MENTRE LA CONCELLIERA MERKEL A BRUXELLES RECLAMA AD ALTA VOCE LA FORMAZIONE DI UN ESERCITO EUROPEO, A BERLINO LA GROßE KOALITION DA LEI DIRETTA AUMENTA NOTEVOLMENTE LA SPESA MILITARE DELLA BUNDESREPUBLIK.
E’ del 12% l’aumento previsto per il 2019 per il Ministero della Difesa. Un balzo notevole se si pensa che la crescita prevista del PIL per lo stesso anno sarà del 2,1%.
Al di la delle tante chiacchiere ipocrite diffuse copiosamente nel passato di una Germania neutrale, pacifista, antimilitarista, adesso anche l’imperialismo tedesco tradisce la sua vera faccia e si mostra come una nazione pronta a fare le sue guerre. E come gli altri stati si prepara proprio per questo.
Non è una esagerazione quanto scriviamo. Le armi prima o poi nella società capitalistica vengono usate.
Trump quest’anno si è già molto lamentato – e poi si è anche aspramente scontrato – contro la Große Koalition, perché è da lungo tempo che la Germania non paga le sue quote intere per il sostentamento dell’organismo militare NATO e perché mantiene un basso livello di armamento e le armi non sono adeguatamente tecnologizzate. E per costringere il governo della borghesia tedesca a pagare il dovuto per la NATO, Trump non ha esitato a minacciare, come ricatto, di alzare i dazi alle importazioni tedesche di acciaio e auto in America se non avessero accettato quanto da lui richiesto. Alla fine la Große Koalition ha ceduto e le minacce di Trump sono state ritirate.
Quindi anche l’imperialismo tedesco darà una definitiva svolta al suo passato di bassa spesa militare e si appresta ad entrare ufficialmente nella tempestosa e imprevedibile contesa militare mondiale.
Ma in verità dietro le quinte l’imperialismo tedesco in campo bellico non è mai stato inferiore alle altre borghesie concorrenti. Basti guardare al suo commercio di armi nel mondo. Berlino è da tempo alla vetta nell’esportazione mondiale di armamenti:
attualmente è al 4° posto, dietro Stati Uniti (1), Russia (2) e Francia (3), ma rigorosamente davanti alla potente Cina (5) [dati Sipri].
E’ chiaro che i proclami di neutralità, pace, alto senso di civiltà, cultura, ecc. fatti a suo tempo dalle dirigenze tedesche non erano altro che storielle. E’ anche nel commercio bellico che si capisce bene il vero volto di una società.
E le conferme, le notizie che riportano il coinvolgimento dell’export militare tedesco nelle zone del Medio Oriente infuocato e insanguinato non mancano. Secondo i dati è proprio in questa area dove l’export di armi tedesco trova il suo massimo sbocco (aumentato del 109% tra il 2013 e il 2017) ed è ancora in aumento. In questa zona tormentata il governo della borghesia tedesca non si fa scrupoli a metterci lo zampino. Trova conveniente sfruttare la situazione di guerra per fare affari vendendo armi, che naturalmente - non è un segreto per nessuno - creeranno morti e distruzioni.
Infatti in gennaio ha avuto grande risonanza sulla stampa europea il fatto che i nuovi carri armati tedeschi venduti alla Turchia erano usati contro i curdi. E che adesso dopo l’assassinio di Khashoggi Berlino vuole sospendere (momentaneamente, naturalmente) la sua fornitura di armi all’Arabia Saudita.
Possiamo senz’altro affermare che non contribuisce certamente alla “pace” (come da ipocriti vorrebbero far credere) vendere armi nel mondo.
All’interno della Germania, se possibile, le responsabilità tedesche sulla vendita degli strumenti di morte all’estero vengono tenute nascoste. La stampa di proposito preferisce spostare, orientare l’attenzione della popolazione su problemi interni riguardanti l’ambiente, l’ecologia, il clima, anzichè denunciare i disastri e le nefandezze che le armi tedesche vendute soprattutto nel Medio Oriente causano.