-CRISI UCRAINA-

 

NONOSTANTE LE INTROMISSIONI AMERICANE I PADRONATI RUSSO E TEDESCO SONO PER UNA SOLUZIONE DIPLOMATICA DELLA CRISI, NON MILITARE.

 

In febbraio le borghesie russa, tedesca e francese avevano trovato un accordo per risolvere il controverso problema della lunga e sempre più cruenta lotta che si era scatenata all’interno dell’Ucraina tra affaristi filooccidentali e affaristi filorussi e che aveva coinvolto tutta la popolazione.

Questo accordo era potuto avvenire grazie al fatto che il padronato tedesco e russo dopo la caduta del muro erano riusciti ad instaurare un ottimo rapporto economico e politico, rapporto che gli esperti definiscono di importanza storica.

L’accordo sembrava andare per il meglio, quando pochi giorni dopo la stipulazione, improvvisamente, il governo russo estremamente allarmato, in un comunicato  “avvertiva gli altri Stati a stare attenti a non cercare vantaggi unilaterali nel Paese [Ucraina]”.  In pratica erano arrivate voci al governo che “qualcuno”, cioè  qualche stato,  metteva in dubbio che le basi militari russe situate in Crimea, penisola che allora era ancora in territorio ucraino, rimanessero ai russi. Tutto diverso da quanto stipulato nell’accordo .

Bisogna precisare che le basi militari russe in Crimea, soprattutto quella di Sebastopoli, sono ritenute dall’imperialismo russo fondamentali per proteggere i suoi interessi nel Mediterraneo e basilari in questo momento per portare aiuto al governo siriano, suo alleato e protetto. Quindi assolutamente da non perdere.

Ora, è nell’interesse dichiarato dell’imperialismo americano di indebolire i padronati concorrenti, anche “amici”(come i tedeschi), farli litigare tra loro e dividerli. E per far questo usa tutti i mezzi e tutte le occasioni che gli si presentano.

Vista l’importanza che l’ottimo rapporto russo-tedesco gioca nel mercato internazionale è difficile non pensare che i ricchi americani  si lascino perdere le possibilità di guastarlo. Ed  vien facile pensare che dietro  quelle “voci”  che mettevano in forse le basi militari russe in Crimea ci fosse lo zampino americano per far saltare l’accordo e far litigare i russi con i tedeschi.

Come è noto, per salvaguardare le sue basi militari la borghesia russa reagirà, farà insorgere nella penisola la popolazione a maggioranza russofona e le farà approvare un referendum di annessione della Crimea alla Russia.

La questione Crimea verrà poi risolta ( con il consenso del padronato tedesco, dimostrato dal fatto che la Merkel per tutto il tempo della crisi sarà in costante diretto contatto telefonico con Putin, il che significa che ogni passo della crisi verrà discusso tra i due) con grande clamore, ma con nessuna conseguenza-ritorsione militare da parte occidentale.

Nelle riunioni russo-tedesco-Eu successive alla crisi Crimea verrà ribadito la non ulteriore divisione dell’Ucraina e l’appartenenza all’ influenza occidentale.

Nel frattempo però succede un fatto non voluto. Su esempio dalla rivolta della popolazione russofona in Crimea altre popolazioni russofone dell’est Ucraina insorgono chiedendo l’indipendenza dall’Ucraina e la formazione di uno stato indipendente filorusso.

La borghesia russa si trova con questa ennesima patata bollente fra le mani e se la deve gestire. Per non andare, da una parte contro gli accordi presi con i partner tedeschi ed Eu e dall’altra, per poter soddisfare almeno in parte le richieste dei russofoni insorti dell’est Ucraina, Mosca fa la proposta al governo Ucraino che alle regioni insorte venga riconosciuto l’autonomia regionale, sempre però dentro l’unità nazionale Ucraina.  Il governo ucraino respingerà risolutamente la richiesta e la borghesia russa, allora, non insisterà.

Nei mesi successivi la situazione sembra militarmente lentamente risolversi, gli insorti russofoni senza l’aiuto delle armi russe non hanno scampo.

Improvvisamente però in agosto la questione Ucraina si riaccende, si rinfiamma.

Questa volta a causare l’esplosione, la diaspora, è l’intenzione dell’occidente di instaurare nuove basi militari Nato in territorio ucraino, anche questo, sembra di capire, non previsto nell’accordo  di febbraio e negli incontri successivi.

Visto che gli accordi sono stati sottoscritti dalle borghesie europee con la Russia, e quindi impegnate a rispettarli, vien difficile non pensare che anche dietro questa ennesima provocazione non ci sia lo zampino del padronato americano che controlla la Nato e che ritenta di creare una situazione in modo che  i concorrenti  litighino e si dividano.

La provocazione funziona e la reazione russa non si fa attendere.

Gli insorti russofoni dell’est Ucraina vengono improvvisamente dai russi rianimati e imbottiti di armi e viene dato  loro il supporto militare logistico, i morti si ricontano a centinaia e la richiesta di  formazione di una regione autonoma nell'est Ucraina viene riportata con forza sul tavolo della contrattazione dal padronato russo. Il presidente Putin ci tiene però a precisare che l’intenzione non è arrivare a creare un nuovo stato indipendente. “Putin non vuole un nuovo stato ad Est», «Putin non si riferiva alla necessità di creare nell'Ucraina dell'est lo stato di Novorossia, ma di colloqui inclusivi all'interno dell'Ucraina», così precisa e sottolinea il  suo portavoce Peskov. Putin ha sicuramente discusso prima la sua proposta con la Merkel e ne ha il ...

                                                                                                                                                        (segue a pag.2)

 

 

GUERRA CIVILE E MASSACRI NEL NORD IRAK

 

 

 

Dopo aver conquistato militarmente l’Irak nel 2003 e dopo essersi ritirato dal paese nel 2011 l’imperialismo americano ha lasciato la direzione della nazione ad un governo irakeno che  deve essere  pienamente in sintonia con le decisioni statunitensi.

Governo  che però non si è dimostrato all’altezza della situazione. La conduzione dal 2006 al 2014 del primo ministro Al- Maliki ha favorito spropositatamente  la maggioranza sciita, trovato un certo equilibrio con l’etnia curda, ma sfavorito enormemente la minoranza sunnita. Questi sono commercianti, artigiani, farmacisti, avvocati ecc. che per il solo fatto di appartenere alla minoranza sunnita sono stati  limitati o esclusi dalle leve del potere con gravi danni per i loro affari. Lo scontento di questa minoranza è diventata con il tempo enorme. E hanno reagito. Cogliendo l’occasione che nella adiacente Siria infuriava la guerra civile, hanno pagato i guerriglieri antigovernativi siriani per scagliarli contro il governo irakeno con lo scopo di creare uno stato panarabo indipendente, formato da regioni ribelli siriane-irakene e così separarsi da Bagdad.

Ne è conseguito una guerra civile cruenta senza esclusione di colpi.

A causa di una scarsa preparazione militare e di un armamento mediocre dell’esercito irakeno i miliziani anti Bagdad denominatosi Isil hanno potuto conquistare velocemente alcune città nel nord Irak commettendo atrocità. La difesa dell’esercito irakeno è stata talmente debole che il governo di Bagdad è stato costretto a chiedere aiuto di intervento armato al protettore americano. Anche il Papa di fronte ai soprusi contro i cristiani irakeni è  intervenuto nel linguaggio tipico pretesco per chiedere l’intervento. Questo il comunicato del Vaticano “Proteggere i civili inermi, disarmare i jihadisti e  soprattutto smettere di far arrivare loro soldi e armi. Vincere una certa indifferenza occidentale per la guerra e la catastrofe umanitaria in Iraq.”

Il  governo statunitense super irritato accusa apertamente il premier irakeno Al-Maliki di essere il responsabile del grave malcontento della minoranza sunnita e della situazione catastrofica. Così si esprime il presidente Obama: “Se la maggioranza sciita avesse colto l’opportunità di condividere il potere con sunniti e curdi e non avesse passato delle leggi come la de-Baathificazione, oggi non ci sarebbe bisogno di un intervento esterno in Iraq”, e ancora “Quello che abbiamo ora è una minoranza alienata e delusa di sunniti nel caso dell’Iraq.  Se non diamo una formula che parli alle aspirazioni di questa gente, ci saranno problemi gravi … Penso che l’Isis non abbia grande fascino sui sunniti normali, ma che in realtà stia riempiendo un vuoto. Il nostro problema ora è dare soluzioni che non siano soltanto militari”.

Di fronte alle pressanti richieste di aiuto Obama attende però prima di far intervenire i suoi militari  “E’ per non dare al primo ministro Nouri al-Maliki e agli sciiti la sensazione che non debbano fare concessioni”  precisa.

L’intento è  quello di usare l’esplosione della guerra civile nel nord  per non far rieleggere il premier Al-Maliki,  troppo chiuso e settario rispetto alla minoranza sunnita e favorire l’elezione di un altro primo ministro che dia spazio ai sunniti nella suddivisione delle poltrone del potere e togliere così il sostegno morale e soprattutto finanziario ai miliziani dell’Isil.

E così è stato: il nuovo premier Abadi  sostituisce l’11 agosto Al-Maliki.

Nel frattempo Obama  da il via all’intervento militare aereo statunitense contro i miliziani Isil per limitarne l’espansione.

Adesso, con il nuovo premier Abadi aperto alla minoranza sunnita, l’imperialismo americano e la borghesia irakena, assieme, dovranno trovare il modo di neutralizzare e sconfiggere i guerriglieri Isil  e riportare l’ordine sul territorio irakeno. Il processo si presenta ne breve ne indolore. La guerra civile irakena divamperà ancora.

Anche in questa situazione le borghesie europee si sono divise: di fronte alla decisione statunitense di armare la minoranza curda per ostacolare l’avanzata dei miliziani Isil, Gran Bretagna, Francia e Italia si sono dette d’accordo: vedono la possibilità,   appoggiando l’imperialismo americano, come ricompensa, di sviluppare ulteriormente i loro affari nella regione (del Golfo).

La borghesia tedesca, che non è contraria all’intervento armato diretto aereo statunitense, in un primo momento si è espressa contraria all’armare i curdi irakeni. Temeva che questo potesse influenzare la minoranza curda presente in Turchia, che da sempre  chiede l’indipendenza dalla Turchia e la formazione di un grande stato autonomo pancurdo. Temeva che le armi ai curdi irakeni potevano essere poi passate ai fratelli curdi turchi con conseguente  aumento della guerriglia curda in Turchia. Turchia, con la quale il padronato tedesco ha ottimi affari. Evidentemente le rassicurazioni degli americani e dei curdi che questo non sarebbe successo ha fatto cambiare posizione al padronato tedesco e il governo Merkel ha poi deciso di mandare armamenti militari.

In questa società  tutto è’ sempre una questione di affari

Chi pensa, chi si illude che nel sistema capitalistico ci possa essere un momento di pace non solo si sbaglia di grosso, ma deve ben riflettere.. Tutto il sistema è un ciclo continuo senza sosta di affari che si trasformano in guerre e di guerre che si trasformano in affari.

 

Solo una società superiore può fermare tutto questo.


 

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Pag. 2

                                                                        (continuazione da pag.1- CRISI UCRAINA: nonostante le …)

 

... suo consenso, visto che i due, come riportano i giornali, sono in continuo contatto telefonico.

Infatti nelle dichiarazioni del governo e dei giornali tedeschi non emergono forti obiezioni all’autonomia delle regioni russofoni ucraine. Le dichiarazioni della Merkel in questo frangente sono si di estrema preoccupazione per la situazione, ma senza andare oltre e in alcune occasioni si è espressa anche contro le sanzioni alla Russia con la scusa che queste potrebbero compromettere il difficile processo di pace  nella regione. Come dire, vediamo di calmare il tutto e ritornare amici come prima.

Dal nostro punto di vista internazionalista, comunista, analizzando anche questa faccenda non dobbiamo però pensare che ci siano padronati buoni e altri cattivi. Sono tutti  predoni, ognuno gioca il suo ruolo a secondo dei sui interessi. Tutti sono alla ricerca del massimo guadagno, costi quello che costi, morti compresi.

Sul  proseguo della questione Ucraina, al momento dello scrivere, sono previsti incontri di vertice tra i rappresentanti delle varie borghesie in cui ognuno tirerà l’acqua al suo molino. A oggi, 3 sett. sembra di capire che tutti siano d’accordo per creare questa regione autonoma nell’est, come proposto con forza dal governo russo.

Tutti dicono di non voler il proseguo armato. I ricchi russi e tedeschi non ne hanno l’interesse. Il padronato americano  tenta di rovinare il buon rapporto dei due, ma dimostra di non aver intenzione di intervenire militarmente. La borghesia ucraina, divisa, è in mano ai suoi padrini, tedeschi da una parte, russi dall’altra e senza il loro consenso non può muovere una virgola. Gli altri padronati europei si muovono sparpagliati, ma senza avere alcun peso. Vedremo il proseguo, ma sembra di capire che le due borghesie russa e tedesca alla fine, tra alti e bassi e intromissioni varie, hanno in mano la situazione e come detto ribadiscono di essere  per una soluzione politica negoziata, diplomatica, senza intervento armato.

Il tragico della faccenda però è che questo gioco  è già costato la vita ad alcune migliaia di persone, giovani.

 

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SPECULAZIONE SPD SUL SALARIO MINIMO DI 8,5 EURO

 

 

Grande entusiasmo ha suscitato l’introduzione del salario minimo. L’SPD parla di grande successo. Molti lavoratori tirano un sospiro di sollievo.

Al proposito sentiamo cosa ne pensa il compagno Klaus P. attivista internazionalista.

dom: qual è il tuo parere sul salario minimo di 8,5 euro?

risp: per  una fascia di lavoratori dipendenti che lavorano nei piccoli negozi (parrucchieri, vestiario, ecc.), nei piccoli magazzini e piccolissime aziende con 2-3 dipendenti questo rappresenta sicuramente un vantaggio. Soprattutto nei Länder ex DDR dove i lavoratori in questi settori hanno stipendi veramente ancora da fame, da 3° mondo, anche di 3 euro.

dom: i parlamentari SPD esultano, parlano di grande successo per i lavoratori.

risp: Mah!... io starei molto attento a riguardo i parlamentari SPD.

Questi sono gli stessi che durante i governi SPD-Schröder a fine anni ’90 e inizio 2000 votavano leggi molto peggiorative per i lavoratori:  su pensioni, portando l’età pensionabile a 67 anni e  favorendo così l’aumento della disoccupazione; su stipendi:  in quegli anni gli aumenti di stipendio sono stati talmente frenati da diventare addirittura inferiori a quelli francesi; su lavoro precario giovanile:  dopo quelle leggi SPD il lavoro precario giovanile è aumentato a dismisura.

dom: allora perché questo cambiamento di linea SPD?

risp: io credo che i socialdemocratici di adesso non siano cambiati per nulla da quelli che hanno votato quelle leggi peggiorative ai tempi di Schröder. Penso che l’atteggiamento di adesso sia solo di calcolo politico speculativo.

dom: cosa intendi?

risp: a causa di quelle leggi peggiorative SPD-Schröder molti  lavoratori hanno reagito e in massa non hanno più votato l’SPD. I  socialdemocratici hanno così perso nelle seguenti  tornate elettorali una valanga di voti da cui non si sono più risollevati,  favorendo così l’ascesa dei governi Merkel. Grazie a queste leggi SPD il padronato tedesco però ha potuto guadagnare una montagna di soldi. Un gran affare per i ricchi!

Bisogna  aver chiaro che l’introduzione del salario minimo di 8,5 euro non tocca minimamente le tasche del padronato  dell’industria, della distribuzione, dei servizi o lo Stato, vale a dire che la stragrande maggioranza dei lavoratori non ne trarrà nessun beneficio,  perché nei contratti nazionali la paga oraria contenuta è già ben più alta, in alcuni casi anche del doppio dei 8,5 euro stabiliti dal salario minimo. La cosa riguarda come detto,  la piccolissima distribuzione, cioè i piccoli negozi, le piccolissime attività ecc, dove i padroncini straguadagnano sui 1-2 o 3 dipendenti che hanno. Dal punto di vista padronale in generale, che questi piccoli padroncini attraverso il salario minimo di 8,5 euro paghino di più i loro dipendenti può essere vista come una cosa positiva, come un riequilibrio concorrenziale e perciò da non ostacolare.

dom: e allora dove starebbe il calcolo politico speculativo dell’SPD?

risp: all’SPD interessa solo fare una manovra pubblicitaria per vedere se riesce a raccogliere i voti.

Come sottolineato, il salario minimo di 8.5 euro non infastidisce per niente il padronato tedesco,   come non comporta nessunissimo problema il salario minimo di 9,53 al padronato francese, le 6,31 sterline al  padronato inglese e   1 euro per i padroni rumeni. Sono tutti ben al di sotto delle paghe orarie contenute nei contratti dei rispettivi paesi.

 

EU:

IL LEGAME INDISSOLUBILE DEI PADRONATI TEDESCO E FRANCESE NEL GUIDARE L’UNIONE DELLE BORGHESIE EUROPEE

 

 

Subito dopo la 2° guerra mondiale la borghesia tedesca e francese più quella italiana tentano di nuovo la ricostruzione europea. La Germania e la Francia con l’Inghilterra sono le economie più potenti in Europa.

Dobbiamo considerare che i tentativi di costruzione europea non sono però un fatto nuovo nella storia.

Già la borghesia francese a inizio ‘800  aveva provato con Napoleone a contrapporsi all’enorme imperialismo inglese cercando di creare un impero continentale europeo. Poi  all’inizio del ‘900 sarà la potente borghesia tedesca che con il Keiser con la prima guerra mondiale cercherà uno spazio europeo e poi ci riproverà con Hitler con la seconda guerra mondiale.

La storia dei tentativi di unione europea è quindi storia di scontri cruenti tra padronati,  di guerre, che grondano di decine e decine di milioni di morti.

Ora, nel dopoguerra, il nuovo tentativo.

Il legame che si instaura questa volta tra le potenze promotrici (Germania-Francia-Italia-Benelux) è solo di tipo economico (libero scambio tra le nazioni che hanno contratto  l’accordo), non militare, ma questo solo perché l’imperialismo americano che esce vincitore dalla 2° guerra mondiale non permette altro.

Aggregarsi tra capitalisti di più nazioni contro capitalisti di altre nazioni  è una necessità nel mercato capitalistico globale, perché la ricerca di guadagno e la conseguente dura concorrenza non lasciano tregua a chi deve in continuazione fare affari.

E i singoli padronati europei divisi sono troppo deboli per tener testa al potentissimo imperialismo americano. Se poi consideriamo che stanno emergendo borghesie che hanno dimensioni continentali come la Cina con un miliardo e mezzo di abitanti  o l’India con un miliardo e trecento milioni   o il Brasile con 300 milioni  e che queste nel prossimo futuro avranno enormi economie molto più forti e potenti di quella di un’Europa tutta unita, si può ben immaginare come i singoli padronati europei possano vedere in futuro i loro affari seriamente compromessi  e si può capire il senso di inferiorità che li affliggono.

 

In questa logica si capisce bene perché la borghesia tedesca con al seguito quella francese riprende in mano con forza il processo di unificazione europeo.

 

 

 

Il processo di unione segue un suo percorso:

 

-          Nel ’51 la Germania dell’Ovest, la Francia, l’Italia e i Paesi del Benelux istituiscono La Comunità Europea del carbone e dell’acciao.                                                                                                                                                                        

-          Nel ’57  viene istituita la Comunità Economica Europea (CEE) con il Trattato di Roma.

-          Nel ’85 c’è l’Accordo di Schengen.

 

 

                                                                                                      (segue a pag.3)


 

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   Pag.3

JUNCKER NUOVO PRESIDENTE

DELLA COMMISSIONE EUROPEA

 

IL GOVERNO MERKEL IMPEGNATO A GESTIRE LA DIREZIONE TEDESCA IN EUROPA

 

L’elezione del presidente della Commissione  Europea è una questione estremamente importante per l’imperialismo tedesco, perché  questo organismo è uno dei mezzi fondamentali per la conduzione alla formazione dell’Unione Europea su cui il padronato tedesco ha praticamente puntato il suo futuro.

Naturalmente l’elezione va contrattata con le altre borghesie. La scelta è caduta sul lussemburghese Juncker, il quale è in perfetta linea con le idee tedesche.

All’inizio, sulla scelta del candidato,  gli inglesi, gli svedesi e gli olandesi non erano d’accordo ( gli inglesi e gli svedesi  non aderiscono alla moneta unica e sono per un’Europa “confederale”, cioè che il legame tra le nazioni non sia stretto, mentre gli altri stati che hanno introdotto l’euro sono per un’Europa “federale”, cioè molto unita, con leggi uguali per tutti).

L’opposizione britannica è stata insolitamente dura, mentre Svezia e Olanda hanno cambiato opinione. La Merkel, che non vuole isolare la Gran Bretagna perché ne teme l’uscita dall’Unione, ha provato a convincere il premier  Cameron, ma inutilmente. Di fronte all’intransigente rifiuto, il governo tedesco assieme  agli altri capi di  governo, ha deciso di procedere lo stesso alla votazione di Juncker, anche senza il consenso inglese.

Adesso per eleggere il presidente della Commissione Europea non c’è più bisogno dell’unanimità, come in passato, ma di una maggioranza qualificata, come previsto dal trattato di Lisbona, perciò Cameron si è trovato da solo, assieme al presidente ungherese Orban a votare contrario. La votazione è stata di 2 contro 26. Di fronte a questa imbarazzante situazione la reazione di Cameron è stata molto pesante  e scomposta, minacciando ritorsioni inglesi nelle future scelte e decisioni EU.

La scelta oppositiva del premier inglese ha spinto subito il Financial Time, quotidiano della borsa di Londra, a critiche molto dure verso il proprio capo di governo, accusandolo di portare la finanza e l’industria inglese all’isolamento rispetto  alle borghesie europee, mentre invece hanno bisogno di una maggiore integrazione per pesare di più. Alla critica severa si sono poi aggiunte praticamente tutte le istituzioni economiche e politiche inglesi  ed europee, i giornali ecc, costringendo velocemente Cameron ad un dietrofront e chiedere ufficialmente scusa a Juncker.

A questo punto per noi diventa utile una riflessione alla luce anche di questo ennesimo importante fatto: per chi crede che votando, che con il proprio voto può influenzare o pesare in qualche modo nelle scelte politiche dei partiti, ha qui l’ennesima conferma che a determinare la politica, in tutti i sensi, è il padronato, con le sue istituzioni, con i suoi mezzi, non  altri. I ricchi hanno la potenza economica di far cambiare direzione ad un governo se questo non è in linea con i loro interessi. Non c’è scampo, il voto del cittadino, come visto in moltissime altre occasioni,  non conta assolutamente niente. Il voto è tutta una sceneggiata.

Proseguiamo. L’elezione del presidente della Commissione Europa è stata l’occasione per  le borghesie francese e italiana per ricontrattare con Berlino i tempi del parziale rientro del debito pubblico.

Il tutto ha preso il nome di “Contrattazione sulla flessibilità” . In cambio del loro consenso su Juncker,  Hollande e Renzi hanno preteso dalla borghesia tedesca tempi  più prolungati per risanare i bilanci, cioè per rientrare sotto il deficit del 3% del Pil, ed avere così più soldi a sostegno alla crescita, vale a dire per l’industria.

Tutto il governo Merkel (anche il durissimo ministro delle finanze Schäuble) ha ritenuto necessario accettare  questa richiesta, la posta in gioco era troppo alta. La Bundesbank, la banca centrale tedesca, ha invece mantenuto una posizione intransigente di opposizione alla Francia e all’Italia, in un gioco di contrappeso al governo tedesco (cioè far la parte del finto cattivo), nel senso che il governo non conceda troppo.

Anche in queste importanti occasioni il governo tedesco,cioè la borghesia tedesca, è sempre stata al centro delle operazioni. I suoi politici si sono contraddistinti tra i più attivi per dare la direzione al proseguo della costruzione dell’Unione Europea, per trovare i giusti equilibri, compromessi e mediazioni con le altre borghesie. 

Si è visto ancora una volta come tutto ruoti attorno alla Germania e come questa ne determini la linea.

                                                                                                                           

                                                                                                                                  (segue da pag.2 – EU: Il legame indissolubile …… )

 

-            -  Nel ’92  l’Accordo di Maastricht

-        -  Nel 2002 viene introdotto l’euro

-        -  Nel 2013 vi è l’Accordo Bancario europeo 

 

 

 

 

E’evidente come il legame tra le due borghesie tedesco-francese fin dall’inizio è strettissimo, indissolubile, anche se ci sono state delle sfasature di opinioni e decisioni nelle varie situazioni durante il percorso.

In campo economico e finanziario sembra però essere il padronato tedesco quello che si impone e detta la linea.

Posizioni diverse sono emerse  invece soprattutto in politica estera, cioè su come intervenire, anche militarmente, nelle varie situazioni di crisi nel mondo. Queste però non hanno compromesso il procedere del processo di unione .

Per esempio, nella prima Guerra del Golfo del 1990 la borghesia tedesca non partecipa alle azioni militari contro Saddam Husseim, mentre la Francia e l’Inghilterra seguono l’imperialismo Usa nell’intervento armato. La guerra contro la Jugoslavia del 1995 vede invece Germania e Francia far parte della coalizione che bombarda la popolazione serba.

Nella seconda Guerra contro l’Iraq del 2003 la borghesia francese e tedesca decidono di non seguire l’imperialismo americano, Italia, Inghilterra, Spagna ecc. invece si.

Nella crisi di Libia del 2011 la borghesia francese, con quella americana, inglese e poi italiana, è  in prima linea nell’intervento armato contro Gheddafi, mentre la Germania si astiene. Nella guerra civile siriana del 2012-2013 il presidente francese Hollande è tra i promotori con gli Usa di intervenire militarmente contro il governo Assad. La borghesia tedesca per bocca della Merkel in questo caso è però nettamente contraria, perché non vuole scontrarsi con l’amico russo Putin, il quale sostiene apertamente la borghesia siriana. Questa posizione tedesca, di non intervento armato, non è certamente dovuta ad un presunto  senso di pacifismo che pervade il governo tedesco, come pubblicizzato dai media, ma dal fatto che il padronato europeo, ma soprattutto quello germanico,  hanno grandi interessi economici in comune con il padronato russo e che il loro rapporto politico- d’affari in questo momento è ottimo, perciò dal loro punto di vista, da non guastare. La ferma opposizione tedesca farà in modo che poco dopo Hollande cambierà posizione e si  allineerà alla Merkel e Obama dovrà abbandonare l’intervento armato contro la Siria. 

Per il futuro possiamo sicuramente affermare che il legame strettissimo e indissolubile tra i due padronati nel condurre l’unificazione europea continuerà con decisione e determinazione. La borghesia americana che ha vinto la 2° guerra mondiale ha interesse a frenare il processo di unione del concorrente. Non ne permette il riarmo e sembra mettere enormi ostacoli anche al completamento dell’unione politica.

Le borghesie europee hanno tutto l’interesse ad arrivare al completo riarmo unico (naturalmente da usare in caso di loro necessità), che gli darà più peso nella contrattazione degli affari nel mercato globale. Aspettano solo l’occasione giusta e il momento opportuno per realizzarlo.

Adesso sfruttano la loro situazione di forzato sottoattivismo militare per dipingersi pacifisti, di essere la parte buona del mondo: “l’Europa buona”. Non è stato così nel passato. Non sarà così nel futuro.


 

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Punti fermi della scienza marxista

 Riportiamo qui un capitolo dell’opuscolo “La forma politica democratica del capitalismo” edito da Lotta Comunista nel 1996.

 

 

LA DEMOCRAZIA MIGLIOR INVOLUCRO DEL CAPITALISMO

 

 

 

Il capitalismo nel suo sviluppo si fonda sul mercato, sulla libera circolazione delle merci e dei capitali. Nei rapporti di scambio vige una legge egualitaria: si scambiano merci di eguale valore. Il proletariato moderno, a differenza dello schiavo e del servo della gleba, è giuridicamente un cittadino come tutti gli altri, in quanto scambia un proprio bene, la forza lavoro, con una parte del capitale (il salario: capitale variabile) secondo le leggi del mercato, “eguale per tutti”.

Libertà ed eguaglianza sono le parole d’ordine della borghesia: essa può farne degli ideali universali perché corrispondono al movimento apparente della società, alla sfera “pubblica” del mercato. E’ nel segreto del processo  produttivo che l’uguaglianza lascia il passo alla erosione del plusvalore e la libertà alla catena dello sfruttamento: ma tutto ciò deve essere opportunamente mascherato.

La democrazia è la forma politica più funzionale a questo tipo di società, e ciò in due sensi:

 

-   verso gli sfruttati serve come illusione di una apparente uguaglianza, l’illusione di poter contare nelle scelte politiche, contribuendo a nascondere la reale discriminazione di classe che divide la società;

 

-   verso i capitalisti garantisce la maggiore elasticità del sistema politico rispetto ai mutevoli e contraddittori interessi dei gruppi economici, “è l’involucro più funzionale del meccanismo di trasmissione degli interessi economici dei gruppi della classe dominante in volontà e decisioni politiche. L’involucro democratico permette al meccanismo di determinazione di funzionare con il minimo di attriti e con il massimo di risultati, poiché facilita la formazione dell’interesse generale della classe dominante componendo i suoi interessi singoli e settoriale (Lotta Comunista, gennaio 1979).

La dialettica democratica con gli strumenti di cui dispone (divisione dei poteri, partiti, associazioni, giornali ecc) permette a tutti i gruppi economici di avere una rappresentanza politica mediante la quale concorrere alla determinazione dell’interesse generale della classe dominante.

Per questi motivi Lenin afferma: “L’onnipotenza della ‘ricchezza’ è, in una repubblica democratica, tanto più sicura, in quanto non dipende da un cattivo involucro politico del capitalismo. La repubblica democratica è il miglior involucro politico del capitalismo” (“Stato e rivoluzione”).

 

La forma democratica è dunque la “forma specifica dello Stato” nell’attuale fase di sviluppo delle forze produttive e dei rapporti di produzione.

Altre forme, che spesso si trovano combinate con quella democratica (ad esempio quella fascista), sono solo “variazioni e gradazioni” della democrazia.

 

Lo Stato democratico stesso presenta molteplici varianti: basti pensare alle differenti legislazioni vigenti nei diversi paesi; sono anch’esse variazioni, più o meno funzionali, del miglior involucro politico.

 

 

Punti fermi della scienza marxista

 

 NELL’EX  DDR NON C’ERA IL SOCIALISMO

 

 “LE TESI DEL ‘57”

 

 

Negli anni ’50, nell’immediato dopoguerra, quando imperava la guerra fredda tra borghesia americana e borghesia russa, dove la convinzione generale era che lo scontro fosse tra capitalismo e “socialismo”, un piccolo gruppo di comunisti scientifici, che poi fonderanno il partito internazionalista “Lotta Comunista”, mettono a punto e chiariscono scientificamente che cosa esisteva veramente in Russia e nei suoi Paesi satelliti di allora (perciò anche nell’ex DDR), paesi che venivano definiti  pubblicamente “socialisti o comunisti”.

Nelle “Tesi del ‘57”, pietra miliare per la ripresa del movimento comunista rivoluzionario internazionale, Cervetto e Parodi scrivono: “Nell’attuale fase – e particolarmente in determinati Paesi – si sta sviluppando la tendenza al “Capitalismo di Stato”, tendenza già prevista da Engels nell’ “Antidurhing” e studiata da Lenin ne “L’imperialismo” e in altre opere e consiste nella concentrazione delle leve direttive dell’apparato economico nelle istituzioni statali. Tale sviluppo economico, che lascia inalterati i rapporti di produzione (capitale e salario, circolazione mercantile sulla base della legge del valore ecc.) è accompagnato dal passaggio giuridico della proprietà privata alla proprietà statale. Economicamente non si ha alcun mutamento dei caratteri fondamentali del capitalismo, tanto che il “Capitalismo di Stato” non rappresenta alcuna “novità” qualitativa nei confronti del capitalismo classico. Socialmente non si ha alcuna modifica essenziale nella società divisa in due classi antagoniste, le quali conservano le loro fondamentali posizioni nel processo produttivo.

Lo sviluppo economico del “Capitalismo di stato” – diffusosi in generale nel mondo e parzialmente in tutti i paesi progrediti industrialmente – ha avuto una particolare ampiezza nell’Unione Sovietica, in seguito alla straordinaria formazione di fattori favorevoli e di necessità storiche. Le imprescindibili esigenze economiche che si presentarono alla Russia, dopo che la grandiosa Rivoluzione d’Ottobre tentò di aprire l’era della rivoluzione socialista internazionale senza riuscirvi e senza avere le basi materiali d’avvio all’economia socialista, necessitarono lo sviluppo del capitalismo di Stato.

Fuori da ogni giudizio moralistico, i caratteri dello sviluppo economico sovietico confermano la teoria marxista sullo sviluppo capitalistico. Sono perciò da scartare i giudizi che, attingendo a teorie staliniane o trotzkiste, definiscono la società sovietica “socialista” o società fondamentalmente socialista”.

Queste le posizioni chiare, categoriche, del comunismo scientifico negli anni ’50 e di adesso.

Al contrario i ricchi con i loro giornali, con i loro partiti, con gli economisti, i sociologi,  i mass media  ecc. tutti insomma, sostenevano con grande enfasi la tesi che in Russia e nei suoi paesi affiliati vi era il “socialismo”, cioè sostenevano non una contrapposizione tra predoni imperialisti, ma una contrapposizione tra capitalismo e “socialismo”.

Se ne guardavano bene di chiarire i criteri scientifici per identificare il capitalismo di stato come falso socialismo. Lo scopo era creare un’enorme confusione tra i lavoratori,  coloro che in realtà sono gli unici a essere sfruttati e gli unici che producono l’enorme ricchezza esistente.

Non parliamo poi dell’occultare la verità da parte delle chiese, oppio dei popoli,   mistificatrici per natura e parti integranti del capitalismo da cui traggono soldi a palate.

 

Chi non ha interesse, ieri come oggi, a mistificare è solo il partito rivoluzionario, che vede la possibilità e la necessità di arrivare ad una società superiore  e che si batte determinatamente e strenuamente per questo.



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