WASHINGTON MANOVRA IL PREZZO DEL PETROLIO CONTRO RUSSIA E IRAN

 

-IL PREZZO DEL GREGGIO NELLO SCONTRO TRA BORGHESIE-

Anche il prezzo del petrolio può essere pilotato nella lotta interimperialista.

 

 

 

 

Così riporta ‘Il Post’ del 23 giugno 2018: “L’OPEC – l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio – ha trovato un accordo – per aumentare la produzione di petrolio e farne calare il prezzo come chiedevano i principali paesi consumatori di petrolio. L’accordo è stato trovato su iniziativa dell’Arabia Saudita, che aveva subito nelle ultime settimane grosse pressioni dagli Stati Uniti per aumentare la produzione di petrolio, arrivato ai suoi prezzi più alti dal 2014”.

Anche il prezzo del petrolio può essere quindi pilotato. Per quasi due mesi sui giornali internazionali ha trovato grande risalto la notizia che il presidente Trump tuonava esigendo che i prezzi del petrolio venissero abbassati. Con forza spingeva perchè l’Arabia Saudita convocasse il vertice OPEC per farne aumentare l’estrazione così che se ne abbassasse il prezzo. L’andamento del prezzo del petrolio quindi non è casuale, ma ha una sua logica, una sua comprensibile spiegazione.

Alcuni opinionisti hanno visto nell’ordine di Trump all’Arabia Saudita di calare il prezzo una necessità del presidente per ricevere consenso dal suo elettorato. Altri un modo per raffreddare l’inflazione americana e di conseguenza non far alzare  i tassi di interesse del debito statunitense. Altri ancora per dare una spinta all’economia americana.

Tutte opinioni interessanti, ma noi non siamo di questo parere. Ne vediamo invece una lotta interimperialista tra borghesie. Una manovra Usa contro Russia e Iran.  Secondo Bakindo, segretario Opec, già in passato gli Usa hanno usato questo sistema, hanno fatto pressione perché il prezzo del greggio scendesse per scopi politici. Si riferisce all’Amministrazione Obama.  

Esistono nazioni, cioè borghesie, che dipendono esclusivamente – o quasi – dall’estrazione del prezioso prodotto energetico e di conseguenza ne sono in balia completa del suo prezzo. Nella battaglia sul mercato internazionale tra le enormi finanze-imprenditorie queste borghesie possono essere messe sotto scacco o essere ricattare da nazioni concorrenti o borghesie dominanti che sono in grado di pilotarne il prezzo. A nostro avviso questo rispecchia proprio l’attuale situazione, dove gli Usa, che vedono la Russia (assieme alla Cina) “Primo pericolo per l’America”, stanno cercando attraverso il calo del prezzo del greggio di mettere in ginocchio economicamente le borghesie di Mosca, Teheran e Caracas,  grandi produttrici di petrolio.

Come anche Bakindo fa capire, già Obama nel 2014-16 aveva sperimentato con esito positivo questa forma di battaglia-ricatto. In quel periodo lo scontro contro la Russia e la Cina emergente e in ascesa cominciava ad acutizzarsi e fervevano i negoziati per l’accordo sul nucleare dell’Iran, dove l’imperialismo americano come sempre, cercava di imporre il suo “Washington Consensus”, cioè il proprio diktat. Essendo l’Iran alleato e sotto protezione russa ed che entrambe le economie dei due paesi vivono sull’estrazione del petrolio, molti esperti hanno visto nell’allora improvviso calo del prezzo del petrolio da 120 a 35 $ al barile la manovra di costrizione dell’Amministrazione Obama per 

far accettare alle due borghesie ‘ribelli’ le proprie imposizioni. Così ‘Il Post’ del 4 genn. 2015: Il vice-presidente [iraniano -n.d.r.] Eshag Jahangiri, ad esempio ha definito il crollo del prezzo del petrolio un “complotto politico” ordito dai nemici dell’Iran e ha detto che se anche il prezzo dovesse scendere a 40 dollari al barile, l’Iran «continuerà a cavarsela bene».  Proseguiva poi ‘il Post’“… Di fronte alla necessità di tagliare il bilancio [a causa del calo del prezzo del greggio –n.d.r] ad esempio, l’Iran potrebbe essere costretto a diminuire il suo appoggio  al regime siriano di Bashar al Assad, al gruppo terroristico libanese Hezbollah e a Hamas, la fazione palestinese che domina la Striscia di Gaza. Infine, in caso di crisi prolungata, l’Iran potrebbe trovarsi costretto ad accettare le limitazioni al suo programma nucleare richiesta da Stati Uniti e Unione Europea, così da ricevere in cambio un allentamento delle sanzioni”.  Cosa che poi è stata.

In questa battaglia tra grandi borghesie per la conquista dei mercati, tutto dimostra che Washington riesce a manovrare il prezzo del greggio a seconda dei propri interessi. Infatti l’Amministrazione Obama una volta ottenuto il risultato che voleva nell’accordo sul nucleare con l’Iran del 2016, ha lasciato poi che il prezzo del greggio di nuovo fluttuasse e risalisse. Lo può fare certamente grazie alla collaborazione dell’Arabia Saudita, alleata e fedele esecutrice degli interessi Usa nel mondo. L’Arabia Saudita è il più grande estrattore di petrolio dei paesi OPEC e, in alleanza con i paesi del Golfo, aumentando o diminuendo l’estrazione del greggio, riesce a determinarne il prezzo a livello internazionale.

Adesso è l’Amministrazione Trump che usa di nuovo il prezzo del greggio per piegare i concorrenti Russia, Iran, e Venezuela, borghesie che assieme alla Cina in forte ascesa economica, politica e militare, si sentono così forti da mettere in discussione l’ordine mondiale imposto dagli Usa vincitore della 2° guerra mondiale.

In questa sua funzione di guidare gli interessi della potente borghesia americana, Trump si dimostra molto determinato nel continuare ad imporre al mondo il diktat di Washington (il suo ‘Make America great again’). Nel suo progetto non solo pilota il prezzo del petrolio, ma attacca i concorrenti e i “ribelli” a tutto campo, con l’aumento straordinario della spesa militare Usa, l’innalzamento dei dazi contro la Cina, sanzioni contro Russia, Iran, Venezuela, disdice l’accordo sul nucleare con l’Iran, costringe gli alleati europei a seguirlo nel serrare le fila nell’alleanza politico-militare NATO (usando anche qui il ricatto di alzare i dazi se non eseguono).

Alcuni analisti affermano che le grandi potenze si stanno preparando per lo scontro militare. Nell’instabile e piena di catastrofi società  capitalista non sarebbe certo la prima volta.

Sicuro è che questa società è tutt’altro che una società tranquilla, di pace, e che tutto può succedere.

Solo il Comunismo può cambiare tutto.   


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