FEBBRAIO 2017

 

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PROTESTE DI MASSA CONTRO TRUMP

 

I MEDIA DELLA GRANDE IMPRENDITORIA AMERICANA STRUMENTALIZZANO LE PROTESTE A FAVORE DEI DIRITTI DELLE PERSONE, INCORAGGIANDOLE E FOMENTANDOLE A DISMISURA, NELL’INTENTO DI INDURRE TRUMP MODIFIDARE A LA SUA POLITICA ESTERA.

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LA MAGGIORANZA DELLE MULTINAZIONALI AMERICANE, DELLE GRANDI BANCHE, NON CONCORDANO CON LA POLITICA ESTERA DI TRUMP.  QUESTO LO AVEVANO DETTO CHIARAMENTE IN CAMPAGNA ELETTORALE SOSTENENDO LA CLINTON.

 

Per la borghesia dominante i parlamenti e i presidenti devono (ma assolutamente devono) lavorare per far si che gli affaristi ottengano sempre il massimo profitto.

Questo è un punto fisso nel sistema capitalistico. Per avere un’idea di cosa succede nella società, un governo o un presidente va letto sempre da questa ottica.

Se questo è vero, è chiaro che se gli imprenditori dominanti ravvisano che un governo o un presidente non svolge bene il lavoro politico che loro pretendono, si innesca uno scontro dove i multimiliardari con tutti i loro mezzi attaccano il governo o il presidente in questione affinchè questo si adegui e si sottometta alle loro volontà. Oppure che si dimetta.

Questa lotta della borghesia contro i propri esecutivi non è una novità o una rarità nella società capitalistica. Ed è esattamente l’attuale situazione che troviamo adesso in America dove i Media borghesi attaccano il Presidente Trump e dove Trump attacca i media.

Come riportato nel titolo, la maggior parte dei grandi imprenditori e banchieri americani ritiene che la politica estera sostenuta da Trump (in specifico modo il rapporto con la Russia, l’equilibrio con la Cina, come operare nella guerra in Siria, l’accordo TTP e quello TTIP, ecc.) non sia adatta, sia sbagliata per i loro interessi (i famosi interessi della nazione), sia immediati che strategici.

Queste multinazionali americane in campagna elettorale attraverso i loro giornali e i loro uomini avevano sostenuto con forza la politica estera proposta dalla Clinton e l’avevano finanziata con forti somme affinchè la candidata democratica vincesse. Da precisare che questa politica della Clinton non è altro che la prosecuzione della politica estera dei precedenti presidenti americani, sia repubblicani, che democratici.

Ma nello specifico in che cosa consistono le differenze che scatenano il duro scontro in Usa?

Trump vuole instaurare con la borghesia Russia un rapporto di amicizia, di collaborazione e non più di conflitto. Soprattutto un rapporto di collaborazione per quanto riguarda la questione della soluzione della guerra in Siria. Quando Trump afferma di voler “sconfiggere definitivamente il terrorismo Isis, il quale è stato causato dalla politica di Obama” (cosa documentata vera), sta lanciando in politichese un messaggio a Putin dicendo che è disposto a collaborare con lui in questa situazione. Cosa che Obama invece non faceva o faceva solo in minima parte.

I grandi imprenditori americani però come affaristi, come imperialisti, nella dura lotta di concorrenza vedono nella borghesia russa un pericoloso concorrente. E non vogliono favorirla ne aiutarla, ma vogliono frenarla, combatterla, affinchè non diventi troppo forte. Non vogliono che Putin in Siria vinca troppo, che conquisti troppo spazio.

Per quanto riguarda il rapporto con la Cina, Trump è per cacciare in un maggiore isolamento internazionale l’emergente futuro forte concorrente asiatico a capitalismo di stato. Vuole meno collaborazione con essa e un maggior distacco. Nel suo intento di “Fare di nuovo l’America grande” Trump si ripropone addirittura di intraprendere una guerra commerciale contro Pechino alzando i dazi doganali sulle merci provenienti dall’enorme paese asiatico.

Anche su questo nodo del rapporto con la Cina ritenuto “sensibile e cruciale” i “poteri forti” americani non concordano con il tycoon newyorkese. I precedenti presidenti hanno sempre cercato di mantenere con la futura potente borghesia asiatica un rapporto di collaborazione-contenimento e non di scontro. La loro politica è stata di legare agli Usa le nazioni affacciate sul Pacifico e sull’Atlantico in accordi tipo TTp – TTIp, ecc. in modo da frenare l’espansione  della Cina e dei suoi alleati BRICS. Ed era esattamente questa la politica che la Clinton proponeva e su cui la potente borghesia Usa concorda pienamente.

Viste le profonde diversità di veduta, lo scontro quindi all’interno della nazione americana si presenta inevitabile.

Come scritto nel titolo, per costringerlo cambiare idea i grandi imprenditori fomentano e incoraggiano con i media contro di lui le proteste di massa prendendo a pretesto la difesa dei diritti delle persone. Questo odioso, schifoso comportamento strumentale borghese, come in altre occasioni, non pone alcun problema ai capitalisti dominanti pur di raggiungere i loro scopi.

Come marxisti siamo certamente per la difesa dei diritti delle persone e lottiamo per questo. Ma a noi è chiaro che la completa attuazione dei diritti può avvenire solo in una società diversa, superiore, dove l’obbiettivo della produzione non sia più il profitto, ma il benessere comune. Perciò la lotta deve essere sempre indirizzata contro l’origine delle contraddizioni, cioè contro il capitalismo.

I diritti, nella società capitalistica, sono sempre motivo di strumentalizzazione. I partiti ne sono a favore o contro. Per loro (sia di destra che di sinistra) sostenere o esserne contro è solo una questione di opportunità politica per avere voti, arrivare al governo e poi servire i capitalisti. Perciò, come tutti possiamo constatare, i diritti nella società affaristica non riescono mai a trovare una stabilizzazione.

In America, qualora il presidente Trump dovesse accettare e adeguarsi alla volontà dei suoi colleghi miliardari delle multinazionali, smetterebbe, a nostro avviso, la lotta contro di lui e di conseguenza anche le proteste di massa per i diritti svanirebbero.

Per i media degli imprenditori dominanti la ricerca del massimo guadagno è più importante rispetto la difesa dei diritti delle persone.  

-ANDAMENTO DOPO ELEZIONI USA-

SVOLTA PERICOLOSA DI TRUMP CONTRO LA RUSSIA.

PRETESA LA RESTITUZIONE DELLA CRIMEA ALL’UCRAINA

 

In campagna elettorale Trump era stato molto morbido con il suo amico Putin. Si era espresso per un rapporto molto amichevole e collaborante da tenere con il presidente della borghesia russa.

Una posizione di politica estera questa di direzione opposta  con quanto condotto invece dall’Amministrazione Obama e dai precedenti presidenti americani che hanno sempre visto nella borghesia russa un pericoloso concorrente.

Per questa sua posizione, la sua imprevista vincita alle elezioni aveva provocato una notevole preoccupazione nell’ establishment  politico e imprenditoriale, che, come i precedenti presidenti americani è per una dura avversione contro il concorrente russo.

Di fronte a queste preoccupazioni,  prima dell’ insediamento ufficiale di Trump alla Casa Bianca avvenuto poi il 20 gennaio, l’uscente Obama affermava nella conferenza stampa di fine anno alla Casa Bianca del 16 dic.: «Diamogli tempo, [a Trump–n.d.r.] è ancora a metà tra la campagna elettorale e le sue nuove responsabilità. Aspettiamo le sue prime decisioni di governo. Chi entra nello Studio Ovale cambia”.

Profetiche parole quelle dell’esperto politico per la borghesia Obama. Infatti dopo una 15na giorni dal suo insediamento il “cambiamento” ha cominciato a muovere i suoi primi passi.

Mentre come è noto nei primi giorni del suo insediamento, i primi decreti Trump sono stati la conferma del programma di costruzione del muro che deve dividere il Messico dagli Stati Uniti, poi è stata la disdetta all’Obamacare, cioè il sistema sanitario introdotto da Obama, poi il decreto di scioglimento del TTP, l’accordo transpacifico, e infine il decreto che impedisce alle persone che provengono da paesi arabi considerati a rischio terrorismo, di trasferirsi negli States, il tutto naturalmente correlato da un enorme clamore e critiche da tutto il mondo, sono arrivati in seguito anche i dietro-front di tutta una serie di punti che Trump aveva sostenuto per vincere la campagna elettorale.

L’FBI, che Trump in campagna elettorale aveva etichettato come “sistema corrotto” tutto da riformare diventa adesso un organismo efficiente che gode di tutto il suo appoggio; la NATO che era data per “obsoleta” adesso ha un ruolo importante da svolgere per la grande America; la Germania accusata di “dominare” l’ Europa, adesso è un partner che svolge un ruolo “fondamentale” nell’Unione Europea; anche il Giappone danneggiato dallo scioglimento del trattato TTP, diventa adesso un partner prezioso.

Ma la notizia che più ha fatto sensazione nel mondo politico è stata la dichiarazione portata all’Onu dalla rappresentante Usa, Nikki Haley il 2 febbraio, in cui il governo della borghesia americana condanna apertamente e aspramente la Russia per l’annessione della Crimea avvenuta nel 2014 (annessione che più o meno era già stata accettata da tutti i contendenti), dove vengono confermate le sanzioni contro Mosca e addirittura dove si pretende la restituzione della Crimea all’Ucraina. Quasi un ultimatum.

Come segnale che si fa sul serio riprendono gli scontri armati sul territorio est-ucraino, combattimenti sospesi già da lungo tempo.

Mentre scriviamo anche la guerra in Yemen  si riaccende con notevole violenza, con l’invio anche di truppe da guerra americane mandate dall’Amministrazione Trump col pretesto di combattere Al-Kaida. 

Il Nord Corea viene minacciato anche di attacco se continua nei sui esperimenti nucleari e all’Iran vengono imposte nuove sanzioni dagli Usa per aver testato nuovi missili.

Tutti segnali che danno l’idea chiara di quale vuole essere la futura politica di “Fare di nuovo l’America grande” dell’imperialismo americano.

Se questo è quello che l’amministrazione Trump intende per battere la concorrenza, il futuro si presenta da brivido.

Domanda: per il fatto che un numero così alto di generali siedano nella sua amministrazione, si potrebbe leggere in Trump l’intenzione per una futura escalation di interventi militari americani all’estero? 

Anche qui assolutamente niente di tranquillizzante.

In un sistema sociale dove per i ricchi dominanti  “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” e dove “la politica serve per raggiungere gli scopi del profitto” tutto è imprevedibile, tutto è possibile.

Per la borghesia, per i padroni, pace e guerra fanno parte dello stesso gioco. Il terribile gioco affaristico.

Tutti noi aspiriamo ad una società civile, tranquilla di benessere.

LA SOCIETA’ CAPITALISTICA QUESTO NON LO PUO’ DARE!

 

La ricerca del profitto, del guadagno, può dare anche lunghi momenti di relativo benessere e pace, ma poi inevitabilmente i disastri arrivano (come il passato è li tristemente a ricordarcelo)


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MEDIA IMPERANTI

 

COME MAI I RICCHI SPENDONO COSI’ INGENTI SOMME PER L’INFORMAZIONE?

IL FONDAMENTALE COMPITO DEI MEDIA BORGHESI NEL PILOTARE L’ORIENTAMENTO DELLE MASSE PROLETARIE

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NOI PENSIAMO DI ESSERE LIBERI, AUTONOMI NEL NOSTRO MODO DI PENSARE.

 

 

Molto interessante è vedere quali sono le opinioni che le varie popolazione nel mondo hanno di se stesse e della situazione internazionale.

Nei nostri paesi occidentali:  come è noto l’idea comune è di un benessere che durerà  (certo con qualche crisi nel mezzo, ma tutto risolvibile, gestibile). L’opinione è che le nazioni europee e americana se nel passato hanno combinato grandi disastri, adesso hanno capito e imparato la lezione e ora sono garanti di pace, benessere, prosperità. Devono però tenere a bada eventuali cattivi o i pazzi che in ogni momento nel mondo possono emergere, come gli attuali terroristi fondamentalisti islamici del Medio oriente, oppure il freddo e senza scrupoli  capo russo Putin o il pazzo Kim Jong-un dittatore della Corea del Nord. 

In Russia la popolazione è convinta invece che sia proprio la loro nazione che difende la pace nel mondo. La difende contro i paesi occidentali definiti “decadenti”, i quali per frenare il loro declino cercano di espandersi nel mondo causando guerre ovunque come in Afghanistan e Iraq,  e adesso in Siria, Libia, Yemen.

In Cina la popolazione è dell’idea che è la Cina la nazione che ha i più alti valori nel mondo: è socialista, non ha mai condotto guerre, si sta sviluppando nella pace creando banche internazionali e stringendo accordi economici commerciali pacifici con le nazioni vicine (“cosa si può voler di più?” dicono i dirigenti statali dell’imperialismo cinese).

In Medio Oriente il pensiero dei fanatici religiosi e delle popolazioni arabe è che sia un loro diritto avere un proprio stato libero, arabo, finalmente autonomo da tutti i predoni imperialisti che da sempre dominano e si spartiscono la zona, e combattono per questo.

 

COME SI VEDE IDEE DIVERSE, PARERI E OPINIONI DIAMETRALMENTE OPPOSTE.

Eppure le persone che popolano il mondo sono tutti uguali!   Come possibile allora avere idee così differenti, così contrapposte?

E QUALE SARA’ LA VERITA’ IN TUTTA QUESTA MOLTEPLICITA’ DI IDEE?     

Nell’edizione precedente di novembre riportavamo le cifre astronomiche di quanto i media (tv e giornali) vengono a costare. Costo che nelle varie nazioni solo multinazionali o catene di banche o imprese  riescono a sopportare.

Cos’è che spinge i borghesi a spendere somme così enormi per gestire l’informazione, quando potrebbero usare questi soldi diversamente? 

La risposta, secondo i marxisti come noi, si trova nella contraddizione di una grande borghesia  che nella società in realtà è una piccola minoranza della popolazione(meno dell’1%), ma padroneggia tutta la collettività, riesce ad avere il dominio  sulle enormi masse proletarie.  

Per mantenere questo dominio la minoritaria borghesia deve impedire che la stragrande maggioranza dei lavoratori salariati prendano visione, coscienza della loro condizione di sfruttati e sottomessi e di essere persone che producono montagne di soldi per i ricchi imprenditori. Se le masse proletarie comprendessero questo e ne prendessero coscienza, ai primi problemi economici, alle prime scosse di crisi, insorgerebbero contro il piccolo numero di borghesi imperanti per prendere il potere e gestire l’economia di cui loro ne sono i produttori.

Questo, la grande borghesia, ce l’ha ben chiaro, da sempre.

Perciò mette in atto tutte le misure necessarie a sua disposizione per mascherare la realtà  e dirigere, gestire i lavoratori sfruttati.

E ai potenti capitalisti non mancano certo gli strumenti per dirigere e influenzare a proprio vantaggio le masse sfruttate: da una parte controllano e dirigono, attraverso i partiti, lo stato, con le sue scuole e università, che si adoperano per educare e formare il lavoratore nei concetti borghesi.

Dall’altra possiedono lo strumento di eccellenza, estremamente efficace per l’orientamento e la direzione quotidiana delle masse lavoratrici: i MEZZI DI INFORMAZIONE. 

Attraverso le tv e i giornali, il padronato ha ogni giorno la possibilità di entrare nelle famiglie, nella testa delle persone, e presentare la sua versione della realtà, spacciandola per unica e vera.

Però le borghesie sul pianeta sono tante e spesso in contrasto tra di loro, perciò ogn’una opera per coinvolgere, convincere il proprio proletariato sulla propria politica nazionale specifica che ovviamente può essere diversa o in contrasto con la politica delle borghesie concorrenti.

E’ quindi logico che come risultato, i lavoratori di ogni nazione, trovandosi sottoposti ogni giorno a notizie diverse da stato a stato, formino idee corrispondenti a quelle che la borghesia della propria nazione a loro trasmette, diffonde, con la conseguenza di venir ovviamente orientati, coinvolti e legati ai destini ( anche tragici) dei diversi padronati dominanti.  

Letto sotto questa luce la questione delle molteplici idee espresse dalle popolazioni diventa quindi conseguente, chiara.

 

E’ il marxismo che è completamente autonomo nell’esprimere la sua analisi, la realtà, la sua politica.  E’ autonomo perché coerentemente non è legato a nessuna borghesia e quindi può analizzare la società esattamente com’è. Diventa quindi la politica universale che tutte le masse proletarie nel mondo possono unitariamente adottare per arrivare ad una società superiore senza più sfruttamento, crisi, guerre. 


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