Attenzione: GLI STALINISTI USANO IL MARXISMO PER ARRIVARE ALLA STATALIZZAZIONE DELLA SOCIETA‘ CAPITALISTICA

SI DEFINISCONO FALSAMENTE GLI EREDI DI MARX E LENIN 

E PER I LORO SCOPI USANO SEMPRE PAROLE MARXISTE.

 

 

A STALIN NON INTERESSAVA MINIMAMENTE ARRIVARE AD UNA SOCIETA’ SENZA LEGGI CAPITALISTICHE – che sono la causa delle innumerevoli disfunzioni, spesso enormi, della società. Poiché è solo cambiando il metodo di vendita capitalistico dei beni prodotti dall’industria, passando dalla compravendita dei beni (com’è adesso)  alla ripartizione equa dei beni tra la popolazione (come deve essere in una società comunitaria superiore) e portando i produttori alla direzione della società che si potrà finalmente mettere fine all’agonia capitalistica. 

A Stalin, come detto, arrivare a questo fine proprio non interessava. Non ce l’aveva neanche per l’anticamera del cervello! L’obiettivo di Stalin era invece far “grande la Russia”, cioè il capitalismo russo statalizzato.  

Con la morte di Lenin, sostituendolo alla direzione della nazione, Stalin con il determinante appoggio incondizionato di quello che allora era considerato il più influente rivoluzionario della Russia, Bukharin, inverte completamente la strategia della rivoluzione d’ottobre: da rivoluzionaria a controrivoluzionaria. Cioè comincia ad affermare (Bukharin lo aveva già accennato anche precedentemente) che “il socialismo in un solo paese è possibile”.

Tutt’altro dalla politica di Lenin. Lenin con i suoi bolscevichi aveva organizzato e poi condotto la rivoluzione russa con un solo, ufficiale e preciso scopo: iniziare la rivoluzione internazionale. Rivoluzione internazionale che sola poteva permettere di eliminare le leggi commerciali capitalistiche. Non poteva (e non può) assolutamente una rivoluzione in un solo paese impostare un tipo di società comunitaria senza concorrenza, le rivoluzioni quindi per conquistare un mercato molto vasto erano fondamentali se si voleva arrivare allo scopo. Anche Marx su questo è sempre stato molto chiaro.

Per questo preciso motivo Lenin e i suoi bolscevichi  assieme a tutti i rivoluzionari del mondo subito dopo la rivoluzione d’ottobre avevano costituito l’INTERNAZIONALE.

 

Lenin: “Comunismo possibile solo dopo rivoluzione internazionale”

“ Quando abbiamo iniziato a suo tempo la rivoluzione internazionale, lo abbiamo fatto non perché fossimo convinti di poter anticipare lo sviluppo, ma perché tutta una serie di circostanze ci spingeva ad iniziarla. Pensavamo: o la rivoluzione internazionale ci verrà in aiuto e allora la nostra vittoria sarà pienamente garantita, o  faremo il nostro modesto lavoro rivoluzionario, consapevoli che, in caso di sconfitta, avremo giovato alla causa della rivoluzione e la nostra esperienza andrà a vantaggio di altre rivoluzioni".

                                                                                                                Lenin 1921

 

Quindi Lenin non ha mai avuto dubbi sulla rivoluzione internazionale ed è sempre stato chiaro.

Vista in questa visuale di inizio rivoluzione internazionale, con i lavoratori e i bolscevichi al potere a dirigere la società, la rivoluzione russa, come prima rivoluzione si trovava necessariamente in una situazione di FASE DI TRANSIZIONE aspettando le altre rivoluzioni  (come Lenin nelle citazioni costantemente ripete). Ciò significava essere costretti ancora ad essere sottoposti alle leggi capitaliste del commercio, della compravendita, i lavoratori ad essere pagati ancora a salario, avere le banche, il credito, e così via. E questo era ciò che avveniva in Russia. 

L’unica cosa che Lenin e i bolscevichi assieme ai lavoratori potevano fare in questa FASE DI TRANSIZIONE aspettando le altre rivoluzioni era: STATALIZZARE AL MASSIMO l’economia capitalistica russa. Perciò Lenin nelle sua numerose dichiarazioni precisa sempre che le statalizzazioni avvenivano in una società russa a direzione rivoluzionaria certo, ma ancora capitalista.

 

 

Lenin: “Il nostro capitalismo di Stato si differenzia assai sostanzialmente dal capitalismo di Stato dei paesi che hanno governi borghesi, proprio perché da noi lo Stato non è rappresentato dalla borghesia, ma dal proletariato, che ha saputo conquistarsi la piena fiducia dei contadini ”

     Lenin  “Lettera alla colonia russa nel nord America”  novembre 1922                   

Lenin: «L’espressione ‘Repubblica sovietica socialista’ significa decisione del potere sovietico di attuare il passaggio al socialismo, ma ciò non significa affatto riconoscere che l’attuale sistema economico è socialista»                      

                                                              Lenin in “Sull’imposta in natura”, 1921

Lenin: “Non si è trovato un solo comunista, mi pare, il quale abbia negato che l’espressione ‘Repubblica socialista sovietica’ significa decisione del potere sovietico di attuare il passaggio al socialismo (attraverso il capitalismo di Stato, “anello intermedio fra piccola produzione e socialismo”) ma non significa affatto che l’attuale sistema economico sia socialista”.

                                                                                       Lenin. discorso alla NEP, 1920

 

Quindi Lenin è sempre chiaro e molto preciso.

Ma dopo la sua morte queste statalizzazioni dell’economia per Stalin e Bukarin (entrambi evidentemente di profonde convinzioni nazionaliste) sono sufficienti e sono la scusa per poter affermare (mentendo) che “adesso la Russia è nel socialismo”, scontrandosi violentemente contro gli altri dirigenti bolscevichi Trotzkij, Zinoviev e Kamenev, che coerentemente e realisticamente affermano invece in linea con la strategia comunista e con Lenin, che si trattava solo di “transizione” e non “socialismo”.  

Per tutta una serie di motivi, di cui il più importante e determinante sarà la terribile e profonda crisi economica in cui la Russia rivoluzionaria allora versava, terribile crisi economica usata da Stalin e Bukarin per sostenere che era prioritario dedicarsi più alla ricostruzione della nazione russa (definita “socialista”) che alla rivoluzione internazionale, che Stalin e Bukarin riescono ad avere il soppravvento nel partito e nella società su Trotzkij, Zinoviev e Kamenev e altri, per poi come risaputo, farli eliminare anche fisicamente.

Stalin e Bukharin quindi, adesso vittoriosi e al potere ed eliminati i rivali sostenitori della rivoluzione internazionale, possono autoincensarsi come i “veri marxisti”, come i continuatori “della politica di Marx e di Lenin”.   

E’ SU QUESTA FALSITA’, SU QUESTO IMBROGLIO che poi tutti gli stalinisti nazionalisti che si sono succeduti nella storia, tipo Mao, Chruscëv, Castro, Tito, Honecker, Togliatti, ecc. hanno potuto continuare a barare usando la terminologia marxista, le parole e i concetti marxisti, per presentarsi come “comunisti”, strumentalizzando le masse proletarie per giungere al potere, instituendo i capitalismi statalizzati, per sostituirsi ai capitalisti privati e goderne così i benefici.

 


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