L’ESEMPIO ITALIANO DI ACCORDO TRA IL GOVERNO POPULISTA E LA UE PER LA GESTIONE DEL PAESE

-DISPUTA SULLA POLITICA ECONOMICA ITALIANA-

 

Le dirigenze europee hanno concesso al governo populista italiano sia il “Reddito di cittadinanza” e (in parte) la “modifica della Legge Fornero” sulle pensioni, ma rifiutato tutto il resto. I governativi italiani hanno parlato di ‘GRANDE VITTORIA’ nella trattativa con la UE, ma di tutt’altro parere sono stati i vertici di Bruxelles che parlano invece di  “INGINOCCHIAMENTO” del governo populista italiano.  

 

 

 

 

Il compito dei partiti populisti-protestatari è gestire il malcontento salariale in modo che non sfoci nelle lotte, e incanalarlo nel voto così da renderlo innocuo. E’ un metodo borghese che si ripete da sempre. Quindi i partiti opportunisti protestatari non sono contro il sistema come vorrebbero far credere, ma nel caos capitalistico dello sfruttamento, inveendo contro i padroni, usano la protesta operaia per gestirla e possibilmente smorzarla (ultimo esempio, il caso Syriza in Grecia).

Attualmente com’è noto, in Italia sono i populisti del Movimento 5 Stelle e della Lega che si contendono questo  vergognoso gioco cavalcando l’insoddisfazione sociale e vincendo le elezioni. Perciò adesso gli occhi di tutta l’Europa sono puntati su di loro per capire, non solo da parte imprenditoriale, ma anche da parte proletaria (e da parte anche nostra marxista naturalmente) come si muoveranno, cosa faranno e quale sarà la loro tattica politica.   

La disgustosa politica razzista come carta di presentazione di questo nuovo governo italiano ha già fatto il giro del mondo. Ora balzano alla ribalta le iniziative che il nuovo esecutivo sta emanando: il “superamento della legge Fornero” con un miglioramento sulle pensioni, e l’introduzione del “Reddito di Cittadinanza”, ossia un sussidio minimo per chi non lavora. Due iniziative senz’altro positive per i salariati.    

Spieghiamo in sintesi al lettore tedesco di cosa si tratta. Per quanto riguarda la legge “Fornero” sulle pensioni in realtà non è avvenuto nessun “superamento” della legge, come promesso, ma una modifica temporanea che durerà 3 anni. Come correzione alla legge è stata introdotta una cosi chiamata “Quota 100”. In pratica i lavoratori quest’anno (2019) potranno accedere alla pensione con un’età minima di 62 anni e 38 anni di contributi (62+38= Quota100), anziché andare in pensione con 67 anni di età, come previsto dalla “legge Fornero”. C’è da precisare che la legge Fornero introdotta nel 2011 è stata voluta fortemente dall’Unione Europea

L’altro punto in questione, il “Reddito di Cittadinanza”, è paragonabile all’attuale HARTZ IV qui in Germania. Ossia un sussidio per chi non lavora regolato da norme ben precise. Questo tipo di sussidio è una novità assoluta in Italia, a differenza della Germania (o della Francia). 

Sono migliorie che in Italia naturalmente fanno grande sensazione.

C’è subito da mettere in chiaro che le due modifiche non vengono introdotte facendo pagare imprenditori o banche (i ricchi) come tutti si aspettavano, ma il compromesso con Bruxelles è stato che la spesa per le due leggi sarà sostenuta, se necessario, aumentando la tassazione generale (che in Italia si chiama “IVA”). In pratica potrebbe succedere che potrebbero essere i lavoratori stessi a pagarsi i “miglioramenti”, se l “IVA” sarà aumentata. Quindi se adesso molti italiani si dichiarano soddisfatti, se poi le tasse aumenteranno (come 

sembra probabile dopo le elezioni europee) vedremo come reagiranno (ecco le “furbizie” dei populisti opportunisti).

Però al momento, agli occhi dei lavoratori ovviamente le due modifiche appaiono come grandi conquiste e come un segnale che la UE con il voto si può fermare.  

Dal punto di vista della grande borghesia UE sfruttatrice, concedere questo al governo italiano ha significato in realtà  concedere un minimo per evitare per loro il peggio. La protesta contro l’austerità e i sacrifici UE sta effervescendo in Europa e gli imprenditori sembra vogliano evitare che i lavoratori europei si radicalizzino ancor più e vogliano scongiurare che le proteste dei salariati si trasformino in scioperi sovranazionali per rivendicare i propri interessi.

A detta dei giornali sembra che in questo scontro di vertice tra Organismi europei e governo italiano la grande fautrice del compromesso e delle concessioni all’Italia sia stata proprio la Merkel. Che prevedendo alle prossime elezioni europee un avanzamento dei partiti di protesta populisti, avrebbe visto come conseguenza di uno scontro frontale-diretto aspro contro il governo italiano (paragonabile a quello avvenuto in Grecia nel 2011) un impulso, la sostanza infiammabile, per un ulteriore avanzamento dei partiti di protesta europei.

Come riportato sopra nel titolo, nella trattativa con il vertice UE i populisti italiani, visto i risultati ottenuti in UE hanno gridato alla “grande vittoria”, al “grande risultato”.

Tutt’altro è stato invece il parere espresso dai vertici di Bruxelles, che hanno dato un giudizio di “INGINOCCHIAMENTO” del governo Conte.  

In verità la Lega e il Movimento 5 Stelle hanno dovuto abbandonare quasi tutte le altre loro richieste sbandierate in campagna elettorale, come la diminuzione del “lavoro precario giovanile”, “la riduzione delle tasse” “il calo del prezzo della benzina”, e altro ancora.

Anche in questa caso, per far cedere i populisti italiani i vertici UE hanno usato il sistema già usato nel 2011 contro il governo greco ribelle Syriza: hanno minacciato che le banche europee non avrebbero più concesso i crediti per pagare l’alto debito pubblico italiano se il governo di Roma non avesse ceduto. Al governo italiano quindi non è rimasto che “inchinarsi”.  

Come da sempre i marxisti ripetono: i populisti sono opportunisti, non sono dalla parte dei lavoratori e dei giovani come vogliono far credere. Se si sentono in pericolo, quello che oggi hanno ottenuto domani potrebbero svenderlo, senza alcun problema. Assolutamente non ci si può fidare! 

Come da sempre affermiamo: la difesa dei problemi economici dei lavoratori e dei giovani non è nei partiti parlamentari al servizio della borghesia. Non lo è mai stata. Ma nelle intense e unitarie lotte sindacali e sociali.


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