LE LOTTE HANNO SEMPRE PORTATO RISULTATI, IL PARLAMENTO NO.

 

Chi non conosce il ’68? Le lotte furibonde che il movimento studentesco assieme ai lavoratori hanno sostenuto? I grandi scioperi, le occupazioni delle università e le oceaniche manifestazioni?

Quello è stato un momento, con le università in ebollizione massima e le masse dei lavoratori in lotta, favoloso per la storia della classe lavoratrice, per i giovani, e le donne proletarie. Dove la presenza dei giovani a fianco degli operai è stata molto forte e compatta.  

 

Il ’68 è stato il risultato di un malessere profondo accumulato nei decenni, dove il forte sviluppo economico non aveva portato un corrispettivo benessere del tenore di vita dei lavoratori dipendenti. I quali nonostante fossero gli artefici di tutta la produzione nazionale, erano supersfruttati nelle fabbriche, vivevano con uno stipendio molto ridotto e praticamente erano i soli a pagare le tasse con un’evasione fiscale borghese molto alta e dove i soldi rimanevano tutti nelle tasche dell’ingorda imprenditoria e finanza.

 

Il ’68 è stato quindi un gigantesco momento di grandi conquiste

Che ha visto le condizioni di vita e i diritti dei lavoratori fare un balzo enorme in avanti, cosa che nei decenni precedenti con il parlamento era proprio impossibile. 

Si è avuto un balzo negli aumenti salariali e contemporaneamente una diminuzione dell’orario di lavoro. Per la prima volta il mondo dei lavoratori e quello studentesco uniti, lottavano assieme su le questioni fondamentali del mondo del lavoro: il posto di lavoro fisso, parità uomo-donna, divieto di licenziamento, incentivi ai giovani, miglioramenti sulle pensioni, sanità per tutti, interventi nel sociale (in Europa anche lotte per l’aborto e il divorzio) e molto altro.

Come detto l’intera massa giovanile era coesa alla classe dei lavoratori salariati.

 

UN SALTO IN AVANTI SOCIALE NOTEVOLE, perciò.

Tutto quello che il parlamento nei decenni precedenti aveva solo promesso, ma mai mantenuto, con le lotte del ’68 è stato possibile realizzarlo. Ancora una volta è stata la lotta che si è incaricata (come sempre nella società capitalistica) di ottenerlo.

Poi sono seguiti gli anni, i decenni, del rilassamento. Com’è naturale che sia, la classe lavoratrice dopo aver raggiunto il necessario per il suo decente sostentamento, si è calmata.

Ed è qui che la borghesia dominante, eterna sfruttatrice, ha ripreso, lentamente ma inesorabilmente, a tessere la sua tela per corrodere, disgregare le conquiste dei lavoratori e giovani, ottenute con grande sforzo e coraggio nelle lotte.

Come? Ma attraverso il parlamento, naturalmente! Servendosi come sempre dello strumento parlamento. Usando il vecchio pretesto di sostenere che si è entrati in un momento di crisi (nonostante l’aumento continuo della produzione nazionale) il parlamento dichiarava  essere arrivato il momento “dell’austerità” e del “risparmio sociale” e quindi erano necessari sacrifici. Legiferava perciò progressivamente contro le conquiste ottenute con le lotte dai lavoratori.

Con questo vecchio trucchetto della “crisi”, nei decenni seguenti, camuffando il tutto con altisonanti necessarie “riforme” che dovevano (e devono) “avvantaggiare” e “agevolare” l’economia (in realtà “le tasche degli imprenditori”) il parlamento con i suoi governi ha diminuito il valore degli stipendi limitandone il recupero di compensazione di fronte all’aumento dei prezzi (inflazione); ha attaccato il posto di lavoro fisso aumentando gradualmente il lavoro precario; ha legiferato abbassando gli stipendi dei giovani inventandosi il “salario d’ingresso”; sono state aumentate sensibilmente le tasse sugli stipendi; si è diminuito il valore delle pensioni e allontanato l’età pensionabile; e si è poi introdotto il famoso Harzt IV. Un attacco persistente e continuo alle condizioni sociali dei salariati e dei giovani. Una politica ben studiata per corrodere quanto conquistato con le dure lotte del ’68.

Anche oggi quindi i lavoratori e i giovani sono sempre nella situazione di scontro frontale contro i padroni sfruttatori. Scontro per difendere i loro interessi dall’attacco congiunto parlamento-governo-padroni. Quindi alla classe produttrice ma sfruttata, con un occhio al passato, non fidandosi della borghesia e del suo apparato di manipolazione, non resta altro, per difendersi, che affidarsi al duro lavoro delle lotte sindacali, degli scioperi, com’è sempre stato nella storia del movimento operaio. Non esiste altra soluzione.

Anche oggi quindi gli scioperi e le lotte non possono altro che continuare, come continua la divisione in classi. Lo scontro classe lavoratrice e padronale prosegue e non potrà mai trovar pace finchè, come Marx realisticamente afferma, con una rivoluzione non si entrerà in una società superiore, socialista. 


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