L’AIUTO DEL “CAPITALE“

DI MARX

 

 

La stampa e i media dicono solo una parte della verità. E’ noto.

Ed è altrettanto vero che vediamo nella società molte cose che non funzionano. Si parla di benessere sociale ma ci sono sacche di povertà. Si parla di diritti dei lavoratori, ma nelle fabbriche i lavoratori sono sfruttati e devono sottostare alle rigide regole dei padroni. Una parte di salari sono molto bassi. Il lavoro precario aumenta. Si parla di diritti, ma ci sono disuguaglianze sociali enormi. Gli immigrati supersfruttati sono trattati incivilmente mentre i super miliardari festeggiano. Si parla di democrazia, ma gli elettori non contano nulla e i parlamentari fanno quello che vogliono. Si inneggia alla pace e alla civiltà, mentre il pianeta è infestato di guerre. E così via.

Com’è possibile allora capire?

Capire come funziona questo mondo che sembra incomprensibile nei suoi meccanismi, inestricabile e impenetrabile nella sua immensità, capire quali sono e da che cosa provengono i vari problemi?

Un sistema c’è. 

Mentre la borghesia con la sua stampa e sostenitori da una sua versione della società, esiste un sistema che permette di scoprire e capire veramente tutti i meccanismi che muovono l’economia capitalistica, anche in quelli più intricati, nascosti, e soprattutto non detti. E’ un metodo che permette addirittura di fare anche un certo numero di previsioni, che poi regolarmente si avverano. 

 

 

Questo  STUDIO, questa realistica ANALISI

della società, la possiamo trovare nel

‘CAPITALE’ di Karl Marx.

 

 

Qui possiamo trovare tutte le spiegazioni che noi cerchiamo su come funziona l’attuale società, la società capitalistica. La spiegazione di tutto ciò che i media e i politici non dicono, distorcono, nascondono, manipolano.

E’ da questa ANALISI-STUDIO che è possibile arrivare a decifrare come funziona il sistema del LAVORO. Tutto ciò che riguarda lo sfruttamento, il profitto e il plusvalore, motivi per cui i ricchi diventano sempre più ricchi aumentando costantemente i loro capitali e le loro ricchezze. E dall’altro il motivo dei bassi salari, dell’intensità dei tempi di lavoro, del lavoro precario e della disoccupazione, che smonta totalmente quanto affermato dai padroni, di essere coloro che “danno” da lavorare alla gente e di farlo per il “bene comune”.

Dal “Capitale” è possibile capire da dove provengono le costanti inevitabili catastrofiche CRISI ECONOMICHE. Parte integranti del sistema affaristico. Cosa che nella storia su questo aspetto molti hanno tentato di negare Marx, affermando che sbaglia nella sua analisi, sostenendo invece che i capitalisti sono diventati così “intelligenti” che mettendosi d’accordo tra di loro possono evitare le crisi. Tutto inutile: le terribili crisi sempre sopraggiunte stanno a dimostrare che l’analisi del ‘Capitale’ è corretta.

E’ possibile capire LA FUNZIONE DEI PARTITI e dei PARLAMENTI al servizio e sotto stretto controllo del sistema industrial-finanziario, mentre i media si sforzano di far credere che sono indipendenti e si prodigano per il benessere della società riempiendosi la bocca con la parola ‘democrazia’.

E’ possibile capire da dove provengono le MOSTRUOSE GUERRE. Non causate da “cattivi” come i politici e i media presentano, bensì dalla  costante lotta militare tra capitalisti stessi per sottrarsi a vicenda fette di mercato. Come politica militare per abbattere la concorrenza. Dove banche e imprenditori attraverso i propri governi nazionali perseguono, da veri briganti, la spartizione dei mercati internazionali (con il pretesto appunto, di abbattere i malvagi).

Ed è infine possibile capire come i viscidi capitalisti abbiano tutto l’interesse a nascondere, distorcere l’imbarazzante e terribile realtà capitalista, per non rendere pubblico che loro stessi sono la causa, i responsabili, dei repellenti problemi che affliggono la società. Problemi che in alcuni momenti assumono anche dimensioni drammatiche.

In altre parole è con L’AIUTO dell’ANALISI e dello STUDIO che troviamo nel ‘CAPITALE’ che possiamo diradare quella nebbia che avvolge tutto il sistema e lo nasconde. Che possiamo finalmente comprendere questa società in TUTTI I SUOI ASPETTI. Nebbia e confusione che media e politici si incaricano ogni giorno di produrre affinchè i proletari non capiscano e si organizzino ribellandosi contro.

Un  TESORO POLITICO - SOCIALE IMMENSO quindi. Da usare costantemente.

 

Elezioni:  Vittoria SPD-SCHOLZ

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POTREBBE ADESSO ACCADERE COME CON SCHRÖDER?

 

 

I precedenti governi SPD-Verdi di Schröder dal 1998 al 2005 sono stati i peggiori governi antisociali della storia della Bundesrepubblica: 

 

-          Importanti tagli alla spesa sociale;

-          Taglio dell’assistenza sanitaria;

-          Aumento esponenziale del lavoro precario con l’esplosione      dei contratti a termine sottopagati,

-          Aumento del lavoro interinale e introduzione dei lavori             “mini-Job” causa dei noti massivi problemi per i lavoratori;

-          Introduzione del famigerato Hartz IV;

-          Lotta contro i contratti nazionali per diminuire il peso dei        sindacati nella contrattazione con i padroni;

-          Innalzamento dell’età pensionabile e peggioramento delle       pensioni.

 

IN CAMPAGNA ELETTORALE AVEVANO PROMESSO

TUTTO IL CONTRARIO.

 

In realtà in politica le sigle Sinistra, Destra, Centro, o altro, hanno una importanza molto secondaria, come la storia dimostra. Queste sigle spesso illudono, perchè quello che i politici perseguono è in realtà uguale per tutti loro. 

Quando i partiti sono all’opposizione giocano a mostrarsi molto differenti rispetto ai partiti che governano. Ma appena essi stessi arrivano all’esecutivo, anche i più radicali, come sempre accaduto, a parte cose secondarie, nella sostanza continuano nella politica governativa dei partiti da loro sostituiti. ESEGUONO CIO’ CHE IL SETTORE BANCARIO-INDUSTRIALE A LORO RICHIEDE.

 

E’ veramente impossibile in campagna elettorale capire quale sarà la vera politica (viene sempre rigorosamente tenuta nascosta) che un partito perseguirà una volta al governo (chiaro esempio è la campagna elettorale del 1998 con l’SPD di Schröder e i Verdi). Ma è subito dopo, a elezioni avvenute, che irrompono le richieste (pubbliche o segrete) delle varie categorie industriali e bancarie che rivendicano l’assoluto e senza indugio perseguimento dei loro interessi.

E questo ovviamente è quello che sta accadendo (come riporta il Tagesschau - RAI tedesca- accanto) anche adesso nella formazione del nuovo governo Scholz.

Ufficialmente l’establishment economico tedesco (i veri potenti della nazione) chiede che vengano attuate alcune  “riforme”. Specificandole: il “digitale” “le infrastrutture e gli investimenti”, “la riorganizzazione dell’amministrazione pubblica”, “il snellimento nelle procedure di pianificazione e approvazione” ed infine la presentazione di un “programma di crescita”.

Però non ufficialmente, segretamente, per non spaventare la popolazione (come  l’esperienza Schröder ci sottolinea) tutte queste richieste di “riforme” potrebbero, senza tanti problemi, nascondere anche altri duri peggioramenti (chiamati anch’essi “riforme”) per  lavoratori e  giovani.

Se così fosse, l’SPD con Scholz, senz’altro non avrebbe nulla in contrario a soddisfare le richieste dei vari banchieri, industriali, delle multinazionali, e sacrificare i lavoratori, anche se in campagna elettorale è stato promesso tutto il contrario - esattamente come aveva fatto Schröder con l’SPD.

Quindi attenzione, lo ripetiamo: il colore di un partito o la sigla non deve ingannare.

Perché i governi si alternano, illudono, ma a rimetterci alla fine sono sempre i lavoratori.


 

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Abbiamo pubblicato questo articolo prima delle elezioni.

Ci sembra molto utile riportarlo anche adesso.

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ELEZIONI IN GERMANIA

Le promesse elettorali

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LA BORGHESIA PRESENTA I SUOI PARTITI.

CHE DEVONO CONVINCERE GLI ELETTORI CON “PROMESSE”

 

 

 

 

Si, funziona proprio così. Contrariamente a quello che si pensa, alle elezioni è la borghesia che presenta i partiti, i “suoi” candidati, tra i quali poi le persone devono scegliere chi votare.

Quindi come sempre, ha inizio la farsa della marea degli “impegni” - come mostra la tabella accanto. Naturalmente solo “promesse”.  

Per verificare che sono solo “vuote promesse” bisogna però ritornare nel passato per vedere tutte le “cavolate” che i partiti dei capitalisti nelle varie tornate elettorali hanno proposto - e che furbescamente dopo tacciono di non averle mai mantenute.

 

Prendiamo per esempio la Merkel. Erano questi i suoi impegni “forti” nella campagna elettorale del 2013 per vincere le elezioni: “pensione per le madri casalinghe, vari contributi per i figli, protezione contro l’aumento degli affitti”. “Forti impegni” perché a quel tempo 

queste problematiche erano molto sentite tra la  popolazione (come riportato sotto anche dalla Frankfurter Allgemeine) e la cancelliera ne approfittava per prometterne l’impegno così da raccoglierne i voti

Qualcuno ha visto la realizzazione di qualcuno di questi “impegni”? Nessuno! Assolutamente niente!

 

Eppure Angela Merkel è stata al governo per molti anni dopo, ma di questi “doveri” elettorali non ne ha più parlato e tantomeno affrontato alcuno. Com’è evidente e come sosteniamo, erano solo “vuote” promesse per vincere le elezioni. 

Oppure come altro grande esempio possiamo prendere le “promesse” elettorali di un altro grande famoso cancelliere dei governi tedeschi: Schröder dell’ SPD. Nel 1998 come candidato, in campagna elettorale erano state queste le sue altisonanti proposte: “Lotta serrata alla disoccupazione (allora – riportano le cronache - il problema era sentito al massimo) e come inizio governativo avrebbe creato 100.000 posti di lavoro nei primi 100 giorni del suo insediamento; Taglio alle tasse con riduzione della quota minima dal 25,9% al 15%; Raddoppio in 5 anni degli investimenti per l’istruzione; Lotta contro la povertà sociale, contro il lavoro nero, contro gli abusi di lavoro, più aiuti ai disoccupati; Aumento delle pensioni in prospettiva di una vecchiaia dignitosa; Alle famiglie aumento degli aiuti e degli assegni famigliari.”  Nobili intenti per prendere voti.

Ma vinte le elezioni, arrivato cancelliere, Schröder con lo slogan “la Germania deve fare le riforme” cambia subito musica e stravolgendo completamente quanto promesso in campagna preannuncia l’inizio invece di un’era di “rigida austerità”

Questi i suoi seguenti noti disastri sociali: “oltre alla mancata riduzione della disoccupazione: robusto taglio delle spese sociali; Taglio dell’assistenza sanitaria; Aumento esponenziale del lavoro precario con l’esplosione dei contratti a termine sottopagati, aumento del lavoro interinale e introduzione dei lavori “mini-Job” causa dei noti massivi problemi per i lavoratori; Introduzione del famigerato Hartz IV; Lotta contro i contratti nazionali per diminuire il peso dei sindacati nella contrattazione con i padroni; Innalzamento dell’età pensionabile e peggioramento delle pensioni; e così via”.  Una vera debacle per i lavoratori e una manna per i padroni, con l’effetto di aumentare non poco la sperequazione sociale e la forbice tra ricchezza e povertà. Brutali misure contro i lavoratori – chiaramente tutto il contrario di quanto promesso in campagna elettorale - tanto che a Schröder i sindacati gli avevano accollato l’appellativo di “compagno dei padroni” (Genosse der Bossen), anzichè “compagno” come lui come uomo di “sinistra” amava definirsi.

 

Ma anche molto istruttivo è confrontare gli impegni elettorali dei Verdi (Die Grünen), che poi giungendo al governo, cos’ hanno fatto.  

Com’è noto Die Grünen sono stati nell’ esecutivo Schröder per 7 anni, dal 1988 al 2005, in coalizione con l’SPD. Il tema forte allora degli ecologisti era la lotta contro il nucleare, lotta per la pace, contro l’inquinamento. E ovviamente, per farsi votare, queste erano state le loro posizioni elettorali di punta nel 1998 “per il miglioramento sociale e una società più giusta”.

Cos’è invece accaduto una volta giunti al governo con il cancelliere Schröder? Sul tema ecologico era stato fissato l’obiettivo di chiudere le centrali nucleari entro il 2010 e, per agevolare i costi per il passaggio all’energia verde, era stata introdotta una tassa (esattamente come viene proposto oggi). Risultato finale: delle chiusure delle centrali nucleari non se n’è fatto niente, ma la “tassa ecologica” sulla benzina quella invece si che è rimasta. Per quanto riguarda il mantenimento della “pace” Die Grünen (i Verdi)  nel governo Schröder hanno dato il loro consenso per la partecipazione della Germania alla guerra in Kosovo (1999) e quella dell’Afghanistan (2001).

Anche qui l’ennesima conferma di come gli impegni elettorali siano solo favole con il solo scopo di prendere voti.

E non è che questi esempi - Merkel, Schröder, Die Grünen - siano eccezioni. Assolutamente no. Questo nel mondo politico capitalistico è normalità totale. E la messinscena  elettorale non è una specificità riguardante solo la Germania nei partiti di centro, di sinistra o di destra, ma accade ovviamente regolarmente anche in Francia, Gran Bretagna, America, Cina, Russia, cioè in tutte le nazioni. Non può essere diversamente in una società dove i politici di nascosto lavorano realmente per i capitalisti.

Bisogna aver molto chiaro questo meccanismo manipolatorio, per capire.

 

LO RIPETIAMO DA SEMPRE: NEL CAPITALISMO LE PROMESSE ELETTORALI SERVONO SOLO PER PRENDERE VOTI, NON PER ESSERE MANTENUTE.

I BENEFICI SOCIALI I LAVORATORI LI HANNO SEMPRE CONQUISTATI CON LE DURE LOTTE.

 

IL PARLAMENTO POI, CON I VERI GOVERNI, SI E’ SEMPRE INCARICATO (a conferma del suo ruolo capitalista) DI ERODERE, DI DIMUNUIRE LE CONQUISTE SOCIALI (peggioramento delle pensioni, aumento del lavoro precario, frenare l’aumento agli stipendi, libertà di licenziare, più tasse, meno protezioni sociali, e così via) E DI PORTARE LE MASSE NELLE GUERRE.


 

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Anche questo articolo è stato pubblicato prima delle elezioni. 

Riportarlo per capire chi è veramente Olaf Scholz ci sembra fondamentale.

 

I media tendono a non screditare, non mettere in cattiva luce i politici della propria nazione, soprattutto se questi sono al governo, e soprattutto se si è in campagna elettorale dove è molto probabile che diventino cancellieri. Li elogiano invece e nascondono accuratamente alle grandi masse le negatività del loro passato.   

Ma i giornali delle altre nazioni non hanno questo problema e senza tanti scrupoli denigrano, danno risalto agli imbarazzanti fatti dei politici dei paesi concorrenti.

E’ ciò che sta avvenendo proprio con il candidato Scholz. In Germania osannato, all’estero criticato.

In Italia Scholz è nel mirino di uno dei più grandi quotidiani nazionali: il “Corriere della Sera”. E la radiografia politica che ne esce, descrive aspetti che Scholz, attuale ministro delle finanze nel governo Merkel e ora candidato a cancelliere per l’SPD e dato per favorito nei sondaggi, non vorrebbe sentire, ne rendere pubblici. Perché veritieri.

Nell’articolo “Elezioni in Germania: attenzione a Olaf Scholz!” del 7 sett. 2021 alla platea italiana il “Corriere della Sera da così inizio alla presentazione del freddo calcolatore politico Scholz: Olaf Scholz è stato al centro di tutte le peggiori decisioni riguardanti la politica economica tedesca degli ultimi vent’anni”. Ed passa a spiegare: “Durante il secondo mandato del governo Schröder, tra il 2002 e il 2004, Scholz era segretario generale della SPD, incaricato di diffondere tra la base riluttante e ostile del partito l’Agenda 2010, ovvero il piano di riforme del mercato del lavoro e della previdenza sociale (…)  [l’Agenda 2010 – ndr] tagliava i sussidi ai disoccupati di lungo periodo e introduceva una serie di altre riforme che ebbero l’effetto congiunto di ridurre il costo delle retribuzioni in Germania (…) La Germania a quel punto divenne ultra competitiva e tentò di addebitare la crisi del debito sovrano alla sregolatezza fiscale. (…) Ebbene, Scholz contribuì ad architettare quella politica.

In pratica Scholz tra il 2002 e il 2004 come segretario generale dell’SPD, durante il governo Schröder (SPD-Verdi) era incaricato di persuadere e calmare la base dell’SPD che protestava vivamente contro la controversa legge definita “Agenda 2010” che introduceva severe penalizzazioni alla classe lavoratrice. Nel contempo Scholz cooperava nella politica governativa che attaccava la sregolatezza fiscale per giustificare il forte debito statale tedesco causato invece dalla politica.

Poi nel 2009 Scholz entra nel governo Merkel di grande coalizione CDU-CSU, SPD: “Nel 2009, durante la prima grande coalizione sotto Angela Merkel, Scholz fu tra i deputati dell’SPD che votarono a favore dell’introduzione di un «freno fiscale» nella costituzione (…) che precedette l’era di austerità che per poco non scardinò l’eurozona (…) All’epoca Scholz era il ministro del lavoro (…)  Ma Scholz si era sempre dichiarato un deciso sostenitore di questa scelta politica. (ibidem).

Scholz ora nel governo Merkel come ministro del lavoro, collaborò nell’imporre l’austerità europea, causa dei disastri sociali contro le masse 

lavorative di Grecia, Italia, Spagna, messe sotto accusa dal governo tedesco di essere loro le responsabili dei debiti statali. 

Nel 2011 Scholz diventa poi sindaco di Amburgo. Così la descrizione del suo operato del quotidiano italiano: “Nel 2011 Scholz fu eletto sindaco di Amburgo, sua città natale. Il periodo della sua carica coincise con l’introduzione di un regime di tassazione finanziaria di recente giudicata criminale dalla corte di giustizia federale tedesca. La truffa consisteva in falsi rimborsi di imposte sulle plusvalenze derivanti da operazioni azionarie” (ibidem).

La dura critica a Scholz quindi continua impietosamente anche per il suo operato come sindaco di Amburgo. Definito come estremamente scorretto (tassazione finanziaria di recente giudicata criminale) e sfrontato.

Infine Scholz nel 2017 diventa ministro delle finanze nell’attuale governo Merkel. Prosegue l’articolo: “Successivamente, come ministro delle finanze, Scholz si addormentò al timone del paese quando emersero i primi sospetti sullo scandalo Wirecard” (ibidem).  

Spieghiamo: riguardo il default della società di pagamenti tedesca Wirecard - prima che lo scandalo emergesse con poi successivo crollo - Scholz viene accusato, come ministro delle finanze, di aver fatto finta di non sentire i gridi d’allarme (si addormentò) che provenivano da più parti, anche inglesi che avvertivano della truffa che la società tedesca stava perpetrando.  

 

Riassumendo. L’immagine di Scholz che ne esce dall’articolo del “Corriere della Sera” è chiaramente di un politico avvezzo senza tanti scrupoli all’attacco insistente contro i lavoratori e di continui giochi politici parecchio scorretti. 

Non male per uno che si definisce di sinistra (socialdemocratico) e dalla parte dei lavoratori. E che potrebbe diventare cancelliere (ora dato primo nei sondaggi).  Sarà questa la sua futura politica se verrà eletto cancelliere? è il grido d’allarme del giornale italiano.

I votanti non hanno mai la minima idea di chi votano. A loro vengono presentati dei candidati, dei partiti, che poi votano per simpatia, supposizione, o … speranza.

Sarà a campagna elettorale finita, quando il nuovo governo sarà formato, che i politici mostreranno la loro vera faccia. Ed è allora che emergerà come sempre la realtà, la contrapposizione sociale.

Scholz, Laschet, Baerbock, Lindner, Wissler, Chrupalla: nella visuale marxista tutti politici della borghesia, con diversi colori, diversi ruoli e proposte, ma che alla fine giocano tutti per i profitti dei capitalisti. Certamente non rappresentanti di chi li eleggono. 

Dopo le elezioni, come sempre, si uniranno armoniosamente in coalizioni, al di là delle false contrapposizioni e i falsi litigi in campagna elettorale. Si coalizzeranno per “il bene del paese”, il che significa per “bene degli affari” delle grandi compagnie multinazionali, delle banche e delle imprese. Esattamente com’è avvenuto con tutti i precedenti governi: Merkel, Schröder, Kohl, Schmidt, Brandt, ecc.


 

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FRANCIA - IN GIUGNO SI SONO SVOLTE LE ELEZIONI REGIONALI:

HA VOTATO SOLO UN TERZO DEI VOTANTI!

Le masse proletarie francesi non sono andate a votare, percependo il voto come sceneggiata,

solo chiacchiere.

 

GRANDE PREOCCUPAZIONE TRA LA BORGHESIA EUROPEA

 

 

 

Le citazioni che riportiamo dai vari giornali europei rendono chiara l’dea dello stato d’animo degli organi della borghesia europea di fronte a questa catastrofe di partecipazione elettorale delle masse francesi.

“Trenta milioni di astensionisti e qualche lezione” … “È una testimonianza di un'indifferenza, o addirittura di una disaffezione alla vita politica?” … “Due francesi su tre (66,7%) non hanno votato domenica. Mai un voto ha mobilitato così poco gli elettori sotto la Quinta Repubblica” … “Gli under 35 (82%) e le classi lavoratrici (72%) sono stati particolarmente smobilitati, secondo un sondaggio Ifop-Fiducial” (LE FIGARO - 21 giugno 2021)

 

« Vengo a votare, ma è inutile", ha detto Hugues Hubert, 66 anni, un operaio dei trasporti in pensione con una maglia da calcio sulle spalle, i cui tre figli non andranno alle urne »…« Una profonda crisi della democrazia locale » (RADIO-CANADA - 27 giugno 2021)

« Gli appelli dei politici erano suonati quasi come suppliche nell'ultima settimana, ma non sono stati ascoltati. Anche nel secondo turno delle elezioni regionali la grande maggioranza dei francesi non ha votato. Il numero di non votanti ha raggiunto un record del 66% » … « Marlène Schiappa (membro del partito di governo La République en Marche, ministro associato e candidato fallito nella regione Île-de-France) per esempio, ha parlato di una "grande lezione di umiltà" che i risultati hanno tenuto» «Jordan Bardella, vicepresidente del Rassemblement National (RN) (…) ha detto che la bassa affluenza è un "fallimento per tutta la classe politica» (SüddeutscheZeitung - 27 giugno 2021)

“Quando due elettori su tre restano a casa, diventa difficile anche solo parlare di «democrazia rappresentativa»… “Questo voto, o non-voto, rappresenta la bocciatura di un intero sistema politico” … “Senza capire fino in fondo che ci troviamo di fronte a un vero e proprio cambio di paradigma della politica europea, di proporzioni non dissimili dal terremoto che portò sulla scena le forze populiste, ma di segno inverso” … “Si tratta dunque di un vuoto della politica”  (Corriere della Sera - 28 giugno 2021).

 

Non è “un vuoto della politica”, ma nella visuale marxista una preziosa presa di coscienza della realtà di un voto che non serve a niente.

E’ Marx nel suo approfondito studio della società capitalista, che ripetutamente afferma le elezioni non siano nell’interesse dei lavoratori, ma un trucco dei dominanti capitalisti, per dare l’impressione alle masse sfruttate di svolgere un ruolo politico nella società borghese nel dirigere l’esecutivo.

E l’astensionismo in massa dei giovani e i lavoratori francesi porta alla luce questa realtà, realtà che da molto dolore ai manipolatori delle masse, portando qualcuno di loro, disperato, ha parlare addirittura di sabotamento” delle elezioni. Ma certamente non vi è stato nessun “sabotamento”, ai lavoratori francesi sta diventando invece lentamente chiaro che il sistema parlamentare non li rappresenta, non è nei loro interessi, è tutt’altro.

Noi naturalmente condividiamo la realtà espressa dall’analisi marxista, e nel nostro sitoweb “Der kommunistische Kampf”, nelle “Nostre posizioni” nel capitolo “Parlamento strumento della borghesia per il controllo sul proletariato. Astensionismo tattico”  riguardante in generale la partecipazione al voto scriviamo:

“Si sta notando però che sempre più lavoratori istintivamente percepiscono questa discrepanza, questo inganno e come nei decenni il numero dei votanti stia sempre più calando”. La forte astensione all’attuale voto regionale francese segue quindi questa tendenza.

E’ ovvio, il parlamento serve solo da copertura agli interessi dei capitalisti, non altro. E i proletari francesi dopo le loro recenti forti e intense lotte, istintivamente se ne stanno accorgendo.

Nelle battaglie politiche i francesi, in quella che è la ruota della storia, sono sempre stati all’avanguardia, le loro lotte hanno poi sempre caratterizzato il futuro: prima con la grande Rivoluzione Francese, poi il ’68, recentemente le intensissime lotte sociali e ora l’astensionismo dal parlamento.

Non possiamo che solidarizzare con la tendenza francese di presa di coscienza dei giovani e lavoratori francesi, anche se sappiamo molto bene che molti loro alla prossime elezioni riproveranno nel tentativo dell’illusione di ottenere qualcosa dal voto e andranno a votare.

La tendenza storica alla presa di coscienza però è segnata.

 

AFGHANISTAN,

LE CONTUNUE GUERRE DEL CAPITALISMO

 

 

Nel 2001 gli Stati Uniti invadevano l’Afghanistan con il pretesto dell’attentato alle Torri gemelle. Ma il vero motivo della conquista dell’Afghanistan da parte dell’imperialismo americano era (come succede sempre negli scontri interimperialistici) posizionarsi, inserirsi con una propria presenza fisica-militare in un’area fondamentale nella produzione del petrolio, così da condizionare la distribuzione del prezioso prodotto energetico alla nazioni emergenti che ne hanno estremamente bisogno per il loro sviluppo.

Nel 2001 l’invasione USA dell’Afghanistan era potuta avvenire facilmente perché  dopo il ritiro dell’Unione Sovietica nel 1989 l’enorme paese era rimasto libero, sotto nessuna influenza di potenze imperialistiche ed era solo governata dai “talebani”.

I TALEBANI.

Su questi “studenti delle scuole coraniche” (Taliban) è bene fare un attimo di precisazione.

Provengono dai Mujaheddin, ossia dai guerriglieri che combattevano contro i soldati russi durante l’occupazione sovietica dell’Afghanistan iniziata nel 1978 e terminata nell’89.

I musulmani mujaheddin erano sostenuti da tutte le potenze occidentali in funzione antisovietica, soprattutto dagli Stati Uniti. Ma i più attivi nel sostenere i mujaheddin erano soprattutto l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi. In particolare l’Arabia Saudita su mandato USA (sempre in funzione antisovietica) aveva assunto il compito di formare i mujaheddin (così da scagliarli contro i russi) come fanatici religiosi (con le scuole coraniche) e militarmente.

Dopo il ritiro russo dell’89 la parte di musulmani mujaheddin seguita dall’Arabia Saudita si è denominata ‘taleban’ (nome che, come detto, significa appunto “studenti coranici”) iniziando una cruenta guerra civile contro le altre componenti di mujaheddin, fino alla vittoria finale, arrivando nel 1996 alla presa del potere. Per poi essere sconfitti dagli americani nel 2001 con l’invasione dell’Afghanistan.

Dal momento dell’invasione americana del 2001 ad oggi sono passati però 20anni e nel frattempo molte cose sono cambiate a livello internazionale.

Oggi l’imperialismo USA (definito: “declinante”) non è più così potente come lo era 20anni fa e la sua “influenza” sul pianeta sta diminuendo. Le cause di ciò è il chiaro emergere sulla scena mondiale di nuove grandi potenze, parliamo della Cina, ma anche dell’India, la Russia, il Brasile ecc. con cui gli imperialisti americani si devono confrontare. Perché queste nuove potenze capitaliste emergenti si battono strenuamente per perseguire i loro interessi.

Ne consegue che oggi l’imperialismo americano non ha più una potenza militare da mantenere “attiva” su tutto il pianeta com’era prima, qualcosa deve mollare, così da potersi concentrare su obiettivi che per gli interessi USA diventano sempre più “importanti”, nel senso di “pericolosi”. Parliamo appunto di Cina e Russia.

E’ questo il motivo per cui gli USA si ritirano dall’Afghanistan. Ritiro già preannunciato da Obama, confermato da Trump ed eseguito da Biden.

Infatti è proprio Biden che in questi giorni sta ripetendo che il ritiro dall’Afghanistan è una necessità per gli USA per potersi “impegnare” su Cina e Russia (con sviluppi futuri ovviamente del tutto imprevedibili).

PRESA DEL POTERE DEI TALEBANI.

Si può osservare come l’arrivo al governo delle forze talebane sia avvenuto senza grandi scontri militari, senza combattimenti intensivi, sia tra forze afghane che contro i soldati americani, e come gli ex governanti siano potuti fuggire tranquillamente con tutti i loro averi. Ciò significa che c’è un ACCORDO. Cioè che dietro le quinte gli americani si sono accordati con i talebani, e che i talebani poi hanno accordi con gli europei, i cinesi, i russi, ecc. per un passaggio al potere senza combattimenti, pacifico. Probabilmente in questo accordo il nuovo governo talebano sarà tenuto anch’esso a rispettare delle condizioni imposte dalle grandi potenze. Infatti la prima misura che il nuovo governo ha emanato è stata l’amnistia per tutti coloro che hanno collaborato con il precedente governo filo occidentale.

Vedremo poi se l’attuale governo di Kabul continuerà a rispettare gli impegni presi.

 

NOI CON MARX

Anche la tragica faccenda Afghanistan è la conferma che il capitalismo è un sistema inaffidabile e caotico. Dove le guerre insorgono e poi spariscono senza sosta. Guerre causate dai capitalisti per perseguire i loro interessi.

Nel capitalismo non ci potrà mai essere pausa ai continui massacri e atrocità.   


 

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Infezione CORONAVIRUS:

POTREBBE ACCADERE DI NUOVO NEL FUTURO. NEL RECENTE PASSATO GIA’ SUCCESSO 2 VOLTE:

-         Nel 2012-13 in Arabia Saudita

-         Nel 2015 in Sud Corea

 

 

 

Potrebbe essere, che il “Coronavirus” possa diventare il NUOVO MOSTRO INFETTIVO del prossimo futuro. Se non viene trovato più che in fretta un vaccino o una cura adeguata, situazioni catastrofiche come quella attuale saranno destinate a ripetersi.

        Si perché la malattia infettiva virulenta “Coronavirus” non è una novità del 2019-20, ma già nel recente passato ha causato i suoi problemi e fatto le sue vittime.

Infatti l’infezione nel passato ha già manifestato la sua nefasta presenza già due volte, una prima volta in Arabia Saudita nel 2012-13,  per poi riapparire in Corea del Sud nel 2015.

       La stampa europea non ne ha dato notizia, non ha dato risalto a questi due eventi infettivi. Solo il giornale francese  “Le Figaro” (come riportiamo) ha reso noto a suo tempo di entrambe le infezioni.

 

2012-13    ARABIA SAUDITA

      Il “Coronavirus”, così come lo conosciamo adesso (definito “cugino della SARS”) viene individuato dai virologi come sua prima apparizione in Medio Oriente nel settembre 2012 e precisamente in Arabia Saudita.

Sia prima “Le Figaro” che poi “Wikipedia” riportano come nel paese l’infezione abbia avuto una diffusione piuttosto veloce. E come il numero degli infettati complessivi nella nazione alla fine siano risultati 714 causando 292 decessi. Da qui è partita poi una leggera infezione in tutto il mondo, per il fatto che anche in Arabia Saudita circolano molti uomini d’affari e alcuni di essi hanno portato il virus (come mostra la cartina di “Le Figaro”) in altri paesi. L’infezione, non molto virulenta rispetto all’attuale, è rimasta estremamente localizzata in quelle nazioni, causando così pochissime vittime (in totale mondo: 29).

I virologi del tempo avevano individuato come veicolo del virus e responsabili del contagio i cammelli, i quali ne sarebbero stati i portatori sani.

 

2015    SUD COREA 

      Nel 2015 il “Coronavirus” riappare improvvisamente in Sud Corea e si diffonde. A portarlo risulterà essere un uomo d’affari proveniente sempre dall’Arabia Saudita (quindi se ne deduce che in Arabia Saudita il virus era rimasto ancora attivo). 

Questo uomo d’affari si sente male e i medici che non riescono a capire l’anomala malattia di cui soffre lo spostano in diversi ospedali per gli accertamenti. Prima di capire che il responsabile della sua malattia è il “Coronavirus” il paziente ha tempo di infettare gli ospedali affollati in cui è stato ricoverato. Appena i medici individuano il tipo di infezione , della sua veloce diffusione e della sua grave pericolosità, scattano nel paese le misure di sicurezza. Ma alla notizia (riporta sempre “Le Figaro”) le città infettate entrano nel panico.

Le misure di protezione saranno isolare i quartieri, chiudere le scuole e i luoghi di assembramento pubblico. Alla fine in Sud Corea si conteranno 107 infettati con 9 morti.

      E adesso nel 2019-20-21 il “Coronavirus” definito “Covid 19” riappare di nuovo. Questa volta però in Cina, ma con caratteristiche estremamente più violente e mortali rispetto al passato. Con le note conseguenze devastanti. Non solo sul piano sanitario, ma ora anche economiche, con crollo delle borse e tutti gli effetti sociali catastrofici economici che ne conseguono. Effetti economici catastrofici da precisare: SOLO PERCHE’ SIAMO NEL CAPITALISMO.

        Si, perché in una società superiore senza le inutili Borse speculative e senza gli inutili profitti come scopo produttivo, il tracollo economico non sarebbe assolutamente avvenuto, come ora. Perché la società superiore, senza Borse e profitti, SI SAREBBE CONCENTRATA – TUTTA – ESCLUSIVAMENTE SULLA SOLUZIONE DEL PROBLEMA SANITARIO.

 

- PANDEMIA CORONAVIRUS -

ANGELA MERKEL RIESCE AD IMPEDIRE LA REVOCA DEI BREVETTI DEI VACCINI

 

La liberalizzazione dei brevetti potrebbe dare una accelerazione notevole alla produzione dei vaccini e salvare moltissime vite. Soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

 

Con la liberalizzazione dei brevetti le case farmaceutiche di tutto il mondo potrebbero produrre in proprio i preziosi i vaccini antivirali Covid senza l’impedimento e autorizzazione delle grandi multinazionali mondiali del farmaco. Un enorme salto in avanti contro la pericolosissima pandemia.

Significherebbe che con l’accelerazione in pochissimo tempo tutta la popolazione mondiale potrebbe esserne immunizzata.

Attualmente la produzione di vaccini anti Covid copre solo una parte del fabbisogno mondiale e precisamente i paesi industrializzati, mentre i paesi poveri in via di sviluppo ne rimangono scoperti. I dati riportano che circa il 2% della distribuzione di vaccini va in questi paesi. Di conseguenza sarebbero proprio questi paesi poveri i maggiori beneficiari dell’annullamento dei brevetti andando a salvare una grande quantità di esseri umani, visto che in questi paesi arretrati non vi è denaro sufficiente per la ricerca.

L’immunizzazione veloce generale attraverso la disdetta dei brevetti è un concetto umanitario e di solidarietà del tutto coerente, logico per le persone normali, ma non per le grandi compagnie speculatrici del farmaco.

In realtà la liberalizzazione dei brevetti proposta da più parti nasce da una base concreta, per un motivo ben preciso: parte dalla considerazione che i miliardi usati per la ricerca dei vaccini sono stati spesi non dalle multinazionali farmaceutiche, ma finanziati dai vari governi. Perciò le speculatrici imprese del farmaco non avrebbero speso un cent per arrivare ai vaccini, e certamente senza queste cospicue sovvenzioni statali non sarebbero mai arrivate agli antivirali. Quindi non dovrebbero fare obiezioni. 

La richieste di sospensione avrebbero quindi basi solide, forti, concrete e sensate. Ma per le multinazionali ossessionate dal profitto questa evidenza non ha alcuna importanza. L’opposizione che inscenano con tutte le loro forze e mezzi è per non rinunciare ad una parte dei già astronomici profitti miliardari già ottenuti, anche se l’opposizione chiaramente significherà far morire un’infinità di persone inutilmente. Ormai ovunque è chiaro: per i cinici imprenditori è più importante il profitto che la vita delle persone! E con la forza economica che hanno riescono a condizionare, dirigere tutti i governi, quello tedesco in primis, il quale con vigore sostiene e difende gli interessi delle ciniche multinazionali del profitto senza indugio. 

Ha fatto scalpore - sorprendendo tutti – come Angela Merkel a capo del governo tedesco, apertamente e senza tanti problemi, si sia schierata a difesa di queste multinazionali profittatrici, imponendo poi – come sempre – a tutti i governi europei e all’Unione Europea di rinunciare nel proseguo nella richiesta di abolizione dei brevetti.  

Le motivazioni della contrarietà al ritiro portate prima dalle multinazionali e poi riprese a fotocopia dalla Merkel sono tra le più buffe e ridicole che si possano sentire: “la sospensione dei brevetti ridurrebbe la produzione mondiale di vaccini”: mentre è ovvio proprio tutto il contrario; “la protezione dei brevetti con la loro ricerca è fonte di innovazione”: non certo nel caso del vaccino anti Covid dove le spese per la ricerca sono state tutte a carico dei governi; “solo le grandi case farmaceutiche possono garantire un elevato standard di qualità”: assolutamente non vero come la realtà dimostra, visto che anche le normali ditte farmaceutiche ben attrezzate lo possono fare, e così via. Tutte motivazioni come detto senza senso, che camuffano ovviamente la logica affaristica delle multinazionali di accaparrarsi l’alto profitto. E evidenziano la fedele asservanza e sottomissione dei governi all’elite imprenditoriale e finanziaria.

La dura e aperta contrarietà della Merkel  di salvare in sostanza vite umane, ha destato quindi grande sensazione in Europa e soprattutto in Germania. Molti superficialmente erano convinti che il governo tedesco fosse un po’ diverso, un po’ meno feroce, più umanitario rispetto agli altri governi europei e in generale (i marxisti ovviamente hanno sempre sostenuto il contrario). Adesso di fronte all’evidenza del governo di Berlino molti quindi si stanno ricredendo. Anche il governo tedesco dimostra essere un burattino al servizio dei miliardari, agendo capitalisticamente senza scrupoli di fronte alle inciviltà. 

E’ l’analisi marxista che ancora una volta viene confermata. Marx non sbaglia quando ripete che i politici, tutti, sono marionette in mano ai borghesi. E la conferma arriva sempre prima o dopo, puntuale, così come per il governo tedesco.

Lo ribadiamo: in una società superiore senza profitto la sanità libera dal vincolo degli affari può senza difficoltà risolvere i propri problemi sanitari. Questo il capitalismo lo può fare solo in parte, lasciando l’altra parte in terribili difficoltà, essendo schiavo della legge del profitto.


 

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SCONTRO TRA IMPERIALISMI

COME MAI BIDEN SEGUE

TRUMP NELL’AGGRESSIVITA’ CONTRO LA CINA ?

 

E’ LANALISI MARXISTA CHE CI DA LA POSSIBILITA’

DI COMPRENDERE

 

 

Sembrava che Biden fosse diverso da Trump. Che con la Cina avesse un rapporto più amichevole, non di attacco feroce come avveniva con Trump.

Ma non è andata così. Il finto rapporto amichevole che Biden ostentava in campagna elettorale era evidentemente solo una tattica, per non mostrarsi aggressivo, e così prendere voti. Adesso che le elezioni sono passate Biden può mostrarsi per quello che veramente è, sia in politica interna con il respingimento degli immigrati, che in politica estera attaccando duramente la Cina.

Biden, nel rapporto con la Cina, non mostra alcuna differenza dal tanto criticato Trump perchè è esattamente come il suo “rivale”. Biden, Trump e poi Obama, come tutti gli altri precedenti presidenti americani, non hanno mai rappresentato le grandi masse anche se lo hanno votato, ma sono gli esecutori dei grandi interessi imperialistici americani, delle grandi multinazionali americane, della finanza speculatrice, delle enormi imprese economiche. E’ quindi fisso nella sua logica politica (ovviamente non ufficialmente dichiarata) porsi nella strenua difesa di questi interessi capitalistici.     

E’ la dirompente ascesa dell’imperialismo cinese che oggi fa si il che Dragone sia diventato il pericolo numero uno per gli interessi globali delle grandi compagnie affaristiche americane. Perciò Biden, proprio con Trump, come esecutore di questi interessi attacca la Cina.

E le impressionanti iniziative internazionali cinesi mostrano chiaramente come l’imperialismo di Pechino si stia contrapponendo frontalmente agli interessi americani:    

  • In Asia: con l’accordo RCEP ha recentemente costruito la più grande zona di libero scambio esistente sul pianeta - in contrapposizione, sempre in Asia, all’accordo TPP gestito dagli USA.  
  • In Africa: instaura rapporti economici, commerciali e finanziari praticamente con quasi tutte le nazioni del continente, e con alcune di loro nelle transazioni ha addirittura cominciato ad eliminare il dollaro sostituendolo con la propria moneta yuan. Gli europei che in Africa hanno sempre avuto una posizione dominante, si trovano ora a svolgere un ruolo  secondario gridando al pericolo “giallo”.
  • In Medio Oriente: la Cina ha stipulato recentemente con l’Iran un accordo di investimenti 25nnale in cambio di petrolio a basso prezzo, inserendosi in quest’area strategica per l’energia. Area dove fino ad adesso gli Stati Uniti l’han sempre fatta da padroni indisturbati.     
  • Petro-yuan: anche qui, nei pagamenti per le transazioni del petrolio, nel rapporto con alcuni stati (Russia, per es) Pechino ha cominciato ad eliminare il dollaro come moneta di pagamento  (come sempre avvenuto fino ad ora) sostituendolo con il proprio yuan.
  • Via della seta: enorme progetto, dove il governo cinese sta costituendo una catena internazionale di investimenti, che partendo dalla Cina investe stati dell’Asia, del Medio Oriente, dell’Africa, e infine dell’Europa, attraendo verso di se una moltitudine di nazioni. 

Iniziative colossali - a  dimostrazione di come il Dragone cinese si stia espandendo sul pianeta ad una velocità impressionante – che fanno rizzare i capelli ai capitalisti Usa e loro alleati, mentre i gridi di allarme si moltiplicano sui socialmedia.

Quello che l’imperialistica Cina sta facendo è nientemeno cominciare a mettere in discussione l’ordine mondiale uscito dalla 2° guerra mondiale gestito dagli Stati Uniti.  Un fatto epocale, sconvolgente negli equilibri tra borghesie nel pianeta.

Si può perciò immaginare il terrore, la preoccupazione che pervade le grandi multinazionali americane e europee rispetto al Dragone, che si sta posizionando per diventare a breve la prima potenza mondiale scalzando gli Stati Uniti. Bisogna quindi essere consapevoli che da tale modificazione, gli sviluppi che ne possono scaturire possono essere tra i più imprevedibili e catastrofici possibili.

E’ la storia del passato che si ripete, che si ripresenta. Il capitalismo funziona così. L’opposizione drastica di oggi all’emergere cinese è la ripetizione di ciò che è avvenuto nel passato con l’emergere dell’imperialismo tedesco a inizio ‘900, e l’emergere dell’imperialismo giapponese a metà ‘900. In quelle circostanze, nell’allora loro espansione, cercando spazio nei mercati internazionali per le proprie merci, per il profitto, alla fine le borghesie tedesca e giapponese sono andate a cozzare contro gli interessi degli imperialismi allora dominanti: inglese, francese e non ultimo americano, provocandone la reazione. Oggi  la stessa cosa si riproduce nel rapporto tra America e imperialismo cinese.   

Quindi, nell’interesse delle grandi compagnie americane, anche Biden adesso, come Trump prima, e prima ancora Obama, è impegnato nel frenare, ostacolare l’ascesa cinese. E, come sopra detto, non si possono escludere esiti del tutto imprevedibili in questa sua politica, visto che il “buon” e apparentemente “innocuo” Biden qualche anno fa quando Obama era presidente (e lui ne era vice) assieme, non si son fatti alcun scrupolo a fomentare e poi provocare guerre in Siria, Libia o Ucraina.  

L’aggressività politica di Biden contro la Cina in continuità con Trump è spiegabile quindi basandoci sulla sostanza affaristica e non sulle campagne elettorali, per comprenderne il motivo. E questo non deve destare sorpresa, poiché il tutto è nella logica della vita politica capitalista. Va con forza quindi ribadito che è sempre nella sostanza che si valuta e si studia una situazione, come insegna Marx, poiché è l’unica che può chiarire quello che appare come contraddittorio o incomprensibile.

E l’analisi marxista è maestra in questo campo.

Poiché è grazie all’analisi marxista, più che mai realistica e concreta, che i leninisti già dagli anni ’50 hanno potuto scrivere sui propri giornali - e da allora ripetere costantemente - che l’Asia emergente sarebbe stata il futuro sfidante di America e Europa.

Oggi questo è attualità.

IL MONDO CAPITALISTICO SEMPRE IN EVOLUZIONE

 

FIRMATO L’ACCORDO ASIATICO RCEP

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L’IMPERIALISMO CINESE

DIRIGE LA PIU’ GRANDE

ZONA DI LIBERO SCAMBIO

DEL MONDO

 

LA CONCORRENZA TRA POTENZE IMPERIALISTE STA TRASFORMANDO GLI EQUILIBRI MONDIALI

 

 

Mentre Trump nel 2017 revocava l’accordo di libero scambio Trans-Pacific Partnership (TPP) e quello con l’Europa TTIP e attaccava frontalmente il concorrente Cina con dazi e sanzioni, il governo dell’imperialismo cinese stava già da molto tempo prima tessendo la sua tela per creare in Asia l’area di libero scambio più grande del pianeta.

E infatti nel novembre di quest’anno è arrivata la firma ad Hanoi in Vietnam del Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) un accordo di libero commercio tra 15 nazioni dell’Asia e del Pacifico che include un terzo del PIL mondiale e coinvolge 2,2 miliardi di persone. Nell’accordo, oltre alla promotrice Cina, tra i 15 paesi aderenti  troviamo il Giappone, il Sud Corea, l’Australia e la Nuova Zelanda. Tutti i giornali hanno dato forte risalto al fatto che il RCEP è stato voluto fortemente su iniziativa di Pechino. Le trattative per l’accordo erano iniziate già nel 2012 quando Obama come presidente americano stava contrattando con le nazioni asiatiche e del Pacifico gli ultimi dettagli per la costituzione dell’area Trans-Pacific Partnership (TPP), e perciò la nascente iniziativa cinese RCEP allora veniva vista dai commentatori come la contromossa di Pechino al TPP americano.

L’area RCEP, con questa portata, lancia l’imperialismo cinese naturalmente, a svolgere un ruolo di primo attore sulla scena internazionale e spiana la strada per diventare a breve ufficialmente la prima potenza economica mondiale. 

Possiamo senz’altro affermare che nel prossimo futuro la scena internazionale non sarà più contrassegnata solo dalle mosse dell’imperialismo americano ed europeo come avvenuto fin d’ora, ma certamente entreranno in risalto anche quelle cinesi.

“L’accordo riduce le tariffe doganali, stabilisce regole commerciali comuni e quindi facilita le catene di approvvigionamento. Comprende commercio, servizi, investimenti, commercio elettronico, telecomunicazioni e diritti d’autore” spiega il Tagesschau del 15 novembre 2020. Su questi presupposti per l’industria cinese - evolutasi ad alta tecnologia - si apre adesso la possibilità di vendere ai paesi del RCEP, asiatici e del Pacifico, senza restrizioni doganali i suoi prodotti di avanguardia: impianti industriali, treni ad alta velocità, centrali elettriche e atomiche, dighe, aerei e aeroporti,  impianti telefonici, armamenti sofisticati, ecc, rafforzandosi così sulla scena mondiale nel peso e nel ruolo. Anche la Cina quindi svolgerà in Asia la sua funzione imperialistica, esattamente come la svolgono gli Stati Uniti nelle Americhe e nel mondo e la Germania in Europa (confermando il meccanismo capitalistico descritto così bene da Lenin nel suo famoso trattato: “L’imperialismo fase suprema del capitalismo”). 

I giornali riportano come i capitalisti occidentali, cioè gli imprenditori e la finanza, siano molto preoccupati per l’espansione in Asia del Dragone. Perché Pechino accrescendo enormemente il suo potere può mettere in difficoltà i loro affari. Infatti il neo eletto presidente USA Joe Biden ha già affermato in uno dei suoi primi discorsi, che il più grande pericolo per gli affari americani nel mondo rimane - in continuità con quanto  dichiarato da Trump - sempre la Cina e che adotterà tutte le misure necessarie per il caso. Detto da uno che assieme a Obama ha già promosso due guerre, una in Siria e l’altra in Libia, la cosa la dice lunga.  

In questo scenario RCEP, da segnalare come la capitalistica India, che all’inizio sembrava molto interessata, si sia poi ritirata dall’accordo. Molti commentatori ne vedono come causa il fatto che il liberismo dell’RCEP può danneggiare seriamente l’economia indiana. 

Altri invece, nella rinuncia indiana ne interpretano una mossa politica del governo di Delhi di non avvalorare la potenza cinese come leadership dell’area. In altre parole, l’intenzione di Delhi è mantenere il capitalismo indiano (anch’esso in forte espansione e futura potenza mondiale) su una posizione politica internazionale autonoma, di non aperto schieramento, ne con gli Stati Uniti ne con la Cina. Questa è anche la nostra interpretazione sul ritiro indiano.

 

Un mondo capitalistico in continua modificazione quindi.

E che noi marxisti dobbiamo continuamente monitorare e tenere sotto stretta osservazione per non venir poi manipolati e coinvolti nello scontro tra i vari schieramenti capitalisti-imperialisti.

Perché è a tutti noto che il mondo capitalistico è estremamente imprevedibile, causa lo scontro di interessi che lo muovono. E che la domanda è: come reagiranno le nazioni capitaliste concorrenti a fronte di questa mossa imperialistica cinese?


 

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INTERNAZIONALISMO PROLETARIO ED EX DDR

 

 

 

 

Definizione di stalinismo.

Lo stalinismo è un'interpretazione del marxismo-leninismo sorto sotto Stalin ed è caratterizzato dal dogmatismo ideologico e totalitarismo. Questa ideologia si caratterizza per la sua forte propensione alla nazione. E’ proprio sotto Stalin che è stato coniato il cosiddetto "socialismo in un solo paese", sebbene secondo la teoria di Marx questo non sia possibile. E contraddice anche l'analisi di Lenin sull'economia dell'Unione Sovietica, secondo cui questa era a capitalismo di stato. Con l’ascesa al potere di Stalin furono anche abbandonati alcuni dei punti più importanti del leninismo: l'internazionalismo proletario, la rivoluzione mondiale e la democrazia di partito, che ai tempi di Lenin si esprimeva attraverso la critica e il dibattito.

L’internazionalismo proletario.

L'internazionalismo proletario è una strategia alla fine della quale c'è la rivoluzione mondiale. Guida il corso delle rivoluzioni nei singoli paesi e nel mondo intero. In questa prospettiva viene condotta una lotta nazionale dei rispettivi proletari contro la propria borghesia, mentre in contemporanea vengono sviluppate strategie che a loro volta devono essere coordinate a livello internazionale e attuate con l'aiuto reciproco. Questo è lo scopo dell'Internazionale. Se non c'è il coordinamento delle rivoluzioni nazionali, esse non hanno senso. Senza coordinamento si attuerebbe solo il blocco internazionale dei paesi capitalisti contro il paese rivoluzionario. Ecco perché le singole rivoluzioni dovrebbero essere il più possibile vicine nel tempo.

Il compito dei paesi rivoluzionari è quindi quello di fornire aiuti materiali ed economici per sostenere altri paesi rivoluzionari che non sono ancora così sviluppati politicamente e organizzativamente.

Dopo la rivoluzione lo sviluppo dell’economia deve provvedere alla propria popolazione e, come sopra detto, per poter fornire aiuto alle altre rivoluzioni. Perciò l'economia non deve essere fine se stessa, come avvenuto negli stati stalinisti. Per tutte le forme superiori di socialismo e infine di comunismo, si ha bisogno di un mondo coerente senza frontiere e stati nazionali, poiché ogni forma di commercio, come avvenuto tra gli stati stalinisti, riproduce le leggi capitaliste e quindi genera concorrenza tra di loro. Le economie dei singoli paesi rivoluzionari devono unirsi, come deve avvenire anche tra le singole fabbriche e industrie all'interno dei paesi rivoluzionari, per metterle poi sotto il comune controllo democratico-proletario. Perché se le risorse necessarie o particolari industrie sono al di fuori di questa associazione, è necessario commerciare.

 

Patriottismo nella ex DDR/Blocco Orientale 

Fin dall'inizio la nazione è stata posta in primo piano nei paesi del blocco orientale. Ed è’ soprattutto negli anni '50 e '60 che il nazionalismo in questi paesi trova una forte divulgazione come ideologia.

E’ solo alla fine degli anni '60 e '70 che nell’ex DDR l'internazionalismo proletario viene reso popolare, però solo sulla carta, come mezzo di utilizzo per attirare nuova forza lavoro. L’utilizzo strumentale lo si vedeva soprattutto nel trattamento dei lavoratori e degli studenti stranieri, i quali spesso vivevano in una sorta di ghetti, separati dai cittadini del paese. Ma era anche evidente nel trattamento generale e nel sentimento verso le persone provenienti dai cosiddetti stati fratelli socialisti, che venivano chiamati con stereotipi o etichette razziste. Per esempio il giornale ufficiale "Neue Deutschland" chiamava i polacchi  "Pollacken", e dispregiativi simili erano molto in uso anche tra la popolazione in generale. Un sintomo di questa sfiducia nei confronti degli stranieri (ma anche verso la propria popolazione) erano anche i rigorosi controlli alle frontiere.

Un'altra circostanza in cui si vedeva bene l'orientamento nazionale è la storia del COMECON. Il compito effettivo del Comecon (Consiglio di Mutuo Aiuto Economico) era quello di forzare la cooperazione, il coordinamento e la collaborazione tra i paesi del blocco orientale (e alcuni altri). In realtà i progetti ivi previsti, come l'auto Comecon, fallivano spesso a vantaggio di progetti nazionali.

Il contrasto con l‘Internazionalismo

I singoli paesi stalinisti erano in competizione tra di loro, come il caso dell'Unione Sovietica e la Cina. Questo tipo di competizione per il potere e l'influenza non dovrebbe esistere tra i veri paesi internazionalisti e rivoluzionari, che invece dovrebbero sostenersi a vicenda e unire le loro economie e quindi i loro lavoratori.

Al contrario vi sono state invece ingerenze da parte dei partiti al potere dei paesi stalinisti nei gruppi comunisti di altri paesi, ma anche all'interno del proprio paese (manipolazione, uccisione di comunisti con opinioni diverse, ecc.), nonché repressioni violente dei loro propri lavoratori (Berlino 1953, Ungeria 1956), mentre allo stesso tempo ad esempio nella DDR avveniva la riabilitazione su larga scala dei volontari dell'Ex NSDAP (Partito Nazista dei Lavoratori) inserendoli nel "Partito Nazionale Democratico di Germania (NDPD)" o nel SED (Partito Socialista Unificato della Germania). O nel caso dell’Unione Sovietica con il massiccio assorbimento di burocrati zaristi nel Partito Comunista, cose che favorivano il nazionalismo. Anche le interferenze su scala internazionale come le invasioni o le guerre (invasione dell'Afghanistan nel 1979, Vietnam contro la Cina nel 1979) tra i paesi stalinisti non hanno assolutamente niente a che fare con il vero internazionalismo. Il cosiddetto internazionalismo di questi partiti e paesi era spesso solo un mezzo per estendere la propria influenza o utilizzato come mezzo di propaganda per procurarsi manodopera a basso costo, risorse. Nella realtà, la politica estera stalinista non è stata molto diversa da quella dei paesi occidentali.

Conclusione

Il vero internazionalismo proletario è scomparso in Unione Sovietica con l’ascesa al potere di Stalin e del suo “socialismo in un solo paese”. Tutti gli stati ideologicamente orientati allo stalinismo, come Cina, Cuba, Corea del Nord e tutti gli stati del blocco orientale, non hanno mai seguito il concetto internazionalista. Ancora oggi si basano su un forte nazionalismo e totalitarismo. Ciò ostacola l'internazionalismo proletario.

                                                                                                        T. R.

 

Attenzione:

GLI STALINISTI USANO IL

MARXISMO PER ARRIVARE

ALLA STATALIZZAZIONE DELLA SOCIETA‘ CAPITALISTICA

 

SI DEFINISCONO FALSAMENTE GLI EREDI DI MARX E LENIN E PER I LORO SCOPI USANO SEMPRE PAROLE MARXISTE.

 

A STALIN NON INTERESSAVA MINIMAMENTE ARRIVARE AD UNA SOCIETA’ SENZA LEGGI CAPITALISTICHE – che sono la causa delle innumerevoli disfunzioni, spesso enormi, della società. Poiché è solo cambiando il metodo di vendita capitalistico dei beni prodotti dall’industria, passando dalla compravendita dei beni (com’è adesso)  alla ripartizione equa dei beni tra la popolazione (come deve essere in una società comunitaria superiore) e portando i produttori alla direzione della società che porrà finalmente mettere fine all’agonia capitalistica.

A Stalin, come detto, arrivare a questo fine proprio non interessava. Non ce l’aveva neanche per l’anticamera del cervello! L’obiettivo di Stalin era invece far “grande la Russia”, cioè il capitalismo russo statalizzato. 

Con la morte di Lenin, sostituendolo alla direzione della nazione, Stalin con il determinante appoggio incondizionato di quello che allora era considerato il più influente rivoluzionario della Russia, Bukharin, inverte completamente la strategia della rivoluzione d’ottobre: da rivoluzionaria a controrivoluzionaria. Cioè comincia ad affermare (Bukharin lo aveva già accennato anche precedentemente) che “il socialismo in un solo paese è possibile”.

Tutt’altro dalla politica di Lenin. Lenin con i suoi bolscevichi aveva organizzato e poi condotto la rivoluzione russa con un solo, ufficiale e preciso scopo: iniziare la rivoluzione internazionale. Rivoluzione internazionale che sola poteva permettere di eliminare le leggi commerciali capitalistiche. Non poteva (e non può) assolutamente una rivoluzione in un solo paese impostare un tipo di società comunitaria senza concorrenza, le rivoluzioni quindi per conquistare un mercato molto vasto erano fondamentali se si voleva arrivare allo scopo. Anche Marx su questo è sempre stato molto chiaro.

Per questo preciso motivo Lenin e i suoi bolscevichi  assieme a tutti i rivoluzionari del mondo subito dopo la rivoluzione d’ottobre avevano costituito l’INTERNAZIONALE.

 

 

Lenin: “Comunismo possibile solo dopo rivoluzione internazionale”

“Quando abbiamo iniziato a suo tempo la rivoluzione internazionale, lo abbiamo fatto non perché fossimo convinti di poter anticipare lo sviluppo, ma perché tutta una serie di circostanze ci spingeva ad iniziarla. Pensavamo: o la rivoluzione internazionale ci verrà in aiuto e allora la nostra vittoria sarà pienamente garantita, o  faremo il nostro modesto lavoro rivoluzionario, consapevoli che, in caso di sconfitta, avremo giovato alla causa della rivoluzione e la nostra esperienza andrà a vantaggio di altre rivoluzioni.

                                                                                                                        Lenin 1921

 

Quindi Lenin non ha mai avuto dubbi sulla rivoluzione internazionale ed è sempre stato chiaro.

Vista in questa visuale di inizio rivoluzione internazionale, con i lavoratori e i bolscevichi al potere a dirigere la società, la rivoluzione russa, come prima rivoluzione si trovava necessariamente in una situazione di FASE DI TRANSIZIONE aspettando le altre rivoluzioni  (come Lenin nelle citazioni costantemente ripete). Ciò significava essere costretti ancora ad essere sottoposti alle leggi capitaliste del commercio, della compravendita, i lavoratori ad essere pagati ancora a salario, avere le banche, il credito, e così via. E questo era ciò che avveniva in Russia. 

L’unica cosa che Lenin e i bolscevichi assieme ai lavoratori potevano fare in questa FASE DI TRANSIZIONE aspettando le altre rivoluzioni era: STATALIZZARE AL MASSIMO l’economia capitalistica russa. Perciò Lenin nelle sua numerose dichiarazioni precisa sempre che le statalizzazioni avvenivano in una società russa a direzione rivoluzionaria certo, ma ancora capitalista.

 

Lenin: “Il nostro capitalismo di Stato si differenzia assai sostanzialmente dal capitalismo di Stato dei paesi che hanno governi borghesi, proprio perché da noi lo Stato non è rappresentato dalla borghesia, ma dal proletariato, che ha saputo conquistarsi la piena fiducia dei contadini” 

 Lenin  “Lettera alla colonia russa nel nord America”  novembre 1922                   

Lenin: «L’espressione ‘Repubblica sovietica socialista’ significa decisione del potere sovietico di attuare il passaggio al socialismo, ma ciò non significa affatto riconoscere che l’attuale sistema economico è socialista»                      

                                                              Lenin in “Sull’imposta in natura”, 1921

 

Lenin: “Non si è trovato un solo comunista, mi pare, il quale abbia negato che l’espressione ‘Repubblica socialista sovietica’ significa decisione del potere sovietico di attuare il passaggio al socialismo (attraverso il capitalismo di Stato, “anello intermedio fra piccola produzione e socialismo”) ma non significa affatto che l’attuale sistema economico sia socialista”.                                            

                                                                           Lenin. discorso alla NEP, 1920

 

 

Quindi Lenin è sempre chiaro e molto preciso.

Ma dopo la sua morte queste statalizzazioni dell’economia per Stalin e Bukarin (entrambi evidentemente di profonde convinzioni nazionaliste) sono sufficienti e sono la scusa per poter affermare (mentendo) che “adesso la Russia è nel socialismo”, scontrandosi violentemente contro gli altri dirigenti bolscevichi Trotzkij, Zinoviev e Kamenev, che coerentemente e realisticamente affermano invece in linea con la strategia comunista e con Lenin, che si trattava solo di “transizione” e non “socialismo”. 

Per tutta una serie di motivi, di cui il più importante e determinante sarà la terribile e profonda crisi economica in cui la Russia rivoluzionaria allora versava, terribile crisi economica usata da Stalin e Bukarin per sostenere che era prioritario dedicarsi più alla ricostruzione della nazione russa (definita “socialista”) che alla rivoluzione internazionale, che Stalin e Bukarin riescono ad avere il soppravvento nel partito e nella società su Trotzkij, Zinoviev e Kamenev e altri, per poi come risaputo, farli eliminare anche fisicamente.

Stalin e Bukarin quindi, adesso vittoriosi e al potere ed eliminati i rivali sostenitori della rivoluzione internazionale, possono autoincensarsi come i “veri marxisti”, come i continuatori “della politica di Marx e di Lenin”.   

E’ SU QUESTA FALSITA’, SU QUESTO IMBROGLIO che poi tutti gli stalinisti nazionalisti che si sono succeduti nella storia, tipo Mao, Chruscëv, Castro, Tito, Honecker, Togliatti, ecc. hanno potuto continuare a barare usando la terminologia marxista, le parole e i concetti marxisti, per presentarsi come “comunisti”, strumentalizzando le masse proletarie per giungere al potere, instituendo i capitalismi statalizzati, per sostituirsi ai capitalisti privati e goderne così i benefici.


 

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“Cos’è il pensiero di Marx

ed Engels sulle elezioni?”

 

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MARX ED ENGELS

SULLE ELEZIONI:

- IL “CRETINISMO PARLAMENTARE”-

 

“… E dovevano essere colpiti da quella particolare malattia che a partire dal 1848 ha infierito su tutto il continente, il “cretinismo parlamentare”, malattia che relega quelli che ne sono colpiti in un mondo immaginario e toglie loro ogni senso, ogni ricordo, ogni comprensione del rozzo mondo esteriore”

                                                       Marx  “Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte” – 1852

 

 

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Cretinismo parlamentare, infermità che riempie gli sfortunati che ne sono vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, sono retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consesso rappresentativo che ha l'onore di annoverarli tra i suoi membri, e che qualsiasi cosa accada fuori delle pareti di questo edificio, - guerre, rivoluzioni, costruzioni di ferrovie, colonizzazione di interi nuovi continenti, scoperta dell'oro di California, canali dell'America centrale, eserciti russi, e tutto quanto ancora può in qualsiasi modo pretendere di esercitare un'influenza sui destini dell'umanità,- non conta nulla in confronto con gli eventi incommensurabili legati all'importante questione, qualunque essa sia, che in quel momento occupa l'attenzione dell'onorevole loro assemblea”.

 

Engels  “Rivoluzione e controrivoluzione in Germania”  1851- 1852

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Già da subito alle sue prime apparizioni, Marx ed Engels avevano capito e individuato cos’era il parlamento come forma della sovrastruttura politica del capitalismo: “cretinismo parlamentare” l’avevano definita, in quanto le persone che la sostengono e la praticano sono convinte che tutto il mondo ruoti attorno a questa forma di governo.

Marx ed Engels come sempre avevano ragione: un secolo e mezzo dopo le loro enunciazioni le esperienze “parlamentari” confermano pienamente le loro analisi: sono i parlamenti che si adeguano agli eventi capitalistici e non l’andamento capitalistico che si adatta ai parlamenti. In altre parole sono i parlamenti che nel mondo si mettono al servizio dei capitalisti, del profitto, delle guerre, delle crisi, dello sfruttamento e non i capitalisti che si adattano alle ciance dei parlamentari.

E chi è sostenitore del parlamentarismo o è cosciente e consapevole di questo, o è un povero ingenuo che crede con il suo “povero” e “insignificante” voto di poter “influenzare” le ferree e colossali leggi capitalistiche che dirigono e sconvolgono il mondo ...  

 

IL TRUCCO: COME LA BORGHESIA RENDE INNOCUO IL VOTO DELLE PERSONE

 

… un ingenuo che non s’accorge che dopo aver votato, per 4 anni non può più controllare il suo voto e far dimettere eventualmente la persona (o il partito) che ha votato, se questa non è corretta o onesta. Ed essendo che questa persona (o partito) per 4 anni non è più revocabile ne toccabile, essa può in questo periodo fare tutto ciò che vuole, anche il contrario di quanto promesso in campagna elettorale.

… Poi alla successiva tornata elettorale la cosa si ripete …

 

 Perché insorgono le guerre?”

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Guerre: frutto del capitalismo. 

 

Gli affari sono sempre in movimento, sono sempre alla ricerca del massimo guadagno in un ciclo continuo che non si ferma mai.

Ma il mondo della concorrenza è fatta in un modo che, ad un certo punto, il mercato diventi così saturo di offerta di merci da vendere che le vendite diminuiscono sensibilmente, i guadagni crollano e le perdite finanziarie per i  capitalisti diventano notevoli.

E’ in queste circostanze che si creano le basi oggettive dove gli affaristi, i ricchi, cominciano seriamente, veramente a pensare che è ora di abbattere i concorrenti, anche fisicamente. E si mettono in moto e organizzano militarmente i loro stati per farlo. 

Ed ecco che nel ciclo perverso capitalistico, periodi pacifici dove la vendita delle merci poteva trovare il suo profitto senza tanti problemi si trasformano in un periodo di guerra dove i ricchi per poter continuare a guadagnare ritengono dover  distruggere i concorrenti con la loro parte di mercato.

Nel perverso sistema capitalistico, periodi di pace si alternano a periodo di guerra e viceversa con estrema naturalezza,  finchè una società superiore non lo sostituirà.

Ma il mondo degli affari non crea solo catastrofi immani dovute a crisi di sovrapproduzione generali, come già due guerre mondiali stanno a testimoniare. In periodi cosiddetti di “pace”, le lotte per “le sfere di influenza”, cioè la lotta tra i predoni imperialisti nel pianeta per crearsi ogn’uno la propria “area” di stati dove condurre i propri affari, è causa continua di guerre locali. 

 

In queste situazioni  le più grandi e potenti borghesie imperialiste del pianeta cercano di rubarsi l’un l’altra, anche militarmente, le nazioni periferiche, sfruttando, senza il minimo scrupolo, i contrasti religiosi, etnici, politici. Naturalmente le guerre piccole e medie che ne scaturiscono e che vengono  in continuazione rinfocolate sono causa di centinaia di migliaia di vittime, distruzioni, fame, povertà e enormi migrazioni.



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