Proteste in Tunisia: FORSE NON TUTTI SANNO CHE IN TUNISIA IL PRESIDENTE SAIED STA GOVERNANDO CON L’11% DEI VOTI

 

Nessun grido di allarme o di scandalo da parte dei governi europei,

visto che il presidente è filo europeo.

 

Fosse accaduto in un paese ostile alle borghesie occidentali come Turchia, Iran, Russia, Siria, Cina, Venezuela, ecc. la stampa europea non smetterebbe mai di gridare allo scandalo, alla vergogna, al non riconoscimento popolare e internazionale di un presidente eletto con solo l’11% degli aventi diritto. E qualsiasi governo europeo si rifiuterebbe di trattare con lui, con un presidente che si definisce ...

... “democratico”, dove secondo tale idea la popolazione in massa con orgoglio dovrebbe sostenerlo. Invece sul bluff dell’elezione di Saied il silenzio mediale è pressoché totale (infatti quasi nessuno è a conoscenza del fatto) l’ipocrita stampa e politica europea tiene il silenzio in comune accordo nel nascondere la notizia, visto che il presidente tunisino è filo europeo, di aiuto alla politica europea di espansione in Africa.   

Dopo l’elezione certo, i vari media europei hanno rilevato la bassissima e insignificante partecipazione al voto, ma senza scandalo, senza clamore mediatico, come si presume deve essere.  Così da dare il via al riconoscimento ufficiale del governo tunisino.

Anche questa una delle tante contraddizioni del sistema, tra i grandi principi democratici enunciati e la realtà applicata. Ma  nessuna sorpresa nel controverso capitalismo, dove tutto, soprattutto nell’ombra, deve agire per facilitare gli affari.  E il presidente tunisino Saied supportato dalle multinazionali europee è stato eletto appunto per questo, favorire gli interessi europei, che ovviamente sono prioritari rispetto far rispettare la (banale) “democrazia”.

Perché la Tunisia assieme a Libia, Egitto e tutti i paesi del nord Africa, è “zona di influenza” europea, cioè territorio dove le grandi aziende e banche europee conducono copiosamente i loro affari con proventi altissimi e dove le imprese europee si approvvigionano a buon prezzo di materie prime, sempre con guadagni considerevoli. Ma non solo, la Tunisia è anche al centro del controverso problema dell’ immigrazione, causa di notevoli difficoltà politiche in Europa.  

Naturalmente è per tutti questi aspetti che il presidente tunisino Saied riveste notevole importanza per le cancellerie europee, indifferentemente se sia stato eletto con l’ 11%. Importante è farlo apparire regolare, senza critiche e scandali.

Ma sottolineiamo, se tal scandaloso fatto fosse accaduto in Turchia con il governo non amico Erdogan, verremmo bombardati ogni giorno da annunci che dichiarano il presidente turco illegale, non rappresentativo, fasullo.

Un Erdogan “non amico” che già di continuo in Europa dai media viene criticato per le sue “insufficienze democratiche”. Mentre sul governo Saied (amico) dove LA DEMOCRAZIA PROPRIO NON ESISTE  del tutto non si parla.

Signori, E’ TUTTA  UNA FARSA! E’ più che evidente.

Vogliamo però precisare: non è che noi marxisti siamo pro Turchia e vogliamo supportare il governo borghese guerrafondaio Erdogan, sicuramente no. Si vuole qui evidenziare l’ipocrisia dei governi e della stampa europea, come essi manipolino le popolazioni, tacendo informazioni e esaltandone altre a secondo degli interessi.

Il marxismo lo ripete da sempre: la democrazia è solo un paravento, dove le grandi imprese nell’ombra dietro a politici burattini (i governi cambiano, ma il vero potere, quello economico-finanziario, rimane invece saldo e stabile) dominano. E anche il governo Saied, senza dubbio ne è l’ennesima chiara conferma.    

“Noi votiamo, ma chi decide sono gli altri?” si chiedono alcuni prominenti filosofi politici della borghesia.  Si, è così, affermiamo noi marxisti e confermiamo.  La popolazione vota, ma sono poi gli “altri”,  i capitalisti, che decidono. E’ TUTTO UN INGANNO.   

La farsa elettorale evidente in Tunisia è certamente ciò che avviene, più soft, anche in Europa, e naturalmente in tutto il resto del mondo borghese, USA, Cina, Russia, Cuba, Vietnam, ecc. compresi. I voti elettorali nel capitalismo non hanno alcun peso. E questo spiega il costante calo di partecipazione alle elezioni.  

Ma noi sosteniamo oltre, molto oltre, con grande stupore di chi ci ascolta: visto la crescente delusione che i parlamenti generano, se domani succedesse anche in Europa votasse solo l’ 11%, come oggi in Tunisia, questo per il sistema borghese non significherebbe nulla, sarebbe indifferente, non porterebbe alcun scandalo ne cambiamento. Verrebbe riconosciuto come valido, come ora con Saied, e tutto procederebbe come prima. Perché ripetiamo, le elezioni sono un diversivo, un trucco dei capitalisti dominanti per accreditarsi.

E’ invece con le lotte, con i duri scioperi che i lavoratori hanno migliorato e migliorano le proprie condizioni di vita, la storia e la quotidianità lo confermano ogni giorno. Non certo con i parlamenti, dove il loro compito borghese è emanare leggi che peggiorano le condizioni della popolazione lavorativa, e lavorano perchè i ricchi diventino sempre più ricchi.

E sono le rivoluzioni proletarie che possono portare ad una società giusta, superiore.


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