Colpo di stato in Myanmar
ESEMPIO DI COME I CAPITALISTI QUANDO RITENGONO CHE LA DEMOCRAZIA LI DANNEGGI, PORTANO AL POTERE I MILITARI
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“Forme di stato con dittature e fascismo vengono usate dai ricchi anche ai giorni nostri in situazioni dove, governi democratici che perseguono politiche troppo populiste, danneggiano gli interessi dei grandi industriali e banchieri. Per cui le forme democratiche vengono sostituite dalla grande borghesia con dittature militari” “Der Kommunistische Kampf” 2016
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GENNAIO 2021 – I MILITARI AL POTERE IN MYANMAR
Nel nostro sitoweb “Der Kommunistische Kampf” postato in internet nel 2016, cliccando sulla voce “LE NOSTRE POSIZIONI” - così si può leggere nel capitolo titolato “LE SOVRASTRUTTURE STATALI DEL CAPITALISMO: FASCISMO, DEMOCRAZIA, FALSO SOCIALISMO”: “Le borghesie e i padronati per il controllo sul proletariato e per trovare il massimo accordo tra di loro nel perseguire i propri interessi, usano diverse forme di sovrastrutture, cioè di forme di stato, che intercambiano a seconda delle circostanze. Queste diverse forme statali sono etichettate come DITTATURE o FASCISMI, DEMOCRAZIE, CAPITALISMI DI STATO (cioè i falsi ‘SOCIALISMI’)”. Nel capitolo, dopo aver precisato che nel passato i capitalisti hanno usato abbondantemente per i loro interessi le dittature, portando al potere per esempio Hitler in Germania, Mussolini in Italia, o il “militarismo giapponese” in Giappone, si prosegue: “Forme di stato con dittature e fascismo vengono usate dai ricchi anche ai giorni nostri in situazioni dove, governi democratici che perseguono politiche troppo populiste, danneggiano gli interessi dei grandi industriali e banchieri. Per cui le forme democratiche vengono sostituite dalla grande borghesia con dittature militari”. E viene portato l’esempio della “Dittatura dei colonnelli” in Grecia del 1967 che rovesciò il governo democratico di Papandreus, poi la dittatura di Pinochet in Cile nel 1972, che abbatté il governo democratico riformista Allende uccidendolo, e poi il colpo di stato militare in Tailandia del 2014 (non molto pubblicizzato dai media) che ha fatto cadere il governo democratico Shinawatra.
Ora è con il colpo di stato militare in Myanmar che si sta ripetendo a fotocopia la stessa situazione borghese. Cioè anche in Myanmar il governo democratico ritenuto “eletto illegalmente” e che danneggia “gli interessi nazionali” viene dismesso.
Non è che noi marxisti prevediamo i colpi di stato. Ma pensiamo di avere un metodo interpretativo realistico di come funziona il sistema capitalistico.
E pensiamo che il capitalismo funzioni esattamente come studiato e affermato da Marx: e cioè che le democrazie, le dittature (e adesso anche i “falsi socialismi stalinisti”) non siano altro che FACCIATE, RIVESTIMENTI usati dai ricchi capitalisti per nascondere la sostanza sfruttatrice, corrotta, detestabile, dell’INSANABILE SISTEMA CAPITALISTA. Rivestimenti politici ( o “involucri” come li definisce Lenin) che i capitalisti usano e interscambiano a secondo dei loro interessi. Quindi, Siamo del parere che questa sia la giusta interpretazione dell’ apparente inspiegabile presa del potere militare in Myanmar.
Come sempre succede in queste situazioni di colpi di stato, i militari che violentemente prendono la direzione politica nazionale non danno mai una spiegazione plausibile del loro intervento. Si barricano sempre dietro alla banale e solita motivazione che lo fanno “per il bene del paese” perchè il governo democratico sta “danneggiando gli interessi nazionali”. Ma cosa intendono loro per “ bene del paese” e quali sarebbero questi “interessi danneggiati”?
I fatti che si succedono poi si incaricano sempre di spiegarci chiaramente cosa intendono i militari con queste operazioni golpiste: vengono abolite le libertà sociali: libertà di espressione, libertà di riunirsi, libertà di protestare, di scrivere contro i militari, di scioperare, i partiti vengono soppressi così come i sindacati, e così via.
E chi può trarne vantaggio se i lavoratori non possono più riunirsi, protestare, scioperare e i sindacati vengono soppressi? La risposta è logica: ma ai CAPITALISTI, OVVIAMENTE !!! Non certo ai lavoratori.
Nelle dittature militari non viene mai tolta ai padroni la libertà di sfruttare, soggiogare, danneggiare le masse lavoratrici. O di super guadagnare montagne di soldi. No, questo assolutamente no. Tutto il cruento procedimento militare è sempre diretto contro i lavoratori e a VANTAGGIO DEI BORGHESI !
Quindi anche se pubblicamente vengono sempre taciuti le vere ragioni della presa del potere dei golpe militari, è più che evidente che dietro le quinte essi sono organizzati e diretti dai viscidi ricchi capitalisti. E quando i militari parlano di “interessi danneggiati” è ovvio intendano gli interessi di banche e imprenditori, e che per “bene nazionale” intendono il “bene” dei ricchi e superricchi “del paese”.
E’ quindi chiaro che padroni e banche vanno a nozze nei colpi di stato con le loro dittature, ed è ciò che accade anche adesso in Myanmar.
Però oggigiorno le sterminate masse proletarie sfruttate di cui ogni paese è composto, per i capitalisti sono molto difficili da controllare con una ferrea dittatura militare. C’è il rischio che un super sfruttamento come quello solitamente adottato dai militari al potere, inneschi l’insurrezione delle masse sfruttate stesse. Quindi per i capitalisti è utile cercare un governo, cioè un RIVESTIMENTO statale (o SOVRASTRUTTURA come definita da Marx) da presentare alle masse proletarie che sia meno “dura” e che dia l’impressione alle masse stesse, con il voto e la democrazia, di essere “loro” a dirigere lo stato, l’economia, ma che lasci intatta la sostanza capitalista con lo sfruttamento, gli affari, ecc. Quindi anche in Myanmar verosimilmente il futuro sarà di riportare la “democrazia” al governo, per meglio controllare le masse.
Ai proletari birmani in lotta per la difesa dei propri interessi - sia sotto la dittatura, che in democrazia - va tutta la nostra solidarietà.
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Proseguiamo nell’approfondimento.
TRE IPOTESI PER IL COLPO DI STATO IN MYANMAR
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SUL GOLPE MILITARE VOGLIAMO PORTARE TRE INTERPRETAZIONI DI ORGANIZZAZIONI MARXISTE (“GIK/Battaglia Comunista”, “Lotta Comunista”, e la nostra “Der kommunistische Kampf”) CHE RITENIAMO LE PIU’ REALISTE RISPETTO ALLE MANIPOLANTI VERSIONI BORGHESI O A QUELLE INGENUE DI GRUPPI DI SINISTRA.
GIK / Battaglia Comunista
Fabio Damen per il GIK (Gruppe Internationaler KommunistInnen)/ Battaglia Comunista nell’articolo “Le rivolte in Myanmar” del 19 febbraio 2021 vede i motivi del colpo di stato nell’aggravarsi della situazione economica interna al Myanmar dovuta al Covid. Di fronte alla disastrosa situazione economica le masse hanno cominciato a protestare duramente. Visto le forti proteste, Damen ne interpreta, i militari ritenendo la capo di governo e premio nobel Suu Kyi (la quale non avrebbe mai contrastato seriamente con il suo governo la casta militare e i loro interessi) non in grado di controllare e gestire la situazione così aggravata, hanno perciò deciso per il colpo di stato per prendere loro in mano la direzione del paese e dirigerla. Così Damen nell’articolo: “É dal primo gennaio che nella ex Birmania le piazze si sono riempite e le manifestazioni si sono ripetute quasi giornalmente […] Le ragioni del golpe stanno, come spesso succede a queste latitudini, nel timore della classe dirigente che le manifestazioni di piazza inneggianti alla democrazia contro la dittatura militare potessero trascendere in qualcosa di più radicale … [poiché - ndr.] … il già precario quadro economico del Myanmar si è verticalmente aggravato con la crisi pandemica. […] La crisi pandemica ha reso questo quadro ancora più drammaticamente instabile. Il PIL ha subito un abbassamento del 30%, la disoccupazione, già alta, ha raggiunto livelli socialmente preoccupanti. Gli investimenti latitano, la produttività è rimasta ferma, in compenso sono cresciute a dismisura la speculazione e la corruzione”. Vista la degenerazione economica Damen trae la conclusione che: “Per i quadri dell’esercito la presidente Aung San Suu Kyi non aveva la forza per arginare la grave situazione interna”, per cui il golpe militare.
Lotta Comunista
Gianluca De Simone per Lotta Comunista nell’articolo “Bilancia indo-pacifica nel golpe birmano” del febbraio 2021 vede sempre motivi interni come causa del golpe militare in Myanmar, ma con un’altra angolatura del fatto. De Simone che non da una sua propria spiegazione del golpe, citando degli “osservatori” per spiegarne le cause fa pensare che per Lotta Comunista sia questa versione degli “osservatori” la giusta visuale del colpo di stato. Per De Simone i motivi del colpo di stato in Myanmar risiederebbero: visto che la premio nobel e primo ministro Suu Kyi con il suo partito NDL ha vinto le elezioni sia nel 2015 che nel novembre 2019 e i militari hanno dovuto subire anche la seconda sconfitta elettorale, quest’ultimi temendo di rimanere perennemente esclusi dalla direzione di governo (i generali hanno sempre governato il paese nei decenni precedenti) hanno deciso di conseguenza per il golpe. In modo da avere il tempo per poter dirigere e elaborare una riforma elettorale che possa indebolire la Suu Kyi e il suo partito e poter tornare quindi alla direzione del governo. E questo spiegherebbe il perché i militari hanno proclamato la durata del golpe per più di un anno prima di ripristinare la “democrazia”. Così De Simone nell’articolo: “Stando agli osservatori, nel golpe birmano, oltre al timore delle forze armate di ritrovarsi perennemente in minoranza, avrebbero pesato le ambizioni presidenziali del generale Min […] che secondo analisti birmani intenderebbe ridisegnare il sistema elettorale in senso proporzionale, diluendo in tal modo il peso elettorale dell’NLD. Ciò consentirebbe anche l’ascesa alla presidenza di Min”.
Der
kommunistische Kampf
Diversa la nostra interpretazione. Per noi le ragioni del colpo di stato in Myanmar risiedono nello scontro che l’emergere del gigante asiatico imperialistico Cina nel mondo sta causando. Perché la Cina come potenza ha forti mire geopolitiche in Asia e forti interessi economici della “Via della Seta” anche in Myanmar, dove la casta militare è sempre stata garante degli interessi cinesi. A nostro avviso il motivo del golpe, verosimilmente, è dovuto al
fatto che la Suu Kyi andando al governo e sostituendo i militari si è spostata (o si sta spostando) troppo sugli interessi degli occidentali, danneggiando gli interessi cinesi. Quindi Pechino ha premuto sui generali per il colpo di stato. Questo spiega il perché la Cina (con la Russia) all’ONU con clamore in febbraio ha difeso così categoricamente da subito il golpe e non lo ha condannato. E poi a marzo si è unita certo agli Usa e europei nella condanna ONU contro le repressioni dei militari, ma ha posto il veto sulle ritorsioni, rendendo così la risoluzione ONU di condanna ai militari solo di facciata, del tutto sterile. E spiega perché Stati Uniti e Europa invece al contrario condannino duramente il colpo di stato e sostengano la Suu Kyi, e i rivoltosi birmani brucino le fabbriche cinesi.
Da tutte le fonti viene costantemente ripetuto che il Myanmar è per l’imperialismo cinese un ganglio importante per i suoi interessi nel continente asiatico e per i suoi investimenti della “Via della Seta”, e che i militari birmani ne sono fedeli alleati in questi interessi cinesi. Quindi per l’imperialismo cinese difendere con forza i militari golpisti diventa logico, di interesse.
Mentre dall’altro lato è altrettanto logico per USA-Europa difendere la Suu Kyi, che ne persegue silenziosamente i loro scopi. (Da non dimenticare che la Suu Kyi ha studiato e vissuto a lungo in Inghilterra e ha la cittadinanza oltre che birmana anche inglese, quindi si è formata su concetti occidentali e probabilmente li persegue). Per questo diamo questa nostra interpretazione al golpe.
Vogliamo poi segnalare come nei due articoli - del GIK-Battaglia Comunista e di Lotta Comunista - cioè nelle due interpretazioni marxiste del golpe, non sia dia peso, non si prenda minimamente in considerazione (con cui concordiamo pienamente) che la “salvaguardia della democrazia” sia il vero motivo da parte USA e UE per la condanna al golpe. Assolutamente questa non può essere la vera ragione dell’avversione di USA e Europa al golpe all’ONU. Visto che in paesi come L’Arabia Saudita, Emirati Arabi o Qatar, tutti paesi “amici” degli americani e degli europei vigono regimi ultra dittatoriali sanguinari, dove la democrazia e i partiti assolutamente non esistono e gli oppositori politici vengono sistematicamente duramente perseguitati e poi giustiziati nelle piazze con decapitazioni, impiccagioni, crocifissioni, lapidazioni (paesi dove esisterebbero poi anche sacche di schiavismo) e su queste atrocità dai governi europei e americano non vi è alcuna denuncia ne condanna e il tutto viene tenuto nel silenzio più assoluto. No, la “salvaguardia della democrazia” in Myanmar è senz’altro solo un pretesto, come detto, una scusa per USA e Europa, una strumentalizzazione nell’opposizione al golpe militare per nascondere il vero motivo quello non detto. Che per noi marxisti è che nel perenne scontro tra briganti imperialisti, anche nel golpe militare in Myanmar vi è una lotta tra USA-Europa contro Cina- Russia per sottrarsi le “zone di influenza”, cioè rubarsi a vicenda nazioni, per cui USA e Europa sostengono la Suu Kyi e Cina e Russia i militari. Scontro tra briganti imperialisti affaristi che per rubarsi i mercati non esitano a causare anche guerre, come le attuali in Siria, Iraq, Libia, Jemen, Ucraina e non ultima quella sottaciuta in Mali.
Se non fosse così, e cioè che gli imperialismi USA e Europa in Myanmar sostenendo la Suu Kyi vedono l’interesse a danneggiare l’imperialismo cinese, non condannerebbero così aspramente e costantemente il golpe. Se USA e Europa non ne vedessero l’interesse, la stampa occidentale lascerebbe perdere, farebbe passare il tutto sotto silenzio, come già successo con il golpe in Thailandia nel 2014, o come successo con tanti altri golpe asiatici, africani o sudamericani (magari guidati dagli stessi americani o europei).
Per cui come marxisti ribadiamo la nostra posizione:
SOLIDARIETA’ AI LAVORATORI BIRMANI CONTRO I MILITARI E CONTRO TUTTI I GOVERNI DEMOCRATICI DELLA BORGHESIA.
Claudio Piccoli