Crisi Ucraina: IL PIANO DI PUTIN: SPINGERE PERCHE’ LA GERMANIA IMPEDISCA L’INSEDIAMENTO NATO IN UCRAINA

MOSSE E CONTROMOSSE NELL’INSTABILE E CORROTTO SISTEMA CAPITALISTICO

 

Il massiccio dispiegamento di truppe russe sul confine ucraino per impedire alla NATO di insediarsi nel paese viene dipinto sui social come una mossa azzardata da parte di Putin. Non lo è, fa parte invece di un piano noto sia agli americani che agli europei. Con questa manovra Putin e il suo establishment intende arrivare a coinvolgere Berlino perchè impedisca agli Stati Uniti di estendere la NATO in Ucraina. E’ una tattica che Putin ha già usato con successo nel 2014, quando il governo Merkel sotto spinta russa è riuscito a fermare la reazione militare degli Stati Uniti, dopo che la Russia si era annessa la Crimea. 

L’imperialismo tedesco intrattiene molteplici interessi economici e finanziari con Mosca, cosa che gli altri stati europei non hanno. Per es. le grandi aziende riunite nel “Comitato Tedesco per le relazioni economiche dell’Europa orientale” hanno sul suolo russo un fatturato annuo stimato sui 45 miliardi. A questo si aggiunge i diversificati affari finanziari delle grandi banche tedesche, i crediti e gli investimenti. La Russia è quindi un eccellente mercato per l'imperialismo di Berlino, che cerca ovviamente di tenersi stretto. 

Altro fattore pesante nelle relazioni tra Berlino e l'imperialismo di Mosca è senza dubbio il gas, fonte di energia. I dati dicono che più del 40% dell'energia consumata sul suolo tedesco proviene dal gas della compagnia russa Gazpron. Anche negli altri stati europei si stima che il 40% dell'energia consumata provenga dal gas russo.

In questo rapporto però è più la Germania dipendente da Mosca che il contrario, e questo spiega perché il governo tedesco nei momenti di crisi tra USA e Russia assume sempre un ruolo di mediazione e compromesso.

Su questi presupposti Putin ovviamente anche oggi nella crisi Ucraina cerca di sfruttare la situazione a suo vantaggio. Proprio come avvenuto nella crisi di Crimea del 2014.  

A più di un mese dal massiccio dispiegamento di truppe russe sul confine ucraino adesso è chiaro che l’obbiettivo russo non era l'invasione, ma, come scrivono i giornali filorussi e stalinisti, un pretesto per attirare l'attenzione dei governi occidentali sulla controversa questione dell’insediamento NATO in Ucraina. La reazione poi delle diplomazie occidentali allarmate dall’ammassamento delle truppe ha portato, come previsto, a chiedere incontri di chiarimento. A questo punto, riportano sempre i giornali stalinisti, il primo obiettivo per il Cremlino è stato raggiunto.  

Nei colloqui susseguitisi, Putin ha potuto quindi mettere sul tavolo le sue richieste di "sicurezza nazionale" messa in pericolo, a suo dire, dalla possibile estensione NATO all’Ucraina.

Qui era prevedibile che il governo americano avrebbe rigettato rabbiosamente le richieste russe. Ma tutt’altro è stato invece l’atteggiamento del governo di Berlino. Che confermando le aspettative russe si è dimostrato subito disponibile e cauto, e si è subito messo al lavoro per cercare una mediazione alle richieste del governo russo. E la trattativa è tutt’ora in corso. 

Apparentemente sembrerebbe Putin avere le carte vincenti, visto che può ricattare la Germania sull’economia e l'Europa intera sul gas. Ma non è così.  Anche Washington ha le proprie armi di ricatto per paralizzare gli europei: ed è l’aumento delle tariffe doganali sulle grandi quantità di merci europee importate negli Stati Uniti. Per es. nell’interdipendenza della Germania dagli Usa nel settore chiave per l’economia tedesca degli autoveicoli, il 15% dell’export di Berlino va negli Stati Uniti, a questo è da aggiungere l’export di alta tecnologia meccanica, 

chimica, ecc. Un forte aumento delle tariffe doganali in questi settori o una restrizione delle esportazioni avrebbe effetti altrettanto disastrosi sull'economia tedesca.

Questo può costringere la Germania e l'Europa ad accettare le politiche di Biden, proprio come fatto da Trump a suo tempo, che usando la minaccia dell’innalzamento dei dazi ha costretto sia l'imperialismo di Berlino che gli altri europei a sottostare alle sue decisioni di politica estera. 

Paradossalmente in questo contesto di duro scontro tra USA e Russia, l'imperialismo tedesco si trova nella situazione surreale di dipendente in un modo o nell'altro dai ricatti di entrambe le parti in contesa. E’ chiaro che cerca la via della mediazione.    

Solo che dal 2014 - l'epoca della crisi di Crimea - quando Obama era presidente degli Stati Uniti e il governo Merkel è riuscito a mediare a favore dei russi, i tempi sono notevolmente cambiati e il confronto interimperialista da allora si è notevolmente acuito e aggravato. E in questa nuova tesa situazione Biden, invece di accogliere la mediazione di Berlino a favore di Putin come fatto da Obama, potrebbe agire al contrario come operato invece da Trump: aumentare il contrasto per spingere la Germania e gli europei contro la Russia. Nel senso che Biden ora potrebbe cogliere l’occasione dell’attuale scontro con Mosca, per confermare e irrigidire le sue posizioni di insediamento della NATO in Ucraina, andando così a costringere Berlino – membro NATO – a schierarsi apertamente a favore degli USA e contro Putin. Così che l’ottimo rapporto di collaborazione tra i due paesi ne venga danneggiato, logorato, possa entrare in crisi.  Sarebbe il boomerang per Putin, che ha iniziato tutta la diaspora Ucraina.

Ipotizzando che Biden si irrigidisca, non cedi e confermi l’insediamento NATO in Ucraina (come al momento sembra) e che questo ne sia l’epilogo, cosa farà l’imperialista Putin? Toglierà il gas all'Europa e colpirà le aziende tedesche sul suolo russo per spingere i governi europei contro Washington? Invaderà militarmente l'Ucraina (... mentre il potente imperialismo cinese sta a guardare, pronto ad affiancare i russi se necessario) ? O accetterà la sconfitta? (Ovviamente tutto questo è ripugnante scontro politico che riguarda solo i predoni capitalisti - come li definisce Lenin, e che ovviamente con le masse salariate sfruttate assolutamente non ha nulla a che fare).

Nell’instabilità interimperialistica lo scontro potrebbe senz’altro acuirsi, con esiti, com’è evidente, del tutto imprevedibili. Staremo a vedere.

Tutto questo inevitabilmente fa tremare. E certamente è motivo di riflessione.

 

LO RIBADIAMO DA SEMPRE: il capitalismo con i suoi affari è instabilità, imprevedibilità, caos. Esattamente come sempre asserito da Marx.

I capitalisti sono sempre alla ricerca del massimo profitto. Indifferentemente se con mezzi diplomatici o militari.


Email

Visits

Social

Blog

Home