LA RIVOLUZIONE E’ POSSIBILE?

IN UNA SOCIETA’ CAPITALISTICA CHE SI MUOVE A CICLI :

MOMENTI ADATTI ALLA RIVOLUZIONE, ALTRI NO!

 

 

Una delle domande più frequenti che ci vengono poste durante la nostra attività è: “MA LA RIVOLUZIONE E’ POSSIBILE?”

A tal riguardo intervistiamo I.L. nostro attivista internazionalista.

Dom: - Cosa ne pensi di questo argomento?

Risp: “Si, effettivamente questa è una delle domande  più ricorrenti. E trovo che sia del tutto normale che venga posta”.

Dom: - Cosa ti viene chiesto?

Risp: “Quando sono in diffusione del giornale  spesso mi viene chiesto perché faccio questo lavoro, cioè perché mi occupo di una politica così radicale  e quale ne sia lo scopo.”

Dom: - Si. E allora?

Risp: “Ma per ‘ARRIVARE ALLA RIVOLUZIONE!’  rispondo io. Spiego  che:  noi siamo contro questo sistema pieno di contraddizioni, sfruttamento, guerre, crisi e che vediamo la possibilità e la necessità di arrivare ad una società superiore. Ma per ottenere questo c’è bisogno di una rivoluzione. E qui, quando affermo queste cose, la curiosità di chi mi ascolta aumenta.”

Dom: - E perché aumenta?

Risp: “Mi chiedono: -Com’è possibile pensare di fare una rivoluzione con le persone che non si interessano dei problemi della società, tantomeno di politica, pensano più a divertirsi? E poi con questo apparato statale, che ha tutto sotto controllo, controlla bene la popolazione e conosce mille trucchi per dargli falsi obbiettivi per distoglierla dai suoi veri problemi?’ -  domande che per me sono più che legittime”.

Dom: - E tu cosa rispondi?

Risp: “Che forse loro non sanno che il capitalismo si muove a cicli. Non bisogna farsi ingannare dal momento in cui si vive. Certo, adesso è così, viviamo in un momento di relativo benessere e la gente non pensa certo alla rivoluzione, questo è normale. Ma  non è sempre stato così e non sarà certo sempre così! Chi si interessa di politica, a chi piace la politica, deve avere la consapevolezza profonda che la società capitalistica è in continuo movimento: lunghi momenti di espansione con relativo benessere che si alternano a corti, ma intesivi momenti, di crisi, anche molto gravi, che si possono trasformare in guerre. Tutto questo non dipende dalla volontà delle persone, ma è il  movimento oggettivo del sistema affaristico.  La gente comune queste cose non le conosce, ma noi che ci interessiamo di politica, le dobbiamo conoscere. Alla gente comune, che adesso sta vivendo un lungo momento di benessere, sembra impossibile che possano ritornare ancora momenti terribili ed è normale che pensi che la situazione non si modificherà mai più in negativo e rimarrà sempre così. Ma noi marxisti scientifici, esperti del ciclo capitalistico e quindi di realtà, sappiamo benissimo che il mondo degli affari è controverso e orribile e che causerà ancora situazioni terribili. E’ il ciclo capitalistico individuato a suo tempo da Marx e da Engels e confermato mille volte dalla realtà. E noi sappiamo  benissimo che la gente oggi è tranquilla e non pensa alla rivoluzione e ad una società superiore, semplicemente perché la situazione è tranquilla, ma se la situazione cambiasse e si modificasse , si esasperasse, anche le persone si modificheranno e una volta arrivati all’ esasperazione cominceranno in massa a pensare alla società superiore. E quello sarà il momento della rivoluzione! Esattamente come hanno fatto a suo tempo i bolscevichi con successo.” 

Dom: - Quindi ci sono momenti adatti alla rivoluzione e altri no?

Risp: “Esattamente! E’ questo che sfugge a molti di sinistra. E anche loro fanno l’errore di pensare che la situazione tranquilla e di relativo benessere in cui viviamo rimarrà sempre così. Quindi non capiscono perché si parli di rivoluzione, di società superiore. A loro sembra strano che ci siano attivisti rivoluzionari “veri”, cioè che vedono un futuro realmente rivoluzionario e si mobilitino per questo”.

 

Grazie compagno.

BOOM IMMIGRAZIONE

E AUMENTO DELLE DESTRE XENOFOBE

ALLE ELEZIONI REGIONALI

I TRUCCHI CHE I RICCHI USANO IN QUESTE SITUAZIONI

-I RICCHI MUOVONO I GOVERNI PERCHE’ ACCOLGANO GLI IMMIGRATI DI CUI HANNO BISOGNO NELLE FABBRICHE, IN CONTEMPORANEA FOMENTANO E AMPLIANO I PARTITI RAZZISTI ALL’OPPOSIZIONE PER TENER DIVISI I LAVORATORI-

 

L’Europa l’anno scorso (2015) è stata investita da un evento migratorio di enormi proporzioni. Mai nella storia recente europea si era verificato una situazione di così notevoli dimensioni.  

Gli immigrati sono arrivati, come è noto, da paesi del Medio Oriente e del nord Africa dove infuriano guerre civili.

Se ricordiamo e osserviamo bene, nessuno alla fine del 2014 aveva previsto o si sarebbe aspettato  una cosa del genere (e questo ci dimostra ancora una volta come il sistema capitalistico sia estremamente imprevedibile, ingovernabile, dove nessuno può sapere e sentirsi tranquillo  su quello che potrebbe succedere domani).

I padronati europei, tutti, da tempo (come riportiamo continuamente su questo giornale) sono assillati dal problema  della diminuzione costante della popolazione dovuta al calo delle nascite e si trovano nella situazione  di aver  bisogno di mano d’opera nelle fabbriche.  Il governo tedesco, per tentare di risolvere questo problema al padronato germanico, ha assorbito negli anni precedenti il 2015 annualmente mediamente  200.000 – 300.000 immigrati. Per gli anni 2015 e seguenti aveva  programmato un’accoglienza di almeno 400.000 stranieri.

Però l’anno scorso-  e cioè parliamo sempre del 2015 - visto l’eccezionale afflusso di rifugiati, il governo nel corso dell’anno aveva alzato il numero a 800.000, per poi accogliere tutti quelli che sono arrivati, vale a dire più di 1 milione.

E’ inevitabile che un’enorme massa di persone che si sposta da un continente all’altro comporti tutta una serie di problemi sociali e di ordine pubblico. Ma  non si deve mai perdere di vista l’aspetto principale, fondamentale di questi eventi  e cioè che questa enorme massa di immigrati che invade l’Europa va a finire nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro a occupare i posti di lavoro più duri e malpagati in cui i giovani europei si rifiutano categoricamente di andare.

Ma i media non danno mai risalto a questo,  si danno invece un gran da fare per riportare, amplificare e ingigantire paurosamente i piccoli fatti di malavita che piccolissimi numeri di immigrati commettono!

Si,  piccolissimi e poco significativi fatti di malavita se noi li confrontiamo con i milioni, e ripetiamo: milioni! di immigrati che sono in Europa e che nonostante siano sottopagati  e lavorino duramente hanno un comportamento corretto!  In confronto a questo, la qualche decina o centinaia di malavitosi sono proprio una nullità!

I media dovrebbero invece  mettere in risalto le ingiustizie che questi  lavoratori immigrati ogni giorno subiscono:  essere fortemente sottopagati e super sfruttati; spesso non venir messi a contratto regolare ed essere sottoposti a orari di lavoro lunghissimi e non completamente pagati; i lavori più duri a cui sono sottoposti producono in continuazione incidenti sul lavoro; spesso a loro non vengono pagati i contributi sociali; vengono licenziati in qualsiasi momento; i media non evidenziano gli enormi guadagni che gli insaziabili e cinici imprenditori con questo sistema ottengono;  gli alloggi malsani in cui gli immigrati vivono, le divisioni delle famiglie, ecc. ecc.

E questi lavoratori sono milioni e milioni di persone qui in Europa (senza contare quelli fuori Europa) che non hanno il problema di portare il cane a passeggio  o di fare la raccolta dell’immondizia differenziata, ma di sfamare i propri figli, di arrivare a fine  giornata, di dormire sotto un tetto decente.

Ma i media, i giornalisti, i politici, insistono in continuazione nel mostrare  e gonfiare solo l’aspetto dei piccoli fatti di criminalità in modo da  CREARE UN SENTIMENTO ANTI IMMIGRATI! 

PERCHE I MEDIA NON DICONO TUTTA LA VERITA’ E SPINGONO COSI’ SUL RAZZISMO?

QUAL’E’  LO SCOPO DEI RICCHI CHE POSSEGGONO I MEDIA E FOMENTANO IL  RAZZISMO?

 

LO SCOPO E’ EVIDENTE E VECCHIO COME IL CAPITALISMO!

Il gioco dei ricchi è  DA UNA PARTE FAR SI CHE I GOVERNI (che loro direttamente o indirettamente controllano) ACCOLGANO GLI IMMIGRATI di cui, come detto,ne hanno estremo bisogno nelle fabbriche; dall’altra, con le loro tv e giornali, CREARE UN SENTIMENTO ANTI IMMIGRATI in modo da arrivare AD INGROSSARE I PARTITI RAZZISTI NAZIONALI che sono all’opposizione, i quali  DENTRO E FUORI LE FABBRICHE DEVONO TENER DIVISI I LAVORATORI LOCALI DA QUELLI STRANIERI.

ED ECCO CHE LO SCOPO DIVENTA CHIARO E PRENDE FORMA!

DIVIDE  ET IMPERA! Con questa politica razzista (cosa che abbiamo visto mille volte dall’inizio dell’800 in poi) gli imprenditori riescono a tener molto basso il costo della mano d’opera e a straguadagnare. E come si è sempre osservato nel passato, dalla divisione tra lavoratori non ci rimettono solo i lavoratori immigrati, ma anche i lavoratori locali, i quali da soli ( perciò deboli) non riescono a difendere le loro precedenti condizioni di lavoro e salario e tener testa ai padroni bramosi e assetati di guadagno.

 

E’ ESTREMAMENTE IMPORTANTE AVER CHIARO QUESTO !

 

Nostro compito è chiarire costantemente questo sporco gioco borghese ed essere impegnati, come noi lo siamo con i nostri attivisti sindacali, perché le organizzazioni sindacali adottino una politica rivendicativa di ugualità tra lavoratori locali e immigrati.


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-SCONTRO TRA BORHESIE-

SIRIA: IL RITORNO  DELLA BORGHESIA RUSSA ALL’INTERVENTISMO MILITARE ESTERO

 

 

-DOPO LA LUNGA PAUSA DOVUTA AL CROLLO DELL’URSS-

 

 

 

Era dall’invasione dell’Afghanistan (1979) e dal conseguente crollo dell’Urss (1991) che l’imperialismo russo non interveniva militarmente direttamente in un paese estero. Gli interventi militari russi in Cecenia del 1994 e del 1999 sono stati considerati come interventi sul proprio territorio, perciò non esterni.

Anche nello scontro militare in Ucraina dell’anno scorso il coinvolgimento dell’esercito russo non è stato diretto, ma  limitato all’ appoggio alle milizie ucraine russofone della regione del Donbass ribelli al governo centrale ucraino di Kiev.

Il crollo dell’Urss del 1991 aveva lasciato nel mondo un vuoto politico, economico e militare enorme, che le borghesie concorrenti alla Russia si sono subito mobilitate per colmarlo. 

I  primi che hanno approfittato della situazione sono stati i padronati europei e in special modo quello tedesco. Nazioni con le loro borghesie, come Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Croazia ecc. sono passate subito nell’ambito occidentale europeo, dove per loro si apriva la grande occasione di lucrosi  e lauti affari.

Ma anche il padronato americano non è rimasto a guardare, non si è lasciato scappare l’occasione per guadagnare terreno: nel 1990 interviene militarmente in Kuwait contro Saddam Hussein, nel 2001 invade l’Afghanistan tirandosi dietro le borghesie europee. Poi nel  2003 invade l’Iraq. Nel 2011, assieme ad alcune borghesie europee appoggia la guerra civile in Libia per rovesciare il governo filorusso di Gheddafi. L’anno dopo fomenterà, sosterrà ed appoggerà la guerra civile in Siria con lo scopo, anche qui, di rovesciare il governo filorusso di Assad.

La borghesia russa ha avuto bisogno di un ventennio per completare la ristrutturazione e ricostruzione della propria industria e finanza.  In questa situazione e per tutto questo tempo è rimasta paralizzata politicamente e militarmente.

In questo periodo, nel  2010, ha scelto di stringere un’ alleanza politica, economica e finanziaria con i paesi emergenti dei BRICS: Cina, India, Brasile e Sud Africa.

Adesso, con l’intervento militare in Siria, dimostra di essere di nuovo pronta a rientrare sulla scena mondiale e di svolgere attivamente il proprio ruolo imperialista.

Come detto, gli Usa assieme ad alcune borghesie europee ha tentato di rovesciare  il governo siriano di Assad  alleato dei russi.  Ma l’operazione  non è riuscita e si è creata una situazione di guerra civile d’empasse.

E’  a questo punto che il governo di Mosca coglie l’occasione di decidere di aiutare il proprio alleato siriano e di mostrare al mondo che è ritornato sulla scena per  difendere i propri interessi  e le proprie sfere di influenza.

Con il pretesto di combattere il Califfato dell’Is ha ottenuto il consenso americano ed europeo di poter intervenire  militarmente direttamente nel conflitto siriano, in appoggio al governo centrale di Assad.

Ma la tecnologia incredibilmente sofisticata impiegata dai russi nel conflitto ha sorpreso tutti: per colpire le basi Is in Siria sono stati lanciati, con estrema precisione, una miriade di missili da navi russe dalla distanza di ben 1500 km. Le navi, corvette Buyan, da cui i missili sono partiti, risultano essere di nuovissima tecnologia con una stazza (peso) di 1.000 tonnellate, anziché 10.000 come quelle americane. Anche gli aerei russi Sukhoi impiegati nel conflitto dispongono di tecnologie estremamente elevate.

Chi pensava che le armi russe fossero obsolete ha dovuto ricredersi velocemente.

Ma l’attivismo del governo della borghesia russa non si è limitato solo all’intervento militare. Putin è riuscito a far accettare ad Obama e ai presidenti europei, che al tavolo delle trattative per decidere il futuro della Siria partecipi anche il presidente siriano Assad, cosa che prima, Usa e UE rifiutavano categoricamente.

Naturalmente l’imperialismo russo, con il suo 3,5 di Pil (produzione) mondiale, non ha la forza economica e quindi  militare per pensare di avere un peso sugli equilibri nella spartizione capitalistica mondiale (cosa che invece economie come quella Usa, Cina ed Europa hanno), ma in quella regionale si! (per regionale si intende in est Europa e nella vicina zona del Medio Oriente). E lo sta facendo con tutta la sua forza e attività.

La Cina, cioè la borghesia (di stato) cinese, alleata ai russi nei Brics, li appoggia indirettamente e discretamente. Svolge il ruolo di non esporsi troppo nell’appoggio ai russi per potersi tenere la porta aperta per  eventuali contrattazioni con gli occidentali in caso insorgano problemi dovuti all’intervento militare di Mosca. Anche questo fa parte del gioco.

 

Lo scontro tra borghesie prosegue inesorabilmente. Basta saperle leggerle.

-SCONTRO TRA BORGHESIE-

COME POTREBBE ESSERE LA SIRIA DOPO LA GUERRA CIVILE?

 

Per noi marxisti è estremamente importante seguire e analizzare la realtà quotidiana. Abbiamo la possibilità di entrare nel meccanismo di funzionamento del sistema capitalistico e di scoprirne e chiarirne tutti i suoi segreti.

Spesso, come ad es. la questione Siria, i fatti che fanno notizia e che suscitano scalpore fra la popolazione sono gli aspetti più tragici, crudeli e negativi del sistema. Sono fatti che , chi crede e sostiene la bontà del capitalismo vorrebbe sottacere,  nascondere. Sono però le catene industriali, bancarie, che con i loro giornali, tv, partiti, parlamenti, ecc. diffondono questi fatti e distorcendoli li mettono in risalto con lo scopo di arrivare a coinvolgere la popolazione al proprio carro, vale a dire il proletariato. 

All’approfondimento, come sempre, anche questi avvenimenti in Siria, mostrano tutta una serie di aspetti che alla popolazione non vengono detti. 

Come sappiamo, ed è sempre bene ripeterlo, alla base, che muove il tutto,  è un gioco crudele, perverso, che ha il suo punto di partenza negli affari, nell’ottenete il maggior guadagno possibile, nel diventare sempre più ricchi. Vi è una lotta tra le varie borghesie per andare alla conquista (o sottrarsi l’un l’altro) di nuovi mercati per aumentare gli affari, lotta che dagli esperti viene definita “lotta per la conquista di nuove sfere di influenza”.

Entriamo quindi nella specificità di questo increscioso fatto della guerra civile in Siria.

Le varie fonti riportano che sia i russi, sia gli iraniani e gli hezbollah, tutti alleati del regime siriano di Assad, sono convinti che Assad non abbia la forza militare sufficiente per poter riconquistare di nuovo per intero il territorio siriano, così come lo era prima della guerra civile. Lo hanno convinto perciò a ripiegare nelle zone ritenute difendibili e in queste zone di arroccarsi.

Lo smembramento del paese viene quindi dato come un dato di fatto. E questo un po’ da tutti i paesi che direttamente o indirettamente sono coinvolti nella guerra.

Tutta una serie di fonti prospettano che la possibile divisione della Siria potrebbe avvenire in 3-4 zone.

Una zona sciita con capitale Damasco, che rimarrebbe al governo in carica di Assad, situata nella regione centrale del paese adiacente alla costa marina, che coprirebbe un quinto dell’ex Siria e una popolazione di un terzo.

Una zona sunnita a nord nel territorio siriano, situato accanto alla Turchia, comprendente la città di Aleppo, sostenuta da Turchia, Arabia Saudita e Qatar.

Una zona a sud, sostenuta da Usa, Giordania e Israele.  E una zona curda accanto all’Iraq.

Ma come si stanno muovendo le varie borghesie in questo groviglio?

Gli iraniani, ritengono che la Siria, per i loro interessi strategici, sia un alleato fondamentale in quella zona e per aiutarlo gli hanno recentemente inviato a sostegno 10.000 soldati, spostandoli dall’Iraq e dall’Afghanistan.

Il governo della borghesia russa accettando lo smembramento della Siria, nella visuale, come detto, che il governo di Assad non potrà tenerla integra, ha proposto a Usa e UE di poter sostenere il governo centrale di Damasco anche militarmente nella lotta contro l’Is. In questa prospettiva, americani, europei e sauditi hanno trovato la cosa interessante ed hanno accettato. 

Ma per poter ottenere questo da Usa e Ue, i russi hanno giocato anche l’importante carta Germania.

Ci spieghiamo meglio: è noto che il governo della borghesia tedesca ha un rapporto privilegiato di buon vicinato con la borghesia russa. Ciò è dovuto al fatto che entrambi i padronati tedesco e russo devono gestirsi, se possibile in armonia, i paesi confinanti dell’est Europa, cioè gli ex paesi satelliti dell’ex Urss (Ucraina, Polonia, Romania, Jugoslavia, ecc.).

Questo rapporto privilegiato tedesco-russo lo si è visto particolarmente bene nella crisi della guerra civile in Ucraina. In quella situazione, mentre americani, francesi ed inglesi spingevano per una acutizzazione dello scontro armato contro i russi, anche facendo intervenire la Nato, il governo tedesco, per non rovinarsi il buon rapporto con i russi, si opponeva decisamente e impediva  qualsiasi aggravamento del conflitto, proponendo con fermezza una soluzione diplomatica della crisi. (vedere l’articolo “Ucraina: Merkel-Putin”” in “Der kommunistische Kampf”  aprile 2015). 

Putin, cosciente che l’imprenditoria tedesca vuole assolutamente mantenere un buon rapporto con i russi, sfrutta in continuazione questo vantaggio a suo favore  ed è riuscito anche in questa  crisi siriana a farsi sostenere da Berlino.

Infatti sul problema Siria, la posizione del governo tedesco è sempre stata più similare a quella russa, vale a dire, per una soluzione diplomatica della guerra civile siriana: Assad (filorusso) può rimanere momentaneamente in carica perché importante nella lotta contro l’Is, che a quella Usa-francese-inglese, che sono invece per l’abbattimento del governo Assad. E con il suo peso l’importante governo tedesco è  riuscito a convincere anche gli altri partner europei  e poi gli Usa ad accettare le sue posizioni. Ecco come illustra la situazione “Der Spiegel” il 24 sett. 2015:  “Guerra civile siriana: nuovo tono della Merkel riguardo Assad ”(…)  mentre “fino ad ora soprattutto gli Usa hanno rifiutato ogni collaborazione con il dittatore [Assad, ndr] e Washington ne esige la caduta, la Russia invece lo sostiene” (…) “la Merkel  nel vertice speciale di Brussel ha detto: ‘si deve parlare con molti protagonisti, tra questi ci deve essere anche Assad”. Traducendo: la Merkel sta dicendo che Assad non deve essere buttato fuori, deve rimanere e deve partecipare alle trattative. Si osservi bene: proprio le stesse posizioni dei russi.

Il governo della borghesia (di stato) cinese, che è alleato ai russi nei BRICS. Nella crisi siriana mantiene le stesse posizioni russe, divergendo dagli americani, francesi, inglesi e sauditi e non perde occasione per mettere in risalto come la Germania abbia una posizione più vicina ai russi e diversa da quella dei partner Nato.

Concludendo: la soluzione politica che sembra delinearsi in Siria sarà una cantonizzazione etnica del Paese. Basata su un decentramento molto avanzato delle zone. Vale a dire un governo federale con pochissimi poteri come quello svizzero, cioè un governo nazionale leggero per le macroaree, lasciando alle amministrazioni cantonali  le decisioni locali                                                                                  


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-COSA NON VIENE CHIARITO NELLE LEZIONI UNIVERSITARIE-

LENIN RIVOLUZIONARIO:

LA NECESSITA’ DELLA FASE TRANSITORIA DOPO LA RIVOLUZIONE ASPETTANDO LE ALTRE RIVOLUZIONI

 

STALIN CONTRORIVOLUZIONARIO:

IL RITORNO ALLA POLITICA BORGHESE CON L’ELIMINAZIONE DELLA FASE TRANSITORIA DOPO LA RIVOLUZIONE E DICHIARANDO LA STATALIZZAZIONE, CIOE’ IL CAPITALISMO DI STATO COME “COMUNISMO”

 

 

Chi nelle università o nelle scuole assiste alle lezioni sul marxismo o sulla storia, si rende subito conto di una cosa: che i professori fanno tutto un calderone sulla vicenda della rivoluzione bolscevica russa del 1917. La questione viene trattata molto superficialmente e spesso senza cognizione di causa. Non vengono chiariti i contenuti dell’eccezionale evento storico, non viene spiegato il contesto in cui l’evento  accade, ne tantomeno i suoi veri scopi. E soprattutto non viene chiarita l’importante differenza politica tra Lenin e Stalin. I professori nelle lezioni riprendono i concetti comuni che vanno per la maggiore nell’opinione pubblica, opinione costruita dai Mass Media, cioè da giornalisti supponenti, ma ignoranti o da pennivendoli al servizio della borghesia. La borghesia poi, cioè i ricchi, si incarica di diffondere, attraverso i suoi giornali, tv, politici, storici, preti, ecc. questa comoda e distorta realtà.

Viene perciò normale pensare che anche i professori riprendano questa deformata realtà per comodità.  Comodità che per loro vuol dire non impegnarsi in ulteriori approfondimenti, non fare alcun altro sforzo mentale, ma soprattutto non andare controcorrente.

Ben diversa è la situazione per noi che abbiamo bisogno di capire!

STALIN NON E’ STATO LA CONTINUAZIONE DELLA POLITICA RIVOLUZIONARIA DI LENIN, NE DEI BOLSCEVICHI! Anche se Stalin, furbescamente, nella sua politica borghese controrivoluzionaria ha continuato a mantenere tutte le parole tipiche comuniste, come “Stato socialista”, “compagni”, “partito comunista bolscevico”, “Comunismo”, ecc. ecc.

E la conferma del tradimento borghese staliniano e del suo cambio di politica è dimostrata anche dal fatto che per poterla attuare Stalin ha dovuto far eliminare fisicamente quasi tutti i dirigenti bolscevichi. 

 

Alla morte di Lenin (1924) 22 erano i membri rimasti (sui 31 di cui si hanno notizie) del Comitato Centrale del Partito Bolscevico che promosse e diresse la rivoluzione d’ottobre del ’17. L’80% cadde sotto i colpi della controrivoluzione staliniana.

 

 

ARTEM  morto nel ‘21

BUCHARIN fucilato nel ‘38

JAKOVLEVA muore nel ‘44

KISELEV scomparso durante purghe

LENIN morto nel ‘24

MURANOV muore nel ‘59

RYKOV fucilato nel ‘38

SMILGA scomparso durante purghe

STASOVA muore nel ‘66

URICKIJ morto nel ‘18

 

BERZIN scomparso durante purghe

DZAPARIDZE muore nel ‘18

JOFFE suicida per protesta nel ‘27

KOLLONTAJ muore nel ‘52

LOMOV fucilato nel ‘37

NOGIN morto nel ‘24

SALUMJAN morto nel ‘18

SOKOL’NOCOV scomparso durante purghe

SVERDLOV muore nel ‘19

ZINOV’EV fucilato nel ‘36

 

BUBNOV deportato nel ‘37

DZERZINSKIJ morto nel ‘26

KAMENEV fucilato nel ‘36

KRENSTINKIJ fucilato nel ‘38

MILJUTIN scomparso durante purghe

PREOBRAZENSKIJ fucilato nel ‘38

SKRYPNIK suicida per protesta nel’33

STALIN muore nel ‘53

TROTSKIJ assassinato nel ‘40

 

Nelle lezioni i professori non spiegano i veri contenuti dello scontro tra i dirigenti bolscevichi e Stalin. Spiegano genericamente che le famose purghe staliniane erano dovute a lotte per la conquista del potere tra il cattivo Stalin e i capi bolscevichi poi eliminati, o erano dovute a  lotte causate da antipatie personali reciproche, o per  oscure tresche di carrierismo politico o cose di questo genere.

NIENTE DI PIU’ FALSO E ARTIFICIALE !

LA SOSTANZA  DELLA ALLORA DURA BATTAGLIA ALL’INTERNO DEL PARTITO BOLSCEVICO ERA BEN ALTRA!

Chi approfondisce può facilmente scoprire che i bolscevichi con Lenin affermavano che la rivoluzione russa non era ancora il socialismo. Ma solo il primo passo verso il socialismo! Un primo momento verso una rivoluzione generale che avrebbe portato poi,  all’economia comunista. In questo primo passo, il proletariato rivoluzionario russo giunto al potere,  aspettando le altre rivoluzioni, avrebbe gestito l’economia russa con il capitalismo di stato. I bolscevichi sottolineavano e  ripetevano  in continuazione che questa fase di governo operaio a capitalismo di stato era inevitabile nel percorso verso il comunismo e sarebbe stata solo transitoria, temporanea.

Ma alla  morte di Lenin, Stalin con la sua teoria del ”Socialismo in un paese solo”  stravolgerà tutto! Affermerà  falsamente che  subito dopo la rivoluzione si era instaurato il comunismo! In altre parole sosterrà  che il capitalismo di stato, cioè la statalizzazione, era il comunismo! Ed è qui che comincia la furiosa battaglia contro i capi bolscevichi. Nella falsità che si era già nel socialismo Stalin dirà che la fase transitoria non era più necessaria e che quindi non era più da considerarsi. Di conseguenza sosterrà che le altre rivoluzioni proletarie non erano più necessarie e quindi scioglierà la 3° Internazionale Comunista costituita poco prima da Lenin.

 

I GRANDI REVISIONISTI DI MARX

fine 1800: BERNSTEIN

-SMENTITO CLAMOROSAMENTE DALLA STORIA-

 

Quante volte sentiamo dire che Marx è superato? In continuazione! Alla tv, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, non vi è  persona che non affermi questo ( e in proposito chiediamoci: come mai questi presunti ultrademocratici conduttori televisivi non invitano mai i veri marxisti a questi dibattiti?). Nelle scuole, nelle università i professori parlano di un grande Marx, che ha visto giusto nel funzionamento del capitalismo, ma che ha sbagliato sulla rivoluzione, quindi da non prendere come esempio.

La critica a Marx non è però una novità nella storia!

Ci sono stati momenti nel passato in cui la critica ha avuto un eco così grande che qualcuno si era spinto addirittura a dare Marx definitivamente per sorpassato.

ILLUSI!

Prendiamo il caso interessante del revisionista Eduard Bernstein.

Tedesco, nato il 1850, morto il 1932.

Segretario di Engels, era considerato a fine ‘800 con Kautsky uno dei massimi marxisti esistenti ed è stato uno dei  dirigenti e fondatore con Bebel e Liebknecht padre, del Partito (allora rivoluzionario) Socialdemocratico Tedesco (SPD). 

Ma alla morte di Engels (1895) comincia a criticare il marxismo. Fuorviato dal lungo ciclo di sviluppo capitalistico di fine ‘800 e di conseguenza dal lungo ciclo di benessere e pensando che questo lungo ciclo non sarebbe più finito,  Bernstein  comincia a sostenete che Marx si era sbagliato sulla crisi di sovrapproduzione, sovrapproduzione che nella visuale marxiana avrebbe causato  profonde crisi, guerre, che a loro volta avrebbero dato la possibilità di aprire la strada a rivoluzioni. Bernstein comincia a sostenere che il caotico sistema capitalistico può essere controllato dai capitalisti attraverso accordi tra di loro, così da mitigare la concorrenza, evitando così le crisi. Visto che dal suo punto di vista  le crisi non sarebbero mai arrivate,  sostiene che il proletariato, pur mantenendo sempre l’obbiettivo della  conquista del potere, deve però arrivarci non attraverso rivoluzioni, ma attraverso riforme, attraverso il parlamento.

Quello che arriverà qualche anno dopo, crisi,  guerre,  crisi di sovrapproduzione e successivamente ancora guerre, smentirà clamorosamente ciò che  sosteneva.

Ma la critica a Marx che Bernstein aveva sviluppato, aveva trovato sui giornali del suo tempo, naturalmente controllati dalla borghesia, un clamore incredibile. Ci si può ben immaginare come ai ricchi non sembrasse vero che uno dei due massimi esponenti del marxismo mondiale ripudiasse il marxismo stesso! Un’occasione per loro senz’altro da non perdere, per dare spazio sui loro giornali  e denigrare Marx!

Saranno Lenin, Kautsky,  Rosa Luxemburg , che si scaglieranno senza riserve contro le tesi di Bernstein per ripristinare la chiarezza scientifica del marxismo. Poi, dagli eventi successivi, puntualmente confermata.

Se noi prendiamo le critiche che oggi vengono rivolte al marxismo: Marx superato; la società d’oggi è profondamente cambiata da quella da lui analizzata; la classe operaia si è evoluta e non pensa più alla rivoluzione; non esiste nessun ciclo capitalistico; i capitalisti adesso sono intelligenti e sanno come gestire la situazione, ecc. ecc. come si può ben notare, non sono poi molto cambiate da quelle dei tempi di Bernstein. Se noi per esempio le critiche che Bernstein muoveva a Marx le mettessimo in bocca a tanti intellettuali di oggi, nessuno si accorgerebbe che sono identiche alle sue. E’ molto strano, che i critici del marxismo d’oggi, che affermano di essere sopra le parti, democratici, si ritengono sapientoni, gran intelligenti, istruiti, pomposi, smerdosi, non si rendano conto che la storia ha in continuazione e in mille maniere confermato Marx e non Bernstein. E per capire questo non è che bisogna essere tanto dei geni! Eppure  queste considerazioni non trovano una parola nei dibattiti televisivi, nelle tavole rotonde, nelle lezioni. 

Come mai?

 

Eppure anche adesso, chi è attento può constatare che tutte le caratteristiche capitalistiche individuate da Marx sono presenti e che il ciclo capitalistico sta seguendo la sua parabola come ai tempi di Bernstein.

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Nella sua menzogna del “Socialismo in un paese solo” Stalin non si accorgeva (oppure nascondeva)che nella Russia rivoluzionaria tutto funzionava capitalisticamente: i prodotti continuavano ad essere venduti (e non diffusi tra la popolazione, come avrebbe dovuto essere nel comunismo). I prezzi delle merci si alzavano o abbassavano a secondo della domanda e dell’offerta come in un qualsiasi altro paese capitalistico. Nascondeva che esisteva ancora un proletariato (cosa che nel socialismo non esiste più) con un salario e con i suoi sindacati  e che le imprese e le banche statali (anche le banche nel socialismo non esistono più, perché i prodotti che vengono distribuiti tra la popolazione e non più venduti non hanno bisogno delle banche) erano condotte e dirette affaristicamente da componenti del partito invece che da privati. 

Come detto, tutte queste fondamentali nozioni  nelle lezioni non vengono chiarite, oppure vengono sottaciute o chiarite in minima parte. Tutto questo crea confusione, non aiuta a capire come funziona questa società, ma soprattutto fa il gioco della borghesia.


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Punti fermi della scienza marxista

 

Riproponiamo qui al lettore un articolo tratto dalle dispense “Teoria e pratica del marxismo” edito da “Lotta Comunista” nel 1996. 

 

DAL MATERIALISMO MECCANICISTA

AL MATERIALISMO DIALETTICO

 

La concezione materialistica non è stata storicamente una scoperta del marxismo: essa era già stata elaborata precedentemente a partire dal ‘600 (se escludiamo alcune primitive concezioni presenti già nella filosofia greca) in parallelo con lo sviluppo della moderna industria: impegnata a trasformare la natura su larga scala, l’industria borghese aveva bisogno di conoscere scientificamente la realtà.

Il ‘700 è l’epoca in cui la borghesia, che già si era affermata nei secoli precedenti in vari paesi (Inghilterra e Olanda in primo luogo), aumenta il suo peso: le produzioni artigianali e manifatturiera si affiancavano sempre più alla terra come fonte di ricchezza, elevando la produttività del lavoro e quindi il reddito complessivo.

Ma l’ordinamento feudale esistente (in Francia per esempio) diventava un freno insopportabile allo sviluppo della nuova classe, la quale si poneva quindi l’obbiettivo di conquistare il potere politico.

L’illuminismo e il materialismo in particolare diventavano gli strumenti ideologici della lotta politica del Terzo Stato (la borghesia) contro l’assolutismo feudale.

La Ragione diventa il tribunale cui sottoporre tutte le idee e le istituzioni vigenti per giudicarle, condannarle e sostituirle: era la “ragione” dei nuovi rapporti economici borghesi che volevano liberarsi dei privilegi e delle ideologie ormai inadeguate e quindi “irrazionali”.

Il materialismo era l’applicazione più conseguente dei “lumi della ragione” fino all’esclusione di qualsiasi entità divina (che invece permaneva in altri illuministi come Rousseau e Voltaire).

Il materialismo era nato in Inghilterra come pratica della borghesia nascente ed aveva in Bacone, Hobbes e Locke gli esponenti più importanti.

Passato in Francia il materialismo assumeva tutta la valenza di una battaglia rivoluzionaria; dopo Cartesio, Decartes, Helvetius ed Holbach, trovava in Diderot e D’Alambert importanti divulgatori delle idee della futura rivoluzione, in particolare attraverso la loro attività nella redazione della “Enciclopedia”, il testo in cui veniva riflesso il pensiero della nuova classe.

Tutte le verità enunciate dai materialisti avevano uno scopo rivoluzionario e questo scopo era l’affermazione della classe borghese: era la forza ed il limita dei materialisti francesi che miravano ad abolire le proprietà feudali ma a difendere le proprietà borghesi, senza andare oltre.

Nel suo scritto “Ludovico Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca” Engels rilevava le “ristrettezze” del materialismo francese: il materialismo del 1800 era essenzialmente metafisico e meccanicista, era incapace di concepire il mondo come una realtà il continua evoluzione e mutamento, applicava questa “concezione antistorica” anche alla stessa storia degli  uomini.

Era quindi un limite di classe a portare i materialisti francesi sull’orlo della scienza sociale, ma a non permettere loro di fare il passo decisivo.

Sulle loro spalle si ergerà però il pensiero di Marx che riprenderà il materialismo da un punto  di vista essenzialmente dialettico.

 

Il materialismo storico, che ha nel materialismo pre-marxista il proprio padre, ha la propria madre nella dialettica.

 

Punti fermi della scienza marxista

 Proseguiamo qui nell’approfondimento del falso socialismo,

cioè del capitalismo di stato camuffato da “socialismo”

 

NELL’EX DDR: A PAROLE SOCIALISMO,

DI FATTO CAPITALISMO DI STATO.

GUARDARE ALLA SOSTANZA!

-come vedono le varie formazioni politiche l’ex DDr?-

 

 

 

Proseguendo nel nostro approfondimento per capire se nell’ex DDr, ex Urss, ecc. esisteva il socialismo o no, interessante è anche analizzare come i vari partiti, le varie ideologia politiche, vedono questo aspetto.

Innanzitutto si deve fare una precisazione: IL CONCETTO SCIENTIFICO UNIVERSALMENTE RICONOSCIUTO PER DISTINGUERE SE IN UN PAESE C’E’ IL COMUNISMO O IL CAPITALISMO E’ QUESTO: NEL COMUNISMO o SOCIALISMO I PRODOTTI VENGONO SUDDIVISI TRA LA POPOLAZIONE;  NEL CAPITALISMO I PRODOTTI VENGONO VENDUTI per trarne un guadagno!

Se questo è il concetto fondamentale, allora la domanda è: nell’ex  DDr i prodotti venivano suddivisi tra la popolazione o venivano venduti, commercializzati,  come in qualsiasi altro paese? 

VENIVANO VENDUTI!  Perciò nell’ex DDr, ex Urss, ecc. non si può assolutamente parlare di socialismo-comunismo!

 

Ma vediamo come le varie formazioni politiche vedono questo aspetto.

GLI STALINISTI: per loro quando le industrie e le banche non sono più private, ma statalizzate, allora si può parlare di socialismo-comunismo. Perciò per loro nell’ex DDr, ex Urss, ecc. esisteva il comunismo. Non importa se i prodotti venivano ancora venduti, commercializzati, se esisteva ancora la concorrenza, se esistevano ancora i lavoratori dipendenti con un salario ed erano sfruttati, ecc.

I TROTZKISTI: parlano a riguardo dell’ex DDr, ex Urss, ecc. di “socialismo degenerato”. Intendendo che le burocrazie e i partiti che gestivano il potere in queste società “socialiste” erano diventati così corrotti da produrre tutti le disfunzioni che subivano. Anche qui i trotzkisti non si pongono il problema se in questi paesi i prodotti venivano suddivisi tra la popolazione come dovrebbe essere nel socialismo o venivano venduti come accade invece nel capitalismo.

I DEMOCRATICI: per loro l’ex DDr, l’ex Urss, ecc. sono state esperienze di “governi operai di socialismo reale” (“il comunismo reale”) che ha dimostrato  di non funzionare. Quindi esperienze assolutamente da non ripetere. Non viene posta nessuna domanda sulla suddivisione o vendita dei prodotti.

LE FORMAZIONI DI DESTRA: l’ex Urss, l’ex DDr, per i partiti di destra, sono il “diavolo”! Perche ritenute “comuniste”! Perciò assolutamente da combattere. Per loro il crollo dell’Urss e dell’ex DDr è stato un grande successo nella lotta contro il “comunismo” e anche Cuba sta cambiando. A loro rimane il grande problema della Cina (ovviamente anche quella ritenuta erroneamente “comunista”).

PER LE RELIGIONI (l’oppio dei popoli): anche loro, naturalmente, associano l’ex DDr, l’ex Urss, ecc. al comunismo. Pur dicendo in continuazione che Dio è amore e che siamo tutti fratelli, odiano visceralmente tutto quello che a loro appare come “comunismo”. Hanno gioito intensamente e benedetto il crollo dell’impero Urss e dei suoi satelliti, paesi rigorosamente laici, dove le religioni non trovavano spazio, se non addirittura venivano ostacolate.

PER IL PADRONATO: vede in tutto ciò che può essere marxismo, comunismo, socialismo, il nemico naturale.  Ovviamente associano anche loro senza problemi l’ex DDr, l’ex Urss, ecc. al “comunismo”  (e hanno tutto l’interesse speculativo per farlo).  Con il crollo dell’Urss si è aperta loro l’occasione (speculativa)di mostrare ai loro dipendenti come il “comunismo” non possa funzionare, come sia un’illusione, come gli operai siano degli ingenui e che sia inutile perseguire questo obiettivo. Perciò che stiano tranquilli, calmi, buoni, che lavorino e si accontentino.  

 

PER NOI LENINISTI (DI LENIN e non si Stalin): come chiarito all’inizio: visto che i prodotti venivano venduti, nell’ex DDr, nell’ex Urss, ecc. non si può parlare di  comunismo, ma di capitalismo. CAPITALISMO DI STATO, per l’appunto. Non si può parlare di “degenerazione del socialismo”, ne di “esperienza di socialismo reale”, perché non esisteva, per l’appunto, nessun “socialismo”. La realtà ci dice che il crollo dell’impero Urss non è stato il “crollo del socialismo”, ma il crollo di alcuni paesi a capitalismo di stato. Dal punto di vista scientifico, Cina, Cuba, Nord Corea, dove anche i prodotti vengono venduti e commercializzati, sono  paesi capitalistici, a capitalismo di stato.

E’ importante riflettere ed aver chiaro questi concetti base.

 

 


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