IL MIGLIOR STRUMENTO DELLA BORGHESIA PER IL CONTROLLO DELLE MASSE SFRUTTATE 

IL VOLTO NASCOSTO DELLA DEMOCRAZIA: 

AL SERVIZIO DEI CAPITALSTI

 

 

 

 

Molti inneggiano alla democrazia. Ma non si soffermano sul fatto che la democrazia in cui viviamo è una “democrazia capitalista”. Non hanno la minima idea di cosa sia. La “democrazia capitalista”  ha invece un significato ben preciso, sia storico che pratico.

Innanzi tutto: perché “capitalista”?  

Per capire il presente è utile fare un passo indietro nel passato. “Democrazia” significa “il diritto della popolazione, attraverso il voto, di scegliere chi deve governare”. E la prima esperienza di questo sistema di voto la troviamo in Grecia, ad Atene, all’incirca nel ‘600 prima di Cristo. E’ in questo periodo che viene sperimentata la prima “forma democratica”. A quel tempo, com’è noto, vigeva lo schiavismo. Quindi la prima “democrazia” si appoggiava sugli schiavi e per questo la possiamo definire “democrazia schiavistica”. In quella società il diritto di voto era riservato tra gli ateniesi agli soli uomini adulti. Le donne ne erano escluse, così come naturalmente gli schiavi. Anche chi non era di cittadinanza ateniese era escluso dal voto. In pratica in quel tempo nella città, riportano le ricerche, su una popolazione di circa 250 mila abitanti, circa 50 mila avevano diritto di voto.

Questa forma di voto popolare per decidere chi doveva governare, ad Atene era stata escogitata per evitare e por fine alle faide, alla guerra continua che le varie fazioni delle famiglie più influenti e potenti della città si conducevano tra loro, trucidandosi a vicenda per la conquista del potere.

Quindi nella società schiavistica ateniese del 600 fino a circa il 300 a.Cr. dove dominavano i potenti clan e le grandi famiglie aristocratiche, nel sistema di voto democratico vinceva chi aveva la possibilità di avere più persone che votavano per la propria famiglia o per il proprio clan. Con questo sistema di voto, cioè di “democrazia”, le grandi famiglie aristocratiche ateniesi erano riuscite a diminuire sensibilmente le sanguinose faide per decidere chi doveva governare la città. 

Questo sistema di voto è stata poi adottata (in parte) anche nell’antica Roma repubblicana. Per poi scomparire definitivamente per quasi un paio di millenni. 

Poi la “democrazia” cioè “il diritto di scegliere con il voto chi deve governare”, riappare nell’attuale società capitalistica, che possiamo quindi definire “democrazia capitalista”.

Nell’odierna “democrazia capitalista” tutta la popolazione ha il diritto di votare: uomini e donne senza distinzione e gli schiavi non esistono più. Ma nel capitalismo la società è ancora divisa in classi: da una parte la classe dei capitalisti detentori dei mezzi di produzione e dall’altra la classe dei salariati che lavorano a giornata dai capitalisti. E i capitalisti nei paesi industrializzati sono una piccolissima minoranza, mentre le famiglie proletarie sono quasi la totalità della popolazione.

Quindi nel capitalismo in teoria i proletari, come stragrande maggioranza dei votanti che scelgono i propri rappresentanti, da logica dovrebbero dirigere la società e dovrebbero condurre una vita ultra benestante, mentre i capitalisti proprietari delle fabbriche, ma piccolissima minoranza sociale, essere più o meno al livello dei proletari come tenore di vita. INVECE NON E’ COSI’. La realtà ci dice che nonostante le famiglie proletarie compongano la quasi totalità della popolazione, vivono al limite della decenza, e molte di esse anche difficoltà o in stato di povertà, mentre i capitalisti, come minoranza, possono anche essere multimiliardari.  COME MAI?  Da cosa proviene questa stridente contraddizione di democrazia?

La spiegazione si trova proprio nella “democrazia capitalista” stessa. Dove esiste un trucco. Trucco che rende possibile che la piccola minoranza sovrasti l’enorme maggioranza.  Nel sistema di voto i capitalisti hanno introdotto lo stratagemma dove i politici una volta votati non possono più essere ne ritrattati o sostituiti. Cioè dopo il voto i politici possono rimanere 4 anni in parlamento indipendentemente se poi non manterranno le promesse fatte in campagna elettorale o se si comporteranno da corrotti. Con questo stratagemma “democratico” i politici anche se eletti dai lavoratori possono mettersi al servizio dei ricchi capitalisti senza aver il problema di essere ritrattati. E questo spiega il perché le leggi sono sempre a favore dei capitalisti e questi diventano miliardari mentre i lavoratori no.

Certamente le masse proletarie nelle seguenti elezioni potranno non rivotare più questi politici “corrotti voltagabbana” e votarne altri, ma la cosa si ripete poi sempre, all’infinito.  

Quindi nella “democrazia capitalista” la maggioranza proletaria ha certo il diritto di votare i rappresentanti, ma dopo il voto non ha più la possibilità di poterli controllare. Quindi la “democrazia” è “dopata”, il voto in realtà è un “trucco”. 

Poi potrà esistere la “democrazia socialista” (che ovviamente non è il falso socialismo dell’ex Unione Sovietica stalinista, o della DDR o dell’odierna Cina dove vige il capitalismo nella forma del capital di stato condotto da un falso “partito comunista”). La “democrazia socialista” può esistere solo in un’altra società, una società diversa dall’attuale, dove non esista più il sistema economico commerciale, come avviene tutt’ora. In questa diversa società i beni prodotti devono essere suddivisi tra la popolazione e non più venduti. Con questi presupposti non più capitalistici la “democrazia” può finalmente trovare il suo completo svolgimento. In questa diversa organizzazione sociale dove tutti sono produttori e tutti sono proprietari, diventa finalmente possibile che i delegati votati possano essere ritrattati in qualsiasi momento, qualora ritenuti corrotti o incapaci. Inoltre possono venir pagati come tutti gli altri lavoratori.

Questa riteniamo essere la VERA DEMOCRAZIA a cui tutti aspirano.

 

GUERRE: PARTE INGRANTE DEL PERVERSO CAPITALISMO

LA CRUENTA GUERRA CIVILE IN ETIOPIA

Nel società del profitto: finita una guerra

ne inizia subito un’altra (se non due)

 

 

 

 

 

E’ addirittura un Premio Nobel per la Pace che conduce la sanguinosa guerra in Etiopia: il presidente Abiy Ahmed. E questo ci fa capire con quali superficiali criteri 

borghesi vengono assegnati i premi Nobel per la pace, criteri che hanno conferito il Nobel anche all’ex presidente americano Obama, responsabile di ben tre guerre: Ucraina, Siria ed infine in Libia. Non ci sarebbe da stupirsi se il prossimo Nobel venisse dato anche a Putin.

I socialmedia e il mondo politico parlano molto poco della feroce e spietata guerra civile in Etiopia, dove tra atrocità trovano la morte molte migliaia di persone, per la maggior parte civili. Questo per non rovinare l’immagine in Europa dei governi che stanno contrattando sull’illusione di un’impossibile pianeta capitalista ecologico più verde e meno inquinato

 

LE CAUSE DELLA GUERRA.

La causa della guerra civile in Etiopia è sempre la stessa: lo scontro per interessi affaristici. Interessi di affaristi locali etiopici che si intrecciano con gli interessi della grandi borghesie internazionali USA, Europa, Cina. 

L’Etiopia negli ultimi anni ha visto un forte boom economico grazie all’immissione di forti capitali cinesi. Sulla base di questo il nuovo presidente Abiy Ahmed ha portato dei cambiamenti radicali nella struttura politica del paese, modificando l’equilibrio della direzione dell’Etiopia, sempre gestita dall’etnia del Tigray e stabile da decenni, riducendo l’influenza nei posti governativi dei tigrini, più filo occidentali, a favore di altre etnie, soprattutto dell’etnia amhara, a cui esso stesso appartiene, e più filocinese.

La cosa non è stata accettata dalle dirigenze tigrine (e sicuramente neanche dai governi occidentali americano e di altri paesi europei, che vedono la loro sfera di influenza nella zona strategica del Corno d’Africa in continuo regresso, a scapito dell’espansionismo cinese) i quali con le loro milizie hanno dato inizio nella loro regione del Tigray nel nord dell’Etiopia ad una sanguinosa guerra civile contro le postazioni militari del governo centrale di Addis Abeba.

La controreazione del governo etiopico guidato dal Nobel per la pace Abiy non si è fatta però attendere ed da subito si è delineata  brutale e spietata. Si parla di 

crudeltà militari ed eccidi civili da entrambe le parti senza esclusione di colpi. Dimostrando ancora una volta come i capitalisti nel perseguire i loro interessi non si facciano tanti scrupoli nell’imporsi sull’avversario.

Al momento in cui scriviamo l’esercito del governo di Addis Abeba è in forte controffensiva sui ribelli del Tigray. Nessuno sa come andrà a finire. Certo è che nelle guerre, si sa sempre come si comincia, ma mai come finisce.

DEVASTANTI GUERRE: CHE PER I CAPITALISTI SONO COSA DEL TUTTO NORMALE, PARTE INTEGRANTE DELLA LORO POLITICA NEL RAGGIUNGERE  I PROPRI  INTERESSI.

Quindi anche la causa dei continui conflitti cosiddetti “locali”, “periferici”, va ricercata nella concorrenza, negli affari, nella ricerca del massimo guadagno. E’ ciò che succede oggi in Jemen, Libia, Siria, Sudan e adesso anche in Etiopia. Si aggiungerà a questo scempio anche e di nuovo la guerra in Ucraina?

Gli attivisti che si battono per un pianeta più verde dovrebbero riflettere più attentamente su questi terribili aspetti della società borghese commerciale.


 

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“LA UE APPROVA SEVERI PROVVEDIMENTI CONTRO

 IL DEGRADO CLIMATICO ENTRO IL 2030”

E’ UN TRUCCO. GIA’ USATO

 MOLTE VOLTE IN PASSATO

 DAI GOVERNI  (per calmare la gente)

 

Conosciamo bene questi trucchi. Spieghiamo perché

 

 

La piccola minoranza dei capitalisti nel rincorrere il guadagno crea nella società una moltitudine di contraddizioni-problemi. L’inquinamento e il degrado ambientale - oltre che alle disparità sociali, le crisi, la fame, lo sfruttamento, le guerre, ecc. - è una di queste inaccettabili contraddizioni.

Per non apparire come responsabili, i capitalisti demandano ai politici il compito di tener calme le masse perché non reagiscano a fronte di questi continui e insopportabili problemi.  

COME POSSONO I GOVERNI, I POLITICI, I PARLAMENTI, CONTROLLARE LE MASSE PROLETARIE SFRUTTATE COSI’ DA SALVAGUARDARE GLI INTERESSI DELLA PICCOLA MINORANZA CAPITALISTA? 

 

UNO DEI TRUCCHI E’ :  PROMETTERE. 

Nel caso dell’inquinamento e del degrado climatico, la disfunzione è intrinseca alla società capitalistica ed è irrisolvibile visto che il sistema ruota tutto sull’obbiettivo di ottenere dalla produzione il massimo guadagno possibile e quindi anche per l’energia gli imprenditori cercano le fonti meno costose, anche se queste inquinano. E’ per questo motivo che il problema del degrado ambientale nei decenni si ripresenta immancabilmente sulla scena politica, per poi sparire e poi ricomparire di nuovo e così via. E anche in queste situazioni il compito dei politici nel difendere i capitalisti è gettare fumo negli occhi, promettendo  e ripromettendo che il problema verrà risolto. Mentre tutto poi ovviamente rimane come prima. Gli esempi e le esperienze di conferma del continuo raggiro certamente non mancano. Perciò spieghiamo.      

Come riportato nel titolo, questo trucco del promettere è già stato usato diverse volte dai vari governi nel passato (senza mai risolvere nulla). 

 

1998–2002  1°GOVERNO SCHRÖDER: I VERDI AL GOVERNO

Ad inaugurare la stagione degli impegni contro il degrado dell’ambiente in Germania sono proprio i Verdi nel 2000, che allora al governo assieme all’SPD costituivano il 1° Esecutivo Schröder. E’ in questo periodo e con questo governo che viene programmata e decisa (nondimeno che – per far colpo sulla gente) l’uscita totale dall’energia atomica entro il 2022 (molto lontano nel tempo vista da allora).  

La risoluzione aveva destato ovviamente molto entusiasmo e molte speranze tra la popolazione e soprattutto tra gli attivisti verdi-ambientalisti che si erano battuti e poi illusi in una vittoria facile contro il capitalismo. Essendo però che allora (siamo nel 2000) l’effetto della decisone avrebbe trovato esito parecchio tempo dopo (la chiusura totale delle centrali atomiche, come detto, era prevista entro il 2022, 20anni dopo) molti attivisti verdi si erano rilassati e non si erano più preoccupati del problema. 

Ma 10 anni dopo, nel 2011, con la catastrofe della centrale nucleare di Fukushima in Giappone, il mondo viene scosso di nuovo dal pericolo del nucleare. Quindi anche in Germania il problema delle chiusure delle centrali atomiche torna alla ribalta e viene riproposto con forte risonanza.

 

2009-2013     2° GOVERNO MERKEL 

Quando nel 2011 succede il disastro nucleare a Fukushima è in corso il 2° governo Merkel, e la cancelliera ribadisce con fermezza ancora una volta la decisione di “liberare il paese dall’energia nucleare entro 10 anni” - cioè entro il 2022 - confermando ciò che prima il governo Schröder aveva stabilito.

Essendo però che queste erano solo promesse – fatte per tranquillizzare gente allora molto preoccupata – promesse che naturalmente non potevano trovare alcun seguito pratico, ecco che nel 2018, a problema della chiusura delle centrali atomiche assolutamente ancora tutto al punto di partenza, la cancelliera Merkel, adesso a capo del 4° governo Merkel, sposta l’abbandono del nucleare ancora molto più in avanti, questa volta nel lontano 2038, aggiungendo a ciò anche la dismissione dell’uso del carbone come uso di fonte energetica, che nel frattempo anche questo si è rivelato un problema ambientale. Promesse, solo promesse, ovviamente, tanto dopo 20anni chi si ricorderà più degli impegni dati 20anni prima. … e poi eventualmente … si può rispostare il tutto al 2058, e … campa caval.

Ora è arrivata la stagione degli impegni sulla eliminazione in futuro - entro il 2030 - delle emissioni inquinanti CO2 … e i trucchi e le sceneggiate continuano ...   

Così funziona la politica capitalista. 

Noi marxisti ribadiamo invece con forza il nostro concetto più che mai realistico: SOLO IN UNA SOCIETA’ NON PIU’ CAPITALISTA, SENZA PROFITTI.

CON L’OBBIETTIVO DEL 2050 GRETA COMINCIA A RENDERSI

CONTO ORA CHE IL SUO SOGNO ECOLOGICO NON SI

REALIZZERA’ MAI, CHE STANNO PRENDENDOLA IN GIRO. 

 

I marxisti hanno sempre messo sull’avviso che:

 “SOLO IN UN’ALTRA SOCIETA’ SENZA CAPITALISTI

E’ POSSIBILE UN PIANETA ECOLOGICO”.

 

Perché la causa dell’inquinamento sono i corrotti capitalisti, per i quali sono più importanti i profitti che la salute delle persone. Corrotti capitalisti dominanti che da dietro le quinte controllano i governi e la UE. E i politici al loro servizio eseguono. Ed ecco che ripetono il trucco già usato nel passato (con la presunta chiusura delle centrali nucleari) di promettere l’eliminazione delle “emissioni” entro il 2050.

 

Già nel passato enormi movimenti ecologisti europei e americani hanno provato a piegare i capitalisti sull’inquinamento. Oggi quei movimenti non esistono più, hanno dato forfait. Hanno dovuto arrendersi alla dominanza del corrotto capitalismo.

Anche Greta, leader del movimento “Friday for Future” sembra oggi cominciare ad intuire l’imbroglio in cui il parlamento UE la sta cacciando. UE che promette l’eliminazione delle 

emissioni per il 2050. “Non abbiamo bisogno di obbiettivi per il 2030 o il 2050 … ” afferma la giovane attivista il 4 marzo alla seduta dell’Europarlamento “… ma per ogni singolo anno: dobbiamo iniziare a tagliare le emissioni in maniera drastica alla fonte fin da ora!”. Poi prosegue: “… vi siete resi conto che la vostra casa stava bruciando e che non era un falso allarme. Poi cosa avete fatto? Avete finito la cena, guardato un film, e siete andati a dormire senza neanche chiamare i pompieri. Questo è un comportamento insensato. Se la casa brucia non si aspetta qualche anno per spegnere l'incendio, eppure è questo che ci propone oggi la Commissione".

 

"Emissioni zero nel 2050? Una resa"

 

Conclude poi la giovane attivista svedese: I vostri obiettivi lontani nel tempo non serviranno a nulla”. Rendendosi conto del vicolo cieco in cui la stanno infilando e la non volontà a risolvere il problema.

Per il marxismo la delusione di Greta è invece una conferma della propria analisi: i politici sono al servizio dei capitalisti, capitalisti per i quali il problema “Clima” non ha importanza. E che solo in una società senza capitalisti e il profitto anche il problema “Clima” (come altri problemi) può trovare finalmente soluzione -

  

Come detto, il trucchetto di promettere miglioramenti per il clima nel lontano futuro è già stato sperimentato e usato diverse volte nel passato dai governi per illudere-imbrogliare chi per questo obbiettivo si impegnava e lottava. Promesse che ovviamente non hanno portato a nessunissimo risultato, come il movimento “Friday fur Future” a gran voce denuncia e di cui esso stesso adesso è vittima. 

Ad inaugurare questa tattica del promettere è, nel 2001, il governo Schröder, con i verdi e l’SPD al governo, che si impegna a chiudere le centrali nucleari per il 2011. Cosa che ovviamente non avviene. Tanto che la cancelliera Merkel giunta poi al governo, sposta la data della chiusura entro il 2021, per poi spostarla definitivamente nel lontano 2035.

Era ed è TUTTA UNA FARSA, è evidente. Come UNA FARSA è l’attuale promessa di emissioni zero per il 2050.

 

RISULTATO SCONTATO. Dispiace per la giovane Greta che si sta rendendo conto dell’imbroglio, ma il risultato di non ottenere nulla era scontato. Perché il sistema capitalista è una cosa molto dura e spietata, e mette per primo il profitto, come Marx ha sempre analizzato e affermato. Anche Greta adesso avrà nuove cose su cui riflettere. 


 

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IL PERVERSO SISTEMA CAPITALISTICO

IL PATRIMONIO DEI RICCHI CRESCE, ANCHE SE LA PANDEMIA INFURIA

 

MENTRE MOLTI LAVORATORI PERDONO IL POSTO DI LAVORO E MOLTE FAMIGLIE VANNO IN MISERIA, I RICCHI FESTEGGIANO L’AUMENTO DELLE RICCHEZZE.

E’ NELLE CRISI DOVE I CAPITALISTI MOSTRANO

LA LORO VERA FACCIA

 

Molti giornali in tutto il mondo si stanno occupando di come inaspettatamente i patrimoni dei ricchi stiano vertiginosamente salendo sfruttando il disastro della Pandemia. Leggendo gli articoli sorprende come molti giornalisti o specialisti non siano per niente indignati di questa scandalosa perversione, dove dall’altra parte sociale famiglie intere cadono in povertà con i lavoratori che perdono il posto di lavoro. Ovviamente non è questo il nostro punto di vista.

Per avere un quadro di come i ricchi sfruttando anche il Covid aumentino i loro profitti riportiamo alcuni articoli interessanti sull’argomento. Il primo è della Frankfurter Allgemeine del 7 ottobre con il titolo “I ricchi diventano sempre più ricchi”. Così l’articolo: “Secondo uno studio della grande banca svizzera UBS e della società di consulenza PWC i patrimoni dei super ricchi sono schizzati alla fine di luglio 2020  ad un nuovo massimo di 10,2 bilioni di dollari”. Prosegue:  “L’analisi dei dati di oltre 2000 miliardari di 43 paesi dimostra che i super ricchi dopo la caduta delle borse in marzo hanno approfittato in larga misura del seguente rialzo azionario” … “Questo [rialzo n.d.r.] corrisponde al rafforzamento in borsa di imprese come Amazon, Netflix, Tesla e Facebook. 

Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, con un patrimonio di 189 miliardi di dollari è l’uomo più ricco del mondo, seguito da Bill Gates (124 miliardi di dollari), Elon Musk (103) e Mark Zuckerberg (100)”. Prosegue poi l’articolo: “Il numero dei miliardari da allora è salito da 31 a 2186. Di questi 119 vivono in Germania” … poi ancora riguardante la Germania: “Secondo la valutazione della rivista ‘Forbes’,  Beate Heister e Karl Albrecht Junior, ereditieri di Aldi, con un patrimonio di 41 miliardi sono i tedeschi più ricchi, seguiti da Dieter Schwarz (35,6 miliardi di dollari) proprietario di Lidl e Kaufland”.

In un altro articolo apparso sul Corriere della Sera il 18 ottobre 2020 con il titolo “Covid, miliardari sempre più ricchi con la pandemia. Ecco come fanno i soldi”  Milena Gabanelli e Fabrizio Massaro completano il quadro Covid-ricchi illustrato dalla Frankfurter Allgemeine. L’articolo inizia: “Se c’è una cosa che il Covid-19 non ha fermato, è la crescita della ricchezza dei miliardari. Solo negli Stati Uniti, dal 18 marzo al 15 settembre la ricchezza di 643 persone è cresciuta complessivamente di 845 miliardi di dollari [ approfittando della caduta delle borse, come rilevato dalla Frankfurter Allgemeine – n.d.r.] Contemporaneamente 50 milioni di lavoratori perdevano il posto di lavoro”. Continua l’articolo: “Dopo gli Stati Uniti, al secondo posto c’è la Cina con 456 miliardari in elenco”… “Il Covid ha modificato anche in Cina la classifica. In testa non c’è più Jack Ma il creatore del colosso dell’e-commercio Alibaba, oggi a quota 53 miliardi, è sceso al terzo posto. E’ stato superato da Ma Huateng, presidente e ceo della Tencent, super Holding che controlla fra l’altro WeChat: a marzo possedeva 38 miliardi, oggi ha superato i 61,6 miliardi. Al secondo posto è schizzato da poche settimane Zheng Shanshan: da 1,9 a 55,9 miliardi di dollari in sei mesi grazie alla quotazione in borsa di due suoi gruppi, le acque minerali Nongfu Spring e la Wantai Biological Pharmacy”.

[Si noti come anche qui implicitamente si confermi la nostra analisi di sempre di una Cina assolutamente non comunista, ma capitalista. Dove lo stato con il partito stalinista al potere, dirige una gran parte dell’economia capitalista, ossia il capitalismo di stato, ma dove anche una quota di capitali viene gestita da privati n.d.r.]. 

L’articolo del Corriere della Sera prosegue poi analizzando l’andamento dei super ricchi in Russia e Italia. Poi ritornando agli Usa continua: Bezos, che è l’uomo più ricco del pianeta e ceo di Amazon, paga in Italia un  co.co.co  sì e no 700 euro al mese Poi prosegue entrando nell’aspetto tasse: “Quando hai tanti soldi puoi anche permetterti i migliori esperti fiscali per creare trust, scatole cinesi, veicoli offshore e spostando la residenza fiscale dove è più conveniente. Lo fa la maggior parte delle multinazionali … Microsoft ha così risparmiato 14,2 miliardi, Alphabet (Google) 11,6; Facebook 7,5. Tra i giganti del web, Microsoft è quella che ha pagato meno tasse: appena il 10% degli utili nel 2019”.

L’analisi dei giornali parla da se di come il perverso sistema borghese non possa assolutamente garantire la corretta giustizia e equità sociale. Milioni di famiglie che entrano in miseria mentre i pochi guadagnano milioni. E’ questa la società che vogliamo? No, assolutamente no!

Ma è chiaro, per cambiare la società l’umanità ha bisogno di una svolta radicale, non lamenti che chiedono ai miliardari di “essere più buoni” o ai politici di “essere più corretti”.

 

IL MONDO INGIUSTO IN CUI VIVIAMO

ANCHE L'EXPORT DI ARMI DELLA GERMANIA E’ AUMENTATO NONOSTANTE IL CORONAVIRUS 

La democratica Germania è un grande esportatore di armi, cioè di strumenti di morte. I dati ufficiali la danno come 4° esportatore al mondo, perfino davanti alla Cina.

 

 

In silenzio, senza tanta pubblicità, mentre all’interno della nazione le masse studentesse vengono tenute occupate contro l’impossibile soluzione del problema capitalistico del degrado ecologico-ambientale, l’imperialismo tedesco, quello vero, lontano dalle piazze urlanti, procede in tutti i settori nella sua funzione imperialista (anche nel creare inquinamento) compresa la produzione e export di armamenti militari.

 

 

Con una quota del 5,5% la Germania è al 4 posto dell’export mondiale di armi nel mondo. Non male per una democrazia che si definisce “esportatrice di civiltà e pace”. Rispetto al quinquennio 2011-2015 la Bundesrepubblica negli ultimi 5 anni ha aumentato il suo volume di export di armamenti, del 21%. I suoi principali mercati di vendita sono la Corea del Sud, l’Algeria e l’Egitto riporta il portale Zdf nell’articolo “Rapporto Sipri: la consegna di armi rimane al massimo livello” del 15 marzo.

Quello che si definisce ”il paese dei più alti valori umanitari” non è solo quindi un grande produttore e esportatore di strumenti di morte, ma di questa produzione ne sta anche notevolmente aumentando l’esportazione. E in quali stati le consegne tedesche di armi aumentano? Proprio nei paesi dove infuriano le guerre: IL MEDIO ORIENTE.

 

 

“Sebbene dal 2018 in Germania ci siano severe restrizioni di consegne di armi all’Arabia Saudita, perché il Regnoarabo partecipa alla guerra in Jemen, quasi un quarto di tutte le esportazioni di armamenti tedesco negli anni scorsi sono andate in Medio Oriente” scrive il portale Zdf  nell’articolo citato.

Quindi in silenzio la cosiddetta “divulgatrice di pace e di civiltà” Bundesrepubblica senza tanto chiasso partecipa attivamente alle guerre che impestano il Medio Oriente, contribuendo senza tanti problemi all’eccidio di centinaia di migliaia di persone e alle inaudite distruzioni. Questa la realtà. Ma i media nel paese non danno affatto risonanza al ripugnante fatto militare, tutto tace, hanno più interesse al diversivo di incoraggiare gli illusi movimenti ecologisti e dare grande risalto alla lotta contro le ingiustizie e ai diritti non rispettati all’interno del paese, così da mostrarsi ai cittadini come una Germania rispettosa delle persone e attiva contro il degrado ambientale.

Non c’è da stupirsi della doppia politica, interna ed esterna anche della imperialistica Repubblica Federale. I capitalisti con i loro governi cercano sistematicamente di nascondere cos’è il vero capitalismo nei suoi aspetti più aberranti e rivoltanti. E’ stato così nel passato con il colonialismo, dove le popolazioni europee non venivano messe a conoscenza delle brutalità e le bestialità che gli imperialismi europei nelle colonie conducevano. Uguale succede adesso, dove si ripete l’imbroglio di tenere nascosto alle masse proletarie cosa le “democratiche” nazioni civili industrializzate nelle nazioni periferiche “di influenza” realmente fanno. 

E’ una manipolazione di prassi dei governanti borghesi con i media.

Il tutto per favorire non il benessere, ma il profitto.


 

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AVER SEMPRE PIU’CHIARO COS’E’ VERAMENTE L’UNIONE EUROPEA

 

L’EUROPA NON SOLO

DEI DIRITTI, MA ANCHE MISSILI, TANK, SATELLITI E FORZE ARMATE

 

IL CAPITALISMO NON E’ MAI “PACE”, E LE BORGHESIE EUROPEE SI PREPARANO PER GLI SCONTRI DEL FUTURO

 

 

Molti vorrebbero che l’Unione Europea non fosse l’Unione dei Capitalisti Europei, come affermano i marxisti. E i media, i politici, pompano, insistono per diffondere la convinzione che viviamo invece in un’Europa della “pace”, dei “diritti”, delle “democrazie” e così via.

Ma alla fine la vera realtà emerge sempre: l’Europa si sta armando. Più o meno senza tanta pubblicità, ma si sta armando. E questo è senz’altro un segno imperialistico.

In molte occasioni abbiamo documentato come questa Europa sia chiaramente l’Europa dei capitalisti. E nel recente articolo “L’Unione Europea contro i giovani e i lavoratori” (Der Kommunistische Kampf, sett. 2020) evidenziamo come “nel rapporto 

Schirdewan” viene sottolineato che i vertici europei insistono senza tregua perché i governi aderenti all’Unione frenino gli stipendi, allarghino il lavoro precario giovanile, aumentino le tasse sugli stipendi, gli imprenditori possano licenziare liberamente, vengano abbassate le pensioni, e così via. Nel rapporto Schirdewan questo viene spiegato molto chiaramente. 

Adesso è anche l’aspetto militare della UE che viene alla ribalta.

Ma se i politici e i media parlano di un’Europa che, dopo le esperienze terribili e fratricide della prima e seconda guerra mondiale, adesso è l’ora dell’Europa della “pace”, della “fratellanza”, dell “armonia”, perché allora la UE si sta armando?

Ovviamente tutti sanno che le armi non vengono fabbricate o comprate per gioco, ma per – prima o dopo – essere usate. Già le borghesie europee sono state protagoniste nel 1997 della guerra contro la Jugoslavia, poi nel 2001 sono intervenute militarmente nell’Afghanistan, e poi ancora nel 2012 si sono immischiate nella guerra civile in Libia. Guerre dove queste armi della “pace” e della “civiltà” sono state impiegate abbondantemente per uccidere anche civili, distruggere città e obbiettivi sociali.

Quindi non c’è da illudersi che le armi – anche del futuro armamento UE - non verranno impiegate.

Adesso siamo nella fase dove le borghesie europee – dopo essersi combattute tra di loro come nel passato - si sono riunite nella UE per stabilire un’alleanza e tutte assieme costituire anche un grande esercito europeo.

Quale necessità esiste per costituire questo grande “esercito di morte”?

Questa “necessità” è chiara per chi conosce il meccanismo capitalista – e l’obiettivo non è certo per esportare “pace” o “benessere”: il motivo risiede che un pericoloso e potente capitalista concorrente si sta profilando all’orizzonte:  L’IMPERIALISMO CINESE.

Un imperialismo cinese (che ovviamente con il socialismo assolutamente non ha niente ha a che fare) il quale fra pochi anni diventerà la prima potenza capitalistica mondiale e nei mercati internazionali si sta sempre più espandendo. E che per aiutare la sua espansione si sta anche velocemente armando com’è prassi nel mondo capitalistico.

Naturalmente come le esperienze del passato insegnano, prima o poi nella concorrenza e negli scontri tra borghesie emergenti e borghesie già presenti, anche gli interessi dell’IMPERIALISMO CINESE emergente andranno a cozzare contro quelli dell’IMPERIALISMO AMERICANO e dell’IMPERIALISMO EUROPEO già presenti, e quindi le armi, come sempre successo, torneranno alla ribalta e varranno usate per il vero scopo per cui sono state prodotte.

Questo il motivo per cui i capitalisti europei oggi si uniscono assieme per costituire il “grande esercito europeo”.

E’ tipico, storicamente avviene sempre così, mentre ufficialmente nelle piazze si parla, si grida, alla “pace” e al “progresso”, dietro le quinte i capitalisti preparano gli scontri militari.

Per i marxisti esiste invece un’altra realtà:

L’UMANITA’ NON HA BISOGNO DI GUERRE,

MA DI UNA SOCIETA’ CHE POSSA  GODERE DELLA DISTRIBUZIONE DEL BENESSERE PRODOTTO.

 

I FATTI CHE LA STAMPA UFFICIALE E LE TV TENGONO NASCOSTE

 

L’IMPERIALISMO EUROPEO IN MOVIMENTO

La “MISSIONE MILITARE” DELL’UNIONE EUROPEA

IN LIBIA del 2020

 

L’IMPERIALISMO EUROPEO OPERA NON SOLO FINANZIARIAMENTE ED ECONOMICAMENTE,

MA ANCHE MILITARMENTE

 

 

La stampa tedesca - assieme naturalmente a quella europea – tiene accuratamente nascosto gli aspetti poco piacevoli militari dell’Unione Europea. Mentre si adopera per presentare l’Unione come “buona”, un’Unione dei “valori”, della “pace”, ecc.

Ovviamente non è così. Non può essere così. Perché la UE essendo essa stessa un’insieme di nazioni capitaliste e imperialiste non può che rappresentare tutte le caratteristiche e i problemi contraddittori e negativi che tali sistemi presentano.    

E’ così che la stampa tedesca tace accuratamente  (come i media delle altre nazioni) l’aspetto negativo di una Europa dei capitalisti che impone di continuo con forza agli stati membri di tagliare le pensioni e innalzare l’età pensionabile, di aumentare le tasse sugli stipendi e diminuire i salari, di aumentare il lavoro precario giovanile e diminuire l’assistenza sanitaria e sociale e le cautele sui luoghi di lavoro (come il recente rapporto Martin Schirdewan con dovizia di particolari documenta).  Ed è anche per questo  che la stampa tiene nascosto le azioni militari che la UE come associazione sovranazionale di stati capitalisti conduce. Tutte notizie queste, che se diffuse, produrrebbero sulla popolazione un impatto molto negativo sull’effettiva natura e compito di questa struttura capitalista-imperialistica, presentata invece ai lavoratori e ai giovani come “benevola”.

I fatti negativi però sono documentati e veri.  

 

LA MISSIONE IMPERIALISTICA MILITARE UE IN LIBIA.

Anche se l’intervento militare UE in Libia del febbraio 2020 è stato mostrato - ridicolmente come tutte le guerre – come “umanitario”, con il pretesto (come sempre) di fermare la guerra, in realtà nasconde gli interessi che i vari capitalisti europei, con i loro stati, nel paese nordafricano hanno. Gli stessi interessi per i quali i capitalisti europei nel 2011 hanno fomentato l’attuale guerra civile in Libia, e ora la sostengono e la dirigono dall’Europa. 

Sono particolarmente gli imperialismi italiano e francese nel territorio libico ad avere affari diretti nel petrolio e nel gas. Ma anche Germania e Inghilterra appartengono al gioco, sommandosi agli interessi delle borghesie regionali come Turchia, Egitto e Tunisia. Tutte queste borghesie finanziano sul territorio libico le varie fazioni armate o “bande” in guerra tra di loro, che senza tanti complimenti si scannano per il controllo dei territori petroliferi e garantire gli interessi di chi li finanzia.

La causa questa volta del nuovo attuale intervento militare UE (già uno era stato effettuato dalla UE nel 2016, denominato “Sofia”) è stata la forte e diretta intromissione militare nel conflitto della Turchia. Che ultimamente nel conflitto civile libico non solo ha aumentato sensibilmente l’invio di armamenti all’ex governo Serraj e alle fazioni-bande libiche da essa sostenute e in forte difficoltà militare, ma è entrata anche  direttamente nella guerra mandando propri reparti militari sul territorio libico.  

Questo ha provocato la reazione dell’imperialismo francese sostenente il generale Haftar della Cirenaica nella zona est libica,  che combatteva contro il governo “ufficiale” Serraj e in forte avanzata militare.

Per contrastare la diretta intromissione militare turca, Parigi, nello scontro tra borghesie, ha fatto forti pressioni sulla Germania e sull’Italia (che quest’ultima al contrario di Parigi sosteneva invece apertamente Serraj, che a sua volta difende gli interessi dei capitalisti italiani in Libia) affinchè le forze militari dell’Unione Europea fermassero l’avanzata militare della capitalistica Turchia, adducendo il pretesto di “fermare il traffico d’armi in Libia”, come riportano le scarse notizie.

Quindi nei vertici UE, per la missione militare, l’accordo di compromesso tra i diversi interessi degli imperialisti europei è stato quello di mandare delle navi militari nella zona est del mare libico, per impedire alle navi turche di rifornire quella parte di guerra civile da essa sostenuta con armi e uomini. 

A parte questo fatto di invio di navi UE, il resto nella guerra civile libica, naturalmente, è proseguita tragicamente immutata, con massacri, morti civili, bombardamenti, distruzioni, disperazione. La cosiddetta “missione militare di pace Ue” in realtà solo un cinico compromesso di interessi tra la varie frazioni dell’imperialismo europeo.  

Perché per i capitalisti, come sempre scriviamo e ribadiamo, le guerre sono normalità, sono solo un mezzo per raggiungere i loro interessi, dirigendo i governi da dietro le quinte. Mentre tutto questo marciume ovviamente nulla ha a che fare con gli interessi dei lavoratori. 


 

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COME AGISCONO I POLITICI PER TENER SOTTO CONTROLLO I LAVORATORI

 

LA TATTICA “RAZZISTA” e la TATTICA “PROGRESSISTA”

DUE TATTICHE DIVERSE PER COINVOLGERE, MANIPOLARE LE MASSE LAVORATRICI

 

I POLITICI AL SERVIZIO DEI CAPITALISTI USANO METODI DIVERSI PER RACCOGLIERE LA SIMPATIA DELLE MASSE E POI DIRIGERLE NELL’INTERESSE DELLA FINANZA E DEGLI INDUSTRIALI.

 

 

Come ha fatto il “razzista” Trump a raccogliere 72 milioni di voti, il più grande risultato dei repubblicani nella loro storia?

 

Trump per poter ottenere questo dalla sua campagna elettorale del “Make America Great Again” anche in questo 2020 ha toccato parecchi tasti sensibili alla mentalità americana, alcuni dei quali basati sulla paura. Vediamoli: - dalla difesa del posto del lavoro a fronte dell’arrivo degli immigrati, al fatto che la sua Amministrazione ha garantito l’ordine pubblico anche grazie il permesso della vendita delle armi e incentivando i gruppi radicali di destra – dichiarando che se arrivasse una nuova amministrazione liberale come quella di Biden, il paese cadrebbe nelle mani dei comunisti favorendo i disordini sociali e le proteste come quelle di Boston – che grazie alla sua gestione politica l’America ha goduto di un boom economico interrotto solo dalla pandemia Covid – che la sua Amministrazione può vantare di non aver provocato nessuna guerra, ma si sta addirittura sganciando dalla guerra in Siria e ritirando dalla Germania e dalla guerra in Afghanistan e Somalia – che attraverso i dazi doganali e le dure sanzioni ha spinto i concorrenti Cina, Russia, Iran, Venezuela, sulla difensiva facendo “grande l’America” coalizzando più strettamente ad essa gli alleati europei e il Giappone i quali su spinta USA a fronte del pericolo “Cina” si stanno sempre più armando rafforzando la NATO e l’alleanza occidentale.

Queste in sostanza le argomentazioni “forti” usate da Trump per poter vincere le elezioni.

 

Ma Biden con il suo staff e spalleggiato consistentemente dall’ex presidente Obama ha raccolto più voti di Trump: ben 77 milioni. Un record nella storia americana.

Biden si presenta invece con una proposta “progressista” rispetto a Trump.

Qui l’argomento forte usato, ovviamente, che poi è stato determinante per la vittoria, è stata la denuncia della gestione catastrofica di Trump sulla pandemia Covid e relativo sfascio dell’Obamacare sanitario.  250.000 morti in Usa non sono pochi se paragonati alle 4.600 vittime del concorrente Cina che vanta 1 miliardo e 300 milioni abitanti (gli USA 360 Milioni). Quindi un errore madornale e imperdonabile da parte di Trump che alla fine gli è costato la Presidenza. A questa accusa si sono aggiunti poi gli argomenti tipici di critica della gestione Trump: aver favorito in tutti i modi il razzismo fomentando l’odio verso le minoranze sociali e favorendo le discriminazioni razziali - una politica dura contro gli immigrati fini al punto di voler costruire il famoso muro con il Messico - aver favorito la polizia nei suoi eccessi di repressione di “legge e ordine” incoraggiando addirittura i gruppuscoli di estrema destra diretti discendenti del disciolto movimento fuorilegge Klu Klux Klan con lo scopo di causare intenzionalmente per reazione i noti disordini di proteste sociali (tra cui Boston) - di favorire il disastro ambientale dato il ritirato dall’Accordo di Parigi sul Clima - ai livelli più alti, anche militari, viene accusato di perseguire non l’unità sociale del paese, ma cinicamente la divisione sociale, razziale, ecc. In politica estera Trump lo si incolpa di essere troppo duro contro Cina, Russia e loro alleati (Iran, Venezuela, ecc.) Ma non solo, di essere anche troppo brutale rispetto ai partner europei, portando l’America a non essere più “grande”, ma spingendola “all’isolazionismo”. Per Biden-Obama gli USA hanno bisogno invece di “collaborazione” sia con i partner europei che con i concorrenti-avversari Cina, Russia, Iran, ecc. 

Come si nota: due politiche che sembrano diametralmente opposte. In realtà, come riportato nel titolo, due diverse tattiche tipiche borghesi, molto ben sperimentate dai politici di tutto il mondo. Tattiche usate per raccogliere le “sensibilità”, cioè gli orientamenti politici della popolazione, per poter vincere le elezioni, e poi portare le masse a sostegno degli interessi dei capitalisti, sia sul piano interno che nella concorrenza per l’accaparramento dei mercati esteri.

Per i capitalisti dominanti è del tutto secondario che un presidente (o un governo) che vince le elezioni usi poi nel suo corso la tattica  “razzista” o quella “progressista”. Per i dominanti fondamentale è che nella nazione, grazie alle diverse tattiche politiche usate dai politici, le masse siano relativamente soddisfatte, tranquille, in modo che lo sfruttamento possa proseguire senza interruzione e che essi possano guadagnare al massimo e pagare meno tasse possibili.

Perché il ruolo dei vari presidenti o governi che si alternano all’esecutivo (nel caso americano, repubblicani o democratici) oltre che garantire il dominio borghese, è anche coprire le sporche corruzioni e il malaffare continuo di industriali e finanzieri, e, non secondario, creare il sostegno sociale ai capitalisti nelle loro porcherie e guerre in giro per il mondo. 

Infatti il vincitore Biden, che, come riportato in precedenti articoli, ha un passato di guerre come vicepresidente nell’Amministrazione Obama, ha già annunciato che - in linea con il suo predecessore “razzista Trump” - il problema principale per gli interessi americani nel mondo rimane – e sarà - sempre la Cina, e che prenderà tutte le misure necessarie al caso.

E possiamo certamente ripetere che la sua politica “progressista” all’interno della nazione, di accoglienza degli immigrati, di integrazione sociale delle minoranze, di unità nazionale, lotta al degrado ambientale, ecc. non dovrà ostacolare gli interessi industriali e finanziari americani, ma anzi, tutto sarà indirizzato per agevolarli. Quindi molte di queste enunciazioni “progressiste” saranno di sicuro “molto fumo e poco arrosto” come sempre succede, con la tattica sperimentata di portare solo miglioramenti minimali, tanto da far vedere che fa qualcosa. Di questo, come esperti ne siamo più che sicuri. Ribadendo che non c’è da farsi illusioni con la politica borghese.

Perché lo scopo fondamentale del “progressista” Biden (così come per il suo predecessore “razzista” Trump) è quello di portare le masse proletarie sfruttate ad accettare il sistema. Un sistema corrotto, pieno di ingiustizie, contraddizioni e problematiche. Affinchè le masse non reagiscano contro di esso.

Disoccupazione, impoverimento, precarietà, disuguaglianza

 

NON C’E’ ALTERNATIVA ALLE CONTRADDIZIONI DEL CAPITALISMO!

 

SE NON UN’ALTRA SOCIETA’ SUPERIORE

(CHE NON E’ IL FALSO “SOCIALISMO DELL’EX DDR)

 

 

 

Durante la nostra attività politica capita che studenti discutendo con noi sostengano la tesi che gli attuali problemi sociali siano la conseguenza del “neoliberismo”, tesi sentita durante le lezioni dei vari professori. 

Questo è anche il parere dei due analisti Marco Missaglia e Clara Capelli che così argomentano nell’articolo “LE CONTADDIZIONI DEL CAPITALISMO”: “Disoccupazione, impoverimento, precarietà, disuguaglianza sono diventate parole ricorrenti del nostro vocabolario, ormai quasi ripetute in modo pressoché automatico, a indicazione di quanto profondamente le radici della crisi abbiano attecchito nel nostro spirito”.  Proseguono poi chiarendo come le cause di tante problematiche sociali siano da ricercare nel fatto che … “A partire dalla fine degli anni Settanta, la cosiddetta “svolta neoliberale” cavalcata da Thatcher e Reagan e la caduta del Muro di Berlino hanno progressivamente portato all’abbandono e persino al ripudio delle politiche socialdemocratiche di welfare e di compromesso keynesiano” (…) “Una storia che ha determinato quasi ovunque un significativo peggioramento della distribuzione cosiddetta funzionale dei redditi, cioè a favore del capitale e a detrimento del lavoro”.

Così secondo i due autori, ma questa è anche l’opinione di molti altri analisti e economisti, la causa degli attuali problemi sociali nell’area europea come l’aumento della disoccupazione, dell’impoverimento delle famiglie, il progressivo espandersi del lavoro precario giovanile, l’accrescersi del razzismo con l’aumento delle disuguaglianze sociali, va ricercata nella “svolta neoliberale” che i paesi occidentali dagli inizi degli anni 80 hanno intrapreso, abbandonando le politiche socialdemocratiche di welfare e di compromesso keynesiano” che secondo  gli autori negli anni precedenti tanto benessere avrebbero prodotto. 

 Non è però il nostro parere, questa analisi per noi non è realistica, non corrisponde a verità. Facilmente si può constatare che tutte queste problematiche tormentavano i lavoratori anche prima della fase “neoliberista” ora contestata. ”Disoccupazione, impoverimento, precarietà, disugualianza” portavano i loro effetti negativi certamente anche negli anni ’50-’60-’70. Strano che questo sfugga ai due autori e ai professori contrari al “neoliberismo”. Le contraddizioni succitate forse erano meno accentuate in quegli anni in Europa rispetto ad ora, perché allora il capitalismo usciva da una guerra mondiale ed era in ricostruzione industriale, ma queste disfunzioni erano senz’altro ben evidenti anche allora. E si può anche facilmente rilevare che se negli anni ’60-70 queste problematiche erano meno marcate, meno accentuate, non era certo dovuto alla presenza di una presunta fase “di compromesso keynesiano” (presunta, perché in quel momento non esisteva nessuna fase keynesiana”) ma il relativo benessere proletario di allora era dovuto alle fortissime lotte operaie del ’68 condotte dai  lavoratori perchè costretti a difendersi dall’intenso sfruttamento capitalistico.

 

Come ben descritto da Marx (forse meglio sarebbe se con cura gli interessati andassero a rileggerselo) le contraddizioni insanabili come lo sfruttamento, il plusvalore, le guerre, le crisi, “disoccupazione, l’impoverimento, precarietà, disugualianza” non appaiono solo a momenti nel sistema, ma sono parti strutturali del capitalismo. “Parti strutturali” perché sono aspetti fissi del sistema. Senza queste “caratteristiche” (negative per i lavoratoti, ma positive per i borghesi) il capitalismo non potrebbe esistere. Senza questi “aspetti fissi contradditori” gli imprenditori, gli agglomerati finanziari, le multinazionali, ecc. non potrebbero guadagnare, e l’accumulazione del capitale non potrebbe avvenire.

 

Incolpare il “neoliberismo” quindi come causa dei problemi attuali è, secondo noi, miopia politica, non aver chiaro il meccanismo sociale, così ben descritto da Marx.

Come altrettanto miopia politica è vedere nel “keinesismo” e nel “welfare” (ossia lo stato che interviene nell’economia, sostenendo-finanziando e comperando per es. fabbriche, banche, ospedali, elargendo sussidi sociali, ecc.) il toccasana per la società capitalista. Basti andare a rivedersi com’era la situazione durante la depressione degli anni ’30, quando le politiche “keynesiane” e del “welfare” avevano toccato il suoi apici storici di intervento statale in ambito industriale e sociale per vedere come in quella fase la disoccupazione era altissima, gli stipendi erano ridotti alla fame, i ricchi diventavano sempre più ricchi e i poveri morivano di fame, e la povertà dilagava dappertutto. E  come lo sbocco finale di tale fase sia stato: l’arrivo della 2° guerra mondiale! Quindi in sostanza... nulla di diverso dai problemi attuali. 

 

Scrivendo questo non vogliamo dire che il “neoliberismo” sia meglio del “keinesismo” o il contrario, senz’altro no. Ciò che vogliamo sottolineare è che il capitalismo è sempre capitalismo, in tutte le sue fasi storiche, che sia “keynesiana” o “neoliberista”. Periodi dove palesemente sono sempre i capitalisti dominanti a imperare con la legge del profitto, e che per ottenerlo non esitano ad aumentare al massimo  “la disoccupazione, l’impoverimento, la precarietà, la disugualianza”.

 

Se giustamente i due analisti (e professori annessi) aspirano ad una società migliore senza contraddizioni, devono senz’altro porsi e guardare ad un’altra società, alla società del socialismo. Società che non è il falso “socialismo” dell’ex DDR o dell’Unione Sovietica, Cuba o Cina, tutte staliniste, dove impera e imperava sempre il capitalismo, nella forma del “capitalismo di Stato”. Ma un socialismo senza classi, senza profitto, senza sfruttamento, senza ricchi, dove le guerre non hanno più ragione di esistere, ecc.


 

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SIETE CONTRO

IL VACCINO COVID?

 

No, assolutamente no.

Non siamo contro il vaccino Covid.

 

 

I marxisti accusano da sempre le autorità borghesi di manipolazione dell’informazione per i propri scopi e interessi.

Però l’informazione mediatica borghese manipolatrice devia e falsifica solo una parte della realtà, per cui bisogna saper distinguere. Saper distinguere  il reale da ciò che è manipolato e di parte.

Ma capire non è facile, bisogna avere gli strumenti adatti, un metodo adeguato. Noi leninisti per questo usiamo l’analisi marxista. Nella confusione della costante manipolazione creata di proposito dalla grande informazione borghese, l’analisi marxista ci permette veramente di dare un senso logico alle cose, di capire i fatti incomprensibili, distorti, segreti.

E questo vale naturalmente anche per l’attuale grande pandemia Coronavirus Covid.

Innanzitutto bisogna precisare che le catastrofi naturali – alluvioni, terremoti, siccità, maremoti - sono disastri ricorrenti in natura. Epidemie e pandemie comprese. La caratteristica capitalistica però è che in queste situazioni di forte dolore sociale i vari settori della borghesia come avvoltoi si lanciano per trarne la massima speculazione e guadagno. Questo ai marxisti da sempre è noto e chiaro.   

Essendo che nel capitalismo in queste terribili situazioni vi è chi ne approfitta, si creano nella società correnti di scettici, di negazionisti, ecc. che li porta a pensare che, nel caso dell’infezione Covid, la pandemia non esista, sia tutta una macchinazione, per limitare le libertà, soggiogare le persone, e per le case farmaceutiche l’opportunità di ottenere immensi guadagni.

Non è il parere di noi leninisti, vogliamo precisarlo. Noi siamo coscienti che la pandemia esiste e sia anche estremamente pericolosa da non sottovalutare, e come sopra riportato, certamente vi è poi chi vi specula sopra.

Questi “negazionisti”, questi “scettici”, in realtà sono una piccola minoranza nella società, anche se l’eco mediatico riportato è molto forte.

 

 (da “Der kommunistische Kampf” novembre 2021)

 

 

CHE COS’E’ IN REALTA’ L’UNIONE EUROPEA?

 

Europa:  unione  delle borghesie europee.

 

L’Unione Europea viene presentata come l’unione dei popoli europei: niente di più falso!

L’Unione europea è la necessità dei padronati europei di unirsi tra di loro per tener testa alla concorrenza di altre grandi potenti borghesie. Nel ’51 quando in Europa si forma la “CECA”, cioè il trattato che istituisce “La Comunità europea del carbone e dell’acciaio” lo scopo del padronato europeo era di essere concorrenziale contro gli Stati Uniti. Nel frattempo le cose sono notevolmente cambiate ed oggi le borghesie europee si trovano di fronte anche altri giganti economici da battere: la Cina. E altre grandi imprenditorie si stanno profilando all’orizzonte: India, Brasile, Indonesia, ecc. 

In queste operazioni borghesi di unione (e scontro)  i lavoratori (che non hanno patria) ne vengono inevitabilmente trascinati, coinvolti: pro o contro. Ieri in ben 2 guerre mondiali di scontro, oggi per l’unione.

La fase di Unione Europea, dopo il trattato costitutivo di unione siglato a Maastricht 25 anni fa, è ancora in forte rallentamento e il suo compimento definitivo sembra essere ancora molto lontano.

Il motivo di questo non completamento EU non è perchè, a nostro avviso, le borghesie europee non sono in grado di farlo, come sembra, assolutamente no, ma perché la potente borghesia americana, che ha vinto la 2° guerra mondiale, non lo permette. Nello scontro tra potenti borghesie sul pianeta, in quello che si sta profilando il futuro scontro contro la potentissima borghesia cinese e i suoi alleati nei BRICS (Brasile, india, Russia e Sud Africa), il padronato americano ha sicuramente bisogno di alleati come gli europei e i giapponesi (già suoi alleati nella NATO).  Ma gli americani, a nostro avviso, nell’organizzandosi per il futuro scontro,  in questa alleanza con le borghesie europee e giapponese vogliono mantenere un ruolo dirigenziale, trainante, come già dal dopoguerra nella NATO hanno. E un’Unione Europea definitivamente unita, forte, con un proprio governo e un proprio esercito unito metterebbe sicuramente in discussione il ruolo di dirigenza/direzione Usa nella coalizione. Perciò la borghesia americana sta permettendo un’Unione Europea “debole”, con solo un’unione monetaria e finanziaria (che più di tanto non la disturba), ma senz’altro non permette (almeno per il momento) un’unione politica e tantomeno militare.

 

 (da “le nostre Posizioni”)

 


 

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ALLEGATO

 

Nei dibattiti, nelle discussioni, durante la diffusione del nostro giornale, regolarmente ci viene posta la domanda quale sia il ruolo dello stato, cosa sia il governo e chi rappresenta.

Riportiamo questo articolo per chiarire il nostro concetto attuale e concreto di “stato”.

 

 

 

LO STATO,

ESPRESSIONE DELLA CLASSE DOMINANTE

 

Spesso ci facciamo la domanda: come mai i politici dicono una cosa e poi ne fanno un’altra? Perché le leggi colpiscono sempre i lavoratori e mai i ricchi?

Cerchiamo ad approfondire la questione.

Scrive Engels nell’Antidühring: “Lo stato moderno, qualunque ne sia la forma, è essenzialmente una macchina capitalistica, uno Stato dei capitalisti, il capitalista collettivo ideale”.

Per capire cosa ha che fare il comportamento dei politici e quanto dice Engels intervistiamo Mario B. attivista politico internazionalista in Italia che ci illustra la questione.

 

Dom :- trovi un collegamento con ciò che dice Engels e la società dei giorni nostri?

 

Risp: - “un po’ tutti si lamentano che i politici di  dx, sx ecc. non sono coerenti. Penso che quando i lavoratori vanno a votare non abbiano ben chiaro come funziona il meccanismo. Se i politici, tutti, e sottolineo “tutti”, non sono coerenti  il motivo c’è, non è un caso.”

 

Dom : -spiegati meglio.

 

Risp : -“I politici dicono sempre che loro lavorano per il bene della Nazione, del Paese, del popolo ecc.

Ma dobbiamo approfondire: chi sono  la Nazione, il popolo? Certo, la Nazione, il popolo sono i lavoratori, il proletariato. Ma non solo: ci sono anche i ricchi, gli industriali, i magnati della finanza ecc.

Questi hanno un sacco di soldi e nella loro testa ne vogliono fare sempre di più. Se andiamo ad approfondire scopriamo che loro posseggono i giornali, le tv, le squadre di calcio e quant’altro.

I lavoratori invece non posseggono niente, non possono, col loro stipendio riescono, chi più e chi meno, a mantenere la loro famiglia, se è possibile si comperano l’appartamento ecc.

Con i giornali e le tv i ricchi influenzano e dirigono l’opinione pubblica. E poi fanno grosse donazioni di denaro ai partiti. Ovviamente le donazioni non le fanno per niente,  senza uno scopo.”

Dom:  - E questo secondo te condiziona la politica?

 

Risp:  -“I partiti, tutti, presentano i loro candidati da votare. In campagna elettorale promettono tante belle cose. Ma cosa sappiamo noi veramente di loro, delle loro vere intenzioni?

Ultimo esempio la campagna elettorale appena svolta in novembre: SPD e CDU-CSU si sono affrontati accanitamente uno contro l’altro. Dopo le elezioni si sono però messi assieme nella Grande Coalizione. Sapeva chi andava a votare, di dx o sx, che sarebbe poi finita così? Nessuno! Probabilmente i partiti si erano già messi d’accordo prima

 

Dom: - I politici tengono quindi nascoste le loro vere intenzioni?

 

Risp: -“Certo! Lo si vede bene  quando arriva una crisi economica. Chissà perché, i politici di tutti gli schieramenti, in tutti i Paesi, chiedono sempre sacrifici solo ed esclusivamente ai lavoratori.

Non ai ricchi. Perché?

In Germania gli industriali, gli economisti, le tv, i giornali, i politici ecc, dicono che il Paese deve essere più concorrenziale. E come si traduce questo in pratica? Che i ricchi devono rinunciare alle mega ville o agli Yacht?  No! I lavoratori dipendenti devono avere meno aumenti salariali, i giovani in futuro si dovranno accontentare di trovare posti di lavoro sempre meno fissi e più a tempo determinato  e ai padroni viene data la possibilità di assumere persone per 3 mesi a stipendio bassissimo. E questo avviene non solo in Germania, ma ancor di più in Grecia, Spagna, Italia dove sono io, Portogallo ecc, in ogni Nazione, senza eccezione. I politici di tutte i Paesi si comportano tutti allo stesso modo!

 A questo punto dobbiamo porci la domanda: ma da che parte stanno realmente? Ed ecco che l’affermazione di Engels: “Lo stato moderno,qualunque ne sia la forma,è una macchina essenzialmente capitalistica” ci da la risposta. Allo Stato appartengono senz’altro anche i partiti. Direi che l’affermazione di Engels del 1878 è più che mai attuale. Siamo nel capitalismo e politici lavorano senza dubbio per i ricchi. Naturalmente lo devono assolutamente negare!

 

“Der kommunistische Kampf” marzo 2014

 


 

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ALLEGATO

 

MOLTO DISCUSSA  E‘ LA QUESTIONE SE I PAESI EX DDR E UNIONE SOVIETICA SIANO STATI ’COMUNISTI‘ O NAZIONALISTI. UN ARTICOLO DI “Der kommunistische Kampf” del maggio 2014   PUO’ AIUTARE A DISTRICARE IL PROBLEMA

 

 

IL FALSO SOCIALISMO DELL’EX DDR

 

I comunisti internazionalisti hanno sempre avuto le idee chiare su che cos’ è il comunismo o  socialismo e cos’è il capitalismo.

A tal proposito riportiamo uno scritto di Arrigo Cervetto del dicembre 1965: “Noi marxisti abbiamo sempre detto, che la natura sociale [la struttura economica] di un Paese è data dai rapporti di produzione predominanti in quel Paese. I rapporti di produzione esistenti  nell’Urss,  Polonia, Ungheria, [Repubblica Democratica Tedesca] ecc. erano e sono rapporti di produzione capitalistici e quindi non potevano e non possono dar vita che a manifestazioni tipiche del capitalismo”.

Come si può ben vedere non c’erano dubbi per i marxisti scientifici che i Paesi cosiddetti  “socialisti” fossero capitalisti.

In Germania però l’opinione pubblica era (e lo è ancora)  convinta che nella DDR ci fosse il socialismo e che con il crollo del muro sia  crollato anche il comunismo.

Niente di più sbagliato.

L’ex DDR, come l’ex Urss ecc. era un  Paese a Capitalismo di Stato, come ben spiegato da Cervetto nel 1965 ed è stata appunto la concorrenza capitalistica internazionale a farla fallire.

Per i marxisti scientifici il crollo di  queste nazioni a falso socialismo è stata senz’altro una conferma che la loro analisi concreta  su cosa era comunismo o non era, era giusta, più che giusta!

Per chi si sentiva di sinistra invece e sentimentalmente era convinto, ma non aveva ben approfondito, che nell’ex DDR  ci fosse il socialismo, il crollo del muro è stato un momento di grande delusione, grande sconforto.

Per il padronato e tutti i suoi servitori è stata l’occasione per gridare alla sconfitta del comunismo, alla sua inferiorità , alla sua non praticità.

In realtà è crollato un grande equivoco.

Le leggi capitalistiche erano ben presenti nell’ex DDR:

  • Vi era la produzione di merci
  • Le merci venivano vendute all’interno del paese e all’esterno.
  • Nelle aziende vi erano i dipendenti che in cambio di lavoro venivano pagati con un salario.
  • Le banche facevano prestiti con interessi, guadagni ecc.
  • Il commercio funzionava con la compravendita, con dipendenti, guadagni ecc.
  • Nel comunismo tutti questi elementi non ci sono. Vi è una produzione generalizzata e organizzata che viene distribuita.

 

Il grande equivoco su cui si è tanto speculato era che il Capitalismo di Stato presente nell’ex DDR,  veniva spacciato per socialismo perché a dirigerlo non c’erano i capitalisti privati, ma un partito.

Per capire bene si può fare un parallelo con il capitalismo di Stato della chiesa: la chiesa ha molti capitali,  affari, banche ecc. ma a dirigere questi affari non sono singoli capitalisti privati, bensì dei burocrati clericali, che si possono paragonare ai burocrati statali di un partito.

Poi anche il fatto che ci fosse una forte assistenza sociale veniva equivocata e spacciata per socialismo. Però l’assistenza  sociale e gli ammortizzatori sociali sono presenti  in tutte le nazioni. Solo che nei paesi a Capitalismo di Stato era senz’altro più elevata ed è stata uno dei motivi (certamente non il solo e certamente non il più importante) del perché non hanno retto la concorrenza capitalistica  internazionale e sono falliti.

Sempre bisogna cercare di capire e approfondire. Altrimenti veniamo influenzati da concetti che sono l’esatto contrario di quello che dicono di essere.

 

“Der kommunistische Kampf” maggio 2014

 



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