L’UNIONE EUROPEA OVVERO
L’UNIONE DEL PADRONATO EUROPEO
L’Unione Europea viene presentata come l’unione dei popoli europei: niente di più falso! L’Unione europea è la necessità dei padronati europei di unirsi tra di loro per tener testa alla concorrenza di altre grandi potenti borghesie. Nel ’51 quando in Europa si forma la “CECA”, cioè il trattato che istituisce “La Comunità europea del carbone e dell’acciaio” lo scopo del padronato europeo era di essere concorrenziale contro gli Stati Uniti. Nel frattempo le cose sono notevolmente cambiate ed oggi le borghesie europee si trovano di fronte anche altri giganti economici da battere: la Cina. E altre grandi imprenditorie si stanno profilando all’orizzonte: India, Brasile, Indonesia, ecc. In queste operazioni borghesi di unione (e scontro) i lavoratori (che non hanno patria) ne vengono inevitabilmente trascinati, coinvolti: pro o contro. Ieri in ben 2 guerre mondiali di scontro, oggi per l’unione. La fase di Unione Europea, dopo il trattato costitutivo di unione siglato a Maastricht 25 anni fa, è ancora in forte rallentamento e il suo compimento definitivo sembra essere ancora molto lontano. Il motivo di questo non completamento EU non è perchè, a nostro avviso, le borghesie europee non sono in grado di farlo, come sembra, assolutamente no, ma perché la potente borghesia americana, che ha vinto la 2° guerra mondiale, non lo permette. Nello scontro tra potenti borghesie sul pianeta, in quello che si sta profilando il futuro scontro contro la potentissima borghesia cinese e le altre potenze emergenti India, Brasile, Russia, Indonesia, il padronato americano ha sicuramente bisogno di alleati come gli europei e i giapponesi (già suoi alleati nella NATO). Ma gli americani, a nostro avviso, nell’organizzandosi per il futuro scontro, in questa alleanza con le borghesie europee e giapponese vogliono mantenere un ruolo dirigenziale, trainante, come già dal dopoguerra nella NATO hanno. E un’Unione Europea definitivamente unita, forte, con un proprio governo e un proprio esercito unito metterebbe sicuramente in discussione il ruolo di dirigenza/direzione Usa nella coalizione. Perciò la borghesia americana sta permettendo un’Unione Europea “debole”, con solo un’unione monetaria e finanziaria (che più di tanto non la disturba), ma senz’altro non permette (almeno per il momento) un’unione politica e tantomeno militare.
da "le nostre posizioni politiche" - Sitoweb "Der kommunistische Kampf"
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20 marzo 2023
Analisi dello scontro internazionale tra borghesie
IL SOGNO DELL’ESERCITO EUROPEO INFRANTO
DEFINITIVAMENTE CON LA GUERRA IN UCRAINA
Esercito europeo: realtà o chimera? Verosimilmente una chimera.
L’imperialismo americano che ha vinto la 2° guerra mondiale chiaramente non lo vuole.
A 30anni dalla fondazione della UE nel 1993 a Maastricht l’esercito europeo rimane sempre un desiderio. Evocato, o forse è meglio dire, sospirato dalle cancellerie europee, non è mai stato però preso veramente sul serio nella sua costituzione pratica.
A mettere le cose in chiaro ancora una volta è stato il vertice tra NATO e Unione Europea a Brussel in gennaio, dove gli americani hanno ribadito e poi con gli europei sottoscritto, che la difesa europea è compito della NATO. Visto il contenuto del documento finale probabilmente la parola “esercito europeo” non è mai stata neanche pronunciata.
Nell’Alleanza Atlantica, dove anche gli stati (le borghesie) europei ne fanno parte, l’imperialismo americano svolge un ruolo di dirigenza che assolutamente vuole mantenere, impedendo in tutti i modi che le borghesie europee si uniscano mettendo in discussione la leadership di Washington. In questo intento impedisce pertanto sia la formazione di una Unione Europea politicamente pienamente unita, che la formazione di un esercito europeo unito.
E nel vertice congiunto NATO-EU a Bruxelles questo viene detto e ribadito con molta fermezza: "Il presidente Putin voleva dividerci ma ha fallito. Il regime a Mosca voleva un'Europa differente [ il distacco dell’Europa dagli USA – ndr ] e ciò avrebbe conseguenze sulla nostra sicurezza. Quindi noi dobbiamo continuare sulla nostra alleanza transatlantica, sulla cooperazione Ue-Nato e rendere più forte il nostro supporto all'Ucraina’. Ha dichiarato Stoltenberg – NATO” (ANSA – 10 gennaio).
E da parte EU rimarca Michel, presidente del Consiglio Europeo: "L'Ue e la Nato ‘hanno
aggiornato le loro ambizioni sulla sicurezza globale. Con la dichiarazione di oggi vogliamo intensificare la nostra cooperazione su spazio, infrastrutture strategica, disinformazione e ingerenze, cambiamento climatico" … "Viviamo in un'epoca di crescente competizione strategica. La crescente assertività e le politiche della Cina presentano sfide che dobbiamo affrontare, rimarcano la Ue e la Nato” (ibidem).
Si legge poi nel documento finale "Come sottolineato sia dal Concetto strategico della Nato che dalla Bussola strategica dell'Ue, questo è un momento che dimostra più che mai l'importanza del legame trasversale e che richiede una più stretta cooperazione tra l'Ue e la Nato. La Nato rimane il fondamento della difesa collettiva per i suoi alleati ed è essenziale per la sicurezza euroatlantica. Riconosciamo il valore di una difesa europea più forte e più capace, che contribuisca positivamente alla sicurezza globale e transatlantica e sia complementare e interoperabile con la Nato", (ibidem) .
E’ in questa dichiarazione congiunta “La Nato rimane il fondamento della difesa collettiva per i suoi alleati ed è essenziale per la sicurezza euroatlantica" che viene dichiarata l’essenza del vertice militare NATO-EU : sarà solo la forza armata della NATO – ossia a direzione USA - che d’ora in avanti svolgerà il ruolo di difesa europea, intendendo: non esisterà un futuro esercito europeo. Per le borghesie europee è la chiara fine delle speranze di una unione militare esclusivamente europea.
D’ora in avanti (ma in realtà lo era anche nel passato) le future dichiarazioni di politici e giornali di “costituzione di una armata europea per difendere gli interessi degli europei” sarà solo retorica, la continuazione di un piagnisteo senza speranza.
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L’UNIONE EUROPEA CONTRO I GIOVANI
QUALE FUTURO PER I GIOVANI ?
PIU’ LAVORO PRECARIO !
E’ L’UNIONE EUROPEA (organizzazione sovranazionale della borghesia europea) CHE PREME SUI GOVERNI DEI PAESI MEMBRI PER L’ESPANSIONE DEL LAVORO ATIPICO GIOVANILE. E’ IL VERO MOTIVO PER CUI IN GERMANIA E IN EUROPA IL LAVORO PRECARIO AUMENTA COSTANTEMENTE. |
“Il lavoro atipico si espande sempre più!” E' il grido d'allarme del sindacato DGB. E questo, aggiungiamo noi, nel totale silenzio dei media (segretamente diretti dagli imprenditori).
Ma seguiamo cosa DGB nell’articolo „La Ue in lotta contro il lavoro precario dei rapporti di lavoro?” del 30 aprile 2019 riporta: “Il lavoro precario ha portato ad un drastico aumento dello stipendio minimo. Questo, in Germania è più diffuso rispetto agli altri stati dell’Europa occidentale. 1,2 milioni di occupati guadagnano così poco che dipendono anche dall‘Hartz IV (aiuto statale), ciò dovuto anche al fatto che una parte di essi non riesce a trovare un impiego a tempo pieno“. Poi prosegue: “Più di un terzo degli occupati europei lavorano nelle diverse forme del lavoro atipico, cioè hanno impieghi che offrono loro o pochi o nessun diritto, nessuna protezione, sicurezza, o introito minimo. Nonostante questa alta quota [di lavoro atipico n.d.r.] la tendenza è in costante aumento. In certi paesi alcune di queste forme di lavoro sono diventate talmente dominanti che vengono considerate addirittura “normali”. Così per esempio in Olanda il 62% degli occupati lavora in Part-time, in Italia il “lavoro autonomo fasullo” è all’ordine del giorno e in Polonia si sono addirittura affermati i “contratti su commissione” che non sono soggetti al diritto del lavoro. Questo comporta che in Polonia il 20% degli occupati non ha nessun diritto al salario minimo, alle ferie, non si applicano gli orari pieni di lavoro, cioè non vengono pagati gli straordinari, e una grande parte degli occupati non ha le assistenze sociali“.
Una panoramica europea della situazione lavorativa tutt’altro che tranquillizzante per un giovane che cerca lavoro. Ma al contrario, tutt’altra prospettiva si offre agli imprenditori, che grazie a queste strozzanti atipiche
condizioni di lavoro permette loro di ottenere fiumi di guadagni che si aggiungono a quelli già percepiti. Una situazione di forte angoscia quindi per i giovani tedeschi ed europei.
Ma nonostante i continui e forti gridi d’allarme dei sindacati europei e di molti osservatori, da dove arriva il controverso lavoro atipico/precario e soprattutto, come mai si espande sempre più? Tra le tante ricerche condotte è senz’altro il “Rapporto Schirdewan” del 5 febbraio 2020 che dopo aver accuratamente indagato espone la causa di questa piaga sociale: il responsabile è l’UNIONE EUROPEA. E’ L’UNIONE EUROPEA CHE E’ FERREA CONTRO I LAVORATORI !
Ecco cosa emerge dal suo “Rapporto”:
DAL 2011 AL 2018 LA COMMISSIONE EUROPEA HA COSI’ “RACCOMANDATO” AGLI STATI MEMBRI:
Per 105 volte - AUMENTARE L’ETA’ PENSIONABILE.
Per 63 volte - RIDURRE LA SPESA SANITARIA.
Per 50 volte - FRENARE LA CRESCITA DEI SALARI.
Per 38 volte - RIDURRE LA SICUREZZA SUL LAVORO – RIDURRE LE TUTELE OCCUPAZIONALI - AUMENTO DEI LAVORI ATIPICI E I LICENZIAMENTI – DIMINUIRE LA CONTRATTAZIONE NAZIONALE COLLETTIVA CON I SINDACATI.
MAI MISURE PEGGIORATIVE CONTRO BANCHE E IMPRENDOTORI!
E’ evidente quindi il ruolo determinante della UE nel dirigere i governi aderenti, marionette indipendentemente dai partiti che li compongono, contro i lavoratori per favorire gli imprenditori.
Data la spinta EU-governi è quindi logico supporre che il lavoro precario nei paesi UE nel futuro non troverà freni nella sua espansione, si propagherà sempre più. A meno che i sindacati europei attraverso dure ed estese lotte non stravolgano la situazione a favore dei lavoratori.
Paradossalmente molti “osservatori” che avvisano della pericolosità dell’aumento del lavoro precario si rivolgono ai governi perché venga fermato. Un’evidente UTOPIA, come fermamente sosteniamo. Non si accorgono, non hanno capito che i governi, strumento dei capitalisti, sono proprio loro che incentivano i lavori atipici con una moltitudine di leggi e leggine.
Come dimostra il passato, le masse lavorative per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro possono contare solo sulle loro dure ed estese lotte sindacali. Perciò, o si metteranno im moto in questo senso con lotte, o dovranno sottostare ai continui peggioramenti portati avanti in sincronia di imprenditori- Unione Europea-governi. Il resto sono solo inutili ciance.
8 settembre 2022
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LA CAPITALISTICA EUROPA ALL’ATTACCO CONTRO I LAVORATORI ________________________________________________________ LA COMMISSIONE EUROPEA IMPONE ALL’ITALIA DI LIBERALIZZARE I LICENZIAMENTI. ECCO DA CHE PARTE STA L’UNIONE EUROPEA!
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L’ENTUSIASMO DEL PADRONATO ITALIANO
(come riportato dai maggiori quotidiani nazionali)
15 giugno 2021
La situazione catastrofica dovuta al Coronavirus in cui versa l’Italia ha costretto il governo a inizio pandemia a bloccare i licenziamenti per non creare una situazione di reazione esplosiva da parte dei lavoratori dipendenti, che già prima dell’espandersi dell’infezione Covid versavano in condizioni di lavoro molto precarie. Ma adesso la pandemia sta passando e naturalmente tutto il mondo avverso ai lavoratori - imprenditori, politici e naturalmente l’Unione Europea - si rimette in moto per attaccarne le condizioni. E chiedono a gran voce di poter tornare a licenziare liberamente.
Sbloccando i licenziamenti, dicono i dati ufficiali dei sindacati, centinaia di migliaia di lavoratori verrebbero a perdere il posto di lavoro. Sciagura nella sciagura: prima colpiti dalla pandemia e poi dai licenziamenti.
Ma naturalmente questo non importa assolutamente ai ricchi padroni e chi li aiuta, per i quali il lavoratore è solo uno strumento qualsiasi per arrivare al guadagno, da gettare quando non serve più, indipendentemente se dietro alla persona c’è una famiglia, figli, ecc.
E’ proprio l’’Unione Europea particolarmente accanita contro i salariati. Da sempre. Non perde occasione per emanare continue direttive ai governi perchè aumentino il lavoro precario per i giovani e diminuiscano quello stabile, che i salari vengano diminuiti, che aumentino le tasse sugli stipendi, che diminuiscano le pensioni, e così via. E naturalmente perchè vengano anche liberalizzati al massimo i licenziamenti.
E grottescamente, ridicolmente, cerca di convincere i lavoratori che tutti questi peggioramenti sono a “loro vantaggio” mentre un “danno” per i superricchi padroni milionari. E inverosimili e patetiche sono perciò anche le motivazioni portate dalla Commissione Europea per convincere del “vantaggio” della liberalizzazione dei licenziamenti, sostenendo la tesi che andrebbero “a favore dei lavoratori precari”. Incredibile! (Forse i politici europei pensano che siamo tutti scemi!)
Chissà perché però a fronte di queste affermazioni UE sono i padroni a festeggiare e non i lavoratori, come riportato dai giornali.
Perfino alcuni grandi quotidiani borghesi italiani non se la sentono di farsi prendere in giro e contraddicono l’Unione Europea, ammettendo i grandi vantaggi che con i licenziamenti gli imprenditori ne riceverebbero. Così “il Fatto Quotidiano” nell’articolo “Lavoro, la Commissione UE invita l’Italia a superare il blocco dei licenziamenti” del 5 giugno: ”Campane a festa nei giornali degli imprenditori (…) Al di là delle reali necessità produttive però la crisi è sempre, anche, un buon pretesto per licenziare e riassumere poi a condizioni più vantaggiose [per i padroni -ndr]. Sta di fatto che anche Banca d’Italia si attende che la rimozione dei vincoli si tradurrà nella perdita di alcune centinaia di migliaia di posti di lavoro”.
Forte è quindi l’opposizione sindacale.
Non c’è dubbio perciò che la terribile Unione Europea sia contro i lavoratori, lo scriviamo da sempre.
Perché l’Unione Europea è l’Unione del padronato europeo, come affermiamo senza esitazione nelle “Nostre Posizioni” nel capitolo “Europa: unione delle borghesie europee” (sito internet “Der Kommunistische Kampf”). E’ stata voluta fortemente da loro e loro l’hanno poi costituita facendola passare poi come “volontà popolare”.
La classe lavoratrice europea per difendersi dovrebbe fare altrettanto, cioè federarsi a livello europeo per combattere efficacemente i padroni europei uniti (ossia l’Unione Europea).
CAPIRE CHE COS’E’ REALMENTE L’UNIONE EUROPEA:
IL RAPPORTO MARTIN SCHIRDEWAN
L’UNIONE EUROPEA CONTRO I GIOVANI E I LAVORATORI EUROPEI
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DAL RAPPORTO SCHIRDEWAN EMERGE CHE DAL 2011 AL 2018
LA COMMISSIONE EUROPEA HA COSI’
“RACCOMANDATO” AGLI STATI MEMBRI:
- per 105 volte - AUMENTARE L’ETA’ PENSIONABILE
- per 63 volte - RIDURRE LA SPESA SANITARIA
- per 50 volte - FRENARE LA CRESCITA DEI SALARI
- per 38 volte - RIDURRE LA SICUREZZA SUL LAVORO – RIDURRE LE TUTELE OCCUPAZIONALI AUMENTANDO I LICENZIAMENTI – DIMINUIRE LA CONTRATTAZIONE NAZIONALE COLLETTIVA CON I SINDACATI.
MA MAI MISURE CONTRO BANCHE E IMPRENDOTORI!
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15 settembre 2020
Abbiamo sempre sostenuto come marxisti che l’Unione Europea non è un organismo apartitico, astratto, sociale, ma è un organismo voluto dai capitalisti europei, è al loro servizio e deve servire per i loro scopi. Questo lo scriviamo fin dalla nascita UE e lo ripetiamo costantemente.
Le istituzioni, i governi e i media, cercano naturalmente in tutti i modi di negare questa realtà. Cercando di accreditare l’idea invece di un’Europa organismo al servizio del cittadino, di pace, che emana civiltà, armonia, ed promuove l’ecologia.
Ma la realtà parla diversamente. Le nazioni europee che stanno aumentando sensibilmente le proprie spese militari stanno partecipando a tutti i teatri di guerra presenti nel mondo = Medio Oriente, Asia, Africa. E i dati dicono che l’Europa è una delle fonti più inquinanti del pianeta, assieme ad America e Cina. E i capitalisti europei assieme ai capitalisti degli altri continenti sono sempre più che mai attivi nel fomentare divisioni e diaspore tra religioni e etnie nei paesi arretrati per trarne vantaggio e sfruttare le situazioni per potersi così ulteriormente inserire ed espandere nei vari luoghi. Tutto questo naturalmente non viene divulgato all’interno delle nazioni, ma tenuto sempre ben nascosto.
Anche sul fronte interno economico l’Europa si conferma essere non di equilibrio sociale come molti credono, ma di parte, a favore dei capitalisti e aspramente contro i salariati europei. Tutto questo dai giovani e dai lavoratori viene però percepito.
A conferma, anche se raramente, appaiono dei resoconti, delle indagini ufficiali, che comprovano questa diffusa percezione di ruolo UE contro il mondo salariale.
Questa volta è l’eurodeputato per la Linke, Martin Schirdewan ad ufficializzare un’indagine. Rendendo pubblico un rapporto sul ruolo della Commissione Europea. Che ribadisce da quale parte sociale essa stia, e per chi questo organismo effettivamente stia lavorando.
Il rapporto esplicita il lavoro svolto dalla Commissione Europea da 2011 al 2018. Un lavoro da parte dell’organismo molto intenso, di “consigli”, “raccomandazioni”, “indirizzi” molto forti ed energici, rivolti agli stati membri.
In quasi 10 anni la Commissione Europea ha per ben 105 volte “raccomandato” ai governi membri di “alzare l’età pensionabile e frenare il potere d’acquisto delle pensioni” (i ricchi naturalmente non hanno bisogno di pensioni). Per 63 volte “indicato” che venga “diminuita la spesa sanitaria generale” (i capitalisti si curano ovviamente nelle cliniche private a pagamento).
Per 50 volte ha “consigliato” che i salari vengano “frenati” (i capitalisti miliardari non vivono ovviamente di salario). Poi per 38 volte ha “esortato” gli stati a diminuire le spese per la sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro, di aumentare i licenziamenti, e di ridurre la contrattazione nazionale con i sindacati dei lavoratori.
Questo è il lavoro “reale” che la “Commissione Europea”, cioè la UE, ogni giorno svolge. Non modifiche sociali a beneficio dei lavoratori o di giustizia sociale. Ma di attacco continuo contro i salariati e al loro tenore di vita.
L’UNIONE EUROPEA E’ PERCIO’ CHIARAMENTE UN ORGANISMO DEI CAPITALISTI (anche se le istituzioni pubbliche lo negano).
A questo punto la constatazione realistica che possiamo fare è: a fronte di questa realtà
MANCA UN SINDACATO UNITO EUROPEO CHE POSSA CONTRASTARE I CAPITALISTI EUROPEI. CHE PERSEGUA GLI INTERESSI DELLA CLASSE SALARIATA E DEI GIOVANI.
Questo è quello che riteniamo sia fondamentale ai lavoratori, ai giovani europei per difendersi dall’attacco padronale. E’ importante non credere alla favola che l’Europa sia espressione dei cittadini, benevola, sociale e apolitica. I dati del Rapporto Schirdewan ancora una volta lo evidenziano. E non credere ad un’Europa che si possa indirizzare e orientare su obbiettivi di equità e giustizia sociale, come molti (compreso lo stesso Schirdewan) affermano. Perché questa utopia, o è ingenuità, o è sostenuta da manipolatori che vogliono nascondere la verità di un’Europa diretta da dietro la quinte energicamente dai capitalisti.
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“LA UE APPROVA SEVERI PROVVEDIMENTI CONTRO IL DEGRADO CLIMATICO ENTRO IL 2030” E’ UN TRUCCO. GIA’ USATO MOLTE VOLTE IN PASSATO DAI GOVERNI (per calmare la gente)
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Conosciamo bene questi trucchi. Spieghiamo perchè.
15 febbraio 2021
La piccola minoranza dei capitalisti nel rincorrere il guadagno crea nella società una moltitudine di contraddizioni-problemi. L’inquinamento e il degrado ambientale - oltre che alle disparità sociali, le crisi, la fame, lo sfruttamento, le guerre, ecc. - è una di queste inaccettabili contraddizioni.
Per non apparire come responsabili, i capitalisti demandano ai politici il compito di tener calme le masse perché non reagiscano a fronte di questi continui e insopportabili problemi.
COME POSSONO I GOVERNI, I POLITICI, I PARLAMENTI, CONTROLLARE LE MASSE PROLETARIE SFRUTTATE COSI’ DA SALVAGUARDARE GLI INTERESSI DELLA PICCOLA MINORANZA CAPITALISTA?
UNO DEI TRUCCHI E’ : PROMETTERE.
Nel caso dell’inquinamento e del degrado climatico, la disfunzione è intrinseca alla società capitalistica ed è irrisolvibile visto che il sistema ruota tutto sull’obbiettivo di ottenere dalla produzione il massimo guadagno possibile e quindi anche per l’energia gli imprenditori cercano le fonti meno costose, anche se queste inquinano. E’ per questo motivo che il problema del degrado ambientale nei decenni si ripresenta immancabilmente sulla scena politica, per poi sparire e poi ricomparire di nuovo e così via. E anche in queste situazioni il compito dei politici nel difendere i capitalisti è gettare fumo negli occhi, promettendo e ripromettendo che il problema verrà risolto. Mentre tutto poi ovviamente rimane come prima. Gli esempi e le esperienze di conferma del continuo raggiro certamente non mancano. Perciò spieghiamo.
Come riportato nel titolo, questo trucco del promettere è già stato usato diverse volte dai vari governi nel passato (senza mai risolvere nulla).
1998–2002 1°GOVERNO SCHRÖDER: I VERDI AL GOVERNO
Ad inaugurare la stagione degli impegni contro il degrado dell’ambiente in Germania sono proprio i Verdi nel 2000, che allora al governo assieme all’SPD costituivano il 1° Esecutivo Schröder. E’ in questo periodo e con questo governo che viene programmata e decisa (nondimeno che – per far colpo sulla gente) l’uscita totale dall’energia atomica entro il 2022 (molto lontano nel tempo vista da allora).
La risoluzione aveva destato ovviamente molto entusiasmo e molte speranze tra la popolazione e soprattutto tra gli attivisti verdi-ambientalisti che si erano battuti e poi illusi in una vittoria facile contro il capitalismo. Essendo però che allora (siamo nel 2000) l’effetto della decisone avrebbe trovato esito parecchio tempo dopo (la chiusura totale delle centrali atomiche, come detto, era prevista entro il 2022, 20anni dopo) molti attivisti verdi si erano rilassati e non si erano più preoccupati del problema.
Ma 10 anni dopo, nel 2011, con la catastrofe della centrale nucleare di Fukushima in Giappone, il mondo viene scosso di nuovo dal pericolo del nucleare. Quindi anche in Germania il problema delle chiusure delle centrali atomiche torna alla ribalta e viene riproposto con forte risonanza.
Quando nel 2011 succede il disastro nucleare a Fukushima è in corso il 2° governo Merkel, e la cancelliera ribadisce con fermezza ancora una volta la decisione di “liberare il paese dall’energia nucleare entro 10 anni” - cioè entro il 2022 - confermando ciò che prima il governo Schröder aveva stabilito.
Essendo però che queste erano solo promesse – fatte per tranquillizzare gente allora molto preoccupata – promesse che naturalmente non potevano trovare alcun seguito pratico, ecco che nel 2018, a problema della chiusura delle centrali atomiche assolutamente ancora tutto al punto di partenza, la cancelliera Merkel, adesso a capo del 4° governo Merkel, sposta l’abbandono del nucleare ancora molto più in avanti, questa volta nel lontano 2038, aggiungendo a ciò anche la dismissione dell’uso del carbone come uso di fonte energetica, che nel frattempo anche questo si è rivelato un problema ambientale. Promesse, solo promesse, ovviamente, tanto dopo 20anni chi si ricorderà più degli impegni dati 20anni prima. … e poi eventualmente … si può rispostare il tutto al 2058, e … campa caval.
Ora è arrivata la stagione degli impegni sulla eliminazione in futuro - entro il 2030 - delle emissioni inquinanti CO2 … e i trucchi e le sceneggiate continuano ...
Così funziona la politica capitalista.
Noi marxisti ribadiamo invece con forza il nostro concetto più che mai realistico: SOLO IN UNA SOCIETA’ NON PIU’ CAPITALISTA, SENZA PROFITTI, E’ POSSIBILE RISOLVERE I PROBLEMI AMBIANTALI.
AVER SEMPRE PIU’CHIARO COS’E’ VERAMENTE L’UNIONE EUROPEA
L’EUROPA NON SOLO DEI DIRITTI, MA ANCHE MISSILI, TANK, SATELLITI E FORZE ARMATE
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IL CAPITALISMO NON E’ MAI “PACE”, E LE BORGHESIE EUROPEE
SI PREPARANO PER GLI SCONTRI DEL FUTURO
19 dicembre 2020
Molti vorrebbero che l’Unione Europea non fosse l’Unione dei Capitalisti Europei, come affermano i marxisti. E i media, i politici, pompano, insistono per diffondere la convinzione che viviamo invece in un’Europa della “pace”, dei “diritti”, delle “democrazie” e così via.
Ma alla fine la vera realtà emerge sempre: l’Europa si sta armando. Più o meno senza tanta pubblicità, ma si sta armando. E questo è senz’altro un segno imperialistico.
In molte occasioni abbiamo documentato come questa Europa sia chiaramente l’Europa dei capitalisti. E nel recente articolo “L’Unione Europea contro i giovani e i lavoratori” (Der Kommunistische Kampf, sett. 2020) evidenziamo come “nel rapporto Schirdewan” viene sottolineato che i vertici europei insistono senza tregua perché i governi aderenti all’Unione frenino gli stipendi, allarghino il lavoro precario giovanile, aumentino le tasse sugli stipendi, gli imprenditori possano licenziare liberamente, vengano abbassate le pensioni, e così via. Nel rapporto Schirdewan questo viene spiegato molto chiaramente.
Adesso è anche l’aspetto militare della UE che viene alla ribalta.
Ma se i politici e i media parlano di un’Europa che, dopo le esperienze terribili e fratricide della prima e seconda guerra mondiale, adesso è l’ora dell’Europa della “pace”, della “fratellanza”, dell “armonia”, perché allora la UE si sta armando?
Ovviamente tutti sanno che le armi non vengono fabbricate o comprate per gioco, ma per – prima o dopo – essere usate. Già le borghesie europee sono state protagoniste nel 1997 della guerra contro la Jugoslavia, poi nel 2001 sono intervenute militarmente nell’Afghanistan, e poi ancora nel 2012 si sono immischiate nella guerra civile in Libia. Guerre dove queste armi della “pace” e della “civiltà” sono state impiegate abbondantemente per uccidere anche civili, distruggere città e obbiettivi sociali.
Quindi non c’è da illudersi che le armi – anche del futuro armamento UE - non verranno impiegate.
Adesso siamo nella fase dove le borghesie europee – dopo essersi combattute tra di loro come nel passato - si sono riunite nella UE per stabilire un’alleanza e tutte assieme costituire anche un grande esercito europeo.
Quale necessità esiste per costituire questo grande “esercito di morte”?
Questa “necessità” è chiara per chi conosce il meccanismo capitalista – e l’obiettivo non è certo per esportare “pace” o “benessere”: il motivo risiede che un pericoloso e potente capitalista concorrente si sta profilando all’orizzonte: L’IMPERIALISMO CINESE.
Un imperialismo cinese (che ovviamente con il socialismo assolutamente non ha niente ha a che fare) il quale fra pochi anni diventerà la prima potenza capitalistica mondiale e nei mercati internazionali si sta sempre più espandendo. E che per aiutare la sua espansione si sta anche velocemente armando com’è prassi nel mondo capitalistico.
Naturalmente come le esperienze del passato insegnano, prima o poi nella concorrenza e negli scontri tra borghesie emergenti e borghesie già presenti, anche gli interessi dell’IMPERIALISMO CINESE emergente andranno a cozzare contro quelli dell’IMPERIALISMO AMERICANO e dell’IMPERIALISMO EUROPEO già presenti, e quindi le armi, come sempre successo, torneranno alla ribalta e varranno usate per il vero scopo per cui sono state prodotte.
Questo il motivo per cui i capitalisti europei oggi si uniscono assieme per costituire il “grande esercito europeo”.
E’ tipico, storicamente avviene sempre così, mentre ufficialmente nelle piazze si parla, si grida, alla “pace” e al “progresso”, dietro le quinte i capitalisti preparano gli scontri militari.
Per i marxisti esiste invece un’altra realtà:
L’UMANITA’ NON HA BISOGNO DI GUERRE,
MA DI UNA SOCIETA’ CHE POSSA GODERE DELLA DISTRIBUZIONE DEL BENESSERE PRODOTTO.
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L’UNIONE EUROPEA OVVERO
L’UNIONE DEL PADRONATO EUROPEO
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Più volte la borghesia ha tentato di riunire il mercato europeo.
Il primo tentativo è stato con Napoleone.
A fine 800 la Francia era in forte sviluppo e cercava, creando una forza europea continentale, di contrapporsi ad un imperialismo inglese che aveva colonie in mezzo mondo. La forza economica francese e il genio di Napoleone non sono però bastate ad avere il soppravvento sulle altre borghesie.
Il secondo tentativo di riunificazione europea è stato portato dalla borghesia tedesca con Hitler..
Dopo la riunificazione germanica attuata dalla Prussia con la guerra del 1870, l’industria tedesca aveva avuto un forte impulso e l’intero mercato europeo, occupato e tenuto stretto dalle altre nazioni, non lasciava spazi per gli affari accresciuti della borghesia tedesca in forte espansione. Quindi il padronato tedesco cercherà con le armi, nel primo conflitto mondiale di ottenere quei territori necessari per permettergli di continuare ad avere guadagni lucrosi.
La sconfitta del 1918 fermerà momentaneamente i suoi propositi.
Ed è appunto con Hitler che il padronato tedesco ci riprova una seconda volta. Questa volta la forza militare è maggiore e meglio attrezzata di prima, quella messa in campo nella prima guerra mondiale.
La borghesia americana con il suo intervento massiccio militare, ma soprattutto economico, a sostegno degli alleati farà fallire l’intervento tedesco. Con la vittoria gli Usa si assicureranno che non venga a formarsi una borghesia unica europea, che sarebbe stata una concorrente troppo pericolosa per gli affari e per i guadagni americani nel mercato globale.
Per il padronato tedesco il risultato è, che con la sconfitta non solo non riesce a riunire il mercato europeo, ma si ritrova addirittura con la stessa Germania divisa!
Il problema di una Europa unita però è sempre stato ben presente nei gruppi industriali e finanzieri europei. E’ una questione vitale di sopravivenza nella giungla della concorrenza tra potenze nel mercato globale. Chi è più grande e forte economicamente è avvantaggiato rispetto ai piccoli. E’ la legge inesorabile del capitale.
Dopo la seconda guerra mondiale sono le borghesie tedesca – francese –italiana che, riprovando, instaurano accordi economici per la creazione del mercato unico europeo (MEC). Il processo però è lungo e lento.
Con la riunificazione tedesca del ‘89 e il crollo Urss del ’91 l’integrazione trova un forte impulso. Nel ’92 viene stipulato il trattato di Maastricht e nel 2002 avviene l’introduzione dell’euro.
Da allora la riunificazione europea subisce un nuovo forte rallentamento.
Nei 10 anni successivi all’introduzione dell’euro il fatto più significativo è l’accordo che regola per legge le banche a livello europeo conclusosi l’anno scorso in dicembre.
C’è da chiedersi come mai dopo lo slancio degli anni 90, quando l’unione politica e militare europea sembrava quasi a conclusione, il processo di unificazione abbia subito un tale rallentamento.
Vien da pensare che il padronato americano, forte della vittoria della seconda guerra mondiale sui due fronti europeo e asiatico, tolleri una Europa unita solo sul piano economico e finanziario, cioè dal loro punto di vista un’Europa “debole”, ma non la voglia “forte”, cioè unita politicamente e tantomeno militarmente.
Si deduce che l’imperialismo americano può vedere, nel gioco di potenze globali, in un’Europa economica e finanziaria unita un contrappeso da porre alle nuove potenti borghesie emergenti, soprattutto asiatiche, che hanno una stazza continentale. Ma sembra chiaro che nel rapporto con gli europei il padronato americano vuole avere un ruolo predominante e dirigente, sia politico che, in particolar modo militare.
traduzione da "Der kommunistische Kampf" - marzo 2014
-SCONTRO TRA BORGHESIE-
COME LE BORGHESIE EUROPEE VEDONO
LA FORMAZIONE DELL’ESERCITO EUROPEO
Nonostante che si parli in continuazione di Europa unita, non esiste ancora un esercito europeo unito propriamente detto.
Ogni nazione, vale adire ogni borghesia (visto l’approfondimento marxista) ha un proprio esercito (non è come negli Stati Uniti dove esiste un unico esercito nazionale). In Europa, come esercito sovranazionale esiste la NATO. Il fatto è che questo esercito NATO, non è stato voluto dalle borghesie europee, ma imposto a loro dall’imperialismo americano come vincitore della 2° guerra mondiale. Quindi i padronati europei sono stati costretti a subirlo.
Partendo da questo concetto è quindi normale pensare che anche gli europei aspirino e mirino a formare ad un esercito unico, sganciato dagli Usa, in modo da sostenere più efficacemente i loro affari in giro per il mondo.
Ma raggiungere questo obiettivo per la borghesia europea e tedesca non è così semplice come potrebbe sembrare.
Nel 2002 il padronato europeo è riuscito ad introdurre la moneta unica dell’euro e molti pensavano che successivamente sarebbe riuscito a costituire anche un suo esercito unico europeo. Ma questo non è avvenuto e dopo 15 anni la cosa non è neanche all’ordine del giorno.
Viene quindi normale porsi la domanda: (nonostante che, di quando in quando illustri dirigenti europei ne rivendichino la formazione) come mai dopo tutto questo tempo dall’introduzione dell’euro l’imperialismo europeo non ha ancora un suo esercito? .
Molti possono pensare che la costituzione di un’Europa unita, l’introduzione dell’euro, la formazione dell’esercito europeo, ecc, ecc, siano cose volute dalla popolazione, dai lavoratori, dal proletariato europeo: niente di più sbagliato. I lavoratori in queste cose non hanno nessun interesse, non svolgono nessun ruolo e non hanno nessun peso anche se può sembrare il contrario. Sono i padronati, le borghesie, che nella loro lotta per la spartizione del mercato mondiale per arrivare ad ottenere il massimo guadagno nella vendita dei prodotti hanno bisogno di rafforzarsi, di unirsi, di battersi contro gli altri concorrenti capitalisti. E per ottenere questo, attraverso i loro mezzi di persuasione (tv, giornali, politici, parlamento, ecc) coinvolgono i lavoratori delle proprie nazioni, li influenzano, li orientano, li dirigono, riescono a far sembrare che queste esigenze nascano dai bisogni della popolazione. Come detto, non è così. Alla fine la popolazione, i lavoratori devono subire quello che i ricchi hanno già da tempo deciso.
Ritorniamo all’esercito europeo.
Per capire come mai la borghesia europea ha il problema di non riuscire a costituirlo bisogna ritornare indietro, alla 2° guerra mondiale, dove il padronato tedesco ha perso la guerra. Questo è un fatto di estrema importanza, da non sottovalutare. Perdere una guerra mondiale che ha causato decine di milioni di morti, significa che il vincitore, in questo caso gli Usa, impone inesorabilmente le sue regole. Aver imposto la Nato come forza militare in Europa guidata direttamente dagli Usa, significa che la borghesia americana può tenere il controllo militare diretto anche sugli europei, controllo diretto al quale il padronato Usa sembra non voler rinunciare ne tantomeno ridimensionare visto che al momento più di 300 basi militari americane (fonte “Base Structure Report 2002”) stazionano sul suolo tedesco.
Cerchiamo di capire bene come funziona il contendere in questo scontro tra borghesie: quando alle continue richieste europee di formazione di un esercito europeo gli americani rispondono che la Nato è più che sufficiente per difendere militarmente tutta l’Europa e che un esercito europeo unito sarebbe una cosa in più, è un modo politico per dire che loro, gli americani, non vogliono assolutamente l’esercito europeo. E’ come dire che, anche se in Europa è stata introdotta la moneta unica, le borghesie europee devono rimanere, militarmente, sottomesse all’imperialismo americano. E loro, i padronati europei, non hanno scampo, devono subire e accettare la situazione. (Lo scontro tra borghesie è implacabile!)
L’ennesima conferma dell’ imposizione americana la si è vista nella vicenda Juncker, presidente della Commissione Europea, lo scorso 8 marzo. In quell’occasione, di furibondi scontri militari in Ucraina, tutti i giornali e tutte le televisioni riportavano la sua dichiarazione in cui affermava con molta enfasi che l’Europa aveva bisogno di un esercito europeo unito per contrapporsi ai russi. Tutti si sarebbero aspettato, che i politici, i governi, i parlamenti dei vari paesi, ecc. si sarebbero schierati a suo sostegno. Invece no. Il giorno dopo in Germania solo la De Leine, ministro della difesa, riprendeva il concetto di Juncker, tra il silenzio generale di tutti gli altri politici. Silenzio importante e significativo soprattutto della Merkel (CDU-CSU) capo del governo e di Gabriel (SPD) vicecapo. Come a dire: si certo, anche noi siamo per l’esercito europeo, ma vista la situazione (cioè l’opposizione americana) in questo momento non serve a nulla spendersi per questo!
Per noi marxisti è chiaro: ai lavoratori un esercito non serve proprio a niente! E’ una spesa che ha il ripugnante compito di massacrare altri lavoratori, perchè si sa, i dirigenti e i ricchi non vanno in guerra!
Ai lavoratori, ai produttori, interessa vivere una vita dignitosa in una società dove si produce e dove i prodotti vengono suddivisi.
La società borghese non può dare questo!
Una società superiore, comunista, questo lo può fare!
traduzione da "Der kommunistische Kampf" - settembre 2015
BOOM IMMIGRAZIONE
E AUMENTO DELLE DESTRE XENOFOBE
ALLE ELEZIONI REGIONALI
I TRUCCHI CHE I RICCHI USANO IN QUESTE SITUAZIONI
-I RICCHI MUOVONO I GOVERNI PERCHE’ ACCOLGANO GLI IMMIGRATI DI CUI HANNO BISOGNO NELLE FABBRICHE, IN CONTEMPORANEA FOMENTANO E AMPLIANO I PARTITI RAZZISTI ALL’OPPOSIZIONE PER TENER DIVISI I LAVORATORI-
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L’Europa l’anno scorso (2015) è stata investita da un evento migratorio di enormi proporzioni. Mai nella storia recente europea si era verificato una situazione di così notevoli dimensioni.
Gli immigrati sono arrivati, come è noto, da paesi del Medio Oriente e del nord Africa dove infuriano guerre civili.
Se ricordiamo e osserviamo bene, nessuno alla fine del 2014 aveva previsto o si sarebbe aspettato una cosa del genere (e questo ci dimostra ancora una volta come il sistema capitalistico sia estremamente imprevedibile, ingovernabile, dove nessuno può sapere e sentirsi tranquillo su quello che potrebbe succedere domani).
I padronati europei, tutti, da tempo (come riportiamo continuamente su questo giornale) sono assillati dal problema della diminuzione costante della popolazione dovuta al calo delle nascite e si trovano nella situazione di aver bisogno di mano d’opera nelle fabbriche. Il governo tedesco, per tentare di risolvere questo problema al padronato germanico, ha assorbito negli anni precedenti il 2015 annualmente mediamente 200.000 – 300.000 immigrati. Per gli anni 2015 e seguenti aveva programmato un’accoglienza di almeno 400.000 stranieri.
Però l’anno scorso- e cioè parliamo sempre del 2015 - visto l’eccezionale afflusso di rifugiati, il governo nel corso dell’anno aveva alzato il numero a 800.000, per poi accogliere tutti quelli che sono arrivati, vale a dire più di 1 milione.
E’ inevitabile che un’enorme massa di persone che si sposta da un continente all’altro comporti tutta una serie di problemi sociali e di ordine pubblico. Ma non si deve mai perdere di vista l’aspetto principale, fondamentale di questi eventi e cioè che questa enorme massa di immigrati che invade l’Europa va a finire nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro a occupare i posti di lavoro più duri e malpagati in cui i giovani europei si rifiutano categoricamente di andare.
Ma i media non danno mai risalto a questo, si danno invece un gran da fare per riportare, amplificare e ingigantire paurosamente i piccoli fatti di malavita che piccolissimi numeri di immigrati commettono!
Si, piccolissimi e poco significativi fatti di malavita se noi li confrontiamo con i milioni, e ripetiamo: milioni! di immigrati che sono in Europa e che nonostante siano sottopagati e lavorino duramente hanno un comportamento corretto! In confronto a questo, la qualche decina o centinaia di malavitosi sono proprio una nullità!
I media dovrebbero invece mettere in risalto le ingiustizie che questi lavoratori immigrati ogni giorno subiscono: essere fortemente sottopagati e super sfruttati; spesso non venir messi a contratto regolare ed essere sottoposti a orari di lavoro lunghissimi e non completamente pagati; i lavori più duri a cui sono sottoposti producono in continuazione incidenti sul lavoro; spesso a loro non vengono pagati i contributi sociali; vengono licenziati in qualsiasi momento; i media non evidenziano gli enormi guadagni che gli insaziabili e cinici imprenditori con questo sistema ottengono; gli alloggi malsani in cui gli immigrati vivono, le divisioni delle famiglie, ecc. ecc.
E questi lavoratori sono milioni e milioni di persone qui in Europa (senza contare quelli fuori Europa) che non hanno il problema di portare il cane a passeggio o di fare la raccolta dell’immondizia differenziata, ma di sfamare i propri figli, di arrivare a fine giornata, di dormire sotto un tetto decente.
Ma i media, i giornalisti, i politici, insistono in continuazione nel mostrare e gonfiare solo l’aspetto dei piccoli fatti di criminalità in modo da CREARE UN SENTIMENTO ANTI IMMIGRATI!
PERCHE I MEDIA NON DICONO TUTTA LA VERITA’ E SPINGONO COSI’ SUL RAZZISMO?
QUAL’E’ LO SCOPO DEI RICCHI CHE POSSEGGONO I MEDIA E FOMENTANO IL RAZZISMO?
LO SCOPO E’ EVIDENTE E VECCHIO COME IL CAPITALISMO!
Il gioco dei ricchi è DA UNA PARTE FAR SI CHE I GOVERNI (che loro direttamente o indirettamente controllano) ACCOLGANO GLI IMMIGRATI di cui, come detto,ne hanno estremo bisogno nelle fabbriche; dall’altra, con le loro tv e giornali, CREARE UN SENTIMENTO ANTI IMMIGRATI in modo da arrivare AD INGROSSARE I PARTITI RAZZISTI NAZIONALI che sono all’opposizione, i quali DENTRO E FUORI LE FABBRICHE DEVONO TENER DIVISI I LAVORATORI LOCALI DA QUELLI STRANIERI.
ED ECCO CHE LO SCOPO DIVENTA CHIARO E PRENDE FORMA!
DIVIDE ET IMPERA! Con questa politica razzista (cosa che abbiamo visto mille volte dall’inizio dell’800 in poi) gli imprenditori riescono a tener molto basso il costo della mano d’opera e a straguadagnare. E come si è sempre osservato nel passato, dalla divisione tra lavoratori non ci rimettono solo i lavoratori immigrati, ma anche i lavoratori locali, i quali da soli ( perciò deboli) non riescono a difendere le loro precedenti condizioni di lavoro e salario e tener testa ai padroni bramosi e assetati di guadagno.
E’ ESTREMAMENTE IMPORTANTE AVER CHIARO QUESTO !
Nostro compito è chiarire costantemente questo sporco gioco borghese ed essere impegnati, come noi lo siamo con i nostri attivisti sindacali, perché le organizzazioni sindacali adottino una politica rivendicativa di ugualità tra lavoratori locali e immigrati.
traduzione da "Der kommunistische Kampf" - aprile 2016
L’ILLUSIONE DI UN’EUROPA BUONA, PACIFICA,
DIVERSA DAGLI ALTRI STATI
I politici, i giornali e le tv diffondono copiosamente la loro idea di Europa: - in un mondo dove insorgono in continuazione crisi e guerre, fame e povertà, l’Europa è il continente della pace, della civilizzazione, dell’alta cultura-. (se si parla poi con gli americani o con i cinesi si scopre che la stessa cosa viene detta dei loro rispettivi paesi, Usa e Cina!) .
In tutte le drammatiche vicende che attanagliano il mondo –tensioni e scontri tra stati, terrorismo, distruzioni ecologiche, corruzioni, dispotismi, emigrazioni, ecc.- le tv e i giornali e i politici, innalzano l’Europa a paladina della difesa e della diffusione dei “veri valori” a cui tutti i paesi del mondo si dovrebbero attenere: pace, democrazia, tolleranza, libertà di stampa, di pensiero, di religione, ecc. Non un’Europa dello scontro, ma del dialogo, del senso di responsabilità, della comprensione, il tutto che possa colmare quel vuoto di “valori” di cui il mondo ha bisogno.
Insomma, Europa come panacea del mondo.
Queste litanie vengono ripetute in continuazione.
Anche il papa Bergoglio, argentino, in maggio, nella cerimonia in Vaticano del “Premio internazionale Carlo Magno”, dove per l’occasione erano presenti numerosi capi di governo tra cui la Merkel e Juncker, si è speso ardentemente a favore del ruolo conduttore dell’ “Europa dei valori”: invitandola a svolgere con più determinazione il compito di guida, di “guida buona”, a “fare di più”, in questo mondo pieno di problemi.
Il papa potrebbe astenersi dall’esprimersi su questi argomenti e invitare i fedeli a dedicarsi solo alla preghiera per guadagnarsi la salvezza dell’anima.
Invece come religione (oppio dei popoli) si pone sempre e ancora una volta pubblicamente al servizio del sistema capitalistico e invita tutti i credenti a schierarsi su queste concezioni.
Se noi osserviamo, in questo richiamo continuo a stringersi attorno a questa Europa “buona”, “dei valori”, questo insieme di soggetti e forze rimarcano per comodo e strumentalmente solo gli aspetti positivi riguardanti l’argomento e tutti i vantaggi che questo processo europeo potrebbe portare.
Nessuna parola sugli aspetti negativi! Non vengono ne accennati ne tantomeno evidenziati! Li tralasciano di proposito, naturalmente. Gli aspetti negativi sono sempre sgradevoli e poco piacevoli da diffondere tra la popolazione.
Ma è bene, realisticamente, andarli a vedere, evidenziarli:
- alle spalle l’Europa ha già due guerre mondiali e di un’infinità di guerre locali.
- poi la guerra in Yugoslavia del 1995, dove tutte le nazioni (borghesie) europee hanno partecipato, causando innumerevoli vittime e distruzioni.
- partecipazione alle guerre in Afghanistan – Iraq. Anche qui con centinaia di migliaia di morti civili e devastazioni.
- attuale partecipazione nella guerra civile in Siria dove i “buoni” europei assieme ai “potenti” americani e ai “cattivi” russi bombardano regolarmente, anche qui con causa infinita di vittime civili come “effetti collaterali”.
- fornitura di armi in tutto il mondo, anche e soprattutto a quei paesi arabi come l’Arabia Saudita dove esiste una dittatura bestiale, con repressioni politiche sanguinosissime e decapitazioni in pubblico.
A ben vedere, gli aspetti negativi di questa “Europa dei valori” non sono ne pochi e neanche di poco conto.
Sono forse questi i “valori” a cui i politici, i media, le religioni si richiamano?
Aspetti reali sicuramente da non tacere, nascondere e sottovalutare, ma da analizzare, capire bene e evidenziare.
Ed è sempre bene ripetere e sottolineare, che in questa società, ai politici e ai media, alle tv e ai giornali, ai preti ecc., compete sempre il ruolo di far apparire solo una parte di verità che più fa comodo al sistema, sistema condotto e governato dai ricchi.
Però è chiaro: un’Europa buona non esiste e non potrà mai esistere!
In un mondo dove chi dirige il tutto è il guadagno, la concorrenza, gli affari, dove esiste il megaricco e l’ultrapovero, (cioè la realtà) non può esistere una nazione “buona”. Non è mai esistita e mai esisterà. Questo è certo! Ci vogliono convincere del contrario, ma la realtà parla così!
Il futuro europeo, cioè il futuro delle borghesie europee, è facile da prevedere. Sarà uno scontro continuo contro altre borghesie nel mondo, uno scontro senza sosta tra predoni imperialisti per rubarsi l’un l’altro nazioni, cioè fette di mercato, dove svolgere i propri lucrosi affari, dove ottenere lauti guadagni. E questo significherà certo momenti di relativa tranquillità, ma anche come sappiamo produrrà nuove crisi, come sempre anche nuove guerre, esattamente come sta succedendo adesso in Siria, Afghanistan, Iraq, Libia, Yemen. Oppure sarà il continuo scontro degli ultraricchi contro il proletariato, come sta avvenendo in Grecia, Spagna, Italia, Portogallo.
Altro che ruolo guida di “pace”, “civilizzazione”, “cultura”, “tolleranza”! Queste sono le favolette per gli ingenui!
La realtà va guardata in faccia, va compresa e ci si organizza di conseguenza.
traduzione da "Der kommunistische Kampf" - luglio 2016
DOV’E’ PRESENTE MILITARMENTE LA GERMANIA NEL MONDO?
Le borghesie, cioè i ricchi, cercano sempre di non divulgare le loro strategie , e questo vale soprattutto per l’aspetto militare. Per loro la forza militare è uno dei fattori essenziali nel meccanismo di poter continuare a guadagnare e arricchirsi ulteriormente.
I capitalisti hanno però la necessità che la brutale guerra (che per loro significa conquista militare di nuovi mercati, dove persone vengono uccise, case bruciate, città distrutte) agli occhi del proletariato debba venire abbellita, sofisticata, trasformata, addolcita. Nel loro mentire quotidiano riescono (dare alla guerra) l’incredibile nome di “Intervento umanitario”, “Missione di pace”. Da non credere!
Forse la gente non si sofferma abbastanza a pensare a questo. Noi marxisti si!
Ma come riescono a far credere cose così assurde?
Fanno figurare attraverso le loro tv, giornali, politici, preti, partiti, governi, parlamenti, ecc. che c’è un nemico cattivo da fermare (e il nemico a sua volta dice le stesse cose di noi nel proprio paese). Con questo sistema riescono ad essere credibili e riescono a far accettare alle popolazioni il disastroso (e inutile per l’umanità) intervento militare armato, intervento che in realtà viene condotto per altri scopi .
Se andiamo ad approfondire possiamo facilmente trovare che nella storia non c’è stato intervento armato che non sia stato fatto apparire come “umanitario” o “di pace”: dall’intervento in Vietnam a quello in Jugoslavia, dalle guerre in Afghanistan a quelle in Iraq, da quelle in Cecenia a quella in Libia e adesso in Siria, Yemen, Mali, ecc. ecc. Tutte guerre definite “Interventi umanitari di pace” che messi tutti assieme hanno causato qualche milione di morti, inaudite distruzioni , povertà e fame.
E anche i ricchi tedeschi attraverso i loro governi hanno attualmente i loro “Interventi umanitari”.
Dov’è presente attualmente la Germania con il suo esercito nel mondo?
Nascosto sotto la sigla ISAF ha una presenza militare di circa 1000 soldati in Afghanistan. Sotto la sigla KFOR ha una presenza in Kosovo di 900 soldati e poi è presente militarmente in Libano e in Mali e con consiglieri nel nord dell’Iraq e Corno d’Africa.
Ultimamente, come è noto, il parlamento tedesco ha votato l’invio di 1200 soldati in Siria e ha dato la sua disponibilità a mandare ulteriori soldati anche in Iraq, dove infuriano guerre civili (fomentate dalle borghesie occidentali).
L’imperialismo tedesco quindi non si discosta di molto dagli altri padronati imperialisti.
Se per il proletariato, per la gente comune, la guerra è una “cosa orrenda” (ed è sicuramente così, senza ombra di dubbio) quello che la gente comune non sa è che per i capitalisti, cioè per i ricchi, la guerra è invece una cosa “normale”, ASSOLUTAMENTE “NORMALE”! Per loro “… la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” ci spiega Carl von Clausewitz, uno dei massimi esperti militari dell’800 (vedere articolo su “Der kommunistische Kampf” gennaio 2016).
Ma la borghesia tedesca nel mondo non interviene solo militarmente. Si caratterizza anche per un’altra cosa: dietro la facciata buonista-pacifista-umanitaria è una grande esportatrice di armi. Secondo il Stockholm International Peace Research Institute, (Sipri) é la terza nazione al mondo per export di armi, dietro a Stati Uniti e Russia.
Quindi, chi è convinto che gli industriali e le banche tedesche lavorino per la “pace”, deve tener ben presente questi dati.
E, (sempre secondo il Sipri) uno dei paesi dove la Germania maggiormente vende le sue armi è l’Arabia Saudita. Arabia Saudita che è considerata la dittatura più radicale e sanguinaria nel mondo del fondamentalismo islamico.
Per gli inesperti e per gli ingenui questi dati portano tanta tristezza e tanta delusione. MOLTA delusione. Ma è la realtà!
Per i marxisti solo conferme. Conferme in continuazione, su come funziona la società capitalistica!
Bisogna sempre cercare di capire e approfondire.
traduzione da "Der kommunistische Kampf" -giugno 2016