TRUMP DAZI:

PRETENDE A TUTTI I COSTI CHE LE AZIENDE

INVESTANO E PRODUCANO IN AMERICA. 

MA, QUALI SONO LE REAZIONI E CONSEGUENZE?

I capitalisti lottano non solo contro le masse lavorative, ma anche aspramente tra di loro, arrivando fino alle guerre.

TARIFFE CONTRO PIÙ DI 150 PAESI.  Trump pretende che le aziende di tutto il 

e vendono prodotti negli Stati Uniti trasferiscano la loro produzione e le loro attività negli Stati Uniti - in altre parole, che producano direttamente sul suolo americano.

Ma come vuole costringerle a farlo?

Imponendo tariffe molto alte sulle merci vendute negli Stati Uniti - questa è la sua idea.

In questo modo le aziende avrebbero interesse a produrre direttamente negli Stati Uniti. Secondo il programma del suo governo, esse beneficerebbero anche di una riduzione dell'imposta sulle società al 15%, mentre la popolazione pagherebbe il 45-50%.

 

REAZIONI DELLE NAZIONI. Allo shock conseguito all’imposizione  degli alti dazi, i vari governi hanno reagito con il programmare a loro volta l’innalzamento dei dazi alle merci americane importate nei loro paesi, essendo che anche le aziende statunitensi esportano e vendono i loro prodotti in tutto il mondo. Ma naturalmente prima di passare alle drastiche misure, com’è prassi nel mondo degli affari, i vari governi hanno richiesto all’Ammin. USA di contrattare, per capire quali altre soluzioni possono essere possibili. Con grande soddisfazione ed enfasi dello stesso Trump.

REAZIONE CINA. Solo l’imperialismo Cina non ha chiesto alcun incontro all’Ammin. Trump per una eventuale trattativa, passando subito e drasticamente alle contromisure, innalzando i dazi sui prodotti importati dall’America. E qui con grande disappunto e rabbia dello stesso Trump, che subito ha ulteriormente aumentato i dazi contro la Cina prima al 125% e poi al 145. Provocando la controreazione cinese che non si è fatta attendere, che a sua volta ha innalzato i dazi al 124%. 

In pratica il governo cinese non ha accettato di piegarsi al diktat americano, come invece tutti i paesi europei e Giappone e tutti gli altri hanno fatto.  

Ma non solo, l’imperialismo di Pechino ha inasprito il conflitto contro gli USA con misure di portata ancora maggiore. Ha venduto sul mercato internazionale una quota consistente di titoli di debito Statale Usa, creando una improvvisa svalutazione del dollaro di quasi il 4% in pochi giorni. Ma non solo, ha poi fermato la vendita, sempre a livello mondiale, delle “terre rare” di cui Pechino ne detiene il monopolio internazionale, e in seguito ha anche stoppato la consegna degli aerei Boeing già orinati negli USA in precedenza.

 Reazioni molto dure e pesanti, ma significative da parte cinese, con conseguenze che possono essere del tutto imprevedibili e forse anche catastrofiche.

SVALUTAZIONE DEL DOLLARO. Fortissima è stata lo shock all’interno del mondo affaristico USA per questa conseguenza.

Gli Stati Uniti sono un paese fortemente imperialistico. Significa che ha un fortissimo settore industriale intrecciato ad un altrettanto fortissimo settore finanziario/bancario che operano a livello mondiale (vedere Lenin: “Imperialismo fase suprema del capitalismo”) con una moneta, il “dollaro” impiegato in tutte le transazioni internazionali. Una svalutazione forte del dollaro si trasformerebbe in un disastro per la potente finanza americana.

Se l’introduzione dei dazi alle merci importate può favorire il settore industriale, e in certi settori anche molto, la svalutazione del dollaro causa nel settore finanziario - banche,  borsa,  multinazionali,  ecc. - che  hanno affari in 

tutto il mondo, il panico. Per le quali quindi ciò è assolutamente intollerabile. E’ ovviamente reagiscono.

Devono reagire contro il proprio governo che ha provocato lo scompenso. La minaccia di dimissione del ministro del tesoro Bessent subito dopo il 

crollo delle borse e conseguente deprezzamento del dollaro, (nell’Ammin. Trump Scott Bessent rappresenta la potente finanza americana, mentre il consigliere di Trump Peter Navarro viene citato come rappresentante degli interessi dell’enorme settore industriale) è stata la reazione plateale, il segnale della contrarietà della potente finanza americana alla manovra Trump. Costringendolo a sospendere immediatamente i dazi contro tutti i paesi del mondo, escluso la Cina.

Sicuramente Trump prima di intraprendere un tale shoccante iniziativa di così enorme portata aveva consultato e presentato il tutto alla grande industria e finanza, proponendola sicuramente come una cosa facile, certamente con qualche contraccolpo, ma niente di così drammatico, con alla fine grossi vantaggi per gli USA (“Make America great again”) di cui non c’era da preoccuparsi. Ricevendone l’approvazione.

Ma l’inaspettata reazione cinese ha rimescolato le carte. Sta creando enormi problemi in USA evidentemente non previsti, per cui la sospensione per 3 mesi dei dazi, aspettando l’evolversi della situazione. (confermando il noto detto: “Si sa come una guerra comincia, ma nessuna sa come finisce!” e questo vale non solo per le guerre militari, ma anche economiche e commerciali).

 

INTERDIPENDENZA. Al momento è difficile, impossibile, capire gli sviluppi, se l’imposizione USA dei dazi porterà così grandi vantaggi all’industria americana come Trump afferma (e spera), poiché anche l’industria americana è grande esportatrice di quantità enormi di prodotti, e se i dazi di Trump favoriscono alcune aziende americane  all’interno del territorio USA, i dazi di ritorsione degli altri paesi andranno a penalizzare le industrie americane che esportano prodotti in tutto il mondo. Per cui è difficile ora fare una valutazione per capire come le enormi multinazionali penalizzate reagiranno contro il governo. 

Non è da escludere che l’intera vicenda si possa trasformare in un boomerang, un flop per Trump.

Secondo poi il “Wall Street Journal” del 16 aprile, Trump “nella trattativa con i vari governo intenderebbe usare la riduzione dei dazi per isolare la Cina,”. La partita perciò è tutta aperta.

IL CONTROPOLO CINA. L’inaspettata ferma e decisa posizione cinese provocando la svalutazione del dollaro e lo stop alla vendita mondiale delle “terre rare” e lo stop alle consegne Boeing, e chissà quante altre, pone l’imperialismo Cina sulla scena internazionale come contropolo chiaro e netto all’imperialismo USA. Senza possibilità di ritorno.

In pratica il mondo si sta delineando ancora una volta in due blocchi: se ieri era USA contro Unione Sovietica, oggi troviamo da una parte sempre gli USA più nazioni secondarie Europa e Giappone, dall’altra  Cina, con nazioni secondarie come Russia, Iran, Venezuela. Con in mezzo paesi enormi come India e Brasile in via di sviluppo, che ancora non hanno peso politico internazionale e non si schierano apertamente con nessuno.  

FUTURO DELINEATO. La concorrenza tra i due potenti blocchi segnerà perciò il futuro. Senza alcun dubbio. Sia economicamente, che finanziariamente, ma anche militarmente.

In tutto questo ciò che manca è la voce del movimento proletario. Mancano le organizzazioni rivoluzionarie come soggetto che possono metter fine a tutto questo caos e futuri disastri.

E’ su questo che i marxisti si devono concentrare: ESPANDERE LE ORGANIZZAZIONI RIVOLUZIONARIE.  E NON PERDERE TEMPO.

 

                                                                                                                                                                                                            Claudio Piccoli


 

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ASCESA DEI PARTITI ESTREMISTI DI DESTRA

 

La guerra in Ucraina ha causato un drastico aumento dei prezzi, che grava in modo particolare sulle famiglie dei lavoratori. Deluse dai partiti tradizionali, molte di queste famiglie si rivolgono ora ai partiti radicali di destra, che criticano aspramente le misure del governo. Ma è solo un’illusione. Anche questi partiti, una volta al potere, agiranno esattamente come i governi precedenti che hanno tanto criticato.

 

Spieghiamo. La sanguinosa guerra in Ucraina, oltre alle tragedie ben note, ha portato anche a un forte aumento dei prezzi delle materie prime, in particolare del petrolio. Ciò ha causato un generale e in alcuni casi significativo incremento dei prezzi al consumo, con alcuni prodotti i cui prezzi sono addirittura raddoppiati.

Questa guerra in Ucraina dimostra come la competizione internazionale tra grandi gruppi industriali e finanziari per il controllo dei mercati e delle nazioni si sia intensificata fino al punto di spingere, in alcuni casi, i propri governi a intervenire militarmente.

Nel sistema capitalista, le guerre spesso provocano impennate dei prezzi, mettendo in seria difficoltà le famiglie dei lavoratori che dipendono dal loro stipendio. In queste situazioni, chi è colpito cerca soluzioni. Gli scioperi sono sempre la prima risposta. Anche in politica si cercano vie d’uscita.

I governi che non riescono a risolvere i problemi e che, durante gli scioperi si schierano sistematicamente dalla parte degli imprenditori, perdono credibilità. I lavoratori in difficoltà si rivolgono quindi a chi critica il governo, che oggi sono i partiti populisti di estrema destra. I partiti tradizionali di centro o di sinistra che più volte sono stati al governo vengono ora percepiti come "burocrazia corrotta", avendo dimostrato essere parte opposta agli  interessi di chi lavora.   

Partiti di estrema destra che sostengono essere le cause dei problemi sociali non da attribuire ai capitalisti, che perseguendo i propri interessi provocano i problemi, ma a fattori come i "migranti", la "corruzione diffusa dell’apparato statale", la "mala gestione dei governi", le "imposizioni dell’Unione Europea" e così via. Schierandosi contro "l’aumento delle tasse" e "i costi elevati delle guerre", e affermando come queste siano volutamente scatenate per destabilizzare i paesi. Promettono meno "immigrazione", meno "Europa", più "lavoro", salari più alti, "pace" e soprattutto tasse più basse in particolare per i lavoratori autonomi. Un richiamo fortissimo per chi vive situazioni di difficoltà.

E’ il motivo per cui le destre radicali in Europa e in USA si espandono così rapidamente. Non a caso in Germania sono proprio i Länd più poveri della ex DDR, con i salari più bassi, dove l’AfD di estrema destra trova la sua maggiore radicalizzazione. Un’AfD che promette, promette.  

Promettere da parte dei partiti è ovviamente un trucco. 

Un'illusione, una tattica che in passato è stata utilizzata anche dai partiti di centro e di sinistra, quando erano all'opposizione, criticando duramente i governi precedenti al fine di raccogliere voti. Ma che una volta al potere, anche loro sono stati costretti a perseguire gli interessi del capitale – proprio come i loro predecessori – agendo spesso in contrasto con le loro promesse. Generando una profonda delusione tra gli elettori, rendendo questi partiti a loro volta oggetto di forti critiche e parte integrante del sistema corrotto.

Perché, è necessario sempre ripeterlo: i partiti, al di là delle loro promesse altisonanti, nella realtà non detengono alcun vero potere. Il loro compito, una volta al governo, è rappresentare con rigore gli interessi delle grandi banche e delle multinazionali, ovvero di coloro che detengono il vero potere. E’ così che questi ultimi possono aumentare costantemente la propria ricchezza, come dimostrano regolarmente i dati.

Che i partiti della destra radicale, così come quelli di centro e di sinistra, facciano parte del sistema-farsa che illude i lavoratori con promesse per mantenerli sotto controllo, è dimostrato da numerosi esempi. In Italia ad esempio, dall’attuale governo Meloni, in Austria dai precedenti governi della FPÖ, e nel Regno Unito dai Conservatori.

In Italia per esempio, Meloni (FdI) in campagna elettorale si era espressa apertamente per “meno immigrazione”, “meno tasse”, “euroscetticismo”, “contro il finanziamento della guerra in Ucraina”, “lotta alle corrotte istituzioni”, ecc. Ora al governo: l’accoglienza degli immigrati procede come prima; aderisce alla guerra in Ucraina con massicci finanziamenti e mandando armi di continuo; sta portando la spesa militare al 2% come richiesto da NATO e UE aumentando le tasse. All’opposizione si schierava dalla parte di Putin, ora al governo è contro Putin. Le spese per il sociale diminuiscono per finanziare i costi del riarmo. Infine anche il suo partito radicale di destra si sta integrando nel vecchio Establishment corrotto, come i precedenti partiti di centro e di sinistra.  

Per l’FPÖ in Austria, partito di estrema destra, razzista ed euroscettico, la musica non cambia. E’ già stato al governo nel 1999 e nel 2017 (e ora ha vinto di nuovo le elezioni) e come il partito di Meloni, quando era all’opposizione propugnava posizioni antimigranti, antieuropa, anti tasse, anticorruzione, ecc. che poi arrivato al governo non ha mai applicato. essendo che anche per l’FPÖ, partito marionetta, vale la legge che deve assoggettarsi agli interessi dei capitalisti che in Austria sono pro Europa. 

Anche l’esempio dei conservatori radicali di destra in Gran Bretagna a lungo al governo è significativo. Che con il loro razzismo,  promesse di meno tasse, meno corruzione e meno stato, e partecipando a tutte le guerre in corso, hanno deluso profondamente le masse, che si sono ora rivolte ai laburisti. Che a loro volta, questo è certo, deluderanno, in quanto anch’essi operano per l’interesse del ricco capitale.

Nella realtà, l’ascesa dei governi di estrema destra non si differenzia significativamente da quello dei governi precedenti di centro o di sinistra. Perché, come già detto: tutti i governi sono in ultima analisi obbligati a servire gli interessi del capitale.

TUTTE CONFERME DEL MARXISMO.  

Anche in Francia, se Le Pen, attualmente in forte ascesa con il suo razzismo, euroscetticismo e le sue critiche ai costi delle guerre, dovesse arrivare al governo, sarà costretta ad adattarsi agli interessi dell’Europa e ad abbandonare le sue posizioni. Esattamente quello che dovrà fare l’AfD in Germania, se alle prossime elezioni di febbraio dovesse entrare al governo.

Per il marxismo è fisso: il potere politico è nelle mani dei capitalisti, anche se non appaiono mai direttamente. Il compito dei marxisti è analizzare questa realtà, chiarirla e organizzare i lavoratori per raggiungere, nei momenti rivoluzionari la società superiore.

MORIRE PER LA “PATRIA”?  MAI! SIGNIFICA MORIRE PER I RICCHI DELLA NAZIONE!

 

 

CHIARIRE COS’E’ LA PATRIA

 

Quando si parla di “patria” è super IMPORTANTE capire cos’è una “nazione” e da chi è governata, prima di “immolarsi” per essa.

E’ vero che le masse lavorative votano i parlamenti e i governi, ma è anche vero che le votazioni sono un trucco, un gioco di prestigio. I votanti votano, ma la realtà è che chi vota poi non può più controllare chi ha votato, che può fare tutto quello che vuole, come non mantenere le promesse fatte per illudere chi vota, e magari fare anche tutto al contrario di quanto promesso.

Perché nella realtà, in silenzio, sono le grandi banche e imprese che finanziano le campagne elettorali dei partiti, i quali a votazione finita si mettono a servizio dei loro finanziatori, portandone avanti gli interessi e non di chi li ha votati. Interessi capitalisti che ovviamente sono esattamente l’opposto di quelli delle famiglie dei lavoratori.

Pertanto nella realtà SONO LE GRANDI BANCHE E IMPRESE CHE DIRIGONO NELLE NAZIONI GOVERNI E PARLAMENTI.

In altre parole LA NAZIONE SONO I RICCHI DELLA NAZIONE!

E i lavoratori che non possono controllare nulla, ne politici ne governi, devono per forza SOTTOSTARE AGLI INTERESSI DEI RICCHI DOMINANTI LA NAZIONE, che ovviamente hanno il solo SCOPO DI DIVENTARE SEMPRE PIU’ RICCHI (come confermato puntualmente dalla realtà) e non perseguire  il benessere delle famiglie di chi lavora.

E questo ovviamente riguarda anche l’ASPETTO MILITARE, incluse GUERRE, CONFLITTI, SCONTRI e così via.

Infatti: chi ha interesse alle guerre?

I lavoratori forse? Assolutamente NO!

I lavoratori mirano al benessere delle proprie famiglie, figli, non certo al massacro delle guerre, ai disastri di altre famiglie, figli e giovani.

Sono i ricchi, per diventare sempre più ricchi, per espandere sempre più i loro affari, che hanno interesse alle guerre. Loro le guerre per questi scopi le causano di proposito.  E’ LOGICO, è chiaro!

ECCO COSE’ LA PATRIA !  

Ma nelle guerre i ricchi vi mandano i giovani proletari, non loro stessi.

E i giovani dovrebbero farsi massacrare, o massacrare altre persone, per le ricchezze dei ricchi? Un’ ASSURDITA’ !

Se la “patria” è l’establishment industrial-finanziario, dove tutto è organizzato, pianificato, modellato, affinché i loro interessi vengano raggiunti, che interesse hanno le masse proletarie da loro sfruttate a farsi ammazzare per questi “miserabili”?

E qui un enorme ruolo è giocato dall’educazione scolastica dominante prima, e dall’informazione manipolatrice dopo. Educazione e informazione concentrate nella deformazione continua della realtà nel dimostrare che la “patria” sono i cittadini stessi. Con il rimarcare che con il voto i cittadini determinano i governi, i  quali agiscono e decidono nell’interesse del “popolo”, senza mai accennare che il “popolo” nella realtà è diviso in due “classi”, con  gli “straricchi” che diventano sempre più ricchi, e i “proletari” lavoratori da loro sfruttati, cioè coloro che creano la ricchezza nazionale, che per difendere le loro condizioni di vita e delle loro famiglie devono di continuo scioperare, rimando sempre la parte povera della società.

E naturalmente, in questa costante manipolazione mediatica, in cui viene oscurato il ruolo dominante dei ricchi e la conseguente azione della società nell’interesse dei loro profitti, si nasconde anche che i militari muoiono per “rendere i ricchi sempre più ricchi”. ”e che poi quelli che sopravvivono saranno abbandonati al loro destino di “residuo della società”, spesso nella miseria più nera. 

I MEDIA MARTELLANO per convincere i giovani proletari a farsi “uccidere” per la “Patria”, il MARXISMO chiarisce al contrario cos’è la “patria”, che IL NEMICO E’ IN CASA NOSTRA” cioè i capitalisti, contro cui dobbiamo veramente combattere. E organizza i giovani per le rivoluzioni.  

 


 

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SCHOCK TRUMP nel sostenere Mosca: realtà o tattica calcolata?

NELLA  LOTTA CONTRO LA CINA, L’OBIETTIVO DI TRUMP E’  RAFFORZARE NELLA NATO LA PARTE MILITARE EUROPEA

(E GIAPPONESE)

Le sue provocatorie minacce di ritiro dall'Ucraina mirano a indurre la borghesia europea a entrare direttamente in guerra in Ucraina riarmandosi massicciamente. Massiccio riarmo che deve servire in seguito contro la Cina.

 

 

Capitalismo significa non solo lotta dei capitalisti contro i lavoratori, ma anche furiose lotte tra loro.    

Dopo aver sconfitto le borghesie europee nella seconda guerra mondiale, l’imperialismo USA ha imposto loro l’alleanza militare NATO per tenerle sotto controllo. Alleanza dove gli Usa ovviamente ne detengono la supremazia e conduzione sugli europei.

Anche quando nel ’92 a Maastricht si è formata l’Unione Europea, in cui Washington ha impedito la formazione di un esercito europeo autonomo, così come ha impedito una effettiva guida politica centralizzata con un unico presidente Europeo, con il suo governo e ministri (come negli Stati Uniti), lo scopo era tenere un’Unione Europea incompleta e debole per continuarne ad condurre la leadership.

Già allora però negli anni ’90 si cominciava ad intravedere l’ascesa del colosso imperialistico asiatico Cina con tutte le conseguenze che questo avrebbe comportato, e già negli Usa si cominciava a discutere sul come porsi contro il futuro potente e temibile concorrente.

E l’Alleanza Atlantica (alleanza tra borghesie americana e europee) uscita dalla 2° guerra mondiale veniva vista come l’ottimo strumento per arginare, combattere nel futuro l’emergente imperialismo asiatico, essendo che l’imperialismo americano da solo, non sarebbe stato in grado di contrastarlo.

Nei seguenti decenni come previsto le cose si sono evolute e oggi la Cina non è più una nazione periferica senza importanza, ma si è trasformata in imperialismo, un super colosso nella scena mondiale con la prospettiva di diventarne la prima potenza. Che sta espandendo le proprie “zone di influenza” non solo in Asia, ma com’è noto, anche velocemente in Africa e in Sud America.

Ed è proprio in questa prospettiva di continua espansione cinese che per le multinazionali americane - che controllano i vari governi in USA - si è posta la necessità, nella brutale concorrenza tra capitalisti, di rafforzare nell’alleanza militare NATO il lato europeo (e il Giappone) in vista del futuro inevitabile scontro militare contro il dragone. Il quale a sua volta è in frenetica corsa per rafforzare massicciamente e velocemente il suo arsenale.  

Perché nel perverso sistema capitalistico, bisogna sempre averlo chiaro, le guerre da parte dei multimiliardari capitalisti (che nell’ombra dirigono i governi)  sono concepite come normalità, uno degli strumenti naturali nel battere la concorrenza, proprio come le transazioni finanziarie, gli investimenti, i prestiti, la corruzione, ecc. (“Guerre, continuazione della politica con altri mezzi” scrive il generale Clausewitz all’inizio dell’800). Per “loro”- i capitalisti - i devastanti conflitti non sono uno scandalo, ma “cose normali”, ovvie.  Poi per “loro” - i capitalisti – si tratta di convincere le masse proletarie, con gli strumenti di persuasione di massa come media e partiti, ecc. (che con i milioni controllano e dirigono) che le guerre – le “loro” guerre - sono cosa giusta (per la pace, la democrazia, contro i “cattivi” ecc.) e poi il tutto funziona. Le tragiche conferme le abbiamo tutti davanti agli occhi.    

In questa brutale concorrenza tra capitalisti oggi quindi la necessità per gli USA di rafforzare militarmente il lato europeo NATO, tenuto fino ad adesso “debole”. Ma nessuna costituzione di esercito europeo autonomo, che potrebbe sfuggire al loro controllo. Il massiccio riarmo in Europa deve avvenire rigorosamente all’interno della NATO, dove per l’appunto gli USA ne detengono la leadership.

Già Obama, in questa politica anticinese aveva costituito durante i suoi mandati, il TPP (Trans-Pacific Partnership) e il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) nell’intento di contrastare, isolare internazionalmente la Cina. 

Ma Trump, a lui poi succedutosi, ritenendo questo insufficiente, ha introdotto la nota politica aggressiva dei dazi e sanzioni antirussi e anticinesi, sempre per contrastare dell’emergente imperialismo del dragone. Ed è proprio Trump in questa politica anticinese, che pretende il rafforzamento militare del lato europeo NATO, e che per ottenerlo e accelerarlo ha applicato come ricatto, anche contro gli alleati europei, i noti dazi se non si sarebbero subito adeguati.   

Biden, a Trump succedutosi, che in campagna elettorale aveva tanto criticato il Tycoon per la sua politica aggressiva dei dazi, sanzioni, ecc. vincendo le elezioni e arrivando esso stesso al governo non ha poi cambiato minimamente la politica anticinese del predecessore. L’ha invece continuata senza diminuirla ne modificarne una virgola. Anzi rafforzandola, utilizzando massicciamente la guerra in Ucraina. 

Ma per Trump, a Biden poi subentrato, anche questo sembra non sia abbastanza.

E qui la sua bizzarra esibizione. Quasi incomprensibile. Si schiera dalla parte di Putin.

E’ pazzia o tattica calcolata? Qui dobbiamo interpretare.        

A nostro avviso, il minacciare ripetutamente di ritirarsi dalla guerra in Ucraina definendo contraddittoriamente Putin un “buono”, un “amico”, lo scopo Trump è arrivare a costringere le borghesie ad intervenire direttamente nella guerra in Ucraina, dove esse, e in tutta la zona adiacente, hanno enormi interessi da difendere (cosa che gli americani in questa regione direttamente non hanno). Ed è logico che per arrivare a questo, devono velocemente e massicciamente come non mai aumentare le proprie produzioni militari, prima che Putin si espanda troppo.  

Non è questo esattamente l’obbiettivo di Trump? Con il ricatto di ritirarsi non sta ottenendo proprio il veloce riarmo europeo, quello che lui ha sempre preteso?     

E come risultato ecco che i governi europei hanno cominciato ad incontrarsi in vertici, meeting, riunioni, con una frequenza mai vista, con lo scopo di attuare sia questo  massiccio e velocissimo riarmo, che per intervenire militarmente direttamente nella guerra in Ucraina.

Non è la conferma dell’obbiettivo di Trump?  

Quelle che appaiono stravaganze, bizzarrie del Tycoon, non è in realtà il perseguire una strategia ben precisa? E con risultati impensabili.

Qualcuno scrive che questo riarmo europeo potrebbe essere rischioso per gli USA, potrebbe portare alla rottura dell’alleanza USA-EU, essendo che le borghesie europee armate potrebbero intraprendere una politica di interessi autonoma da quella degli Stati Uniti, arrivando persino a porsi anche contro quest’ultimi, e addirittura, per interesse, in alleanza con la stessa Cina.

Noi non siamo di questo parere. Anzi, come soprascritto, siamo convinti del contrario. 

Poiché, se si considera che nel calcolo di Washington il riarmo europeo avviene all’interno della NATO, ed essendo che sul territorio germanico ci sono più di 100 basi americane (tra grandi e piccole) (mentre sul territorio giapponese ve ne sono più di 20 megabasi americane), gli americani che detengono la leadership NATO - e sul Giappone - possono senza grandi problemi tenere il tutto sotto stretto controllo.  Alla fine il risultato sarà, questa la nostra interpretazione, un rafforzamento notevole NATO-Alleanza Atlantica-Giappone. Visto dalla  visuale opposta: domani l’imperialismo cinese (che esso stesso sta a sua volta massicciamente e velocemente armando) si troverà di fronte non una coalizione di concorrenti-nemici dove solo gli USA ne sono super armati con alleati deboli, ma una coalizione di nemici dove tutti saranno super armati, super organizzati, super aggressivi al combattimento. 

E’ per questo fine che si spiega, a nostro avviso, il bizzarro e apparentemente contraddittorio comportamento del Donald Trump.

L’enorme incalcolabile tragico aspetto di tutto ciò è, accuratamente nascosto dai media, politici e governi, che il tutto si trasformerà in una nuova enorme inimmaginabile devastante tragedia mondiale, con centinaia di milioni di morti, distruzioni a non finire, catastrofi immense.

E’ questo che noi marxisti dobbiamo assolutamente continuamente sottolineare, spiegare.

Così come dobbiamo assolutamente sottolineare che solo le rivoluzioni potranno metter fine a questo mostruoso sistema.

 

PS:

per quanto riguarda il caos DAZI sarà interessante capire se questo si trasformerà veramente in un vantaggio per le aziende americane, com’è nell’intenzione di Trump. E anche per capire se tutto ciò è l’inizio di una nuova fase protezionistica o di una iniziativa personale dell’’Amministrazione Trump.

                                                                                                                                                                                                                    Claudio Piccoli 


 

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IMMIGRATI:

UNA RICCHEZZA!

 

 

UNA RICCHEZZA PER LA SOCIETA’

  • Come tutte le persone, anche gli immigrati sono alla ricerca di una vita migliore, vogliono migliorare le proprie condizioni di vita. E’ nella natura umana. E’ grazie a questa spinta interiore e naturale verso il miglioramento e la risoluzione dei problemi che l'umanità nel corso dei millenni e poi nei secoli di è stata in grado evolversi e di raggiungere lo standard di vita di cui noi oggi beneficiamo. 
  • Sono milioni di persone che giungendo nei paesi industrializzati ne diventano parte attiva, diventando lavoratori, creano e incrementano la  ricchezza sociale.
  • Sono milioni di nuovi lavoratori che pagando le tasse contribuiscono al benessere sociale in tutti i settori: servizio sanitario, nelle infrastrutture, aiuti alle famiglie, pensioni, ecc.

UNA RICCHEZZA PER IL PROLETARIATO.

  • Con l’aggiungersi di così tanti di nuovi salariati la classe lavoratrice si rafforza, notevolmente. I capitalisti si trovano a far fronte ad un numero di lavoranti massicciamente aumentato contro cui combattere.
  • Milioni di nuovi lavoratori che accrescendo la forza combattiva della classe operaia, rinforzano gli scioperi e le proteste. Nuovi giovani proletari che aspirando ad una vita migliore con entusiasmo ne lottano per ottenerla.

 

UNA RICCHEZZA PER IL MARXISMO

  •  “I lavoratori non hanno patria!”. Un lavoratore immigrato si sente meno “nazionalista”, meno legato alla nuova nazione in cui è giunto e vi lavora. E’  normale. Proviene da un altro paese, di solito povero, e sui di lui la propaganda “nazionalista” dei media borghesi ha meno presa, meno influenza. Per cui sentendosi “figlio del mondo” sfugge molto al richiamo borghese di “difesa della patria”.
  • Pertanto è molto più facile per un migrante diventare rivoluzionario, aderire a coloro che vogliono cambiare il mondo, essendo che la società capitalista  rimane sempre strapiena di contraddizioni e problemi.
  •  Essendo giovani pieni di vigore sono molto dinamici nell’attività rivoluzionaria, la sola che può offrire loro un mondo migliore.

 

Tutti ottimi, più che ottimi motivi per sostenere gli immigrati, RISPETTARLI !

Più che ragionevoli motivi per combattere la STUPIDITA’ DEL RAZZISMO, fomentata dai media della borghesia che li presenta tutti come “criminali”, “banditi”, con il chiaro intento di dividere la classe lavoratrice, di indebolirla.

In realtà senza di loro, senza questi milioni di persone serie, oneste, lavoranti nelle fabbriche e nei servizi, le economie industrializzate crollerebbero. Non ci sarebbero abbastanza soldi per le pensioni, la sanità, per i servizi sociali, raccolta rifiuti e per coprire i costi di manutenzione di strade, porti, città, e così via.

Pertanto è più che importante combattere contro la deformante e manipolatrice informazione borghese, che tace sistematicamente come questi lavoratori nei luoghi di lavoro siano più che bistrattati, supersfruttati e malpagati.

LE POPOLAZIONI DEVONO MOLTO A QUESTI LAVORATORI. UNA RICCHEZZA. RISPETTO E SOSTEGNO agli IMMIGRATI quindi.

COMBATTERE I CAPITALISTI CON COMPETENZA

VIVIAMO NELLA DITTATURA DEMOCRATICA DELLA BORGHESIA. COSA SIGNIFICA?

 

 

Marx, Engels,  e poi Lenin, R. Luxemburg, Trotskij, non hanno mai considerato la democrazia come miglior forma per combattere il capitalismo, ne mai hanno lottato contro il fascismo come maggior pericolo contro i rivoluzionari, ma sempre direttamente per l’abolizione del capitalismo in tutte le sue forme politiche. 

Per i grandi del marxismo:

DEMOCRAZIA, FASCISMO, DITTATURE, CAPITALISMO DI STATO (e oggi possiamo aggiungere lo STALINISMO con il suo capitalismo di stato): tutte forme statali con cui i capitalisti dominano la società.

 

 

IL MARXISMO E’ CONTRO CHI LOTTA SUPERFICIALMENTE SENZA COMPETENZA.

Marx odiava chi lottava con superficialità. A buon ragione. Perché non porta a nulla.

E i movimenti sopracitati “ANTIFA’” non sono solo dei superficiali, ma anche dei perditempo, che credono che lottare contro i capitalisti sia semplice, facile, un gioco da ragazzi. Di fatto, dopo che le loto lotte non hanno portato a niente, regolarmente lasciano la politica, e spariscono. Per poi sorgerne altri, altrettanto superficiali e sprovveduti, che ripetendo gli stessi errori, delusi, a loro volta spariscono, e così via. Una noia.

LA LOTTA CONTRO IL CAPITALISMO E’ UNA COSA SERIA, MOLTO SERIA, E NON DEVE ESSERE SOTTOVALUTATA!

Il sistema adottato dai grandi del comunismo, Marx, Engels, Lenin, Rosa Luxemburg, ecc. è sempre stato invece di studiare attentamente, analizzare accuratamente il capitalismo, in tutti i suoi aspetti, per comprenderne i momenti di forza, ma anche quelli di debolezza, dove può essere sconfitto. Per questo Marx ha scritto ”Il Capitale” - non per agire da dilettanti.

E in tutte queste loro analisi non esiste la minima traccia “a favore della democrazia” o di una “lotta contro i fascismi” come i movimenti ANTIFA’ così accanitamente perseguono.

E non si può dire che i “fascismi” o le “democrazie” ai tempi di Marx e Lenin non esistessero. Ma nelle analisi, scritti e nel agire di questi grandi rivoluzionari non vi è alcun accenno o indicazioni a queste lotte. Al contrario: Lenin definisce la democrazia “Il miglior involucro per i capitalisti” e Marx chiarisce che cos’è “Il cretinismo parlamentare".

Sicuramente a questi dilettanti perdenti dell’ANTIFA’ che lottano fermamente a difesa della democrazia, non è noto che Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht furono assassinati proprio dalla democrazia (dai “democratici” socialdemocratici-SPD guidati da Kautsky e Bernstein allora al governo, e attualmente di nuovo al governo con Scholz) e che i bolscevichi guidati da Lenin e Trotskij sono stati attaccati brutalmente dai “democratici” menscevichi quando appunto i menscevichi nel luglio del 17 arrivarono al potere in Russia. E che la stessa rivoluzione bolscevica è stata combattuta ferocemente militarmente dalle democrazie di tutto il mondo, dopo aver preso il potere in Russia nell’ottobre ’17.   

Democrazie il cui compito è difendere il capitalismo con tutti i mezzi possibili, anche con l’assassinio se necessario, come dimostra la realtà. Compito di difesa ferrea del capitalismo che diventa evidente soprattutto nei momenti di crisi, come ad esempio ora nelle “democratiche” Ucraina e Russia dove tutte le “libertà democratiche” sono state abolite e brutalmente represse.

Possiamo definire “marxisti” questi dell’ANTIFA? Assolutamente no!

La lotta marxista comunista o è direttamente contro il capitalismo, o è una banale lotta borghese a favore delle diverse componenti del perverso capitalismo.

 

E’ chiaro: PER LA LOTTA MARXISTA QUESTI PERDENTI DILETTANTI ALLO SBARAGLIO DELL’ ANTIFA’ SONO SOLO OSTACOLI ALLA PRESA DI COSCIENZA DELLE MASSE SFRUTTATE.


 

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MENTRE I LAVORATORI SONO SUPERTASSATI, 

 

I  RICCHI  PAGANO  TASSE MINIME

GOVERNI E PARLAMENTI SOTTO CONTROLLO DEI RICCHI.

 

UNA  CONFERMA  DEL  MARXISMO. 

 

Il fatto che i ricchi diventino sempre più ricchi, paghino solo un minimo di tasse ed evadano segretamente le tasse è un fatto ben noto, non un segreto, è ormai pubblico.

Ciò che è noto è il motivo per cui i ricchi possono permetterselo e quale potrebbe essere il rimedio.

 

Innanzitutto sorge la domanda: come è possibile che i ricchi nelle società democratiche in cui vengono dichiarati uguali diritti e doveri, in cui si suppone che prevalga la giustizia sociale, in cui i governi sono eletti dalle masse lavoratrici e in cui si dice che i governi hanno il potere e possono decidere tutto, possono arrivare all'assurda situazione di non pagare le tasse?

È perché i ricchi sono più intelligenti degli altri? Oppure riusciranno a trovare scappatoie nelle banche per poter pagare poche tasse o addirittura evadere le tasse? Sono per caso privilegiati nella società? O c'è qualcos'altro?

No, i ricchi non sono i più intelligenti di tutti, e non è che trovino scappatoie per pagare poche o nessuna tassa. No. E nemmeno sono dei privilegiati.

Se è così è perché ci sono leggi fatte deliberatamente che danno loro "la possibilità di evitare particolarmente bene le tasse, legalmente ma anche illegalmente"” (NTV – 14.05.2024 “Darum zahlen Superreiche die niedrigsten Steuern” ‘E’ così che i superricchi pagano tasse minime’) che ovviamente per i lavoratori dipendenti non esiste. 

 

Come mai ciò, in queste società democratiche dove sono le masse lavorative che votano gli esecutivi? Molto semplice: la verità è che i ricchi sono i veri dominatori che dietro quinte dirigono la società nel loro interesse, di nascosto, e governi e parlamenti sono solo organismi figurativi, che, anche se votati dai lavoratori, hanno lo scopo di favorire i ricchi capitalisti. Capitalisti determinanti che pagando ai partiti le estreme costose campagne elettorali (e non solo) ne pretendono poi di essere serviti nei propri interessi economici, politici e anche militari (logico!).

Per cui di conseguenza i capitalisti impongono ai partiti subalterni, da loro abbondantemente finanziati, di legiferare leggi per evitare tasse, senza poi essere perseguiti penalmente. E  governi e parlamenti naturalmente eseguono. E questo spiega il tutto.

E a nessun politico o governo è permesso non rispettare questa prassi, questi ordini. L’esempio nel Regno Unito del governo “Liz Truss” nel sett. 2022 è esemplare: appena il suo nuovo esecutivo ha reso noto di aver messo nel suo programma la tassazione dei ricchi ha dovuto subito dimettersi. E’ durato 44 giorni!

La scusa poi per far accettare alle masse questa assurdità è tra le più stupide di sempre: I liberali sostengono che ciò graverebbe maggiormente sulle imprese di medie dimensioni. Ciò sarebbe dannoso per la crescita economica. Le aziende sarebbero quindi più propense a investire all’estero” (ibidem - NTV 14.05.2024).

 

In altre parole: il denaro risparmiato dall’ aumento delle tasse verrebbe usato dalle imprese per investire di più, favorendo così l’economia aumentando l’occupazione.

Questa argomentazione è facile da confutare: se le famiglie dei lavoratori potessero pagare meno tasse, potrebbero spendere questi soldi per acquistare più beni di consumo, aumentando così in modo significativo l’economia nazionale, l’industria e quindi l’occupazione, ecc. Oppure i lavoratori stessi potrebbero utilizzare questo denaro per i propri investimenti, che a loro volta creano più lavoro, occupazione, ecc.

Ma ovviamente questi argomenti non vengono mai menzionati dai lacchè della borghesia, poiché screditerebbero i politici e i governi ed evidenzierebbero il loro ruolo subordinato di burattini.

Continua poi portale NTV spiegando - molto interessante - come le aziende di norma tecnicamente possono per legge non pagare le tasse: «I super ricchi risparmiano anche sugli utili azionari, spiega l'esperto fiscale Jirmann nel podcast. Normalmente, quando le azioni vengono distribuite su un conto corrente è dovuta un'imposta sulle plusvalenze di circa il 26%. "Questo non succede ai super-ricchi. Non hanno il reddito distribuito sui loro conti privati. Finiscono in società di investimento e non ci sono quasi tasse. Questo è uno dei motivi per cui le aliquote fiscali sono molto più basse "» (ibidem).

Spieghiamo. In genere, chi investe in azioni deve pagare un’imposta del 26% sul reddito percepito. Ma i ricchi riescono ad aggirare anche questo. Perché, come spiega l'esperto, i profitti non confluiscono nei loro conti correnti, ma in “società di investimento” (più o meno fittizie), per lo più straniere, dove pagano poche o nessuna tassa.

Quindi non corrisponde neanche a verità (e questo è molto noto nell’ambiente borsistico) che i soldi risparmiati dalla bassa tassazione sui ricchi finiscono in investimenti nazionali per favorire l’economia, ecc. perché questo denaro non viene versato sui loro conti correnti nella propria nazione, in quanto le aziende  “Non hanno il reddito distribuito sui loro conti privati [e i soldi] finiscono in società di investimento” che operano all’estero o sono società estere, molto spesso “finanziarie sovranazionali speculative”.  Perciò a conferma, niente a che vedere con l’economia nazionale.

Tecnicamente, questo spiega la frode legale delle imprese e delle banche, e spiega l’imbroglio dei politici che approvano leggi speciali che consentono l’evasione.

Ciò vale ovviamente anche per la “democratica” e “corretta” Germania …

Ma per il marxismo questa è questione già da tempo risolta, chiara e sempre ribadita: i governi sono sotto stretto controllo della “dittatura democratica della borghesia”. Il tutto spiegato accuratamente ne Il Capitale di Marx e anche in “Le nostre  posizioni politiche” nel nostro portale “Der Kommunistische Kampf”.  

Costantemente però emergono lamentele e prese di posizione contro questa enorme pubblica ingiustizia. Non solo da intellettuali, ma anche da politici e partiti stessi. E naturalmente come si può immaginare senza alcuna incisività politica. Poiché le lamentele dei partiti o sono pure tattiche elettorali, dal momento che tutti i politici sanno che "i ricchi non si possono toccare", il che è confermato dal fatto che gli stessi partiti che prima criticavano aspramente i ricchi perché "non pagano le tasse" poi, una volta al governo, regolarmente non dicono una parola al riguardo. 

Oppure sono pietosi piagnucoloni di intellettuali che aspirano ad un “capitalismo umano ed equo” senza contraddizioni e ingiustizie, il che è ovviamente utopico e impossibile nel controverso sistema. Utopia in quanto sognano governi che si dovrebbero imporre sui miliardari per far pagar loro le tasse e poterle così ridurre alle famiglie dei sovratassati lavoratori. Utopia perché a loro non è chiaro che i governi non hanno alcuna “autonomia“, essendo che i miliardari ne pagano loro massicciamente le campagne elettorali e che poi arrivati al governo devono servire fedelmente i loro finanziatori. Il tutto confermato costantemente dalla realtà.     

Concludendo. Molti pensano che le contraddizioni del sistema possano trovare soluzione nel capitalismo stesso. Sbagliano! Sono in errore, in grosso errore.  

 

Il capitalismo segue inesorabilmente le sue leggi caotiche trascinando nel suo caos tutta le nazioni, le persone, l’intera umanità,. Per il marxismo il capitalismo, o lo si cancella, abolisce completamente, instaurando una nuova società superiore, o esso continuerà imperterrito nei suo caotico andamento coinvolgendo senza scampo l’intera umanità.


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