IL MOVIMENTO GIOVANILE CONTRO IL DEGRADO AMBIENTALE

CONTRO LE ENORMI FORZE

CHE INQUINANO IL PIANETA:

SOLO UN’ALTRA SOCIETA’

LE PUO’ FERMARE

IL DEGRADO AMBIENTALE  COLPA DEL CAPITALISMO,

NON DELLE PERSONE! 

 

 

   Chi si appresta a fare delle ricerche sulle cause dell’inquinamento si trova di fronte ad una infinità di fonti e articoli nei quali ogn’uno da una sua versione del problema. Per alcuni sono i “rifiuti industriali” la maggior causa dell’inquinamento, per altri l’agricoltura e l’allevamento, altri ancora vedono nelle emissioni degli autoveicoli e dei riscaldamenti domestici la causa trainante, altri invece nella devastazione del pianeta attraverso l’estrazione dei minerali e la deforestazione, altri nelle centrali atomiche o nel petrolio o nello smaltimento della plastica e dei rifiuti domestici e così via.  Ma alla fine tutte le fonti, tutte le ricerche convergono su un punto in comune: sono le grandi economie industrializzate, Cina Stati Uniti, Europa, Russia, India, Brasile, ecc. che per un verso o per l’altro sono le grande fonti inquinatrici (o grandi produttori di inquinamento globale).

Perché in sostanza l’industria che lavora e produce, le abitazioni che si riscaldano, l’agricoltura che viene concimata, le auto che circolano, sono le grandi cause dell’emissione di CO2 (anidride carbonica), dell’inquinamento delle falde acquifere e dell’aumento del cosiddetto “gas serra”. Ne consegue quindi che una regione del pianeta più è sviluppata industrialmente e tecnologicamente (producente perciò benessere) automaticamente è anche causa di maggior inquinamento.

Noi marxisti sosteniamo che modificare tale enorme gigantesco sistema-apparato produttivo perché non inquini più, non sia possibile, perchè tutto marcia sull’obbiettivo di produrre profitto. Infatti la necessità capitalistica di ottenere il più alto guadagno possibile fa si che gli industriali di tutte le nazioni cerchino il carburante più economico per le loro fabbriche per risparmiare, indifferentemente se questo inquini o no. Così come le famiglie che vivono di stipendio cercano per riscaldarsi con i carburanti meno costosi e così vale anche per le auto. Come è ovvio che se le future auto elettriche saranno troppo costose, le persone si indirizzeranno a mantenere la benzina.

      Perciò per eliminare l’inquinamento, la devastazione ambientale, ecc. con tutti i suoi effetti negativi c’è bisogno di un cambiamento radicale, di un’altra organizzazione sociale del sistema, altrimenti, è ovvio, tutto non può che procedere sempre come adesso al di la dei proclami di buone intenzioni.

      In sostanza è di questo che l’attuale movimento giovanile europeo di opposizione ecologica quando protesta contro il degrado ambientale deve tener assolutamente presente, per avere un’dea della portata del problema e cosa possono raggiungere.

E’ colpa delle persone? 

     Il Brasile viene accusato della selvaggia deforestazione di cui sarebbe responsabile, ma anche per le sue acque inquinate e l’uso indiscriminato di fertilizzanti. Gli Usa per le forti emissioni di CO2 delle sue fabbriche e sempre per l’uso dei fertilizzanti chimici. La Cina fa uso generalizzato di oli pesanti, pesticidi e ha forti problemi di smaltimento di rifiuti, da aggiungere le elevatissime emissioni di CO2 della sua giovane industria. In Europa sono le alte emissioni di CO2 delle auto e delle abitazioni sotto accusa. L’Indonesia è accusata di aver deforestizzato per il 40% del suo territorio. Il mondo ecologico critica il Giappone per essere un grande distruttore di fauna ittica (pesce in genere, tonno, balene) per il forte consumo domestico, ma anche di produrrei alte quantità di emissioni CO2 e di distruggere il proprio habitat. In India è il forte uso di fertilizzanti chimici la causa dell’altissimo inquinamento delle acque. Ciò accade anche in Russia, dove vi è anche il problema di smaltimento di liquami e rifiuti. Anche l’Australia non sfugge alle critiche, viene incolpata di deforestazione intensiva, largo uso di concimi chimici, allevamento intensivo e speculazione edilizia selvaggia. A tutto questo naturalmente bisogna aggiungere il recente inquinamento dei mari. (A ben vedere i giovani ecologisti si rendono conto che devono lottare contro tutto il mondo capitalistico).

 

NO, il DEGRADO AMBIENTALE NON E’ COLPA DELLE PERSONE. ASSOLUTAMENTE NO! E’ il sistema capitalistico mondiale che per il profitto non si fa scrupolo di niente, non si preoccupa delle distruzioni che causa.

 

     I giovani ecologisti protestatari d’oggi vanno senz’altro lodati per le loro buone intenzioni, però in questa società capitalista, è evidente, non hanno chance. 

30° ANNIVERSARIO DELLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO

CADUTA DEL MURO:

NON CADUTA SOCIALISMO,

MA DEL CAPITALISMO STATALIZZATO DELL’EX DDR

 

 

 

 

LA STATALIZZAZIONE DELL’ECONOMIA NON BASTA PER CONSIDERARLA SOCIALISMO.

E’ UN INGANNO STALINISTA

 

 

Si, la caduta del muro ha comportato la caduta della Germania capitalista dell’est che si spacciava per socialista e non la caduta del socialismo. Perché nell’ex DDR non esisteva nessun socialismo, ma un capitalismo fortemente statalizzato, proprio come adesso in Cina. Solo che in Cina il capitalismo statizzato sta funzionando e espandendo, mentre ieri in DDR e Unione Sovietica ha fallito.

E’ stato (e continua ad esserlo) l’inganno stalinista a definire l’ex Germania dell’Est “socialista”, così come l’ex Unione Sovietica, così come oggi si definiscono “socialiste” Cina, Cuba, Corea del Nord.  

Sono proprio gli stalinisti che fan passare per socialismo questa forma statale di capitalismo che assolutamente NON è socialismo (ne comunismo).

Già nell’800 Marx ed Engels hanno avuto da combattere contro queste mistificazioni di falsi socialismi, dove sempre forme statalizzate di aziende capitalistiche venivano spacciate per “socialismo”. La questione quindi dei falsi socialismi è una faccenda molto vecchia.

Negli anni 1870, dentro il Partito Socialdemocratico tedesco (allora rivoluzionario) un certo Dühring cominciò a teorizzare che le statalizzazioni di fabbriche e banche condotte dall’allora cancelliere tedesco Bismarck fossero forme di socialismo, perchè queste aziende non venivano più condotte da padroni privati. Dühring non si preoccupava di osservare se queste aziende statalizzate da Bismarck lavoravano sfruttando i lavoratori dipendenti, se facevano la concorrenza alle altre fabbriche e banche e se lo scopo di tutto era il guadagno capitalista. No, per Dühring bastava che fossero dirette dallo stato e questo per lui bastava per considerarlo “socialismo”. Un incompetente quindi (e anche impostore).

Perciò Engels dovette occuparsene e precisare nel noto paragrafo (sopra riportato) del suo libro “Antidühring” come queste statalizzazioni nulla avessero a che fare con il socialismo.

E ora, al giorno d’oggi, sono appunto gli stalinisti che ripropongono, come ai tempi di Engels nell’800, la mistificazione spacciando per “socialismo” le aziende capitaliste statalizzate, trovando il sostegno dei media e dei politici borghesi.

E così, quando nel 1989-91 il blocco dell’est che si dichiarava “socialista” diretto dall’Unione Sovietica  è crollato, è stato facile per tutti i giornali, i politici, i capitalisti, gridare ai quattro venti il “fallimento del socialismo”. E naturalmente questa menzogna viene oggi ripetuta  all’infinito.

E l’anniversario del 30° della “caduta del Muro” si presenta ovviamente per i media di mezzo mondo come l’occasione per ripetere la panzana dell’inutilità del socialismo.  Il chiasso assordante contro il presunto “fallimento del socialismo dell’ex DDR” ha lo scopo perciò, oltre ai festeggiamenti per la ritrovata unità borghese della Germania (perduta con la seconda guerra mondiale) di replicare ai lavoratori la mistificazione, con molta enfasi, come il “comunismo” sia fallimentare, di non fidarsi, che non porta a nulla.

 

E’ NECESSARIO CHIARIRE L’INGANNO.  SEMPRE!

E’ compito di noi marxisti controbattere con forza la falsa e infida propaganda borghese-stalinista e fare chiarezza sui concetti concreti comunisti.

 

Perché la società comunista, quella vera, è il futuro dell’umanità. Dove finalmente si potrà vivere nel benessere sociale, senza capitalismo con il suo sfruttamento, le sue guerre, le crisi, i ricchi e i poveri, la fame, la disperazione.  


 

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30° ANNIVERSARIO DELLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO

RIPORTIAMO AI NOSTRI LETTORI PERCHE’ NELL’EX DDR NON ESISTEVA

NESSUN SOCIALISMO

IN QUESTO ARTICOLO “LOTTA COMUNISTA” INDICA CHIARAMENTE I PARAMETRI PER CAPIRE SE UNA NAZIONE E’ SOCIALISTA O NO.

 

- Da “Der kommunistische Kampf” marzo 2014-

 

IL CAPITALISMO DI STATO

 

Riportiamo qui un articolo del 1997 del partito internazionalista leninista ” Lotta Comunista” dal titolo Capitalismo di stato e falso Comunismo”, che indica con concetti semplici e chiari i punti fondamentali di riconoscimento del Capitalismo di Stato.

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Per decine di migliaia di lavoratori, generazione dopo generazione, la Russia e, più in generale, il blocco dei paesi cosiddetti socialisti ( Est Europa, Cina, Cuba …) hanno continuato a rappresentare l’espressione concreta delle aspettative e delle speranze per una società diversa, una società socialista in cui si potesse realizzare l’emancipazione dei lavoratori. Generazioni di lavoratori sono cresciuti nella convinzione che la Russia fosse la dimostrazione tangibile che il socialismo è una realizzazione possibile, questo è stato lo sfondo permanente del proprio impegno politico, con la Russia socialista contro l’imperialismo americano. Ci sono stati certo momenti  di difficoltà e di incertezze nel corso del tempo: dall’improvvisa alleanza Stalin-Hitler che mise in grave difficoltà chi tentava in Italia e fuori d’Italia di organizzarsi per combattere il fascismo, al drammatico XX Congresso del PCUS che vide il mito di Stalin improvvisamente e violentemente abbattuto, fino ai momenti egualmente drammatici della rivolta di Ungheria e poi della Cecoslovacchia che videro i soldati dell’Armata Rossa contro i lavoratori ungheresi e cecoslovacchi. Difficoltà e incertezze che sono state superate, riconoscendo anche gli errori, sempre nella convinzione della necessità di difendere la patria del socialismo dall’aggressione dell’imperialismo.

Da parte di tutti gli schieramenti ideologici si riconosceva una divisione bipolare nel mondo che contrapponeva al blocco capitalista un blocco socialista.

In realtà in Russia, con lo stalinismo si affermò un modello di formazione economico-sociale che, ideologicamente definito e propagandato tra le masse operaie come “socialismo”, trova invece la sua caratterizzazione principale  nell’affermazione economica e politica delle forze del capitalismo di Stato nell’industria, col permanere di zone di capitalismo privato e precapitalistiche, in particolare nelle campagne.

La “pianificazione” [russa n.d.r.] svolse la funzione di centralizzare i capitali disponibili nelle mani dello Stato, al fine di attuare l’”accumulazione” accelerata del capitale industriale, ma l’economia nel suo complesso era organizzata secondo le categorie del capitalismo.

 

1)        Le imprese sono “uguali” e “autonome”; siamo in presenza dei “produttori indipendenti” privati, dell’economia mercantile, che stabiliscono rapporti tra di loro sulla base di contratti.

2)        Esse comprano e vendono. Non consegnano il loro lavoro alla società, che assegna a loro le risorse, ma producono per vendere.

3)        I loro prodotti sono quindi merci. Esse circolano nella società scambiandosi con denaro, confrontandosi come valore di scambio.

4)        E’ il valore di scambio quindi che costituisce il nesso “sociale” tra le imprese: la loro produzione non è “direttamente sociale”.

 

Abbiamo quindi tutti gli elementi dell’economia mercantile capitalistica:

 

1)         Il lavoro salariato, salario in moneta.

2)         Valore che si valorizza: il criterio della gestione è “il confronto tra le spese e i risultati espresso nella forma di valore” e la validità della gestione si valuta sulla base della redditività = profitto/C+V = marxiano “saggio di profitto”.

 

Ma un valore che ha la funzione di valorizzarsi è un “CAPITALE”, e il suo aumento di valore è:

 

3)         Plusvalore. Si divide in: profitto netto, rendita, interesse (o remunerazione dei fondo forniti dallo Stato).

 

Abbiamo tutto quello che ci serve per definire CAPITALISTA il modo di produzione dell’industria di Stato russa.

L’economia russa mostra dunque, ad una più attenta analisi delle leggi obbiettive che regolano i rapporti di produzione, tutti i caratteri tipici della “specie capitalismo”.

Ne esce il quadro di una società certamente piena di caratteri peculiari che derivano dal processo storico con cui si è formata, in modo del tutto anomalo, una formazione economico-sociale a prevalente carattere di capitalismo di Stato.

Una società alle prese con problemi molto complessi, alle prese con la necessità di trasformazioni profonde. Problemi che, in qualche modo con la crisi di ristrutturazione e l’accelerata mondializzazione dell’economia, hanno coinvolto tutte le metropoli imperialistiche, problemi che in nessun modo sono riferibili ad una presunta natura sociale.

- CONTINUI INQUINAMENTI NASCOSTI-

LA GRANDE ECOLOGICA

GERMANIA ESPORTA IMMONDIZIA ILLEGALE IN POLONIA?

 PRIMA LA TRUFFA DELLA VOLKSWAGEN BECCATA A MANIPOLARE I GAS DI SCARICO CREANDO INQUINAMENTO IN MEZZO MONDO, ADESSO LE DITTE ADDETTE ALLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOTTO SOSPETTO DI IMBROGLIO. QUANTE ALTRE TRUFFE ECOLOGICHE ESISTERANNO CHE NOI NON CONOSCIAMO?

 

 

I ragazzi delle proteste ecologiche del “Fridays for Future” sono impegnati ogni venerdì a protestare contro l“inquinamento globale”.  Ma questi ragazzi hanno sott’occhio, controllano in Germania, nella loro nazione, quello che succede nel settore dell’immondizia?

Stando ai media nazionali sembra proprio che anche nell’ecologica Germania non tutto funzioni come si deve in questo settore e che lo smaltimento rifiuti tedesco contribuisca non poco al degrado e all’inquinamento in una parte dell’est Europa.

Come detto, dopo il noto caso Volkswagen, dove la grande ditta tedesca è stata beccata a manipolare i gas di scarico delle proprie automobili vendute in mezzo mondo influendo così nell’aumento del gas serra atmosferico, adesso sono le imprese tedesche inerenti lo smaltimento rifiuti sospettate di imbroglio nell’eliminazione della spazzatura.

Quante altre truffe ecologiche esisteranno in Germania di cui noi non ne conosciamo l’esistenza?

 

 

Riguardante il dubbio di frode sulle ditte tedesche smaltitrici, il Tagesschau del 29 agosto riporta che il caso è partito dall’incendio di un deposito all’aperto di immondizia a Lòdz in Polonia, al quale ne è seguita un’indagine giudiziaria, in cui è emerso che una parte di spazzatura era illegale e proveniva dalla Germania.

Le indagini sono tutt’ora in corso, ma il Tagesschau ritiene che il dolo delle ditte tedesche possa essere possibile, visto che il costo dello smaltimento rifiuti in Germania costa 200 euro a tonnellata e viene bruciato, mentre in Polonia costa dai 75 ai 80 euro e dove spesso le discariche sono a cielo aperto. Quindi le ditte tedesche di smaltimento avrebbero un forte interesse di guadagno ad esportare illegalmente l’immondizia nella vicina Polonia.

Ma le discariche a cielo aperto aumentano l’inquinamento delle falde acquifere, questo è il problema.

Ma non solo. Prosegue il Tagesschau spiegando che le autorità polacche hanno denunciato negli ultimi anni un forte aumento degli incendi nei depositi di rifiuti a cielo aperto polacchi. La conclusione è che si presuppone che i depositi rifiuti, quando troppo pieni, vengano bruciati di proposito dai proprietari, così da risparmiare le spese di incenerimento dei rifiuti stessi.  

Cosicchè oltre a l’inquinamento delle falde, con questi incendi si sviluppa anche inquinamento atmosferico, causato da sostanze illegali volatili, alcune delle quali ritenute anche dannose.

Perciò i ragazzi-studenti dei “venerdì ecologici per il futuro” che vogliono migliorare il mondo si trovano ora non solo a lottare contro le forti emissioni di CO2 in Usa e in Cina, contro la deforestazione in Brasile, Colombia e Indonesia, contro l’uccisione delle Balene del Giappone, contro l’abuso dei fertilizzanti tossici in India e Australia o contro il problema smaltimento liquami in Russia, ma anche contro il degrado ambientale causato proprio in casa propria, in Germania. Alla fine, è evidente, il problema è senza dubbio enorme e insormontabile, e più ci si addentra dentro e più ne escono cose incresciose.

In pratica i volenterosi e ammirevoli giovani studenti-ecologisti si trovano a lottare contro un degrado ambientale universale incontrollabile, che esce da tutti i pori della società, causa gli interessi e i profitti (come spiega anche l’articolo del Tagesschau). Un compito impossibile quindi per il “Fridays for Future”.

A nostro parere marxista, visto che questi giovani dei “venerdì” si dichiarano determinati a combattere il problema “fin dalle radici”, per essere veramente incisivi farebbero bene a trasformare i “venerdì ecologici” in “venerdì contro il capitalismo” che è l’inesorabile causa dell’inquinamento. E associarsi all’organizzazione rivoluzionaria, la sola che può condurre ad una società superiore, senza più capitalismo.


 

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RAPPORTI TESI TRA BORGHESIA EUROPEA E AMERICANA

E’ TRUMP CHE VUOLE IMPORRE AGLI EUROPEI GLI INTERESSI AMERICANI

 

 

Il governo tedesco è sconvolto, non è mai stato così sotto attacco americano dalla fine della seconda guerra mondiale.

Con l’avvento del presidente Trump tutti i rapporti politici tra le due potenze, americana e tedesca, si sono deteriorati. Trump vuole imporre a tutti i costi ai governi occidentali la sua politica estera, questo vale, soprattutto, per il governo tedesco: “Mi daranno quello che voglio!” tuona serio il presidente americano il 20 agosto alla vigilia del G7 a Biarritz in Francia, “basta tassare le loro automobili”, (intende naturalmente in America) “… ci vendono milioni di Mercedes, milioni di Bmw …” prosegue spavaldo il presidente. 

     Trump come capo del governo americano e quindi come rappresentante e fautore dei grandi interessi delle multinazionali Usa, si dichiara molto soddisfatto del suo operato: “Mi darei un 10” ha esclamato in diverse occasioni, riferendosi a come dirige il suo programma politico di attacco su larga scala mondiale.

     Per capire l’attuale situazione bisogna però ritornare al lontano 1945, quando gli Stati Uniti vincendo la 2° guerra mondiale hanno imposto da allora, sia sul fronte occidentale che su quello asiatico, la propria superiorità su tutto il pianeta. Ora, dopo più di 70 anni da quell’evento, è il gigante imperialista cinese diventato oggi una grande potenza economica a mettere in discussione la supremazia americana. 

     Ma la borghesia Usa è cosciente, per potente che sia, che da sola non può contrastare il nascente e altrettanto possente gigante capitalistico asiatico. Ha bisogno di alleati, ha bisogno di un forte schieramento di borghesie che lo sostengano, così che tutte assieme, unite, siano in grado di isolare e frenare il gigante asiatico concorrente. Perché alla fine è questo il fine ultimo del presidente Trump quando grida: “Mi daranno quello che voglio!”. Ossia: gli europei dovranno seguire gli americani, ed assieme frenare il dragone cinese e suoi alleati russi, iraniani, venezuelani, e forse anche indiani.

     E quando (sempre al G7) dichiara: “ma noi abbiamo tutte le carte … basta tassare le loro automobili [in America – ndr]” intende che è questo il potente ricatto che il presidente vuole usare per costringere i governi del continente europeo, in particolare la Germania, a sottostare alla sua politica.

     Ovviamente la Grosse Koalition, ossia il governo della borghesia tedesca che intrattiene grossi affari con russi e cinesi (ma anche con l’Iran) vive male, ma proprio male questa imposizione. Non può che essere altrimenti. E cerca di opporvisi in tutti i modi. Quindi nella forte tensione che ne scaturisce sono i rapporti tra i due governi che si stanno deteriorando come non mai. “Stiamo vivendo una crisi che non ho mai ritenuto possibile” titola la rivista “Der Spiegel” il 16 agosto, riferendosi ai pessimi rapporti tra la cancelliera Merkel e Trump. Sicuramente è così. Ogni borghesia pretende essere indipendente nelle sue scelte di interessi, e questo vale, soprattutto, anche per la potente borghesia teutonica, che è la più imponente in Europa.

     Però il presidente Trump non molla e sicuramente nel futuro non mollerà. Nell’ascesa del gigante cinese vede un pericolo troppo grande, troppo pericoloso per gli interessi dei grandi gruppi imperialisti americani. Perciò, come sempre accade in queste situazioni storiche, va all’attacco senza pensarci due volte. Il futuro perciò vedrà la borghesia tedesca che si dovrà rassegnare (questo lo sa bene) alle continue pressioni americane (mentre dal canto suo la stessa borghesia tedesca impone alle altre borghesie europee la sua politica imperialista). 

 

     Quello che sta succedendo in realtà è uno scontro interimperialistico che ha sempre contrassegnato la storia delle nazioni capitaliste. Nel mondo della concorrenza capitalistica, è noto, non può esistere la pace.

CINA, UNO STATO CAPITALISTA.

ERA GIA’ POSSIBILE  VEDERLO DAL SUO INIZIO

Si, con l’analisi marxista era possibile già dalla sua nascita 70anni fa, capire con facilità la sua natura capitalista  

 

in prima fila: Mao Ze-dong e Stalin

 

ECCO COSA LEGIFERA L’Art. 26  DELLA COSTITUZIONE DELLA “REPUBBLICA POPOLARE CINESE” MAOISTA AL MOMENTO DELLA  SUA FONDAZIONE NEL 1949.

 

«Art. 26 - Il principio fondamentale della costruzione economica della Repubblica Popolare Cinese è l’applicazione di una politica che curi tanto gli interessi privati che gli interessi pubblici, che avvantaggi tanto i padroni che i lavoratori, che incoraggi il mutuo aiuto fra la città e la campagna, e lo scambio di merci fra il nostro paese e i paesi stranieri, in vista del fine di far sviluppare la produzione e far fiorire l’economia. Lo Stato deve coordinare e regolamentare l’economia di Stato, l’economia delle cooperative, l’economia individuale dei contadini e degli operai manuali, l’economia del capitalismo privato e l’economia del capitalismo di Stato (...) in modo che tutte le componenti economiche-sociali possano avere il loro ruolo particolare, compiere la loro funzione, e cooperare fra loro sotto la direzione dell’economia di Stato per lo sviluppo dell’economia sociale nel loro complesso».

 

      Questo è l’evidente classico e chiaro articolo di costituzione di una repubblica apertamente borghese-capitalista. Un articolo che imprime chiaramente il suo carattere borghese alla nazione e assolutamente contrario ad un programma socialista-proletario che abbia come fine il comunismo attraverso la rivoluzione internazionale per arrivare all’eleminazione delle classi, dello sfruttamento, dei ricchi, del profitto. Quindi fin dall’inizio la Costituzione della “Repubblica Popolare Cinese” ha sempre parlato chiaro in proposito alla sua sostanza: nessun fine comunista. 

PERCHE’ ALLORA NEL PASSATO ENORMI MOVIMENTI GIOVANILI SI SONO BATTUTI A FAVORE DELLA CINA CONVINTI CHE NEL PAESE  ESISTESSE IL SOCIALISMO?  E QUANTE ENERGIE SI SONO SPRECATE IN PROPOSITO PER QUESTO FALSO OBIETTIVO?

      Oggi quei movimenti non esistono più, sono scomparsi. Sono scomparsi man mano che la Cina si sviluppava economicamente mostrando sempre più i suoi evidenti caratteri capitalistici, anche se le sue dirigenze staliniste-capitaliste hanno continuato e continuano ad appicicarsi espressioni ufficiali come “edificazione del comunismo” o “socialismo”.   

       Ma se nel passato enormi movimenti giovanili hanno inutilmente lottato per un presunto “socialismo maoista”, altri movimenti marxisti avevano invece molto chiaro da subito la realtà capitalista dell’inganno maoista cinese.     

       E’ a uno di questi gruppi, il “Partito Comunista Internazionale”, condotto dal grande marxista Bordiga che il carattere di “rivoluzione borghese” della Cina è sempre stato più che mai evidente già dal suo inizio. Questa la definizione nella loro analisi: “Una Cina borghese di sinistra che ha rinunciato al passaggio ad una rivoluzione socialista e che spaccia, come nella Russia staliniana, per socialismo un capitalismo di Stato”.  Specificando poi che il PCC di Mao-tze-tung aveva condotto una lunga guerra civile “spacciando per socialiste schiette forme e rapporti di produzione mercantili e borghesi”.

       Una valutazione senza dubbio realista, schietta e chiara. Analisi esplicitata nel loro articolo “L’epilogo borghese della rivoluzione cinese si legge nel suo passato dal quale abbiamo tratto anche la dicitura dell’art.26 della Costituzione cinese che presentiamo all’inizio.

MA PERCHE’ QUESTI MARXISTI PARLANO DI RIVOLUZIONE CINESE “BORGHESE” e non di rivoluzione SOCIALISTA come comunemente si vuol far passare?

      Nell’interessantissima analisi e studio che l’articolo presenta, nel capitolo 140 “Bilancio di una rivoluzione borghese, il giornale bordighista chiarisce anche nei particolari gli scopi economico-sociali capitalistici del maoismo cinese alla sua nascita.

       Ecco l’esplicitazione: “Primo importante atto della Repubblica Popolare cinese” evidenzia l’articolo “fu la Legge Agraria del giugno 1950, legge prudente e relativamente “liberale” (…). La “riforma” durò praticamente quattro lunghi anni, scosse fin alle fondamenta il mondo rurale cinese (...) poi Lo Stato si appropriò subito del monopolio del commercio dei cereali, regolamentò i prezzi delle derrate alimentari tramite acquisti e vendite del monopolio di Stato, richiese corvée gratuite per la regolamentazione dei corsi d’acqua e stese nelle campagne la sua rete di “quadri”, funzionari per inquadrare, dirigere e sorvegliare le masse contadine, immensa risorsa di forza lavoro, fino nel più sperduto villaggio”.

        L’analisi evidenzia egregiamente come la conduzione sia classica in un capitalismo di stato diretta da un partito di stampo stalinista (come Cuba o Nord Corea) che ha come fine il rafforzamento capitalista della nazione partendo dai contadini. Come detto, sono invece i lestofanti partiti stalinisti al potere che imbrogliano il tutto parlando con altisonanti dichiarazioni, di “edificazione del socialismo” o “interessi del proletariato” per meglio far rendere i contadini.

        Oggi il procedere capitalistico cinese è evidente 


 

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COME MAI RIAPPAIONO

LE DESTRE? (AfD)

LA BORGHESIA (banche-imprese) CHE DOMINA E MANOVRA DIETRO LE QUINTE, HA INTERESSE E STA AIUTANDO, ATTRAVERSO I MEDIA,  I PARTITI RAZZISTI AD ESPANDERSI, COSI’ DA INDEBOLIRE E DIVIDERE IL FRONTE DEI LAVORATORI TRA LOCALI E IMMIGRATI. MA E’ CONTRARIA CHE DESTRE RADICALI NAZISTE ARRIVINO AL POTERE.

QUINDI LA TATTICA DELLA STAMPA CAPITALISTA, PER ARRIVARE A DIVIDERE I LAVORATORI, E’ METTERE IN EVIDENZA SOLAMENTE GLI OVVI PROBLEMI CHE LO SPOSTAMENTO DI MASSE DI PROFUGHI CAUSANO, FAVORENDO COSI’ I PARTITI RAZZISTI. MA NON CHIARISCE MAI CHE QUESTI LAVORATORI IMMIGRATI OCCUPANO I POSTI PEGGIORI CHE I GIOVANI EUROPEI RIFIUTANO, CHE SONO SUPER SFRUTTATI, E FANNO GUADAGNARE SOMME ENORMI AI CAPITALISTI SFRUTTATORI.

 

 

 

 

Che oggi il ripugnante razzismo riemerga non è una novità. E’ una novità per la Germania, ma non certo in Francia, Italia, Austria, Gran Bretagna, o negli altri paesi europei.

       Il capitalismo ha sempre fomentato, incoraggiato il razzismo. Si può dire ancora di più: i capitalisti hanno interesse al razzismo, a diffonderlo, incrementarlo. Il motivo è ovvio: è un metodo per dividere la classe lavoratrice. Diffondendo il disprezzo razziale indeboliscono i reparti delle masse salariate, che invece hanno tutto l’interesse e il bisogno di essere unite, di lottare salde e compatte contro lo sfruttamento dei capitalisti.

      Anche Marx a suo tempo si è occupato del problema razzismo. Nella nota lettera a Meyer e Vogt del 9 aprile 1870 Marx spiega e comprova come in Inghilterra il razzismo contro i lavoratori immigrati provenienti dall’Irlanda, alla fine danneggi non poco anche i lavoratori inglesi stessi. La politica razzista di divisione si conferma quindi da sempre come un vantaggio per i ricchi padroni sfruttatori.

     Quindi anche i capitalisti tedeschi colgono le occasioni per incoraggiare, istigare il disgustoso razzismo, dando risalto ai partiti ad esso collegato.

     Ieri per esempio, fomentando attraverso i loro mezzi di informazione e organizzazioni l’odio contro gli inermi ebrei hanno portato Hitler al potere, loro marionetta. A quel tempo non esistendo in Germania gli immigrati l’odio xenofobo veniva rivolto con furia dalla stampa borghese, dai politici e dai preti, contro gli inoffensivi ebrei, presentandoli come la rovina della nazione, così che il dittatore Hitler scagliandosi contro di essi apparisse come l’eroe nazionale contro i malvagi. Oggi per gli stessi capitalisti l’occasione razzista si presenta dall’ondata di profughi fuggiti dalle guerre (anch’esse provocate dagli stessi capitalisti) del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Ucraina. Da dove masse di sfollati fuggono riversandosi in Europa, giungendo naturalmente anche in Germania.

       E il vecchio sistema borghese di fomentare il razzismo funziona sempre: dar risalto ai naturali problemi che insorgono quando una moltitudine di persone si spostano da uno stato all’altro. Compito dei media borghesi – naturalmente anche tedeschi – è amplificare queste disagi, darne grande eco. E’ il subdolo metodo capitalista di fomentare l’intolleranza.

     Dall’altro lato però gli ipocriti mezzi di informazione capitalistici nascondono che queste persone che scappano dalle guerre o emigrano sono esseri umani come tutti noi in cerca di una vita migliore. E non chiariscono che queste persone arrivate in Europa, a milioni vanno a lavorare nei posti di lavoro più duri, più faticosi, sporchi, che i giovani europei e tedeschi categoricamente si rifiutano di occupare. E tengono anche accuratamente nascosto che questi lavoratori immigrati sono una manna per i padroni, che nei posti di lavoro li sfruttano fino all’osso dando loro stipendi, com’è noto, bassissimi. 

 

 

Diverso è invece l’interesse dei sindacati e dei lavoratori. Che è organizzare questo settore di proletariato straniero, affinchè raggiunga le condizioni di vita, di lavoro e di salario che gli compete, uguale al resto di tutti gli altri lavoratori.

     Alcuni poi agitano l’allarmismo che le destre estreme (come Hitler) potrebbero addirittura arrivare al potere. E’ verità questa, o solo strumentalizzazione politica o ingenuità?

     Noi marxisti siamo del parere che se i capitalisti dominanti oggi avessero interesse alle destre fasciste-naziste al potere, in poco tempo i razzisti  radicali arriverebbero al governo.  

      Nel sistema capitalistico i capitalisti possono far questo perchè posseggono i mezzi di informazione, e li dirigono. Possono così creare e orientare l’opinione pubblica. E se per i loro interessi, come ieri nelle varie nazioni hanno portato al potere Mussolini, Hitler, Pinochet, i Colonnelli in Grecia (1967-1974) ecc. anche oggi possono, se lo ritenessero necessario, riportare i fascisti al potere senza grosse difficoltà. Quanto affermiamo potrebbe sembrare esagerato, assurdo o impossibile, ma questa è la nostra realistica analisi.   

     Ma riteniamo che oggi, i capitalisti in generale, pensino sia più nel loro interesse mantenere la “sovrastruttura” (lo stato) democratica anzichè portarne al potere una fascista-nazista radicale dittatoriale. Mantenere una forma democratica che permette loro di controllare meglio e manipolare al meglio le masse salariate (vedere art. “Le diverse sovrastrutture del capitalismo: democrazia, totalitarismo, capitalismo di stato” - Der kommunistische Kampf n° 10 – dicembre 2015).

Perciò oggi non riteniamo credibile l’allarmismo di una possibile attuale ascesa al potere delle destre estreme fasciste-naziste.   

CORSA MONDIALE DELLE BANCHE CENTRALI PER COMPERARE ORO

LA CORSA IMPERIALISTICA ALL’ORO

LA DEDOLLARIZZAZIONE INIZIATA DALLA CINA HA INNESCATO UNA CORSA ALL’ORO SENZA PRECEDENTI DA PARTE DELLE BANCHE DEI GRANDI PAESI EMERGENTI

(CINA, RUSSIA, INDIA, VENEZUELA, IRAN, ECC.)

 

 

PERCHE’ PROPRIO LA DEDOLLARIZZAZIONE SCATENA LA CORSA ALL’ORO DELLE BANCHE CENTRALI?

 

L’emergente imperialismo cinese in concorrenza con quello imperialismo americano vuole staccarsi dal dollaro che è la sola moneta usata per il commercio internazionale. I suoi affari, i suoi interessi capitalistici in giro per il mondo li vuole condurre con la propria moneta, lo yuan. L’imperialismo cinese adesso è un gigante economico abbastanza grande e potente per poterselo permettere e poter iniziare a diventare anche una potenza monetaria.

Per diventare autonomo con la sua moneta e gestire i suoi interessi nel settore finanziario a livello internazionale (che rendono moltissimo) l’imperialismo cinese ha bisogno però di grandi riserve d’oro (esattamente come quello americano) per apparire “credibile” sul mercato globale. “Credibile” in gergo finanziario significa che nel prestare i propri soldi alle altre nazioni, questi soldi devono essere “coperti” e “garantiti” da capitali “forti”, nell’eventualità dovesse accadere un “default” finanziario in Cina, gli investitori internazionali che stanno usando la moneta yuan nel commercio internazionale, possano richiedere come indennizzo o come risarcimento questi capitali “forti”, “credibili”.

Fino ad ora come capitali “solidi”, “forti”, “credibili” l’imperialismo cinese ha usato e presentato come garanzia dei suoi prestiti le enormi quantità di dollari che il governo borghese di Pechino si è procurato comperando quantità enormi di debito pubblico americano.

Ma questo naturalmente, in un certo qual modo, lo tiene sempre legato e condizionato all’imperialismo di Washington. Perciò adesso la dirigenza borghese statale di Pechino se ne vuole liberare per diventare totalmente indipendente finanziariamente, economicamente e di conseguenza anche politicamente.

E (in sintesi) l’unico modo conosciuto per arrivare all’indipendenza finanziaria è quello classico di sempre: avere l’oro! Accatastare e accumulare montagne del prezioso metallo nei caveau delle proprie banche. Perciò l’imperialismo cinese in questo momento è nella la fase di vendere le proprie cedole del debito pubblico americano e sostituirlo velocemente con l’oro. E’ esattamente ciò che la banca centrale di Pechino sta conducendo.   

Naturalmente il colosso Cina, come conseguenza di questa suo operare monetario, coinvolge tutti i paesi capitalisti che più o meno aderiscono al suo schieramento, ossia Russia, Iran, Venezuela, India, ecc. Queste nazioni si trovano ora nella situazione di doverla seguire su questa strada. Ciò ha innescato una globale corsa  imperialista all’oro. 

Per aver chiaro questo fenomeno bisogna sempre sottolineare che la Cina pur essendo diventata in breve il gigante economico poco dietro agli Stati Uniti, dal punto di vista di riserve finanziarie in oro è meno di un nano, è solo all’inizio di questo processo imperialistico. Pochi dati possono chiarire perfettamente la situazione. Gli Stati Uniti come primo detentore d’oro possiede riserve per 8.133 tonnellate, la Cina con una forza economica vicina agli Usa, è invece al 5° posto con 1.054 tonnellate, (dietro alla Germania che è seconda con 3.383, poi l’Italia con 2.451, segue la Francia con 2.435 e la Russia con 1,238).    

Ne consegue, è evidente, che se l’imperialismo cinese vorrà mettersi alla pari finanziariamente con quello americano dovrà moltiplicare perlomeno per otto volte le sue riserve aurifere. Ci troveremo di fronte quindi ad una competizione senza precedenti tra banche centrali per accaparrarsi il prezioso metallo. Una competizione così virulenta che l’umanità non ha mai visto.   

Questo spiega il perché dell’attuale clamore sulla questione oro, e perchè tutti i paesi emergenti che si vogliono sganciare dal domino commerciale del dollaro, cioè dall’America, devono per forza seguire la strada cinese. Se si aggiunge che oltre alla Cina anche il futuro colosso India è interessata alla sua autonomia finanziaria, si può immaginare la portata della corsa imperialista ad accaparrarsi il pregiato metallo. 

Ovviamente tutto questo, come senz’altro è chiaro a tutti, riguarda solo i capitalisti, non certo la popolazione lavoratrice. Di tutto questo metallo prezioso accumulato i lavoratori non ne vedranno nemmeno l’ombra. A loro è riservato il lavoro, lo sfruttamento, i sacrifici sociali.


 

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AL CONTRARIO DI QUANTO AFFERMANO GLI STALINISTI

NON TROVA CONFERMA CHE STALIN ABBIA “LIBERATO" LA GERMANIA DAI NAZISTI

STUDIO SU STALIN IMPERIALISTA

 

 

 

Nelle diffusioni del nostro giornale marxista “Der kommunistische Kampf” si avvicinano anche stalinisti che, vedendo i nostri cartelli dove si definisce Stalin “controrivoluzionario”, si contrappongono sostenendo che Stalin oltre ad essere stato un grande rivoluzionario comunista ha avuto anche il merito di “aver liberato la Germania da Hitler e dai nazisti”.   Anche il giornale online “L’Antidiplomatico” vicino alle posizioni dell’attuale Russia imperialista, nell’articolo “L’amnesia occidentale sul ruolo dell’URSS nella vittoria della Seconda Guerra mondiale ha alcuni aspetti inquietanti” sostiene la stessa tesi sul “ruolo decisivo dell’URSS nella sconfitta della Germania nazista”.

Per i rivoluzionari questa è una interpretazione distorta, com’è appunto lo stalinismo.

      Già in molti nostri articoli abbiamo documentato come il ruolo storico di Stalin sia stato controrivoluzionario. Come Stalin abbia condotto una controrivoluzione borghese dall’interno della Russia sotto forma del “Socialismo in un paese solo” e come per attuare il suo piano abbia dovuto eliminare anche fisicamente i dirigenti bolscevichi.

Quindi l’intera politica di Stalin si è caratterizzata come una politica del nazionalismo borghese russo per assumere poi in prossimità della seconda guerra mondiale la specificità anche imperialista con conquista di territori-nazioni.

      I personaggi stalinisti che incontriamo e le fonti staliniste che descrivono Stalin come grande figura comunista che avrebbe “liberato la Germania da Hitler”, presentano tutti la stessa caratteristica: dimenticano sempre, tralasciano sempre di proposito di dire e scrivere che Stalin è stato alleato convinto di Hitler nel periodo ‘39 – ‘41 e che entrambi d’accordo hanno invaso la Polonia per poi spartirsela (“Accordo di amicizia e di frontiera” - 28 sett. 1939). In sostanza Stalin ammirava il nazista Hitler.

Anche quando nel ‘39 Hitler, accendendo così la 2° guerra mondiale invade i Paesi Bassi per poi invadere la Francia, Stalin non si oppone ne si esprime contro, da il tacito consenso di chi è favorevole alla manovra nazista.

      Lo scontro Hitler e Stalin inizia nel 41, quando il capo nazista, con estrema sorpresa e stupore di Stalin invade (dopo la Francia) anche la Russia, lasciando incredulo il capo sovietico che ritiene Hitler un grande caro amico. E’ certo che se Hitler non avesse attaccato anche la Russia, Stalin sarebbe rimasto sempre grande alleato e fedele amico del nazista Hitler. Entrambi alleati contro le potenze occidentali, da Stalin stesso sempre definite “nemiche imperialiste”. Queste non sono nostre invenzioni, ne fantasia, ma storia reale,. Storia che chiunque può trovare su tutti i testi scolastici.

      Arrivando al controattacco russo del ’42 contro gli invasori tedeschi ormai insediatosi su quasi tutto il territorio russo. Vi sono fonti (“Economics Division” del “Congressional Research Service”) che affermano come l’esercito russo ormai allo stremo definitivo sarebbe crollato se non avesse ricevuto enormi sostegni di materiale militare bellico e alimentare da parte americana, sostegni giunti attraverso la “Via iraniana” (vedere l’interessante articolo: “I paesi ex Urss voluti dal padronato americano, vero vincitore della 2° guerra mondiale” – Der kommunistische Kampf” n°5, gennaio 2015). Senza questi cospicui e fondamentali sostegni l’esercito russo sarebbe inevitabilmente capitolato, visto che i tedeschi avevano ormai distrutto e resa inservibile tutta l’industria sovietica.

       Sul seguente momento di contrattacco dell’avanzata dell’esercito russo da est verso la Germania, i fatti storici riportano come gli americani che avanzavano sul lato opposto occidentale dopo essere sbarcati in Normandia e ripreso la Francia, abbiano rallentato per molto tempo o si siano fermati aspettando che i russi avanzassero da est e conquistassero l’Europa dell’est e quella parte di Germania che, già da prima, il presidente americano Truman, il primo ministro inglese Churchill e Stalin stesso avevano deciso di dividere e spartirsi (tutto questo reso poi pubblico durante la conferenza di Jalta del febbraio 1945). Dividere e smembrare una nazione è la classica operazione imperialistica quando le borghesie vincono le guerre, di cui Stalin è parte integrante.

      Riassumendo la figura Stalin: prima subdolo controrivoluzionario, poi grande alleato e amico del nazista Hitler che assieme attaccano e si spartiscono la Polonia. Poi quando a sua volta viene attaccato da Hitler, si allea agli odiati “imperialisti occidentali” senza il cui aiuto sarebbe crollato e conquistato dall’ex amico nazista. Nella fase di contrattacco contro i tedeschi, se gli americani non si fossero fermati ad aspettare che l’esercito russo avanzasse per conquistare il territorio est europeo-tedesco a loro assegnato precedentemente concordato (così da avere poi il pretesto di dividere la Germania e l’Europa) gli americani avrebbero conquistato facilmente da soli l’est Europa, invece che lasciarla sotto il dominio stalinista.

      Questa pensiamo sia la giusta interpretazione storica dei fatti.

In sostanza l’analisi storica ci dice che il controrivoluzionario Stalin più che aver “liberato” la Germania è stato prima una marionetta in mano a Hitler per ottenere i suoi scopi, poi degli americani, che lo hanno ampiamente sostenuto e usato per combattere e poi dividere la potente borghesia germanica. 

2° conflitto mondiale: secondo alcuni …

DOVEVA ESSERE L’ULTIMA GUERRA!”

PERCHE’ RITENUTA SCATENATA DA

UN FOLLE (Hitler).   INVECE …

 

 

 

 

E’ stato quel pazzo di Hitler a causare tutto questo disastro, eliminato lui non si ha più ragione di temere altre guerre” ripeteva intensamente alla fine della 2° guerra mondiale la propaganda sui giornali, alla radio, nei cinematografi: “è lui il colpevole di tutto!”.

La martellante propaganda aveva fatto convinto molte persone che fosse proprio così, che l’appena passata guerra mondiale fosse stata causata solo dal “pazzo Hitler”. Quindi nell’ambiente intellettuale democratico-cristiano, visto che “il pazzo” era stato eliminato, molti si erano persuasi che quella veramente sarebbe stata “L’ULTIMA GUERRA”.

 

Ovviamente l’informazione assillante non faceva alcun accenno al fatto che “il pazzo Hitler” era stato il rappresentante degli interessi della potente borghesia industrial-finanziaria teutonica ed era una marionetta in mano ai grandi complessi bancari-industriali tedeschi che volevano espandersi in Europa, Russia, nord Africa e Medio Oriente e usavano “il pazzo Hitler” (a suo tempo invece presentato in Germania e sostenuto dalla stampa tedesca come grande “eroe illuminato”) per conquistare militarmente le zone interessate.   

Quindi le persone venivano tratte in inganno dalla propaganda insistente giungendo alla conclusione che eliminato “il pazzo”, causa della guerra, la guerre sarebbero terminate.

 

Ovviamente era tutto un inganno, tutto sbagliato, la borghesia stava creando la sua ennesima grande illusione

E naturalmente è stata da subito la realtà che si è imposta e si incaricata ancora una volta di portare i fatti nella realtà, svegliando le persone dall’illusione, portandole a ricredersi sulla guerra “creata dal grande pazzo”.

Negli anni seguenti infatti, nei decenni seguenti, innumerevoli saranno le guerre che senza fine si succederanno contraddicendo, smontando la propaganda ingannatrice borghese:

 

 

-  Già nel 1950 (due anni dopo la fine del conflitto mondiale) scoppia la “Guerra di Corea” (durerà fino al 1953).

-  Poi nel 1954 inizia “la guerra in Algeria” (finita nel ’62).

-  Nel 1956 è la “Guerra di Suez” tra Israele e Egitto a imperversare.

-  Poi nel 1961 scoppierà la “guerra coloniale portoghese” (fino al ‘75). E ancora nel ‘61 comincerà anche “la guerra di indipendenza eritrea”.

- Nel ’64 si vedrà l’inizio dell’ultra famosa “guerra del Vietnam”.

E poi ancora, e ancora, e ancora  …

… fino alle attuali guerre del Medio Oriente in Siria, Iraq, Yemen, poi africane in Libia, Mali, Sudan,  e poi in Ucraina.

 

 

No, è più che evidente, le guerre non sono causate dai “pazzi”. Le borghesie nascondono in tutti i modi di essere LORO le responsabili delle guerre. Nascondono che queste guerre vengono provocate dai briganti capitalisti per allargare i loro interessi, i loro affari nel mondo. E che per far questo si nascondono dietro ai politici cosiddetti “pazzi” di turno, manovrandoli da dietro le quinte affinchè siano loro ad apparire come “sanguinari”, “malvagi”, “crudeli”,  (e  … “pazzi”).

La realtà ci dimostra senza dubbio che effettivamente è il sistema del profitto che scatena, che ha il bisogno continuo delle guerre.

 

 

E questo spiega l’immensa delusione in cui sono caduti poi gli inesperti intellettuali del dopoguerra, che si erano lasciati abbindolare credendo alla propaganda sostenente che la 2° guerra mondiale fosse stata causata da “un folle”, il “pazzo Hitler” e che quella quindi 

 

“SAREBBE STATA L’ULTIMA GUERRA”.


 

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“PERCHE’ DITE CHE STALIN

 E’ STATO UN CONTRORIVOLUZIONARIO?”

 

Lenin rivoluzionario – Stalin controrivoluzionario.

 

Volutamente, dai mass media, dagli intellettuali borghesi, dagli esperti politici, dai professori nelle università e nelle scuole, ecc. Stalin viene presentato come naturale prosecuzione di Lenin.

Assolutamente non vero!

Totale è la differenza tra la politica internazionalista rivoluzionaria di Lenin e quella nazionalista borghese controrivoluzionaria di Stalin.

Per Lenin e i bolscevichi la rivoluzione russa dell’ottobre doveva essere l’inizio di una rivoluzione mondiale per poi giungere al comunismo. Per Stalin con la sua teoria del “socialismo in un paese solo” la rivoluzione d’ottobre era già il comunismo. Un grande imbroglio e una grande menzogna da parte di Stalin , come ripetutamente scriviamo sul nostro giornale, perché se in Russia dopo la rivoluzione ci fosse stato il socialismo, i prodotti sarebbero stati  suddivisi tra la popolazione anziché venir venduti come avveniva. Come giustamente e ripetutamente Lenin affermava, in  Russia dopo la rivoluzione il proletariato al potere si trovava in una fase di transizione, che aspettando le altre rivoluzioni.  gestiva un momentaneo capitalismo di stato.

Il padronato, i ricchi, con i loro servitori, non hanno interesse a chiarire questi semplici, chiari, realistici concetti basilari.

Il padronato ha tutto l’interesse invece a creare confusione, in modo che il lavoratore non capisca come  funzioni la società capitalistica e arrivi alla sua emancipazione e poter così  lottare per spezzare le sue catene per giungere  alla sua liberazione.

E per ottenere questa confusione politica i ricchi si fanno aiutare da politici, giornalisti, economisti, intellettuali, professori, preti, ecc.

Molto strano che queste persone, che si definiscono di grande e alta cultura e onestà, si definiscono al di sopra delle parti, non riescano  nei loro studi, nelle loro ricerche a vedere e trovare cose sul funzionamento della società capitalistica che invece migliaia e migliaia di attivisti normali operai marxisti, lavoratori dipendenti, con impegno, con ricerca e approfondimento riescono a trovare. Si, molto strano!

 

 

 

MA IN REALTA’, CHE COS’E’ IL SOCIALISMO?

 

 

 

Definizione di socialismo: Il socialismo non è la statalizzazione dei beni di produzione come gli stalinisti, i maoisti e alcune correnti trotzkiste affermano. E’ certamente la statalizzazione dei beni di produzione, ma in un mercato dove i prodotti non vengono più venduti, ma suddivisi tra la popolazione per il benessere comune.

 

Quando si afferma che il socialismo è da ogn’uno secondo le sue capacità, ad ogn’uno secondo i suoi bisogni” ovviamente si intende, ed è universalmente riconosciuto, che questo avviene in un mercato dove le merci non vengono più vendute, commercializzate per trarne un guadagno, dove esistono ancora i lavoratori dipendenti  sfruttati dallo stato nazionalista, il quale per trarre un guadagno vende i prodotti in un mondo pieno di concorrenza, con crisi e guerre, sfruttamento, fame e povertà, ma in mercato dove i prodotti sono suddivisi tra la popolazione per il bene comune.

 

ED E’ POSSIBILE ARRIVARE A QUESTO!

 


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ALLEGATO

NEI DIBATTITI EMERGE SEMPRE CON FORZA LA DOMANDA SE NELLA DDR ESISTEVA IL “SOCIALISMO”.

LA NOSTRA DECISA RISPOSTA E’ SEMPRE STATA: NO. PER APPROFONDIRE LA QUESTIONE PORTIAMO

ALLA RIFLESSIONE DEL LETTORE QUESTO ARTICOLO DEL NOVEMBRE 2014.

 

 

Punti fermi della scienza marxista

Proseguiamo qui nell’approfondimento del falso socialismo,

cioè del capitalismo di stato camuffato da “socialismo”

 

-1953, RIVOLTA BERLINO EST - 

IL FALSO SOCIALISMO  

  (CAPITALISMO DI STATO) EX DDR

ATTACCA GLI OPERAI

 

 

Dopo la guerra, ai lavoratori dell’ex DDr, così come agli altri lavoratori dell’ex Urss e dei suoi Paesi satelliti (Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia ecc)  era stato fatto intendere  di essere nel “socialismo” e che le loro condizioni di vita sarebbero state salvaguardate,  che sarebbero migliorate sempre più.

Tutto ciò non era vero.

E l’illusione durò pochi anni. I lavoratori  tedeschi ex DDR  e quelli polacchi, ungheresi, cechi ecc , mentre notavano che nei paesi occidentali “non socialisti” il tenore di vita lentamente ma veramente migliorava,. vedevano invece che lo sfruttamento, nei loro Paesi cosiddetti “socialisti” o “comunisti”, rimaneva durissimo,   gli stipendi rimanevano sempre bassi e che la corruzione dilagava.

E la reazione non si fece attendere.

Nel giugno 1953, in seguito alla decisione del governo DDR di intensificare ulteriormente i ritmi di lavoro, i lavoratori di Berlino est insorgevano.

La repressione del falso socialismo, cioè del capitalismo di stato,  fu estremamente dura. Furono fatti intervenire i carri armati, l’esercito, la polizia e chissà quant’altro e la rivolta fu presto soffocata.

La disillusione però si propagò, Nel ’56 insorgevano gli operai polacchi di Poznan e sempre nel ’56 quelli ungheresi di Budapest. Tutti furono repressi con estrema violenza.

Tutta la stampa di quel tempo definì i rivoltosi “provocatori”. Anche la stampa cosiddetta “socialista” o” comunista” che in realtà, guidata dallo stalinismo era al servizio del Capitale di Stato, bollò gli operai come “provocatori”.

In tutto il mondo solo la voce dei nostri primi compagni comunisti scientifici era a fianco degli operai insorti. Compagni che, forti della sola scienza marxista si battevano  per l’internazionalismo proletario e chiarivano come stavano effettivamente le cose: “ … Quindi anche al proletariato polacco toccò la sorte degli altri paesi: lavorare 

duramente per la ricostruzione nazionale, pagare con uno sfruttamento imposto le conseguenze della guerra, restaurare il proprio capitalismo, pagare i sovrapprofitti al proprio imperialismo. E ciò, come in ogni paese, significa fame, miseria, mancanza di libertà (…). Noi che  lavoriamo per questo [l’internazionalismo], siamo idealmente al fianco dei nostri fratelli rivoluzionari polacchi ed ungheresi e difendiamo la bandiera che fu già di Rosa Luxemburg e della Repubblica dei Consigli ungherese del 1919, come oggi è dei giovani insorti, dagli insulti che i controrivoluzionari d’ogni tinta le rivolgono.” (L’impulso 10 nov. 1956)

La dura repressione poliziesca seguente costringerà nell’ex DDR tra il ’52 e il 61, anno della costruzione del Muro ( il Muro della vergogna), più di 2 milioni di tedeschi a scappare nella ricca Germania di Bonn. Queste persone scappavano portandosi  con se la convinzione di sfuggire al “terribile comunismo”.

Ma non poteva essere così. Non è possibile parlare di comunismo o socialismo dove il governo reprime gli operai. Perché stato socialista o comunista significa proprio governo degli operai, dei lavoratori, i quali vengono eletti nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro e nei quartieri. E gli operai non possono reprimere se stessi.

Solo un partito al governo di affaristi capitalistico-statali che si camuffano da “comunisti” o “socialisti” e sono alla ricerca del massimo guadagno può far questo.

Per noi, comunisti internazionalisti, che analizziamo la realtà con la lente del marxismo scientifico, le rivolte operaie di Berlino est nel ‘53 e quelle polacche e ungheresi del ’56 sono state invece la chiara e pratica conferma che in quei paesi dominava il capitalismo.

 

 

 

“Der kommunistische Kampf” –  novembre 2014 


 

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ALLEGATO

 

LA STAMPA UFFICIALE RIPORTA CHE IN EX DDR E UNIONE SOVIETICA ESISTEVA IL “SOCIALISMO” DI MARX. PER I MARXISTI NON E’ COSI’, E’ UNA FANDONIA.  PER APPROFONDIRE LA TEMATICA PORTIAMO ALLA RIFLESSIONE DEL LETTORE QUESTO ARTICOLO DEL NOSTRO GIORNALE DELL’ APRILE 2015.

 

 

Punti fermi della scienza marxista

Proseguiamo qui nell’approfondimento del falso socialismo,

cioè del capitalismo di stato camuffato da “socialismo”

 

EX DDR – EX URSS – EX PAESI DELL’EST:

NESSUN SOCIALISMO

 

1953-1989: LA LOTTA DELLA CLASSE OPERAIA

CONTRO IL CAPITALISMO DI STATO

 

Il padronato e i falsi socialisti e comunisti ci hanno dato da intendere (e tutt’ora insistono nel farci credere) che  nei ex Paesi dell’Est ( Urss,  DDr ,  Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, ecc.)  ci sia stato il socialismo o il comunismo.

Tutto falso!  Il marxismo scientifico già dagli anni ’50 ha chiarito che in quei paesi non esisteva nessun socialismo, che era tutta una truffa per confondere i lavoratori e che la dominava il capitalismo ( di stato).

Se ci fosse stato il “socialismo “ o il “comunismo” come  loro affermavano, non avremmo dovuto trovare in quei paesi tutte le leggi economiche  affaristiche e di sfruttamento tipiche del capitalismo, ma avremmo dovuto trovare i lavoratori al potere che gestivano la società.

Andando a scorrere i giornali dell’epoca ci viene riportato ed evidenziato qual’era invece la realtà in questi paesi falsamente definiti “socialisti”:  disoccupazione e sfruttamento, inflazione e concorrenza, banche e guadagni, produttività e sacrifici, scioperi e lotta di classe. 

Non c’è  ombra di dubbio: capitalismo!

In questo articolo ci soffermiamo sulla lotta che i lavoratori (super sfruttati) di quei paesi in quegli anni conducevano. Lotte particolarmente dure ed esplosive che venivano  represse altrettanto duramente e brutalmente.

Riportiamo qui dati significativi:

 

E’ evidente, non esisteva nessun “socialismo “o “comunismo”!  I lavoratori per difendere le loro condizioni di vita erano costretti, come i lavoratori dei paesi occidentali “non socialisti” a lotte e scioperi continui, vale a dire a  proteste contro il carovita, scioperi contro l’aumento dei ritmi di lavoro, lotte contro la riduzione dei salari, occupazione delle fabbriche per la libertà di organizzazione, proteste per  i morti causati dalle repressioni … ecc, ecc.

Come detto il padronato non ha interesse a pubblicizzare e a chiarire la sostanza dei fatti sociali  e i falsi comunisti o ingenui falsi rivoluzionari non le sanno capire.

Spetta a noi comunisti, che usiamo l’analisi del marxismo scientifico,  il compito di mettere in chiaro come veramente funziona la società.

 

“Der kommunistische Kampf” – aprile 2015  


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