LA CRUENTA GUERRA CIVILE IN ETIOPIA

GUERRE: PARTE INGRANTE DEL PERVERSO CAPITALISMO

 

Nel società del profitto: finita una guerra 

ne inizia subito un’altra (se non due)

 

E’ addirittura un Premio Nobel per la Pace che conduce la sanguinosa guerra in Etiopia: il presidente Abiy Ahmed. E questo ci fa capire con quali superficiali criteri borghesi vengono assegnati i premi Nobel per la pace, criteri che hanno conferito il Nobel anche all’ex presidente americano Obama, responsabile di ben tre guerre: Ucraina, Siria ed infine in Libia. Non ci sarebbe da stupirsi se il prossimo Nobel venisse dato anche a Putin. 

I socialmedia e il mondo politico parlano molto poco della feroce e spietata guerra civile in Etiopia, dove tra atrocità trovano la morte molte migliaia di persone, per la maggior parte civili. Questo per non rovinare l’immagine in Europa dei governi che stanno contrattando sull’illusione di un’impossibile pianeta capitalista ecologico più verde e meno inquinato

 

LE CAUSE DELLA GUERRA.

La causa della guerra civile in Etiopia è sempre la stessa: lo scontro per interessi affaristici. Interessi di affaristi locali etiopici che si intrecciano con gli interessi della grandi borghesie internazionali USA, Europa, Cina. 

L’Etiopia negli ultimi anni ha visto un forte boom economico grazie all’immissione di forti capitali cinesi. Sulla base di questo il nuovo presidente Abiy Ahmed ha portato dei cambiamenti radicali nella struttura politica del paese, modificando l’equilibrio della direzione dell’Etiopia, sempre gestita dall’etnia del Tigray e stabile da decenni, riducendo l’influenza nei posti governativi dei tigrini, più filo occidentali, a favore di altre etnie, soprattutto dell’etnia amhara, a cui esso stesso appartiene, e più filocinese.

La cosa non è stata accettata dalle dirigenze tigrine (e sicuramente neanche dai governi occidentali americano e di altri paesi europei, che vedono la loro sfera di influenza nella zona strategica del Corno d’Africa in continuo regresso, a scapito dell’espansionismo cinese) i quali con le loro milizie hanno dato inizio nella loro regione del Tigray nel nord

dell’Etiopia ad una sanguinosa guerra civile contro le postazioni militari del governo centrale di Addis Abeba.

La controreazione del governo etiopico guidato dal Nobel per la pace Abiy non si è fatta però attendere ed da subito si è delineata  brutale e spietata. Si parla di crudeltà militari ed eccidi civili da entrambe le parti senza esclusione di colpi. Dimostrando ancora una volta come i capitalisti nel perseguire i loro interessi non si facciano tanti scrupoli nell’imporsi sull’avversario.

Al momento in cui scriviamo l’esercito del governo di Addis Abeba è in forte controffensiva sui ribelli del Tigray. Nessuno sa come andrà a finire. Certo è che nelle guerre, si sa sempre come si comincia, ma mai come finisce.

DEVASTANTI GUERRE: CHE PER I CAPITALISTI SONO COSA DEL TUTTO NORMALE, PARTE INTEGRANTE DELLA LORO POLITICA NEL RAGGIUNGERE  I PROPRI  INTERESSI.

Quindi anche la causa dei continui conflitti cosiddetti “locali”, “periferici”, va ricercata nella concorrenza, negli affari, nella ricerca del massimo guadagno. E’ ciò che succede oggi in Jemen, Libia, Siria, Sudan e adesso anche in Etiopia. Si aggiungerà a questo scempio anche e di nuovo la guerra in Ucraina?

Gli attivisti che si battono per un pianeta più verde dovrebbero riflettere più attentamente su questi terribili aspetti della società borghese commerciale.


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