivi , feroci, malvagi. Per la stampa borghese, popolazioni che prima erano del tutto  normali, improvvisamente vengono pervase dalla malvagità.

Com’è possibile?

E quello che forse noi ignoriamo è che, dalla parte opposta (cioè dalla parte del nemico) viene detta la stessa cosa di noi, cioè della nostra popolazione: che siamo improvvisamente diventati cattivi, malvagi e da eliminare.

Quando poi  veniamo a sapere che i  nostri nemici la pensano così di noi, la stampa e i politici del nostro paese  sostengono che   i nostri nemici non ragionano con la loro testa ma  vengono influenzati dalla stampa, che non hanno autonomia di pensiero e che vengono bombardati ogni giorno da notizie di parte. La tv, la stampa e i politici del nostro paese ci vogliono far credere che noi invece  siamo liberi nel pensare, che non veniamo influenzati ogni giorno dalla stampa padronale, ci vogliono far credere che le nostre scelte sono autonome  e  libere da qualsiasi influenza.

Ovviamente è vero il contrario. La stampa, le tv e i politici del nostro paese  operano sistematicamente per legarci al carro della propria borghesia, esattamente come fanno le borghesie di tutto il mondo.

Il capitalismo non è “la società migliore che si possa avere” come tanti pensano e come continuamente ci viene fatto credere. I lunghi periodi di benessere in cui viviamo non ci devono far illudere che le contraddizioni del capitalismo siano sparite o che siano solo un triste ricordo del passato o che riguardino solo “gli altri”. Gli affari non conoscono pausa e le crisi, come ben tutti sappiamo, sono sempre in agguato e quando meno te l'aspetti esplodono,

Avere  perciò ben chiaro questo concetto , approfondire e non lasciarsi influenzare è  indispensabile.

Una società superiore senza contraddizioni è possibile e soprattutto necessaria, ci dobbiamo però impegnare per ottenerla.

 

 

“Der kommunistische Kampf” – dicembre 2015

I GRANDI REVISIONISTI DI MARX

fine 1800: BERNSTEIN

-SMENTITO CLAMOROSAMENTE DALLA STORIA-

 

 

Quante volte sentiamo dire che Marx è superato? In continuazione! Alla tv, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, non vi è  persona che non affermi questo ( e in proposito chiediamoci: come mai questi presunti ultrademocratici conduttori televisivi non invitano mai i veri marxisti a questi dibattiti?). Nelle scuole, nelle università i professori parlano di un grande Marx, che ha visto giusto nel funzionamento del capitalismo, ma che ha sbagliato sulla rivoluzione, quindi da non prendere come esempio.

La critica a Marx non è però una novità nella storia!

Ci sono stati momenti nel passato in cui la critica ha avuto un eco così grande che qualcuno si era spinto addirittura a dare Marx definitivamente per sorpassato.

ILLUSI!

Prendiamo il caso interessante del revisionista Eduard Bernstein.

Tedesco, nato il 1850, morto il 1932.

Segretario di Engels, era considerato a fine ‘800 con Kautsky uno dei massimi marxisti esistenti ed è stato uno dei  dirigenti e fondatore con Bebel e Liebknecht padre, del Partito (allora rivoluzionario) Socialdemocratico Tedesco (SPD).  

Ma alla morte di Engels (1895) comincia a criticare il marxismo. Fuorviato dal lungo ciclo di sviluppo capitalistico di fine ‘800 e di conseguenza dal lungo ciclo di benessere e pensando che questo lungo ciclo non sarebbe più finito,  Bernstein  comincia a sostenete che Marx si era sbagliato sulla crisi di sovrapproduzione, sovrapproduzione che nella visuale marxiana avrebbe causato  profonde crisi, guerre, che a loro volta avrebbero dato la possibilità di aprire la strada a rivoluzioni. Bernstein comincia a sostenere che il caotico sistema capitalistico può essere controllato dai capitalisti attraverso accordi tra di loro, così da mitigare la concorrenza, evitando così le crisi. Visto che dal suo punto di vista  le crisi non sarebbero mai arrivate,  sostiene che il proletariato, pur mantenendo sempre l’obbiettivo della  conquista del potere, deve però arrivarci non attraverso rivoluzioni, ma attraverso riforme, attraverso il parlamento.

Quello che arriverà qualche anno dopo, crisi,  guerre,  crisi di sovrapproduzione e successivamente ancora guerre, smentirà clamorosamente ciò che  sosteneva.

Ma la critica a Marx che Bernstein aveva sviluppato, aveva trovato sui giornali del suo tempo, naturalmente controllati dalla borghesia, un clamore incredibile. Ci si può ben immaginare come ai ricchi non sembrasse vero che uno dei due massimi esponenti del marxismo mondiale ripudiasse il marxismo stesso! Un’occasione per loro senz’altro da non perdere, per dare spazio sui loro giornali  e denigrare Marx!

Saranno Lenin, Kautsky,  Rosa Luxemburg , che si scaglieranno senza riserve contro le tesi di Bernstein per ripristinare la chiarezza scientifica del marxismo. Poi, dagli eventi successivi, puntualmente confermata.

Se noi prendiamo le critiche che oggi vengono rivolte al marxismo: Marx superato; la società d’oggi è profondamente cambiata da quella da lui analizzata; la classe operaia si è evoluta e non pensa più alla rivoluzione; non esiste nessun ciclo capitalistico; i capitalisti adesso sono intelligenti e sanno come gestire la situazione, ecc. ecc. come si può ben notare, non sono poi molto cambiate da quelle dei tempi di Bernstein. Se noi per esempio le critiche che Bernstein muoveva a Marx le mettessimo in bocca a tanti intellettuali di oggi, nessuno si accorgerebbe che sono identiche alle sue. E’ molto strano, che i critici del marxismo d’oggi, che affermano di essere sopra le parti, democratici, si ritengono sapientoni, gran intelligenti, istruiti, pomposi, smerdosi, non si rendano conto che la storia ha in continuazione e in mille maniere confermato Marx e non Bernstein. E per capire questo non è che bisogna essere tanto dei geni! Eppure  queste considerazioni non trovano una parola nei dibattiti televisivi, nelle tavole rotonde, nelle lezioni.  

Come mai?

 

Eppure anche adesso, chi è attento può constatare che tutte le caratteristiche capitalistiche individuate da Marx sono presenti e che il ciclo capitalistico sta seguendo la sua parabola come ai tempi di Bernstein.

 

“Der kommunistische Kampf” – aprile  2016 


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