CONTRO LA GUERRA!

 

I CAPITALISTI SONO LA CAUSA

DI TUTTE LE GUERRE.

 

I MARXISTI SONO DALLA PARTE DI TUTTI I

LAVORATORI DI TUTTO IL MONDO E CONTRO

TUTTI I CAPITALISTI IN TUTTO IL MONDO.

 

 

 

 

I lavoratori non hanno mai niente a che fare con le guerre.

Ma per i capitalisti le guerre non sono invece una cosa anomala, ma assoluta normalità. Sono uno dei tanti mezzi che loro senza tanti scrupoli usano per arrivare a far si che gli affari prosperino e producano profitti.

Questo è il motivo per cui il pianeta capitalista è pieno di guerre, che in continuazione insorgono, si esauriscono, per poi nascerne di nuove, che poi spariscono, per poi arrivarne delle altre e così via, senza fine. In altre parole il capitalismo è un sistema perverso dove le guerre con tutte le loro nefaste conseguenze sono da considerarsi sciaguratamente normalità.

Infatti, pensare al capitalismo come società della “pace” è un grandissimo errore. Il capitalismo è la società dei briganti capitalisti. Che la dirigono e nelle loro scellerate decisioni di guerra con l’aiuto dei politici e dei media vi trascinano le masse e le usano come “carne da cannone”.

Senza le guerre, così come senza lo sfruttamento, la corruzione, le ingiustizie sociali, le crisi, le menzogne, ecc. i capitalisti non potrebbero assolutamente esistere.

 

E’ logico perciò che le masse lavoratici tenute sottomesse non possono aver niente a che fare con queste porcherie, che le angherie politiche le devono subire. 

Ed ecco l’ennesima guerra in Ucraina, dopo tantissime altre. Con morti, distruzioni, disperazioni inaudite. L’ennesima guerra dove predoni imperialisti russi si scontrano contro predoni imperialisti americani e europei, nell’intento di rubarsi l’un l’altro anche questa nazione nella suddivisione imperialista definita in gergo “spartizione in zone di influenza”. Un macello in più, da aggiungere agli altri attuali in Jemen, Siria, Iraq, Libia, Etiopia.

Coinvolgendo giovani e lavoratori. Lavoratori per i quali, che nella guerra vinca una fazione o l’altra, la loro condizione sociale e lavorativa assolutamente non cambierà: rimarranno sempre sfruttati e sottomessi. Cambierà solo il nome dei banditi capitalisti che continueranno a sfruttarli e soggiogarli.

I marxisti si pongono sempre a fianco delle masse sfruttate. Masse sfruttate che in queste situazioni terribili hanno interesse alla rivolta contro i propri capitalisti e contro i capitalisti di tutto il mondo.

 

Lo ribadiamo da sempre: contro la guerra esiste solo una via d’uscita: RIVOLUZIONE!

 

 

 

NON ABBIAMO BISOGNO DI GUERRE, MA DI GODERE LA PROSPERITA’ SOCIALE PRODOTTA!

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CONTRO LE GUERRE UN’UNICA

SOLUZIONE: RIVOLUZIONE!

 

 

 

 

Che nel mondo esista sufficiente benessere per tutti gli esseri umani, anche per quelli dei paesi arretrati in via di sviluppo, è senza dubbio evidente.    

Addirittura oggi nei paesi ricchi assistiamo a situazioni anche paradossali dove una parte di prodotti viene perfino gettata. Come per es. la frutta o la verdura, che nei momenti di troppa produzione nelle campagne, la vendita non produce profitto, i vari governi preferiscono comprarne una parte per poi buttarla in modo che la restante possa produrre un profitto per gli affaristi agricoltori. O quando nei supermercati le merci scadute, anche se ancora commestibili, vengono scartate. E’ quello che succede anche nelle famiglie, che per sbadataggine non consumando tutto ciò che cucinano, il resto viene buttato nella spazzatura. Questo accade anche per i vestiti non più di moda, le tv, e così via.  

A questo livello di industrializzazione mondiale perciò uno standard di benessere esiste per tutti, tutte le persone sul pianeta potrebbero vivere un’esistenza eccellente, in pace e senza problemi.  

Ma non è così.

La causa chiaramente risiede nel sistema sociale in cui viviamo.

La produzione mondiale non viene organizzata secondo un piano in modo che tutti ne possano usufruire i benefici, come dovrebbe essere. E non viene distribuita in modo equilibrato, sensato, tra le persone che la producono così da evitare sperequazioni. No, tutto è lasciato al caso, che in determinati momenti si trasforma anche in caos. 

Tutto questo perchè i proprietari dei mezzi di produzione, cioè i capitalisti, in concorrenza serrata tra di loro, devono cercare in tutti i modi e con tutti i mezzi di vendere le proprie merci, per trarne un profitto, e il più alto possibile. E a qualsiasi costo. Ciò comporta che la vendita delle merci non avviene solo attraverso il prezzo e la qualità del prodotto, ma anche usando la corruzione e i sotterfugi, e se necessario, per i capitalisti, anche la guerra può essere un mezzo utile per abbattere definitivamente i concorrenti.

In un sistema così la lotta tra affaristi è quindi componente costante che può a momenti, come i fatti dimostrano, trasformarsi in mostruosità.

E’ chiaro che in un sistema economico così caotico, senza possibilità di programmazione e di organizzazione, la pace non può mai esistere, la fame non potrà mai essere definitivamente debellata, l’inquinamento non potrà mai essere seriamente combattuto, la corruzione sarà sempre la normalità, la vera democrazia non potrà mai esistere, le ingiustizie sociali saranno sempre presenti e le crisi e i disastri si perpetueranno all’infinito  (come l’attuale guerra in Ucraina e, si può aggiungere, le altre in Etiopia, Jemen, Libia, Siria, ecc.).

Che fare?

E’ possibile arrivare ad una società organizzata senza guerre e ingiustizie dove tutti possano usufruire in pace il benessere prodotto?  

Si, certo che si. Non è facile, ma sicuramente si. 

Anche la società medievale a suo tempo sembrava, tra le mille sofferenze, indistruttibile, insuperabile, non abbattibile. Eppure è stata abbattuta, superata e oggi non esiste più.

Anche nell’attuale capitalismo, come ieri nel Medio Evo, esistono momenti particolari in cui le rivoluzioni sono possibili. E’ stato appunto sfruttando uno di questi momenti che i rivoluzionari della borghesia nel Medio Evo hanno potuto fare le rivoluzioni e sono giunti al potere modificando così il vecchio sistema sociale feudale arretrato che fermava, frenava il progresso, edificando la nuova società più avanzata, progredita. 

Ma adesso questa nuova società, cioè il capitalismo, dopo il suo primo momento di sviluppo, non è più adatta a garantire all’umanità il benessere e il progresso che le spetta. Le sue contraddizioni sono troppe e troppo profonde, insopportabili. Deve essere sostituita da una nuova società che sia organizzata e pianificata. Cosicchè le enormi contraddizioni legate al caos della concorrenza e profitto spariscano e l’umanità possa finalmente beneficiare in armonia la prosperità.    

Abbiamo bisogno quindi di una nuova società. E’ chiaro.

Ed è proprio puntando su questi particolari momenti rivoluzionari - inevitabilmente prodotti dal disordine e dal caos capitalistico - che la possiamo raggiungere.

E’ sempre stato in questi “salti” sociali che l’umanità è potuta storicamente progredire. E certo il processo non si fermerà adesso. A noi l’impegno ora di spingere per la nuova forma sociale


 

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GUERRE: IL NEMICO?

I BRIGANTI

CAPITALISTI!

 

 

 

Sono LORO, i capitalisti, sempre alla ricerca di lucrosi affari e di fregare i concorrenti, la causa di tutti i problemi e contese che infestano il pianeta. Sono LORO i responsabili di tutti i contrasti e sopraffazioni che tormentano le popolazioni delle nazioni e sono soprattutto responsabili delle devastanti e sanguinose guerre.

Il nostro è un pianeta che per il grado di produzione di beni raggiunto potrebbe garantire il benessere e la pace a tutti. Paradossalmente invece è martoriato da guerre, ingiustizie e disuguaglianze solo per il fatto che i capitalisti dominanti nel gestire questa enorme produzione di beni impongono le loro barbare leggi del profitto con l’eliminazione dei concorrenti. 

E’ un piccolo manipolo di multinazionali, imprese sovranazionali, agglomerati bancari, grandi finanziarie speculative, che dominano le nazioni, che possedendo i socialmedia, tv e giornali possono dirigere, orientare, manipolare l’opinione pubblica a loro piacimento. Sono loro che finanziando di nascosto con mille trucchi i partiti nelle loro campagne elettorali e le loro spese quotidiane, li tengono sottomessi al loro servizio e li usano come burattini nei governi perché legiferino nel loro interesse. E sono sempre loro che finanziando centri studi politici, centri culturali, corsi formativi,  hanno sotto controllo politico intellettuali e professori che devono poi sostenere che il sistema capitalistico non è così male, ma il miglior sistema che possa esistere.

In poche parole, il dominio dei malvagi capitalisti nelle società è così grande che è quasi totale. Ed è diretto in modo che le persone non se ne accorgano.

Quindi è logico che tutto ciò che succede nel caotico sistema è perché loro lo provocano, lo determinano, lo vogliono.   

E’ questo che bisogna sottolineare e portare all’attenzione delle persone.

LORO,  E SOLO LORO SONO I RESPONSABILI DI TUTTI I PROBLEMI  E CATASTROFI DEL SISTEMA.

Ed è quando una delle tante sanguinose guerre ti esplode vicino, quasi in casa, come quella adesso in Ucraina, che la massa spaventata comincia a entrare nel panico, e comincia a realizzare che il tanto decantato sistema del benessere non è proprio così. Che domani potrebbe toccare a loro. E inizia a dubitare che la tanto divulgata garanzia di eterna pace democratica forse è un sogno.     

 

Quindi bisogna chiarire il perché i marxisti definiscono i  capitalisti   BRIGANTI

Innanzitutto bisogna precisare che queste persone capitaliste non sono come noi, che ci inorridiamo e  rigettiamo con forza le disumanità del sistema. Loro invece sono persone che nelle loro azioni criminali di provocare guerre, sfruttamento, abbattimento di concorrenti, fame, morti, devastazioni, di fronte queste incredibili efferatezze non si fanno alcun problema, non hanno nessun scrupolo. Non sentono nessun rimorso. Nella loro cinica  logica del profitto tutto ciò per loro è totale normalità. E senza tanto esitare le perpetuano all’infinito. Questo è il motivo per cui il mondo è così pieno di guerre e scontri.

Al contrario di noi, i miliardari capitalisti non si pongono la domanda se la vita delle persone ha un valore, se la sopravvivenza delle famiglie è importante, se  un loro dipendente può anche essere una persona, se possa esistere una società migliore dove tutti possano vivere meglio. No, assolutamente no. Anzi, discreditano e perseguitano (a momenti anche intensamente) coloro che si prodigano per arrivare a questo tipo di società. 

Naturalmente per far questo, loro, i miliardari capitalisti, non si espongono in prima persona, non lo fanno direttamente, ma si servono di strumenti, che per loro 

sono i politici, i media, la polizia, i militari, il clero, ecc. Si nascondono accuratamente dietro questi “mezzi” che dirigono. Hanno imparato a  non apparire, in modo che le masse poi nelle loro costanti proteste sociali e esplosione di ribellioni identifichino come causa e responsabili dei problemi NON I MALVAGI CAPITALISTI, ma i governi, i militari, i social media ecc. e si scaglino contro di essi. E’ in questo modo che i furfanti capitalisti ne possono sempre uscire indenni e cambiando i burattini, ossia i governi, possono dirigere il tutto di nuovo come prima. E questo è il motivo per cui non appaiono mai nelle televisioni e sui giornali, se ne stanno lontano, COME SE NON ESISTESSERO.

Ma se si indaga, si approfondisce, come fanno gli scienziati e gli esperti in tutti i settori, si capisce benissimo che tutto parte da lì, dai  BANDITI CAPITALISTI.

 

GUERRA IN UCRAINA

CONTRO LA GUERRA CAPITALISTA

LOTTA COMUNISTA GUIDA NELLE PIAZZE LA LOTTA INTERNAZIONALISTA

 

 

 

 

“Contro tutti i nazionalismi, la nostra patria è il mondo intero”, “Contro la guerra proletari di tutti i paesi unitevi”, “Lotta internazionalista contro tutti gli imperialismi, da quello di Mosca, a quello di Washington, a quello europeo, che partecipa attivamente a questa nuova spartizione del mondo tra vecchi e nuovi imperialismi”. 

Queste le ferme posizioni internazionaliste gridate nelle citta da Lotta Comunista contro la guerra capitalista in Ucraina, In città come Genova, Milano, Torino, Brescia e tante altre dove l’adesione alle manifestazioni pubbliche da essa organizzate è stata molto partecipata. 

 

Il mondo è governato da capitalisti senza scrupoli, responsabili di guerre e catastrofi che non trovano mai fine. C’è bisogno di non lasciare in mano le piazze ai tanti pacifisti, ai nazionalisti, europeisti, stalinisti e preti, ma che si sviluppi una intensa risposta internazionalista che porti con forza all’interno delle masse stesse che protestano le vere cause e i veri responsabili dei tanti disastri sociali. 

E Lotta Comunista in questo compito non si fa attendere, è in prima fila. E tra pacifisti tonti e ingenui, europeisti filo Ucraina, nazionalisti di vari stampi, stalinisti pro imperialismo russo, alza decisa le bandiere dell’internazionalismo contro tutti i capitalismi, per l’unità della classe lavoratrice. E chiama  alla lotta di classe il proletariato per la rivoluzione internazionale.

Un evento significativo e importante che caratterizza la ferma presa di posizione dell’internazionalismo in queste situazioni di catastrofici e sanguinosi scontri tra borghesie.  

Probabilmente anche questa ennesima guerra capitalistica di Ucraina sarà destinata a evolversi in una lunga carneficina con atrocità a non finire, quindi è molto importante essere presenti, visibili con la lotta di classe nelle piazze pubbliche contro le posizioni opportuniste delle organizzazioni borghesi. Lotta di classe per l’abolizione del perverso sistema borghese, sempre promossa dai grandi del comunismo e sempre perseguita dal movimento operaio e dalle organizzazione rivoluzionarie, che ovviamente non si nascondono. 

Ora il proseguo di Lotta Comunista, grande organizzazione marxista, sarà ovviamente continuare con intensità l’opposizione alla guerra, far sentire con forza la voce internazionalista. Certo con proteste e dimostrazioni di piazza, ma anche i presidi pubblici possono essere efficaci, e anche organizzare sit in pubblici con altre forze politiche in modo che nelle discussioni le posizioni internazionaliste penetrino all’interno della classe, porta sempre vantaggi.

 

E’ QUESTO IL COMPITO DEI RIVOLUZIONARI, PER L’ABBATTIMENTO DEL PERVERSO SISTEMA CAPITALISTA E L’INSTAURAZIONE DI UNA NUOVA SOCIETA’ SUPERIORE.


 

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QUELLO CHE I MEDIA NON RENDONO PUBBLICO

 

IN EUROPA DECINE DI MILIONI DI IMMIGRATI CHE PRODUCONO: SOTTOPAGATI, SUPERSFRUTTATI, UMILIATI E TENUTI IN CONDIZIONI IGIENICHE PESSIME

 

 

 

 

SEMBRA CHE L’IPOCRITA STAMPA EUROPEA SIA TUTTA D’ACCORDO NEL TENER NASCOSTO QUESTA CAPITALISTICA E REPELLENTE REALTA’ E DI DAR INVECE RISALTO AGLI ASPETTI NEGATIVI DI INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI, COSI’ DA CREARE RAZZISMO.

 

 

Ma una terribile notizia per un attimo è balzata alla ribalta in Italia, notizia che ha sconcertato tutti i lettori: un lavoratore immigrato (definito “schiavo”) muore per troppo lavoro in una azienda e suo corpo viene abbandonato dai suoi padroni-aguzzini in mezzo alla strada. E là viene trovato.

Sconcertante. Da non credere! Potrebbe sembrare la scena di un film o un fatto di altri tempi o luoghi. Invece no, è realtà di oggi.

Questo accade non in Congo, ma nella “emancipata” Italia, in un piccolo paese tra la Toscana e il Lazio, regioni culla della cultura medioevale europea e dove masse di tedeschi vanno a passare le loro ferie e le loro piacevoli vacanze culturali.

Una fatto incredibile, che fa star male il civilissimo cittadino europeo.

Ma casi come questi - o similari – quanti ne accadono in realtà senza che noi ce ne accorgiamo (magari nella porta accanto)? E poi, è una cosa che riguarda solo l’Italia o episodi del genere accadono anche in altri stati avanzati “civili”? Abbiamo quindi condotto una ricerca.

Innanzitutto bisogna precisare che è estremamente difficile sulla stampa ufficiale trovare articoli o reportage sulla condizione lavorativa e di vita degli immigrati. Molto difficile. Gli ipocriti mezzi di informazione borghesi tengono accuratamente nascosto questi incresciosi aspetti della vita sociale. Sembra quasi che a livello europeo ci sia un accordo segreto tra tutti i media (di destra, di centro o di sinistra) nel non denunciare, nel non far emergere le negative notizie riguardanti gli immigrati. … Però ogni tanto qualcosa ne esce.

Per ragioni di spazio, ci occuperemo su questo tema di ciò che riguarda la GERMANIA, immaginando cosa può succedere poi di conseguenza anche nelle altre nazioni.    

E’ l’articolo “Flucht, Migration, Arbeit.  Ein gewerkschaftlicher Bericht über die Ausbeutung von Arbeitskräften im 21. Jahrhundert (Fuga, migrazione, lavoro. Un rapporto sindacale sullo sfruttamento della forza lavoro nel 21° secolo) del sindacato DGB-Jugend del Niedersachsen – Bremen – Sachsen - Anhalt,  tra i rari che abbiamo trovato, che con maggiore serietà e competenza svolge un’indagine approfondita sul trattamento degli immigrati in Germania. E quello che ne emerge è tra le cose più spregevoli che si possano immaginare.

Il testo spiega come tra il 2004 e il 2007 con l’ammissione nell’Unione Europea dei paesi dell’est come Romania, Bulgaria, Ungheria, Polonia, ecc. sia stata così permessa la libera circolazione dei lavoratori di queste nazioni negli altri paesi industrializzati UE. In pratica masse di lavoratori provenienti da queste nazioni povere dell’est Europa si sono riversate nei paesi ricchi come Germania, Francia, Inghilterra, Olanda, Italia. Questo fatto ha permesso la dilatazione delle imprese subappaltatrici, che impiegando immigrati, cioè manodopera a bassissimo costo, si presentano sul mercato per offrirsi in tutti i settori economici dei paesi UE. 

In questo caso riguardante la Germania l’articolo del sindacato DGB-Jugend si concentra nell’illustrare cosa accade nel settore dell’allevamento degli animali, della loro macellazione e poi del suo smercio sul suolo tedesco. Un settore questo, tra i più importanti in Germania, dove milioni di lavoratori ne sono impiegati, molti dei quali dipendenti di queste ditte subappaltatrici. 

Sentiamo come il sindacato DGB nell’articolo descrive la situazione: “Negli ultimi 

anni anche nel settore della carne le condizioni di lavoro si sono notevolmente modificate. In passato qui si pagavano dei buoni stipendi, oggi le condizioni di lavoro e di vita sono peggiorate. Il non rispetto dei contratti di lavoro è diventato negli ultimi anni strumento per sfruttamento e lavoro precario. I processi di lavoro vengono suddivisi e subappaltati, smantellando così i contratti di lavoro soggetti a previdenza sociale. I contratti di lavoro non sono più soggetti all’obbligo della registrazione, per cui non esistono dati attendibili sul numero di dipendenti impiegati.” Una denuncia quindi di come lo stato manchi completamente nel controllo di queste ditte subappaltatrici. Prosegue l’articolo: “Attraverso l’eliminazione dei contratti di lavoro si sono create filiere di sub-società non trasparenti e difficili da controllare. Il loro scopo principale è sfruttare le differenze nei livelli 

salariali e risparmiare i contributi previdenziali per il personale impiegato [quindi si perpetua anche una grande evasione fiscale – n.d.r.] .

La retribuzione oraria media dei lavoratori a contratto è nemmeno la metà dei salari dei dipendenti a tempo indeterminato. Inoltre, ci sono inganni nella registrazione dell'orario di lavoro, detrazioni eccessive per l'alloggio e Trasporti e altri tagli, e commissioni arbitrarie”. In sostanza le imprese subappaltatrici, mancando qualsiasi controllo governativo, si permettono qualsiasi abuso. Essendo che questi abusi producono un alto profitto, la " … Danish Crown, che afferma essere il più grande produttore di carne suina in Europa e il più grande esportatore di carne suina nel mondo, ha trasferito gran parte della sua produzione dalla Danimarca alla Germania "che è a buon mercato".

In che condizioni lavorano i dipendenti delle ditte subappaltatrici collocate in Germania? … “Quasi solo gli europei dell'est lavorano sui nastri delle catene. I doppi turni sono più la regola che l'eccezione qui. Le pause legali non vengono rispettate. Sono stati documentati casi in cui i lavoratori stavano sulla catena fino a 20 ore al giorno. Le obiezioni non sono tollerate, i lavoratori sono intimiditi da minacce e violenza fisica”. Questo sta accadendo, è da ripetere, nella “civilissima” e “progredita” Germania, non nel Burundi in Africa.

Cosa fa lo stato tedesco per impedire questo? … “A metà settembre 2015, in risposta alla crescente pressione pubblica e politica, l'industria della carne ha assunto un impegno volontario. Entro luglio 2016 tutti i contratti di lavoro e di servizi dovevano essere convertiti in rapporti di lavoro soggetti a previdenza sociale. Fino all'inizio del 2016, tuttavia, solo le sei maggiori società avevano sottoscritto questo impegno volontario. Nessun'altra azienda dell'industria della carne tedesca si era unita a questo impegno volontario, ma semplicemente continuò come prima”.

Quindi, di fronte alla denuncia di questi inverosimili abusi lo stato tedesco incredibilmente non manda ispettori, non fa indagini, non punisce i soprusi commessi! Assolutamente no. Preferisce far finta di niente e non intervenire. Sono invece alcune ditte che, per calmare un po’ le acque, “volontariamente” decidono di applicare alcuni diritti dei lavoratori, ma che alla fine poi, come riportato, rimane tutto come prima. Complimenti (sich!) allo stato tedesco!

Perciò presso queste ditte subappaltatrici tutti i lavoratori sono precari, a parte una piccolissima minoranza: 

“Il personale permanente sono solo gli ispettori.  Non invano vengono chiamati da molti Kapò.  Uno strano collegamento storico questo” sottolinea l’articolo.

Prosegue poi: “Il ricambio tra i lavoratori è molto elevato. Nei loro paesi d'origine viene loro promesso il paradiso ma la realtà si dimostra poi completamente diversa. Si ritrovano a vivere in tendopoli, essere ospitati in villaggi vacanze o in vecchi alberghi trasandati: otto persone in quattro letti su 15 metri quadrati. Queste sono condizioni di vita miserabili, per le quali devono anche pagare molti soldi”.

Ma perché questi lavoratori non si ribellano? Mancando la protezione dello stato i lavoratori immigrati “… hanno paura di far valere i loro diritti. Hanno paura delle eventuali ritorsioni, hanno paura delle violenze fisiche e di non poter mai più avere un altro lavoro”. E’ così che anche la barbarie, lo sfruttamento più brutale si perpetua anche nella cosiddetta “progredita” Germania.  

Lo stato Germanico anche in questa situazione dimostra essere - come se ci fosse qualche dubbio - lo stato dei capitalisti. Anche dei capitalisti più feroci e senza scrupoli, appena si presenta loro l’occasione. Uno stato dei capitalisti dove in generale le grandi masse dei lavoratori per avere una vita decente devono continuamente duramente scioperare. Uno stato dei capitalisti con i loro politici, i quali tendono a nascondere tutte le porcherie, corruzioni, scandali, che i corrotti padroni commettono in Germania e in giro per il mondo. Politici che, in situazioni dove i lavoratori sono sindacalmente particolarmente deboli (come appunto nelle ditte subappaltatrici) silenziosamente appoggiano i selvaggi padroni, emanando  leggi a loro favore, non mandando ispettori perché vengano rispettate le minime norme di civiltà, igiene e sopravvivenza delle persone, lasciando invece che feroci aguzzini li trattino quasi come schiavi, li sottopongano a continue violenze, quasi allo stato di bestie. 

Questa è anche la “civilissima” e “acculturata” Germania.

L’articolo conclude poi con il capitolo: “Il nostro compito come sindacato”.

Corrette sono le posizioni enunciate e il comportamento sindacale: … è sostenere le persone. Devi avvicinarti a loro. La chiave è la lingua. Abbiamo accesso ai lavoratori attraverso la nostra lingua madre. Tutto il resto è un lavoro sindacale usuale, come già facevano i nostri nonni. Dobbiamo mostrare solidarietà alle persone, dobbiamo occuparci di loro, dobbiamo organizzarle”. Poi continua: “Oggi il salario minimo è almeno sulla carta. Sappiamo tutti o sospettiamo come vengono fatti i tentativi per aggirare il salario minimo non pagando l'orario di lavoro. Abbiamo ora sviluppato l'app del salario minimo insieme ai Ver.di  [sindacato del pubblico impiego- n.d.r.]  che consente al singolo lavoratore di documentare individualmente il proprio orario di lavoro con lo smartphone”.

 

Per concludere. Ovviamente quello che succede nelle ditte subappaltatrici tedesche nel settore della carne, succede in Germania anche nelle ditte subappaltatrici nei settori dell’edilizia, delle pulizie, dell’agricoltura e così via. Alla fine saranno molte centinaia di migliaia, forse milioni (visto che queste ditte tedesche non hanno l’obbligo della registrazione) i lavoratori immigrati nella “civilissima” Germania a subire questo infame trattamento.  

A ben vedere, la notizia shoccante dell’immigrato morto di superlavoro in Italia e poi abbandonato su una strada dai suoi padroni, non è poi tanto distante da quello che succede quotidianamente anche agli immigrati in Germania.  

In una società che si definisce “civile” queste notizie scandalose dovrebbero riempire le pagine dei notiziari ogni giorno. Invece no. E cosa succede invece? Nella silenziosa tattica di creare razzismo i media e l’informazione dei capitalisti anziché guardare alle masse di milioni di immigrati che duramente lavorano e producono ricchezza, danno invece risalto giornalmente ai piccoli fatti delittuosi che ristrettissimi numeri di immigrati commettono (delitti come del resto anche malavitosi cittadini tedeschi commettono). Questa è la corrotta e ipocrita società capitalista.

L’UMANITA’ NON HA BISOGNO DI UNA TALE SOCIETA’. NO, DECISAMENTE NO.


 

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PERCHE’ STALIN SCIOGLIE L’INTERNAZIONALE

 

AFFOSSARE L’INTERNAZIONALE SIGNIFICAVA

AFFOSSARE LA RIVOLUZIONE

 

 

L’Internazionale è un fattore determinante per arrivare all’eliminazione completa del capitalismo e organizzare una società dove il sistema mercantile non esista più, garantendo così il continuo benessere sociale e mettere fine alle guerre che non hanno più ragione di esistere.  

Era questo l’obbiettivo per cui i bolscevichi nel ’19 subito dopo la rivoluzione d’ottobre avevano costituito l’Internazionale Comunista, visto che la rivoluzione russa era stata concepita e poi condotta esattamente come l’inizio di una rivoluzione mondiale e quindi doveva estendersi.

Per arrivare alla rivoluzione sovranazionale era quindi fondamentale organizzare partiti rivoluzionari in tutte le nazioni, in modo che nei successivi momenti rivoluzionari creati dal capitalismo nel suo andamento caotico con crisi catastrofiche, i partiti rivoluzionari potessero guidare le ulteriori necessarie insurrezioni.  

La costituzione dell’Internazionale Comunista era quindi un compito più che mai essenziale per l’abbattimento del caotico e corrotto sistema borghese.

Nel 1924 quando Stalin dopo la morte di Lenin giunge alla direzione della Russia, l’Internazionale Comunista fondata da Lenin è quindi già operante da alcuni anni e organizza i partiti rivoluzionari di tutti i paesi.

Ma Stalin ha in mente qualcosa di diverso che proseguire sulla rivoluzione internazionale. E’ più orientato al nazionalismo. Dopo qualche anno dal suo insediamento da una svolta radicale alla lotta rivoluzionaria: mette come punto centrale della politica bolscevica non più la necessaria rivoluzione internazionale di cui, come detto, il primo passo ne era proprio la rivoluzione russa stessa, ma la riorganizzazione capitalistica dell’economia russa devastata dalla guerra e dall’isolazionismo internazionale. Il pretesto giustificativo della svolta, il tradimento, era “il bisogno innanzitutto di salvare la rivoluzione d’ottobre”.

In questa prospettiva, raggirando i militanti, chiede a tutti i partiti rivoluzionari aderenti all’Internazionale di assumere come obbiettivo principale non più lo sviluppo di partiti rivoluzionari nel mondo, ma di impegnarsi per “salvare la rivoluzione russa”, come unico governo operaio esistente. Palese politica tutta il contrario di quando intrapreso da Lenin, il quale dichiarava come compito centrale del governo bolscevico “essere la rivoluzione russa al servizio della rivoluzione internazionale (e non il contrario) prodigandosi per la sua espansione a livello mondiale”. Motivo per cui, continuava Lenin, si era consapevoli delle estreme difficoltà politiche, economiche e militari, che si sarebbe create giungendo al potere. Aggiungendo poi che “solo le rivoluzioni nei paesi europei potevano salvare la rivoluzione russa in estrema difficoltà”, e che se questo non fosse avvenuto la rivoluzione russa sarebbe prima o poi crollata sotto i colpi controrivoluzionari portati sia dall’esterno, ma anche dall’interno del paese.

E’ chiaro, era proprio Stalin con il suo nazionalismo del “Socialismo in un solo paese” che stava conducendo la controrivoluzione dall’interno: la conformava, la sviluppava.

Per cui in questa ottica il nazionalista Stalin comincia ad usare l’Internazionale solo per scopi borghesi russi, usando i partiti rivoluzionari dei vari paesi in modo da favorire o contrastare i vari governi europei nelle loro politiche pro o contro la capitalistica stalinistica Russia.

Arrivando ai paradossi - come l’esempio nel rapporto con i rivoluzionari tedeschi - dove Stalin negli anni ‘20 e ‘30 li incoraggia contro il governo democratico di Weimar che ostacola la rivoluzione russa; poi con l’ascesa di Hitler li scaglia contro il fascismo; per poi nel ’39 con il patto Molotov-Ribbentrop (l’accordo tra Hitler e Stalin per la spartizione della Polonia dopo l’invasione segretamente concordata nazi-sovietica) “consigliare” ai rivoluzionari (stalinisti) tedeschi di astenersi dal contrastare il governo nazista hitleriano e tenere una posizione quasi favorevole. Per poi infine quando Hitler inaspettatamente e improvvisamente attacca e invade la Russia, riscagliare violentemente i “comunisti” stalinisti tedeschi contro i “nemici” nazisti.

I partiti comunisti per Stalin erano senz’altro solo marionette da manovrare ad uso e consumo. 

Il triste epilogo dell’Internazionale Comunista sarà che nel 1943, a guerra ancora in corso e tutto allo sfascio, a Stalin l’Internazionale non serve più e darà ordine di scioglierla. Proprio il contrario di quanto avrebbe fatto Lenin, dove in quel momento catastrofico e rivoluzionario, l’Internazionale sarebbe stata lo strumento eccezionale ideale (per questo motivo era stata creata) per promuovere nuove e altre rivoluzioni come quella dell’Ottobre ’17.   

Nessuna affinità chiaramente tra Lenin e Stalin, anche se quest’ultimo nel suo seguente operare borghese duro contro i rivoluzionari ha continuato ad usare impropriamente le parole e i concetti marxisti.

L’uso continuo dei termini marxisti degli stalinisti non deve perciò ingannare il rivoluzionario, è la sostanza che deve essere osservata. E i fatti rivelano chiaramente, senza alcun dubbio, la politica borghese, e infine anche imperialistica di Stalin. Anche l’esperienza della 3° Internazionale Comunista ne è l’ennesima testimonianza.

 

Il peggio dello Stalinismo:

i Khmer rossi

 

 

 

 

L'ideologia dei Khmer Rossi è una variante maoista dello stalinismo. Ma ci sono anche importanti differenze con questa ideologia. 

Per esempio, l'atteggiamento reazionario nei confronti del progresso che deriva dalla falsa analisi secondo la quale i soli contadini costituiscono la base della società, che è però una versione errata e troppo miope dell'analisi di classe. I contadini sono lavoratori, tradizionalmente distinti dagli operai convenzionali per la proprietà dei loro mezzi di produzione. Nelle moderne imprese agricole e anche nelle fattorie collettive sovietiche, queste differenze sono negate. Quindi i Khmer hanno ceduto a un errore. La limitazione ai contadini è quindi fatale.

In una società che pratica solo un'agricoltura capitalista di sussistenza, non esiste una società di persone libere. In una tale società, ancor più che nella società industrial-capitalista, le persone sono legate al loro lavoro, alla comunità del villaggio, e così via. Il comunismo, invece, è la società delle persone libere.

Il progresso sociale consiste nel liberare le persone dalle loro catene e nel ridurre la sofferenza. Le catene come lo sfruttamento e la mortalità infantile, ma anche cose come il mancato accesso alla conoscenza e alle notizie ne fanno parte. Queste catene possono essere spezzate solo con la ricerca e il lavoro organizzato in modo democratico-socialista basato sulla divisione del lavoro.

Questo smantellamento delle pastoie include anche la soddisfazione dei bisogni individuali, che non è possibile in una società puramente o largamente capitalista-agricola.

Questa tendenza reazionaria è l'ulteriore sviluppo dell'economia di comando stalinista. Mentre in Unione Sovietica le nuove tecnologie e le ricerche erano strettamente controllate e, se ritenuto necessario, vietate o tenute segrete, i maoisti erano già molto più restrittivi nei confronti degli studiosi in generale (fermando tutta l'istruzione tra il 1966-1978), anche se i khmer avevano già completamente abbandonato l'idea di progresso. Tutto questo è in contraddizione con l'essere umano libero.

La loro ideologia portò i Khmer Rossi a usare la violenza per spopolare le città e spingere la popolazione nelle campagne a lavorare come agricoltori. Inoltre, il regime sotto Pol Pot perseguitò e giustiziò molti dei suoi stessi cittadini e inoltre perseguitò duramente l'etnia vietnamita. Il Vietnam ha usato questo e le dispute di confine come pretesto per invadere la Cambogia. La Cina vide questo come una minaccia alla propria influenza nella regione e occupò alcune regioni di confine del Vietnam per convincere i vietnamiti a ritirarsi, cosa che non ebbe più o meno successo. Ma il Vietnam stesso non si fermò alla liberazione, perché la liberazione si trasformò in occupazione, che durò dal 1979 al 1989 e fu terminata solo con il declino economico dell'Unione Sovietica e la pressione dall'esterno.

                                                                                                    T.  R.


 

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Sistemi di dominio capitalistico

Fascismo – Capitalismo di stato – Democrazia parlamentare.

L’esperienza del proletariato tedesco.

 

 

Questo articolo non può dare uno sguardo completo agli aspetti economici, sociali e politici della Germania nelle sue tre costituzioni statali dal 1933 ad oggi. Piuttosto, vogliamo cercare di esaminare le rispettive istituzioni sociali esistenti sulla base del loro rapporto con il capitale secondo la concezione marxiana, al fine di trarre conclusioni per il proletariato tedesco e internazionale, se necessario. È certamente notevole che il proletariato tedesco sia l'unico ad aver sperimentato tutti e tre i sistemi sociali capitalisti. Perciò, specialmente oggi, ci troviamo di fronte al compito di guardare indietro ai passati sistemi di dominio del capitale, elaborare i meccanismi di controllo e manipolazione borghesi e sviluppare tattiche per minarli e arrivare così a una forma superiore di società in cui le contraddizioni del capitalismo in tutte le sue manifestazioni saranno superate.

 

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Fascismo/Nazionalsocialismo 

 

Secondo l'ex segretario generale del Comintern e poi primo ministro della Bulgaria Georgi Dimitroff, il fascismo può essere descritto come la "dittatura terroristica degli elementi più reazionari, sciovinisti e imperialisti del capitale finanziario".1 Ciò significa che il fascismo, come il capitalismo di stato (pseudo-socialismo) e la democrazia parlamentare borghese, può essere descritto come una manifestazione del capitalismo, poiché tutti questi sistemi di governo, indipendentemente dalla loro dottrina politica implicita ed esplicita, hanno la stessa base economica, che significa, soprattutto, che i mezzi di produzione della società sono di proprietà privata.(2)

Per nascondere questo fatto, il fascismo tedesco è particolarmente caratterizzato dal fatto che nella sua dimensione esplicita cerca di stabilire una somiglianza morfologica con il socialismo, come è già chiaramente riconoscibile attraverso una terminologia come "nazionalsocialismo" e "partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi".

Così, soprattutto nella propaganda fascista, elementi dell'agitazione del movimento operaio comunista sono adottati esteriormente attraverso frasi e progetti pseudo-socialisti, come "La forza attraverso la gioia" o "Il lavoro rende liberi". Questa apparente vicinanza al socialismo è dovuta principalmente al fatto che il fascismo storico è costituito dalla necessità di contrastare il nascente movimento operaio di un paese. Questo è evidente nel caso della Repubblica di Weimar durante e subito dopo la crisi economica del 1929:  quando le contraddizioni del sistema economico capitalista e le loro conseguenze divennero apertamente evidenti in questo periodo, ciò portò a un rafforzamento del movimento operaio sotto la guida del KPD con Ernst Thälmann a capo e la richiesta di una Germania socialista sovietica, che come conseguenza avrebbe portato alla nazionalizzazione di tutti i mezzi di produzione del paese e quindi all'esproprio della borghesia tedesca.

Inoltre, a causa delle conseguenze della prima guerra mondiale e delle richieste di risarcimento delle potenze vincitrici alleate, con la contemporanea crescita dell'industria tedesca, una guerra per espandere il mercato sembrava inevitabile dal punto di vista della borghesia tedesca.

Per legare il potenziale rivoluzionario del movimento operaio tedesco e legittimare una nuova guerra, il nazionalsocialismo tedesco doveva fornire un'ideologia alternativa al socialismo per unire non solo la piccola borghesia ma anche la grande massa dei lavoratori in questo movimento politico ibrido, cosa che riuscì a fare straordinariamente bene, dato che una grande parte del proletariato tedesco vi aderì enfaticamente per la sua apparente vicinanza ideologica al socialismo.

Attraverso istituzioni come il "Fronte Tedesco del Lavoro", che fu fondato dopo la distruzione dei sindacati nel 1933, molte delle richieste del movimento operaio furono assunte, anche se la contraddizione di base, che consiste nella proprietà privata dei mezzi di produzione, era naturalmente ancora presente, così che sebbene i lavoratori in questo sistema sperimentarono un aumento del livello di vita per alcuni aspetti, essi furono completamente privati dei diritti per quanto riguarda il loro stesso movimento, il che si manifestò anche nella soppressione incondizionata di qualsiasi opposizione comunista.

È tanto più importante oggi, specialmente per noi comunisti tedeschi, riconoscere i meccanismi capitalistici del fascismo, poiché non dobbiamo ingannarci sul fatto che il tentativo di ristabilire un sistema comparabile da parte dei capitalisti tedeschi può avvenire in qualsiasi momento in cui sia necessario legittimare una nuova guerra o lottare contro un movimento operaio emergente, che è inevitabile a causa delle crisi periodiche del capitalismo.

 

Capitalismo di Stato (pseudo-socialismo)

 

È qui che nascono spesso i malintesi: Stalinisti, maoisti e altri gruppi politici amano sostenere che il socialismo o addirittura il comunismo è stato realizzato in paesi come la DDR e l'Unione Sovietica.

È estremamente importante a questo punto fare la distinzione leninista tra i concetti di capitalismo di stato, socialismo e comunismo. 

Il capitalismo di Stato subito dopo la rivoluzione con la presa del potere del proletariato è la necessaria fase di transizione da una forma di società capitalista privata al socialismo. Vladimir Lenin scrive: "Si vedrà che il capitalismo statale-monopolista in uno stato veramente rivoluzionario-democratico significa inevitabilmente un passo, anzi più passi, verso il socialismo!" e inoltre: "... Perché il socialismo non è altro che il prossimo passo avanti, al di là del monopolio capitalista statale. O in altre parole, il socialismo non è altro che il monopolio capitalista di stato applicato a beneficio di tutto il popolo, e quindi ha cessato di essere monopolio capitalista"³.

Il capitalismo di Stato si sviluppa quindi dal capitalismo privato nel corso di una fase rivoluzionaria attraverso la nazionalizzazione dei mezzi di produzione. Il socialismo può essere raggiunto solo in seguito, se questa rivoluzione avviene a livello internazionale.

In caso contrario, la fase rivoluzionaria si ossifica rapidamente in burocratismo e nazionalismo borghese, cosicché, a causa della concorrenza internazionale con i paesi capitalisti privati, gli elementi dell'economia di mercato penetrano col tempo nel sistema statale-capitalista, per cui esso deve crollare prima o poi, come mostrano chiaramente tutte le precedenti dittature statali-capitaliste e quindi anche l'ex DDR.

Nel caso della RDT si può parlare di uno stato sociale distinto, ma questo non deve portare a definirlo socialista, poiché uno stato socialista può nascere solo nel corso di una rivoluzione internazionale e deve essere orientato verso la realizzazione del comunismo, il che significa che lo stato si estingue gradualmente e i prodotti socialmente prodotti vengono distribuiti alla popolazione invece di essere venduti. 

Nell'ex RDT non solo continuò ad esistere l'economia mercantile, ma anche l'apparato statale fu massicciamente ampliato, come in quasi tutti gli altri paesi, per assicurare il controllo e la manipolazione globale della popolazione.

Ma rispetto al fascismo, qui nell’ex DDR, come nell’ex Unione Sovietica e suoi satelliti, mentre le coperture sociali sono molto estese si verifica una situazione di salari estremamente bassi che determina un livello di vita estremamente basso rispetto alle economie concorrenti private occidentali,  causando forti malumori tra la popolazione con persone che fuggono nei paesi occidentali, esplosione di rivolte come a Berlino nel 1953, in Ungheria nel1957, e in Cecoslovacchia nel 1970,  con brutali repressioni nazionali e il perseguitare ogni autentico movimento comunista.

Un sistema capitalista statale di questo tipo era quindi destinato a portare a una gerarchizzazione della società e a un vincolo e a una neutralizzazione del potenziale rivoluzionario invece di realizzarlo in direzione di una società senza classi. (vedi anche  https://www.derkommunistischekampf.com/2021/07/30/proletarischer-internationalismus-und-ex-ddr/) Il socialismo può quindi essere realizzato solo a livello internazionale e poi, con l'abolizione dell'economia mercantile e l'appassimento dello Stato, passare alla società senza classi del comunismo.

 

Democrazia parlamentare

Per impedire questa transizione da una vecchia a una nuova e superiore forma di società, le classi dirigenti di una società, come abbiamo già visto, fanno uso di varie sovrastrutture statali. La classe dominante della borghesia nel capitalismo cerca di mascherare i reali rapporti di dominazione e quindi distrarre dal suo ruolo nell'ordine sociale complessivo.

Rispetto ai sistemi fascisti e capitalisti di stato, che nella maggior parte dei casi operano in modo relativamente aperto con la repressione statale, una democrazia parlamentare borghese è un sistema che opera molto più sottilmente e, in particolare, lavora con la manipolazione mediatica delle masse.

Per questa ragione, questo sistema di governo è anche descritto da Vladimir Lenin come "il miglior guscio politico concepibile "5 , poiché alle masse viene data l'impressione di poter influenzare i processi di decisione politica, per esempio attraverso l'elezione di un parlamento, mentre i rappresentanti eletti del popolo e quasi tutte le altre istituzioni di questo sistema di governo sono al servizio della classe capitalista nazionale e internazionale e rappresentano solo gli interessi della borghesia del rispettivo paese o, come nel caso della Germania, di un egemone imperialista.

Si tratta quindi di una sorta di simulazione politica che ha lo scopo di coprire la realtà dell'oligarchia associativa e partitica dominante in modo che tutte le contraddizioni immanenti nel sistema economico capitalista e i loro effetti, come le periodiche crisi economiche, le guerre imperialiste, lo sfruttamento delle masse lavoratrici e la corruzione all'interno delle istituzioni statali, restino.

Poiché il proletariato tedesco, così come la maggioranza del proletariato internazionale, si trova attualmente in questo sistema sociale di manipolazione delle masse mediatiche e meccanismi di controllo globale, si pone la questione di una tattica politica adatta a superare questo sistema in direzione di un ordine sociale superiore.

A causa della relativa prosperità delle masse popolari nei paesi occidentali e della simulazione parlamentare della politica, consideriamo appropriato come comunisti in questo momento perseguire tattiche extraparlamentari rivolgendoci prima all'individuo piuttosto che alle masse in modo educativo per formare una rete di esperti marxisti nel mondo, che, in un futuro momento rivoluzionario, quando le contraddizioni del capitalismo diventeranno evidenti in una delle crisi periodiche, sarà in grado di guidare le masse nella loro lotta contro il sistema attuale e nella successiva costruzione del socialismo internazionale.

Anche se il sistema attuale comporta una parziale precarizzazione delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, così come un progressivo sfruttamento dei paesi del terzo mondo e dei paesi emergenti, la relativa prosperità materiale dei paesi occidentali sembra essere abbastanza pronunciata da rendere impossibile al momento un movimento politico di massa globale. (vedi anche il nostro articolo su questo: https://www.derkommunistischekampf.com/ausserhalb-des-parlamentes/ )

 

Conclusione

Come già detto, l'esperienza di tutte e tre le sovrastrutture capitalistiche è una caratteristica unica del proletariato tedesco. Il proletariato tedesco in particolare dovrebbe quindi oggi riconoscere chiaramente i meccanismi di manipolazione e controllo borghesi e prendere coscienza del suo potenziale rivoluzionario. Perché è precisamente nel legare e neutralizzare il potenziale rivoluzionario delle masse lavoratrici che consiste lo scopo principale dei sistemi di governo capitalistici nelle loro varie manifestazioni. Solo quando le contraddizioni del capitalismo e le sue tattiche di occultamento sono state riconosciute ed esposte da tutti i lati, questo potenziale rivoluzionario può essere liberato, la sovrastruttura capitalista superata buttata via e un nuovo ordine sociale superiore realizzato.

 

1 Wippermann, Wolfgang: Faschismustheorien. Sullo stato della discussione attuale. Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 1989, pp. 21 ss. e 58.

 

² Questa affermazione vale in realtà anche per il capitalismo statale pseudo-socialista, poiché, contrariamente alla sua esplicita dottrina politica, senza un orientamento internazionalista deve degenerare in capitalismo privato dopo essere stato costretto, a causa della concorrenza internazionale con i paesi capitalisti privati, ad adottare successivamente elementi di economia di mercato e quindi ad allontanarsi gradualmente dall'economia pianificata socialista, come dimostrano chiaramente paesi come l'ex Unione Sovietica, la DDR e l'attuale "Repubblica popolare cinese".

 

Lenin (Uljanow), Vladimir Ilic: Lenin Werke, vol. 25, pp. 368-369, Dietz Verlag Berlin, 1972.

 

4 Ciò che si intende qui è il tenore di vita materiale in confronto agli anni dell'immediato dopoguerra prima della fondazione della RDT nel 1949 e in relazione alla sicurezza sociale completa in confronto alla RFT. Per quanto riguarda la fornitura di beni di consumo per la popolazione, per esempio, la RDT rimane rapidamente indietro rispetto allo sviluppo della RFT nei decenni successivi, il che porta a rivolte di massa tra la popolazione, soprattutto negli ultimi anni della RDT. (vedi grafico)

 

5 Ibid. Pagina 393 - 507.

                                                                                                                        D.P.


 

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QUAL’E’ LA VOSTRA POSIZIONE SULLE GUERRE?

 

Guerre: frutto del capitalismo. 

Gli affari sono sempre in movimento, sono sempre alla ricerca del massimo guadagno in un ciclo continuo che non si ferma mai.

Ma il mondo della concorrenza è fatta in un modo che, ad un certo punto, il mercato diventi così saturo di offerta di merci da vendere che le vendite diminuiscono sensibilmente, i guadagni crollano e le perdite finanziarie per i  capitalisti diventano notevoli.

E’ in queste circostanze che si creano le basi oggettive dove gli affaristi, i ricchi, cominciano seriamente, veramente a pensare che è ora di abbattere i concorrenti, anche fisicamente. E si mettono in moto e organizzano militarmente i loro stati per farlo. 

Ed ecco che nel ciclo perverso capitalistico, periodi pacifici dove la vendita delle merci poteva trovare il suo profitto senza tanti problemi si trasformano in un periodo di guerra dove i ricchi per poter continuare a guadagnare ritengono dover  distruggere i concorrenti con la loro parte di mercato.

Nel perverso sistema capitalistico, periodi di pace si alternano a periodo di guerra e viceversa con estrema naturalezza,  finchè una società superiore non lo sostituirà.

Ma il mondo degli affari non crea solo catastrofi immani dovute a crisi di sovrapproduzione generali, come già due guerre mondiali stanno a testimoniare. In periodi cosiddetti di “pace”, le lotte per “le sfere di influenza”, cioè la lotta tra i predoni imperialisti nel pianeta per crearsi ogn’uno la propria “area” di stati dove condurre i propri affari, è causa continua di guerre locali. 

In queste situazioni  le più grandi e potenti borghesie imperialiste del pianeta cercano di rubarsi l’un l’altra, anche militarmente, le nazioni periferiche, sfruttando, senza il minimo scrupolo, i contrasti religiosi, etnici, politici. Naturalmente le guerre piccole e medie che ne scaturiscono e che vengono  in continuazione rinfocolate sono causa di centinaia di migliaia di vittime, distruzioni, fame, povertà e enormi migrazioni.

 

 (da “le nostre Posizioni Politiche”)

 

 

QUAL’E’ LA VOSTRA SOLUZIONE PERLE GUERRE ?

 

Contro la guerra: rivoluzione! 

La guerra è parte integrante del capitalismo, un fattore ineliminabile in questo sistema basato sugli affari e che nulla a che fare con l’egoismo o la cattiveria delle persone. “La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” afferma il generale della nascente borghesia dell’800 Klaus von Clausewitz.

Per eliminare la guerra bisogna eliminare il capitalismo, non c’è altro da fare!

A nulla sono servite nella storia le oceaniche marce, con milioni di partecipanti, contro la guerra, per la pace, che dall’inizio dell’800 fino ad adesso si sono succedute.

Solo un fatto eccezionale nella storia è riuscito a fermare la guerra: la rivoluzione bolscevica del ’17.

Lo giorno stesso che i bolscevichi rivoluzionari sono giunti al potere hanno fermato la guerra.

Ma per ottenere questo hanno dovuto fare una rivoluzione!

Quindi la strada è segnata: CONTRO LA GUERRA RIVOLUZIONE!

Il resto sono solo inutili ciance.

 

 (da “le nostre Posizioni Politiche”)

 


 

 

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ALLEGATO

 

Riteniamo molto importante chiarire costantemente le importanti differenze politiche tra il rivoluzionario LENIN  e il controrivoluzionario STALIN, differenze che non vengono chiarite nelle lezioni . Per questo riproponiamo un articolo del nostro giornale uscito nel mese di aprile 2016

 

 

COSA NON VIENE CHIARITO NELLE LEZIONI UNIVERSITARIE

 

LENIN RIVOLUZIONARIO:

LA NECESSITA’ DELLA FASE TRANSITORIA DOPO LA RIVOLUZIONE ASPETTANDO LE ALTRE RIVOLUZIONI.

 

STALIN CONTRORIVOLUZIONARIO:

IL RITORNO ALLA POLITICA BORGHESE CON L’ELIMINAZIONE DELLA FASE TRANSITORIA DOPO LA RIVOLUZIONE E DICHIARANDO LA STATALIZZAZIONE, CIOE’ IL CAPITALISMO DI STATO COME “COMUNISMO”.

 

 

 

 

Chi nelle università o nelle scuole assiste alle lezioni sul marxismo o sulla storia, si rende subito conto di una cosa: che i professori fanno tutto un calderone sulla vicenda della rivoluzione bolscevica russa del 1917. La questione viene trattata molto superficialmente e spesso senza cognizione di causa. Non vengono chiariti i contenuti dell’eccezionale evento storico, non viene spiegato il contesto in cui l’evento  accade, ne tantomeno i suoi veri scopi. E soprattutto non viene chiarita l’importante differenza politica tra Lenin e Stalin. I professori nelle lezioni riprendono i concetti comuni che vanno per la maggiore nell’opinione pubblica, opinione costruita dai Mass Media, cioè da giornalisti supponenti, ma ignoranti o da pennivendoli al servizio della borghesia. La borghesia poi, cioè i ricchi, si incarica di diffondere, attraverso i suoi giornali, tv, politici, storici, preti, ecc. questa comoda e distorta realtà.

Viene perciò normale pensare che anche i professori riprendano questa deformata realtà per comodità.  Comodità che per loro vuol dire non impegnarsi in ulteriori approfondimenti, non fare alcun altro sforzo mentale, ma soprattutto non andare controcorrente.

Ben diversa è la situazione per noi che abbiamo bisogno di capire.

STALIN NON E’ STATO LA CONTINUAZIONE DELLA POLITICA RIVOLUZIONARIA DI LENIN, NE DEI BOLSCEVICHI. Anche se Stalin, furbescamente, nella sua politica borghese controrivoluzionaria ha continuato a mantenere tutte le parole tipiche comuniste, come “Stato socialista”, “compagni”, “partito comunista bolscevico”, “Comunismo”, ecc. ecc.

E la conferma del tradimento borghese staliniano e del suo cambio di politica è dimostrata anche dal fatto che per poterla attuare Stalin ha dovuto far eliminare fisicamente quasi tutti i dirigenti bolscevichi. 

 

Alla morte di Lenin (1924) 22 erano i membri rimasti (sui 31 di cui si hanno notizie) del Comitato Centrale del Partito Bolscevico che promosse e diresse la rivoluzione d’ottobre del ’17. L’80% cadde sotto i colpi della controrivoluzione staliniana.

 

 

ARTEM  morto nel ‘21

BUCHARIN fucilato nel ‘38

JAKOVLEVA muore nel ‘44

KISELEV scomparso durante purghe

LENIN morto nel ‘24

MURANOV muore nel ‘59

RYKOV fucilato nel ‘38

SMILGA scomparso durante purghe

STASOVA muore nel ‘66

URICKIJ morto nel ‘18

 

BERZIN scomparso durante purghe

DZAPARIDZE muore nel ‘18

JOFFE suicida per protesta nel ‘27

KOLLONTAJ muore nel ‘52

NOGIN morto nel ‘24

SALUMJAN morto nel ‘18

SOKOL’NOCOV scomparso durante purghe

SVERDLOV muore nel ‘19

ZINOV’EV fucilato nel ‘36

 

LOMOV fucilato nel ‘37

BUBNOV deportato nel ‘37

DZERZINSKIJ morto nel ‘26

KAMENEV fucilato nel ‘36

KRENSTINKIJ fucilato nel ‘38

MILJUTIN scomparso durante purghe

PREOBRAZENSKIJ fucilato nel ‘38

SKRYPNIK suicida per protesta nel’33

STALIN muore nel ‘53

TROTSKIJ assassinato nel ‘40

Nelle lezioni i professori non spiegano i veri contenuti dello scontro tra i dirigenti bolscevichi e Stalin. Spiegano genericamente che le famose purghe staliniane erano dovute a lotte per la conquista del potere tra il cattivo Stalin e i capi bolscevichi poi eliminati, o erano dovute a  lotte causate da antipatie personali reciproche, o per  oscure tresche di carrierismo politico o cose di questo genere.

 

NIENTE DI PIU’ FALSO E ARTIFICIALE .

LA SOSTANZA  DELLA ALLORA DURA BATTAGLIA ALL’INTERNO DEL PARTITO BOLSCEVICO ERA BEN ALTRA.

 

Chi approfondisce può facilmente scoprire che i bolscevichi con Lenin affermavano che la rivoluzione russa non era ancora il socialismo. Ma solo il primo passo verso il socialismo. Un primo momento verso una rivoluzione generale che avrebbe portato poi,  all’economia comunista. In questo primo passo, il proletariato rivoluzionario russo giunto al potere,  aspettando le altre rivoluzioni, avrebbe gestito l’economia russa con il capitalismo di stato. I bolscevichi sottolineavano e  ripetevano  in continuazione che questa fase di governo operaio a capitalismo di stato era inevitabile nel percorso verso il comunismo e sarebbe stata solo transitoria, temporanea.

Ma alla  morte di Lenin, Stalin con la sua teoria del ”Socialismo in un paese solo”  stravolgerà tutto. Affermerà  falsamente che  subito dopo la rivoluzione si era instaurato il comunismo. In altre parole sosterrà  che il capitalismo di stato, cioè la statalizzazione, era il comunismo. Ed è qui che comincia la furiosa battaglia contro i capi bolscevichi. Nella falsità che si era già nel socialismo Stalin dirà che la fase transitoria non era più necessaria e che quindi non era più da considerarsi. Di conseguenza sosterrà che le altre rivoluzioni proletarie non erano più necessarie e quindi scioglierà la 3° Internazionale Comunista costituita poco prima da Lenin.

 

Nella sua menzogna del “Socialismo in un paese solo” Stalin non si accorgeva (oppure nascondeva) che nella Russia rivoluzionaria tutto funzionava capitalisticamente: i prodotti continuavano ad essere venduti (e non diffusi tra la popolazione, come avrebbe dovuto essere nel comunismo). I prezzi delle merci si alzavano o abbassavano a secondo della domanda e dell’offerta come in un qualsiasi altro paese capitalistico. Nascondeva che esisteva ancora un proletariato (cosa che nel socialismo non esiste più) con un salario e con i suoi sindacati  e che le imprese e le banche statali (anche le banche nel socialismo non esistono più, perché i prodotti che vengono distribuiti tra la popolazione e non più venduti non hanno bisogno delle banche) erano condotte e dirette affaristicamente da componenti del partito invece che da privati.

Come detto, tutte queste fondamentali nozioni  nelle lezioni non vengono chiarite, oppure vengono sottaciute o chiarite in minima parte. Tutto questo crea confusione, non aiuta a capire come funziona questa società, ma soprattutto fa il gioco della borghesia.

 

 

                                                “Der kommunistische Kampf” – aprile 2016


 

 

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ALLEGATO

 

LA STAMPA UFFICIALE RIPORTA CHE NELL’EX DDR ESISTEVA IL “SOCIALISMO”. IL SISTEMA SOCIALE CHE REGNAVA NELL’EX DDR NON AVEVA NIENTE A CHE FARE CON IL SOCIALISMO O COMUNISMO, MA ERA UN SITEMA CAPITALISTICO, NELLA FORMA DEL CAPITALISMO DI STATO.  PER APPROFONDIRE LA TEMATICA PORTIAMO ALLA RIFLESSIONE DEL LETTORE QUESTO ARTICOLO DEL SETTEMBRE 2014.

 

 

Punti fermi della scienza marxista

 

NELL’EX  DDR NON C’ERA IL SOCIALISMO

“LE TESI DEL ‘57”

 

Negli anni ’50, nell’immediato dopoguerra, quando imperava la guerra fredda tra borghesia americana e borghesia russa, dove la convinzione generale era che lo scontro fosse tra capitalismo e “socialismo”, un piccolo gruppo di comunisti scientifici, che poi fonderanno il partito internazionalista “Lotta Comunista”, mettono a punto e chiariscono scientificamente che cosa esisteva veramente in Russia e nei suoi Paesi satelliti di allora (perciò anche nell’ex DDR), paesi che venivano definiti  pubblicamente “socialisti o comunisti”.

Nelle “Tesi del ‘57”, pietra miliare per la ripresa del movimento comunista rivoluzionario internazionale, Cervetto e Parodi scrivono: “Nell’attuale fase – e particolarmente in determinati Paesi – si sta sviluppando la tendenza al “Capitalismo di Stato”, tendenza già prevista da Engels nell’ “Anti-Dühring” e studiata da Lenin ne “L’imperialismo” e in altre opere e consiste nella concentrazione delle leve direttive dell’apparato economico nelle istituzioni statali. Tale sviluppo economico, che lascia inalterati i rapporti di produzione (capitale e salario, circolazione mercantile sulla base della legge del valore ecc.) è accompagnato dal passaggio giuridico della proprietà privata alla proprietà statale. Economicamente non si ha alcun mutamento dei caratteri fondamentali del capitalismo, tanto che il “Capitalismo di Stato” non rappresenta alcuna “novità” qualitativa nei confronti del capitalismo classico. Socialmente non si ha alcuna modifica essenziale nella società divisa in due classi antagoniste, le quali conservano le loro fondamentali posizioni nel processo produttivo.

Lo sviluppo economico del “Capitalismo di stato” – diffusosi in generale nel mondo e parzialmente in tutti i paesi progrediti industrialmente – ha avuto una particolare ampiezza nell’Unione Sovietica, in seguito alla straordinaria formazione di fattori favorevoli e di necessità storiche. Le imprescindibili esigenze economiche che si presentarono alla Russia, dopo che la 

grandiosa Rivoluzione d’Ottobre tentò di aprire l’era della rivoluzione socialista internazionale senza riuscirvi e senza avere le basi materiali d’avvio all’economia socialista, necessitarono lo sviluppo del capitalismo di Stato.

Fuori da ogni giudizio moralistico, i caratteri dello sviluppo economico sovietico confermano la teoria marxista sullo sviluppo capitalistico. Sono perciò da scartare i giudizi che, attingendo a teorie staliniane o trotzkiste, definiscono la società sovietica “socialista” o società fondamentalmente socialista”.

Queste le posizioni chiare, categoriche, del comunismo scientifico negli anni ’50 e di adesso.

Al contrario i ricchi con i loro giornali, con i loro partiti, con gli economisti, i sociologi,  i mass media  ecc. tutti insomma, sostenevano con grande enfasi la tesi che in Russia e nei suoi paesi affiliati vi era il “socialismo”, cioè sostenevano non una contrapposizione tra predoni imperialisti, ma una contrapposizione tra capitalismo e “socialismo”.

Se ne guardavano bene di chiarire i criteri scientifici per identificare il capitalismo di stato come falso socialismo. Lo scopo era creare un’enorme confusione tra i lavoratori,  coloro che in realtà sono gli unici a essere sfruttati e gli unici che producono l’enorme ricchezza esistente.

Non parliamo poi dell’occultare la verità da parte delle chiese, oppio dei popoli,   mistificatrici per natura e parti integranti del capitalismo da cui traggono soldi a palate.

Chi non ha interesse, ieri come oggi, a mistificare è solo il partito rivoluzionario, che vede la possibilità e la necessità di arrivare ad una società superiore  e che si batte determinatamente e strenuamente per questo.

 

 

                                                              “Der kommunistische Kampf” – settembre  2014  

 

 



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